Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _Atreius_    18/08/2015    6 recensioni
Piove, come quel giorno e tutti i giorni che il ragazzo ha passato dormendo.
Piove e Levi non ha l’ombrello, ma non importa.

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La prima fic nel fandom di SnK, spero sia all'altezza. (Levi potrebbe essere leggermente OOC)
Dedicata al mio Eren-chan.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Piove.
Steso sul letto, a occhi chiusi, Levi ascolta il rumore della pioggia picchiettare sul vetro della finestra.
Vorrebbe alzarsi, ma non può farlo: tutto il suo corpo sembra come intorpidito, sospeso in un istante, e non risponde ai suoi comandi.
Vorrebbe gridare, ma dalla gola non esce alcun suono: anche le corde vocali si sono paralizzate o forse la colpa è di quel tubicino di gomma che sporge dalla bocca.
Vorrebbe dormire, ma non ci riesce: in fin dei conti, dormire in quel momento sarebbe un affronto verso chi potrebbe non svegliarsi mai più.
Ricorda, Levi, gli occhi sempre puntati sul cielo grigio, squarciato dai lampi.
Ricorda lo schianto e le urla, il dolore e le luci che corrono via, veloci; ricorda il sapore del sangue e la pioggia di quella notte, il calore di un altro corpo… Ricorda lui.
Ricorda la figura alta e magra di Eren correre verso di lui e poi la sensazione di volare e la sagoma del ragazzo scivolare lontano sull’asfalto bagnato, lasciandosi dietro una scia rossa, che presto comincia a sciogliersi… I fari abbaglianti di un grosso mezzo che ruotano impazziti, nel tentativo di evitare l’impatto, il rumore di vetri rotti e uno scoppio assordante… Una voce femminile che grida disperata e le sirene che danzano nella notte, la pelle bagnata e il sangue caldo e ancora Eren, riverso a terra…
Non si dà pace, Levi, mentre la macchina accanto al suo letto emette dei continui bip.
Quello è il suono del suo cuore, lo sa.
Ma dov’è il suono del cuore di Eren allora? Perché non è lì con lui?
 
                                                                                         ***
 
Levi guarda la tenda bianca davanti a lui; al di là può vedere una sagoma sotto le lenzuola.
E’ Eren.
Eren, che dorme e non si sveglia più ormai da tre settimane e nessuno può sapere se si sveglierà mai.
Eren, che ha deciso di frapporsi fra lui e la morte senza pensare alle conseguenze.
Eren, che l’ha protetto col suo corpo, ora ridotto a brandelli.
Eren, che l’ha amato, vincendo le sue resistenze.
Ora che potrebbe perderlo per sempre Levi non sa più cosa fare. Adesso non serve saper combattere, saper mettere in riga le persone, non serve essere capaci di comandare a bacchetta come fa lui. Niente di tutto questo aiuterà quel corpicino dilaniato coperto di bianco.
Dalla sedia a rotelle Levi fissa quella figura immobile. Non se n’è andato, è ancora lì, il suo cuore fa ancora bip… E finché ci sarà quel suono Eren potrà svegliarsi e tornare da lui.
Non se ne andrà. Levi aspetterà in silenzio, senza dormire, senza allontanarsi un momento. Ora più di ogni altra cosa desidera stargli vicino, nonostante non abbia mai sopportato la sua presenza.
Da quell’angolo aspetterà il momento in cui la tenda si aprirà ed Eren scenderà dal letto sulle sue gambe e tutto tornerà come prima.
Anche quel giorno piove e le gocce sfiorano dolcemente le finestre.
 
                                                                                        ***
 
Si tormenta, Levi, seduto accanto a quel letto ora vuoto. Il cuore di Eren non emette più alcun suono. Non tornerà.
Non si sveglierà più e guardare le lenzuola non darà l’illusione che sia ancora lì.
Un debole sole splende al di là dei vetri. Per ironia della sorte, la pioggia ha accompagnato il sonno di Eren per tutto quel tempo e ora il chiarore del sole ha spento la sua vita. Levi vorrebbe urlare, ma dalle labbra non esce alcun suono.
Ha smesso di sperare.
Ha smesso di dormire, di mangiare, ha smesso di voler vivere.
Avrebbe voluto esserci lui quella notte, sdraiato sull’asfalto bagnato in una pozza di sangue. Non Eren. Lui.
Avrebbe voluto che fosse lui a non svegliarsi più, mentre il sole sorgeva.
Vorrebbe piangere, Levi, gettarsi sul letto scomposto e piangere fino ad esaurire tutte le lacrime. Ma non ci riesce.
Così come non riesce a parlare, non è in grado di versare una sola lacrima.
Poi lo vede.
Eren.
Con la divisa azzurrina degli infermieri, appoggiato alla ringhiera del terrazzino, che guarda la debole luce del sole.
Lo raggiunge velocemente, come può, forzando le braccia ancora deboli.
Il ragazzo gira lentamente il viso, con un sorriso, illuminato dai raggi che piovono attraverso le nuvole.
Levi vorrebbe abbracciarlo, ma ha paura. Paura di distruggere quel sogno.
Eren si china di fronte a lui, posando una mano sulla sua, coperta di tubicini. Sorride di nuovo e gli occhi verde smeraldo brillano.
Levi allunga le dita e tocca le sue, tiepide e lisce. Lo sguardo del giovane è sereno e tranquillo, come se non fosse successo nulla, come se fino a pochi giorni prima non fosse disteso in coma su un letto d’ospedale. Levi sa cosa significhi quel sorriso, tuttavia non riesce ad accettarlo.
Eren si avvicina, accarezzandogli una guancia.
Un bacio, leggero.
 
                                                                                     ***
 
Non si dà ancora pace, Levi, di fronte alla fredda lapide di marmo. Stringe un mazzo di fiori tra le mani bendate.
Gli resta un altro po’ di tempo prima di tornare alla clinica, ma non sa cosa dire o fare.
Poggia i fiori davanti alla foto di Eren, che gli sorride dalla cornice come pochi giorni prima sul terrazzino, con quegli occhi luminosi che tanto amava.
Piove, come quel giorno e tutti i giorni che il ragazzo ha passato dormendo.
Piove e Levi non ha l’ombrello, ma non importa.
Aspetterà sotto la pioggia finché Eren non arriverà di corsa e porterà un ombrello abbastanza grande per entrambi.
Fa freddo, come quel mese passato all’ospedale in una grande stanza bianca.
Fa freddo e Levi non ha nemmeno la sciarpa, ma non importa.
Aspetterà al freddo finché Eren non arriverà di corsa con una sciarpa così lunga che può coprire tutti e due.
Non sente più il suo cuore, come il giorno in cui Eren scomparve dal letto.
Non sente più il suo cuore e Levi non riesce ancora a piangere, ma non importa.
Aspetterà senza sentire il suo cuore, finché Eren non arriverà di corsa e lo aggiusterà, così tornerà a battere.
 
Aspetterà sotto la pioggia, al freddo, senza sentire più il suo cuore, finché Eren non arriverà, come quel giorno sul terrazzino, a dargli un bacio per farlo addormentare sereno.
 
Geme, Levi, di fronte alla fredda lapide di marmo, stringendosi il petto con le mani bendate.
- Fa un male cane… -
Le prime parole sussurrate dopo un intero mese di silenzio e poi le lacrime che sgorgano copiose, mescolandosi alla pioggia che gli riga il viso. Ora può sentirlo, il cuore che tutti dicevano non esistesse, può sentirlo andare in frantumi e le schegge colpirlo. E’ così che ci si sente quando si ha il cuore a pezzi? Come se tanti frammenti volassero in giro per il proprio corpo e lo ferissero?
 
Ma non importa.
Eren è lì e con un sorriso gli porge l’ombrello.
 
 
  
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