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Autore: Kaleido_illusion    18/08/2015    1 recensioni
Benvenuti a Cardia-Y 311, una città stato post apocalittica.
Tra edifici crollati, piogge acide e severe leggi, si intrecciano le vicende di due giovani di realtà completamente diversi: lei, April, una ragazza disillusa e sospettosa con un caratterino da vendere, vive nei Sobborghi lottando ogni giorno per sopravvivere; lui, Nagìl, un curioso ragazzo privileggiato del Centro, che stufo dei favoreggiamenti riservatigli decide in un attimo di ribellione di visitare quei luoghi che la cupola di vetro gli impedisce di raggiungere. Il caso vorrà che i dui si incontrino e da quel momento in poi le loro vite cambino drasticamente ...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 3




<< Allora, allora! Sei pronto a vedere i risultati?>> urla Spike entrando nel bagno maschile, ma la sua voce mi giunge distorta e attutita dallo scrosciare dell'acqua fredda sulla faccia.
Sollevando lo sguardo, con ancora le gocce d'acqua che mi scorrono sul viso, osservo mio cugino attraverso lo specchio.
<< E tu sei pronto a pagare la scommessa?>> ribatto fiducioso con un sorriso sornione.
Per tutta risposta Spike fa spallucce per poi schioccarmi uno dei suoi sguardi da seduttore incallito. Devo ancora capire come mai certi atteggiamenti facciano sciogliere tutte le ragazze della nostra facoltà, che malauguratamente incrociano per i corridoi il mio sbandato parente. Non che Spike sia un cesso ambulante, anzi, ma certe volte si comporta da vero cretino; per esempio come si relaziona con l'altro sesso. Da l’impressione di non fare sul serio, si diverte a circuire una ragazza, ma appena questa si lascia convincere (di solito il tempo che trascorre tra una fase e l'altra è assai breve) in Spike scatta qualcosa, che lo fa ritornare sui suoi passi, mollare la ragazza e trovarne qualcuna più interessante. Infatti avrà avuto un centinaio di fidanzate, ma mai nessuna che sia durata più di tre settimane. Ne ha lasciati di cuori infranti dietro di se! Eppure molte gli corrono ancora dietro, sebbene sappiano a cosa vanno in contro.
Tuttavia per l'occhiata rivoltami, mi vengono i brividi e non posso fare a meno di alzare un sopracciglio come a dire “ Che cavolo fai?!”, ma lui ignorandomi si avvicina ad uno specchio ed incomincia a sistemarsi i capelli: li liscia, li ravviva per poi lisciarli di nuovo. È peggio di una ragazza! Ha un' ossessione quasi maniacale per i suoi capelli sistemati in modo insolito rispetto al classico taglio corto che vige dalle nostre parti. Infatti delle lunghe ciocche nere e fluenti gli ricadono sul petto, mentre il resto della chioma è semi-lunga e mossa sulla nuca.
Spike, con la coda dell'occhio, nota che lo sto osservando.
<< Un ruba cuori come il sottoscritto deve prendersi cura del suo aspetto, specialmente i capelli>> sentenzia dopo l'ennesimo ritocco alla capigliatura, poi continua << se sei invidioso posso insegnarti qualche trucco del mestiere per fare strage di ragazze, perché non sei completamente da buttare!>>
Vorrei veramente mandarlo a quel paese, ma mi trattengo dal dirglielo direttamente per non iniziare una discussione infinita, perciò mi limito ad un innocuo << Quando la smetterai di dire cazzate?>> che regalano mille punti al mio autocontrollo.
<< Scusa, dimenticavo che hai già una fan: la biondina che ci aspetta fuori>> scherza mentre accenna con il capo alla porta che separa noi dalla nostra amica Chanel.
<< Ma che?!>> dico in modo alterato, intuendo il significato nascosto delle sue parole.
<< Che … lei vorrebbe essere più di un'amica?!>> adesso è completamente girato verso di me per guardarmi divertito con le braccia conserte.
<< Te lo dico ora e mai più: tra me è lei non c'è assolutamente niente. E poi non mi attira in quel senso>> sibilo. Non mi vanno a genio certi discorsi, mi mettono a disagio, per non parlare del fatto che dopo, una volta insinuato il dubbio di un possibile coinvolgimento sentimentale, non si riesce più a vedere come prima il rapporto con quella persona.
<< Ehi, ehi non ti scaldare! volevo solo metterti in guardia, prima che ti possa trovare in una situazione imbarazzante. Sappiamo com'è fatta Chanel!>> si schernisce lui.
Rimaniamo per qualche istante a scrutarci, io furente e lui impassibile, e prima qualcuno possa aggiungere dell'altro, la porta del bagno si apre leggermente e dall'altro lato ci giunge la voce della nostra amica.
Giusto in tempo!
<< Sono stufa di aspettare, muovetevi i risultati sono già uscitiiiiiiii!>> scalpita.
Senza perdere tempo la raggiungo nel corridoio, seguito a ruota da Spike, felice di non dover riprendere il discorso.
<< Ce ne avete messo di tempo! Vi siete raccontati i vostri segreti?!>> dice spostandosi al mio fianco. In effetti, ora che ci penso, ho notato che Chanel con me si comporta in maniera diversa rispetto agli altri ragazzi.
“ Che cavolo, adesso che mi ha messo la pulce nell'orecchio e chi se la leva più?! Maledizione a te Spike!” rifletto innervosito.
<< Si, non hai idea di che segreti scabrosi nasconda Nagìl!>> le risponde mio cugino, lasciandola interdetta.
<< Non ascoltarlo, spara solo scemenze ultimamente!>> intervengo per smentire la sua balla quotidiana.
Seguiamo il flusso degli alunni che scende le scale, simili a tanti rivoli di un fiume in pendenza per giungere a valle, e guadagniamo l'aula magna. Una moltitudine di studenti, come tante formiche attirate dallo zucchero, si accalca davanti agli schermi posizionati nella sala. Pertanto ci facciamo faticosamente largo tra la calca per poi fermarci difronte ad uno dei televisori piatti che sembra il meno affollato e avidamente scorriamo con lo sguardo la lista, ordinata in modo decrescente, di tutti i risultati della sezione V dell'esame di rilevamento microscopico III. Ed eccoci: Nagìl Sunders classe V-A
3 ID 009734557 punteggio 120/120; Spike Granger classe V-B1 ID 009812365 punteggio 120/120 …
“ Cosa?! Stesso punteggio? Guarda, guarda chi si è impegnato questa volta!” penso ironico.
<< Pari merito!>> esulta Spike giulivo, mentre mi cinge le spalle con un braccio. Devo dire che sono deluso dal fatto di non aver vinto la scommessa, forse ci tenevo più di quanto non pensassi ad avere la chiave magnetica.
<< Caspita avete raggiunto la vetta anche questa volta!>> ridacchia Chanel per nulla sorpresa.
<< Già … e a te come è andata?>> chiedo per cortesia.
<< Abbastanza bene, 118 punti>> dichiara amareggiata. A quanto pare sperava di prendere di più, ma i batteri e tutti gli organismi del genere non hanno mai attirato le sue simpatie, e ciò l’ha penalizzata nello studio.
<< Magari la prossima volta sarai più fortunata>> la prende in giro Spike. Chanel, per tutta risposta, dopo averlo fulminato con lo sguardo, gli tira un pizzicotto talmente forte da farlo piegare in due dal dolore.
<< Ma sei impazzita!>> le urla adirato, massaggiandosi la parte interessata.
<< La prossima volta impari!>> ribatte acida la ragazza, mentre io me la rido sotto i baffi.
<< Il mio corpo, ovviamente come tutto il resto, è importantissimo! E per averlo deturpato dovrai pagarmi in natura>> ammicca, ma Chanel non è in vena di scherzi e sta per assestargli un altro violento pizzico.
<< Queste te le sei cercate Spike!>> dico non prendendo minimamente in considerazione l’idea di fermarli, è troppo divertente vederli discutere, soprattutto perché Chanel la spunta sempre.
<< Ecco i nostri migliori allievi, complimenti ragazzi sono fiero di voi!>> veniamo interrotti dalla voce affannata del responsabile delle sezioni V dell’istituto: il signor Walter Evensbee, un ometto grassoccio e di piccola statura, con una zazzera di capelli brizzolati, occhietti piccoli e neri che si notano appena dietro la vistosa montatura degli occhiali. Il sorriso svanisce dalle nostre facce e Spike si allontana da me assumendo un atteggiamento formale. La nostra reazione non è dovuta in sé al professore, poiché sia un uomo dispotico o antipatico, anzi è abbastanza alla mano se si sa come prenderlo; il problema è dovuto alle notizie che deve riportare, perché ormai sappiamo che quando approccia gli studenti in questo modo, vuol dire solo una cosa: ci sono delle cose che la direzione vuole che tu faccia, ed in particolar modo chi ha diretti rapporti con le alte sfere.
<< Signor Sunders, stavo cercando proprio lei>> inizia impacciato e, con un misto di imbarazzo e preoccupazione, estrae il suo inseparabile fazzoletto di stoffa per il consueto rituale prima di parlare, tamponarsi la tempia imperlata di sudore.
<< Il preside le porge i suoi sinceri auguri per il brillante risultato ottenuto nella prova … e vorrebbe che fosse lei, in qualità di miglior studente, a pronunciare l’annuale discorso di chiusura del primo semestre di studi>> termina quasi balbettando.
Il discorso! Mi ero completamente scordato di questo stupido evento. Un’apparizione e successivo monologo dello studente più meritevole, il tutto accuratamente allestito su un palco nell’aula magna difronte a tutto il corpo docente e studentesco. E guarda caso a chi è toccato l’onore?! Sempre la solita storia, non passa giorno in cui non provino a sfruttare il fatto che sia il figlio del governatore per ingraziarsi il favore, ma soprattutto le generose donazioni, di mio padre. Ci credo che poi i professori mi rinfacciano che non esistano trattamenti eccezionali, come è successo questa mattina con il professore Ferruro. Perciò, come tutte le volte che capitano questi eventi, indosso una maschera ed interpreto il personaggio inflessibile e formale che spesso anche troppo mi accompagna da quando, ad undici anni, fui presentato ufficialmente come unico figlio, nonché erede dei Sunders, alle maggiori cariche e figure del Centro di Cardia Y-311. Fu proprio nei tre anni precedenti al mio ingresso nella cerchia dei potenti, che Alexander, mio padre, mi insegnò con il suo metodo severo, ai limiti del militarismo, ad usare l’espediente di inventare un carattere fittizio ed intransigente che non lasciasse trasparire nulla della mia vera personalità o delle mie qualità; dovevo essere un perfetto muro impenetrabile, educato e cordiale, ma mai troppo disponibile o dal polso debole come era stato insegnato a lui a suo tempo.

“Ricorda, non permettere a nessuno, estraneo o parente che sia, di conoscerti per quello che sei! Useranno le tue debolezze per il loro tornaconto o contro di te. Vorranno attirarti nella loro ragnatela solo per poterti sfruttare ed ottenere il più possibile, perciò non pensare che i sorrisi o le parole gentili che ti rivolgeranno saranno perché gli interessi qualcosa di te”.

Queste furono le prime parole che accompagnarono la fine della mia spensieratezza e dell’illusione che il mondo non fosse tutto nero. Da allora il personaggio che ho costruito è diventato come una seconda personalità che non mi abbandonava mai, anzi cercava di prendere il sopravvento anche quando giocavo con gli altri bambini, nei pochi momenti liberi tra una lezione e l’altra. Spike fu il primo ad accorgersi del cambiamento nel mio comportamento, proprio perché anche lui doveva subire la stessa situazione. Fu sempre Spike, grazie al suo carattere più ribelle e menefreghista del mio, e sospetto anche più forte, che riuscì a non farsi sopraffare dalla maschera e mi aiutò a stabilire un equilibrio tra chi ero e la finzione che avevo eretto. Anche se mi secca ammetterlo, mio cugino non è poi così inutile o stupido come vuole sembrare.
<< Professore sono onorato della fiducia che riponete lei ed il preside nelle mie competenze, ma sono costretto a declinare. Sicuramente troverete qualcuno che saprà adempiere adeguatamente al compito>> dico in tono disaccato e glaciale, sperando che ciò lo faccia desistere dal proseguire oltre.
<< Signor Sunders come figlio del governatore dovrebbe … comprendere quali responsabilità il suo ruolo comporta e l’esempio che dovrebbe dare agli altri studenti!>> si affretta a dire Evensbee cercando di far leva sul solito argomento: è figlio del governatore Sunders e per questo deve rappresentarlo al meglio per non farlo sfigurare, perciò deve fare quello che le diciamo! Mi viene una rabbia solo al pensiero che con questa scusa vorrebbero farmi diventare una marionetta alla loro mercé e per questo vorrei poter sputare il rospo che per troppo tempo ho ingoiato, vomitando addosso al professore tutto quello che penso veramente. Ma purtroppo non posso, proprio a causa del mio “titolo”. Bella fregatura! E poi si dice che i “potenti” abbiano il coltello dalla parte del manico.
Perciò, pensando che se si diffondesse la notizia che il figlio dei Sunders si è rifiutato di presenziare ad un discorso scolastico ufficiale, potrebbe danneggiare la reputazione della mia famiglia, sono costretto a desistere dai miei raptus di ribellione ed accettare il compito a malincuore.
<< Responsabile…>
> Spike non mi permette di finire la frase che stavo per esprimere, che si intromette nel discorso, oltre a pararmisi difronte << Capita giusto a proposito! mi è venuto in mente un fatto increscioso accaduto poco fa nella mia classe>> annuncia serissimo.
<< Per favore signor Granger, discuteremo di questo in un altro momento adesso mi lasci finire il discorso con…>> cerca di divincolarsi Evensbee, sempre più affannato.
<< Ma professore ! Ne va dell’equilibrio scolastico e della tranquillità degli studenti! Ed in qualità di responsabile delle sezioni V non può ignorare l’urgenza della situazione!>> rincara la dose Spike, per trattenere il più possibile il professore mentre di nascosto mi fa segno di andarmene e alla svelta. Dovrei dare una risposta all’insegnante, non posso semplicemente andarmene … però, chi se ne frega! Almeno per una volta me ne infischio dell’etichetta.
Non me lo faccio ripetere due volte, afferro per il polso Chanel, che fino a quel momento aveva assistito impassibile alla scena, e ci defiliamo dalla sala gremita di studenti.
Al mio ritorno devo ricordarmi di ringraziare Spike come si deve, anche se non ne ho voglia perché so fin troppo bene che mi chiederà il conto.
Usciamo dall’edificio scolastico dalla porta di servizio del personale delle pulizie e attraversiamo le strade del Centro senza meta, ma con l’unica certezza di dovermi allontanare il più possibile. Le vie sono deserte, tutte le persone che le ingombravano questa mattina sono stipate negli uffici davanti ai loro monitor con gli impeccabili vestiti formali. Solo i Funzionari di pattuglia girano sulle loro volanti ad energia solare. Ci fermiamo all’ombra di un muro a pochi isolati dalla base della cupola.
<< Dove stiamo andando?>> sussurra appena Chanel.
In verità alla destinazione non avevo minimamente pensato. Sollevo lo sguardo sugli edifici neri che appaiono storti al di là della volta di vetro che ci protegge dalla pioggia. Un idea in particolare si fa strada tra i pensieri che si affollano rumorosamente nella testa come uno sciame d’api. “ Perché no?!” ripeto mentalmente per convincermi.
<< Andremo nei Sobborghi!>> dichiaro entusiasta, mentre mille fantasie sulla nuova destinazione, che avevo relegato in qualche parte del cervello, si rifacciano alla memoria.
<< C-cosa?! Non possiamo Nagìl! Se ci scoprissero?!? Potremmo finire ai servizi socialmente utili o peggio ancora in prigione!>> si altera la mia amica.
<< Certo che se urli così ci scoprono di sicuro! Facciamo solo un giro e poi torniamo>> dichiaro.
<< Non so se vale la pena rischiare tanto… >> ribatte titubante osservandomi, in cerca di qualche segno di dubbio sul mio volto. Sfortunatamente, non sono mai stato più sicuro di così in tutta la mia vita.
<< Solo un po’, giusto per staccare la spina, poi torniamo a casa prima che si accorgano della nostra assenza. Però ti capisco se non te la senti, ma sappi che ci saranno le guardie dell’accademia a cercarci. Sei pronta ad affrontarle?>> sentenzio affabilmente, per celare la leva psicologica che sto usando contro di lei. A questo punto non voglio tornare indietro sprecando quel briciolo di ribellione che mi ha permesso di fregarmene, almeno per oggi, delle regole.
<< No, le guardie no, ti prego!>> afferma, mentre un leggero pallore le scende sul viso e non posso fare a meno di gioire in segreto.
<< Allora è deciso! Andiamo>> sentenzio porgendole la mano per riprendere il cammino. Chanel la afferra con più sicurezza, arrossendo e ci incamminiamo.

Sei un deficiente! Molla quella mano!!!! Ti si è azzerata la memoria su cosa ti ha detto Spike?!
Urla una parte di me. Purtroppo me ne ricordo solo ora e alla prima occasione buona la lascio andare, sperando di non aver fatto qualcosa di irreparabile.
Ci fermiamo poco dopo nell’unico luogo che mi è venuto in mente: una ditta farmaceutica abbastanza lontana dalla scuola e dalle stazioni dei Funzionari. Stranamente oggi c’è un insolito via vai di gente, e dai discorsi degli addetti che corrono indaffarati da una parte all’altra, capisco che la ditta sta effettuando lo scarto dei farmaci non utilizzabili o scaduti, quindi destinati allo smaltimento negli appositi centri dei Sobborghi. Dovranno perciò aprire la pesante porta di ferro a pochi passi da loro, per far uscire il camion dei trasporti.
Almeno in questo la fortuna è dalla nostra parte.
Non ci rimane che avvicinarci il più possibile e aspettare il momento buono per uscire. Con questo piano ben fissato in mente, ci nascondiamo dietro a dei cassonetti a ridosso della base della cupola, protetti anche da una porzione di muro ad angolo. Chanel non sembra molto entusiasta della soluzione, e cerca attentamente di non sfiorare neppure per sbaglio i contenitori dell’immondizia con una parte della divisa. Appena nascosti, veniamo sorpresi da due voci troppo vicine al nostro nascondiglio e l’adrenalina inizia a scorrermi nelle vene come un treno impazzito.
<< Ma quanti stramaledetti scatoloni ci sono ancora da caricare?!>> dice una voce maschile molto profonda e irritata.
<< E io che ne so! Spero pochi, tra mezz’ora dobbiamo ritirare un altro carico ed il trabiccolo è strabordante di schifezze da cestinare>> si affretta a rispondere un collega, mentre sbatte violentemente il coperchio della pattumiera difronte a Chanel che si paralizza per la paura. I due fattorini si scambiano ancora qualche battuta, prima di allontanarsi, rivelandoci ancora qualche dettaglio utile per la nostra evasione. Quando sono sicuro che i due addetti se ne siano andati, faccio capolino da dietro al muro per studiare la situazione. La vettura appostata a pochi passi da noi, è un vecchio modello a miscela idrocarburica con la parte posteriore coperta da un telo di spessa plastica nera. Strano che facciano circolare ancora certi esemplari, visto che le nostre scorte di benzina e affini non sono molto abbondanti; per non parlare del tasso di anidride carbonica e agenti inquinanti emessi. Comunque il telone di plastica non è fissato bene in una delle estremità, perciò potremmo intrufolarci nel furgone senza problemi. Trascorrono diversi minuti prima di sentire le voci aspre dei fattorini annunciare l’ultimo scatolone ed il rumore acuto del trabiccolo che prende vita, tra gli sbuffi nerastri dello scarico. Leggermente affumicato, ma pronto all’azione, scatto in piedi trascinandomi dietro la ragazza e, senza essere scorti dagli specchietti laterali del mezzo, approfittiamo del gentile passaggio.
Così parte il nostro viaggio, con continui sobbalzi della vettura che affonda le ruote nel suolo irregolare come la superficie lunare, e con l’odore di terreno secco e carburante nelle narici. Non male come inizio! Quando dopo un secolo sbircio all’esterno, la cupola è soltanto un piccolo globo che si intravede tra i palazzi. È ora di scendere. Alla prima occasione favorevole, smontiamo dal furgone, immergendoci completamente nel luogo.
Devo ammettere che adesso che mi trovo nei Sobborghi non so cosa provo. È come se ci fossero troppe sensazioni da digerire. Adrenalina? Paura? Eccitazione? Forse ci sono tutte oppure non ce ne è nessuna, poiché il mio cervello fatica a riconoscere ogni emozione e a trovarle un posto all’interno del corpo. Mi sento come durante una lezione di chimica in cui l’assistente ti chiede di esaminare una provetta in cui sono mescolati insieme diverse sostanze dai nomi complicati, che hai sentito parecchie volte, di cui conosci il nome esatto, ma che non riesci a distinguere, perché ogni componente è mischiata in modo omogeneo con le altre. Eppure tutto ciò non mi spaventa affatto, al contrario mi incuriosisce maggiormente, in più ho fantasticato mille volte su come dovesse essere questo posto fuori dall’ordinario di cui ci hanno sempre parlato malamente in facoltà e alle conferenze; ci hanno sempre descritto un luogo lugubre, pieno di malviventi attaccabrighe o gente che elemosina per strada, di persone allontanate dal Centro perché pericolose per la società e per il governo e capace dei comportamenti più marci di questa società.
Era tutto falso? La gente qui mi sembra piena di vita, si affaccenda nei lavori più disparati e invece di lamentarsi o urlare perché qualcosa non funziona, per ogni crepa nel muro o per i marciapiedi deformati, se ne vanta quasi, asserendo che nonostante tutto resistono ancora sotto l’attacco degli elementi naturali. Tutto quello che mi era stato inculcato si sgretola sbattendo contro la verità e la condotta pacifica di questa gente. Un pensiero si fa strada tra reclamando la mia attenzione: “ e se fosse stato tutto premeditato?”. Scioccato all’ eventualità di uno sviluppo simile, accantono in un angolino buio il dubbio concentrandomi solo su quello che posso vedere. Sono davvero colpito e voglio conoscere di più di questo posto che è l’esatto contrario del mio; così ci addentriamo per i vicoli polverosi e tra le strade che hanno dei loro propri odori (alcuni non molto gradevoli, ma pazienza) per poi arrivare in una piazza piena di bancarelle dalle merci di colori sgargianti e alcuni dall’aria vissuta.
Un banco vende delle cianfrusaglie che non ho mai visto, un altro ha disposti diversi bracciali di pietruzze lucide e alcune medaglie militari che da tempo sono sparite dalla circolazione (almeno dalle nostre parti), oltre a bende e bandane dai colori leggermente sbiaditi, c’è addirittura qualche kefiah.
<< Chanel, hai mai visto tante cose strane tutte insieme? È tutto così …>> ho troppi aggettivi che mi frullano per la testa per pronunciarne anche solo uno.
<< Rozzo!>> conclude astiosa.
<< Avrei detto bizzarro e poi non fare la schizzinosa, siamo qui per divertirci>> esulto al settimo cielo, perché finalmente un mio sogno infantile si sta avverando.
<< Ti diverti come un bambino con un giocattolo nuovo. Sei entusiasta è l’ho notato, adesso possiamo andarcene?!?>> ribatte sulla difensiva stringendosi nelle spalle, tesa come una corda di violino. Ammutolisce di colpo per poi lanciare occhiate preoccupate tutt’attorno.
<< C’è qualcosa che non va?>> chiedo apprensivo; non è da lei fare così.
<< Ecco … è da prima che la gente parlotta e ci fissa in modo strano>> sussurra appena.
<< Ma che stai dicendo?>> ma appena sollevo lo sguardo per osservarmi intorno, per trovare smentita alle sue parole, noto che le persone a poco a poco si allontanano da noi bisbigliando, mentre le madri allontanano i figli incuriositi, guardandoci in modo torvo ed apprensivo come se fossimo delle belve feroci.
La situazione non mi piace per niente. Come mai d’un tratto si comportano in maniera così sospettosa? Fino a qualche minuto prima andava tutto alla grande. Una brutta sensazione mi attanaglia dell’interno, bloccando lo stomaco e mettendo in allerta i sensi. Istintivamente afferro Chanel per una spalla e la sospingo lentamente verso il punto meno gremito della piazza, ma senza voltare le spalle alla folla, come se un movimento brusco potesse far scatenare la reazione dei presenti. Poco dopo aver raggiunto l’estremità libera, si alza una voce: << Vengono dal Centro!!!>> e incomincia il pandemonio.
Per istinto di conservazione incomincio a correre tirandomi dietro la ragazza, mentre la folla inferocita ci insegue a pochi metri di distanza, sbraitando con veemenza e pretendendo la nostra cattura. Come mai ce l’hanno con noi? Possibile che debba ricredermi su ciò che ho pensato appena arrivato? Non so più cosa pensare; fatto sta che adesso la mia priorità è mettere più distanza possibile tra me e la gentaglia, altrimenti va a finire male.

   
 
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