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Autore: cosimoalce    18/08/2015    0 recensioni
Un padre e uno zio che mancano da sei anni, una locanda in mezzo alla selvaggia campagna scozzese, e un viaggio per mare alla ricerca di un mistero irrisolto. Un detective chiacchierone e un po' irritante, un inquietante criminale dagli occhi di ghiaccio, e un re indiano con le manie di grandezza. La famiglia O'Watty si preparava a trascorrere un'altra estate tranquilla, quando uno straniero piomba all'improvviso nelle loro vite, tutto gocciolante in mezzo a un temporale. Inconsapevolmente, in quella busta stropicciata che un naufrago gli ha chiesto di consegnare, reca con sé l'inizio di un'avventura inaspettata, in cui gli O'Watty si gettano a capofitto con entusiasmo. Affronteranno tempeste violente e rapimenti, scopriranno cose riguardanti la loro famiglia che mai avrebbero immaginato, e si lanceranno alla ricerca del padre scomparso. Ma riusciranno a tornare a casa?
Genere: Avventura, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*1857* 

Il gorgoglìo delle onde contro lo scafo della “Lady May” cullava dolcemente i pensieri turbinosi del capitano O’Watty. Stava diventando impaziente. Erano ormai passati due giorni da quando era apparsa all’orizzonte la scialuppa del funzionario della Compagnia, recando con sé quella maledetta lettera firmata dal Governatore Generale Lord Canning che li aveva costretti a rimanere bloccati nel Golfo del Bengala, appena al di fuori di Calcutta. Era una splendida mattina di metà Maggio, il calore non era ancora salito al suo massimo, e l’umidità opprimente era tenuta a bada da una leggera brezza di mare. Tutto sommato, non si stava male. Lo scricchiolìo incessante delle assi e delle cime era sempre piaciuto al capitano, e se non fosse stato su una missione urgente, avrebbe anche potuto considerare l’intoppo come una piccola, meritata ed inaspettata vacanza. 

-Finché l’esercito non sarà riuscito a sedare i ribelli non si può rischiare. Mi dispiace capitano, ma gli ordini vengono dall’alto, e il Governatore si preoccupa per la vostra sicurezza…- aveva provato a dirgli l’emissario, un piccolo omino Bengalese sui quarant’anni, magro e nervoso, ma vestito di stoffa ricca e colorata, a indicare il prestigio della carica ufficiale che ricopriva. Dall’alto dei suoi due metri e cinque centimetri, il capitano David O’Watty si era inalberato, aveva ruggito che nessuno poteva dirgli cosa fare sul ponte della sua nave, e che si rifiutava di compromettere la sua missione per colpa di quattro sepoy imbecilli e superstiziosi. Il messaggero indispettito aveva ribattuto che i rivoltosi avevano già occupato Delhi e riportato sul trono l’ormai ottuagenario (e piuttosto sorpreso) imperatore Moghul, e che avrebbe dovuto internare il capitano, se non si fosse deciso ad eseguire gli ordini e girare i tacchi. Non si poteva approdare a Calcutta, punto e basta. Per il bene suo, e della Compagnia, naturalmente. Per nulla intenzionato ad arrendersi, il capitano aveva riferito che sarebbe rimasto esattamente dov’era, finché qualcuno non l’avesse rimosso con la forza, o non fosse giunto dal Governatore il permesso di approdare. Senz’altra parola e fumante di rabbia, digrignò tra i denti un colorito suggerimento su dove l’emerito Governatore poteva mettersi il bene della Compagnia, prima di dileguarsi all’interno della nave. 

Era mezzodì del terzo giorno quando, la fronte imperlata di sudore e la faccia arrossata per la calura incipiente, George Ruddy, un giovane luogotenente originario di Manchester, bussò alla cabina del capitano. 

-Avanti!- fu la tuonante risposta. 

-Buongiorno capitano. Ho pensato che voleste sapere che abbiamo appena avvistato una piccola barca a remi in avvicinamento battente la bandiera della Compagnia… 

-Ah, ottimo! Grazie Ruddy, finalmente una buona notizia! 

I grandi occhi blu del capitano si illuminarono, e per la prima volta in giorni riapparve sotto al naso importante il solito sorriso gioviale. Si alzò di scatto, strofinandosi le mani con soddisfazione, prese il cappello e fece per uscire, quando Ruddy aggiunse con apprensione –Oh, capitano… c’è qualcos’altro che dovete sapere. Parrebbe che sulla scialuppa ci sia il Governatore in persona questa volta. Se mi permettetevorrei ricordarvi che sarebbe opportuno agire con prudenza. Non sarebbe affatto opportuno se…-   

-Ruddy, non una parola di più! – lo interruppe O’Watty, i lineamenti tornati duri e corrugati – So a cosa sta pensando, ma non possiamo che aspettare e vedere cosa vogliono da noi. Andiamo in coperta e dia l’ordine di cominciare i preparativi per l’accoglienza. 

Il luogotenente annuì serio, e i due uomini si incamminarono. Con un tonfo sordo, la barca del Governatore si accostò alla “Lady May” e dopo una considerevole fatica, i suoi occupanti si riversarono sul ponte della  nave. Ritto in piedi sull’attenti, gli occhi vigili e lo sguardo orgoglioso sotto il bicorno, il capitano diede il benvenuto a Lord Canning, Governatore Generale della Compagnia delle Indie, un uomo dalla faccia insipida, ma non malvagia, e dagli occhi scuri e calmi. Era stato nominato governatore solo l’anno prima, e molti dubitavano che fosse all’altezza del compito, perciò aveva l’aria tipica di chi si sente costantemente sotto il giudizio critico altrui. Scambiate le formalità d’ufficio, chiese l’onore di conferire in privato con il capitano, e così sparirono entrambi nel ventre della nave, lasciando in superficie i loro uomini a squadrarsi reciprocamente con occhiate diffidenti. 

 

   
 
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