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Autore: Blue Eich    19/08/2015    9 recensioni
Sarebbe stato bello diventare una bambina, anche un giorno soltanto, per capire che sensazioni si provasse a vedere il mondo da un pochino più in alto…
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Chikorita
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Un giorno soltanto

Un-giorno-soltanto

 

Io ho sempre provato un affetto speciale verso Ash. Per questo in ogni occasione cercavo di dare il massimo e di rimettermi in piedi, nonostante i muscoli indolenziti o le fitte di dolore alla testa. Stringevo forte i denti e mi rialzavo tremula sulle zampe, rigida come un soldatino, aspettando che dalla sua bocca uscisse un ordine veloce di scansarmi di lato, ruotare il capo creando una lamina o allungare svelta le liane. Non volevo assolutamente deluderlo, ma succedeva spesso che io perdessi un incontro. I miei occhioni diventavano lucidi e chinavo tristemente il capo in segno di dispiacere, ma Ash mi prendeva in braccio e mi diceva sempre con un dolce sorriso: “Hai fatto del tuo meglio, va bene così”, prima di farmi rientrare nella Sfera. Era sempre così gentile con me, l'Allenatore più fantastico del mondo. Lui credeva nel suo sogno così tanto e con così tanta naturalezza che alla fine ci credevamo anche noi Pokémon.

Ecco il principale problema. Io ero un Pokémon, lui un essere umano. Io in testa avevo una foglia, lui dei capelli sbarazzini. Io camminavo a quattro zampe, lui a due. Io avevo la pelle dura e fresca, lui vellutata e tiepida come un raggio di sole. E con queste altre mille differenze. Mentre le cose che condividevamo erano lo stesso cielo, la stessa terra, la stessa aria… Peccato che non contassero, perché non le condivideva solo con me, ma con tutti i Pokémon e tutti gli umani.

Sarebbe stato bello diventare una bambina, anche un giorno soltanto, per capire che sensazioni si provasse a vedere il mondo da un pochino più in alto…

 

Chikorita si svegliò alle prime luci dell'alba. Ma subito spalancò le palpebre, chiedendosi perché fosse fuori dalla Sfera Poké. Il panorama era sempre lo stesso della sera prima: alberi a perdita d'occhio, aria pura al sapore di terra umida. Però aveva una strana sensazione, come se ci fosse qualcosa che non andava… E che non tardò a scoprire. Non appena provò a tirarsi su, rabbrividì. Le sue zampe piatte… I suoi artigli… Non c'erano più. Al loro posto c'erano delle mani morbide e delicate, che provò con cautela a muovere. Aveva le mani. Le portò subito alla nuca, cosa che prima – con le sue zampette corte e impaccianti – non avrebbe potuto fare. Toccò con incredulità e meraviglia dei capelli. Così lisci, come fili d'erba, ma soprattutto così reali. Le veniva da piangere da quanto era felice, ma allo stesso tempo si sentiva percorsa da una scarica incredibile di adrenalina.

Gattonò fino ad arrivare vicino alla sponda del fiume. Una volta lì si mise in ginocchio, per osservare meglio il suo nuovo, fantastico aspetto. Aveva indosso una collana di perle, un vestito verde mela privo di maniche e stivaletti del medesimo colore che le aderivano alla pelle, arrivando fino alle ginocchia. Sia le braccia sia le gambe erano snelle e nivee, proprio come una qualsiasi bambina. Aveva guance tonde e vispi occhioni rossi. La pettinatura era media, con la frangetta a destra. L'unica cosa rimasta della vecchia lei era la foglia, pendente e robusta; la sua cara vecchia foglia, che prima riusciva a coprirla per intero, mentre adesso sarebbe arrivata a stento al collo. Continuava a sfiorarsi, meravigliata da quella magia, quella visione del mondo, che sembrava così nuovo, come se fino ad allora non l'avesse conosciuto davvero.

«Chaaa…» al sentire quello sbadiglio, Chikorita si girò di scatto, stringendo il vestito all'altezza del cuore, che aveva appena fatto un tuffo dallo spavento. Poco dopo, Pikachu scrollò il musetto e lanciò un'occhiata confusa nella sua direzione, alzandosi sulle due zampe.

«Pikachu pì?» chiese, facendo qualche piccolo passo in avanti.

Lei, all'inizio indietreggiata un po', decise di sporgersi verso di lui. Le ci volle qualche attimo a superare l'imbarazzo di quella nuova forma, poi si prese la foglia tra le mani.

«Chu?» fece Pikachu, inclinando la testolina da un lato.

Chikorita fece per aprire la bocca, e fu allora che si accorse di non avere voce. Era muta. Beh, per forza. Non conosceva il linguaggio degli uomini, e le sue corde vocali non erano più quelle di un Pokémon.

Pikachu continuava a guardarla, imperterrito, non avendo ovviamente capito che cosa stava cercando di dirgli. Persino lui non era riuscito a riconoscerla.

Un altro sbadiglio e automaticamente un altro sussulto del suo cuore. Ash si stava svegliando, stropicciandosi una palpebra e stiracchiando indietro le braccia. Poi il suo occhio addormentato cadde sulla scena che gli si presentava di fronte: Pikachu davanti a una ragazzina impaurita.

«Che succede, Pikachu?» chiese, mentre il topolino correva verso di lui e volgeva ancora il capo in direzione di quella che per loro era una perfetta sconosciuta, rimasta immobile. «Ciao, che ci fai qui?» si rivolse poi a lei, in tono incoraggiante, per farle capire che non intendeva assolutamente farle del male. «Non dovresti stare così vicino al fiume, potresti cadere.»

Chikorita si girò di scatto verso il corso d'acqua che scorreva tumultuoso alle sue spalle, per poi tirarsi più indietro. Ora che il suo più grande desiderio era realtà era così agitata da non riuscire a muoversi.

«Io sono Ash Ketchum di Pallet, e tu come ti chiami?» sempre quel tono dolce, mentre si alzava dal sacco a pelo e le si avvicinava con un sorriso radioso. Vedendo che stava sempre immobile, Ash provò a chiedere: «Che c'è, ti sei fatta male per caso?»

Chikorita, con il cuore che batteva come un martello, provò ad alzarsi in piedi, barcollando vertiginosamente. L'appiglio più vicino che trovò e a cui d'istinto si aggrappò fu la giacchetta blu del suo Allenatore.

«S-Stai bene?» richiese, rosso come un peperone, mentre ella sollevava il capo rintanato contro il suo petto e lo guardava con occhi mansueti e lucidi di felicità… Uno sguardo che gli era in qualche modo familiare. Stregato e un po' intontito, si lasciò trascinare dalla mano candida di quella che gli sembrava in tutto e per tutto una fata. Sì, una fata, non poteva essere altrimenti… Era così leggiadra e aggraziata, come una libellula.

 

Si fermarono in una radura che si stagliava all'orizzonte, dove crescevano così tanti fiori da sembrare un'aurora boreale. Chikorita lasciò senza farci caso la mano di Ash, con la meraviglia negli occhi, mentre si guardava in giro e saltellava da una parte all'altra, o ancora si abbassava per dare un'annusata a quel profumo d'estate, che penetrava nelle narici. Il moro la osservava da lontano, mentre lei allargava le braccia in alto, sporgendosi sulle punte e muovendo le dita, come se potessero toccare il sole che avvolgeva quel luogo in un caldo abbraccio. Si sporse curiosa verso un soffione, i cui petali le andarono a finire poco dopo sul viso, facendole sbattere innocentemente le ciglia.

«Certo che sei proprio buffa» commentò lui, a un certo punto. La ragazzina fece un altro bel sorriso e gli prese di nuovo le mani, per poi strattonarlo verso il basso e farlo sedere sul prato insieme a lei. Ash non sapeva perché fosse lì, in quel luogo incantato dove il tempo scorreva lento, né perché volesse rimanerci. Sapeva solo che quella ragazzina, che sembrava scoprire per la prima volta la gioia e le meraviglie del mondo, era incredibilmente carina. Poi però si ricordò dei suoi amici: si sarebbero preoccupati se, al loro risveglio, non l'avessero trovato lì con loro.

«È stato bello stare qui con te, ma io adesso dovrei…»

Chikorita non gli diede il tempo né di finire la frase né di alzarsi, perché gli afferrò saldamente la maglietta. Poi lo sguardo di lei, deciso e traboccante d'emozione, si specchiò in quello innocente di lui. E da lì, il tempo prese a scorrere più veloce. Chikorita strinse i pugni per farsi coraggio e regalò all'aspirante Pokémon Master qualcosa che di sicuro non avrebbe dimenticato: un bacio. Aveva sempre fantasticato su come sarebbe stato bello dargli un bacio, uno solo. E stava finalmente succedendo. Stava sfiorando quelle labbra così calde, soffici. Ash rimase intontito e incredulo al proprio posto, assaporando delicatamente quel sapore fresco, che gli ricordava la menta. Era tutto talmente fulmineo che la sua mente si era svuotata del tutto, stava vivendo l'attimo. Non seppe calcolare quanto tempo fosse durato ciò, ma a un certo punto la ragazzina sbatté le ciglia e sorrise mestamente, per poi allontanarsi pian piano. Una nuvola di luce la avvolse, abbagliando il suo corpo bianco e le sue forme acerbe, come quando le paladine della giustizia si trasformano nei loro abiti sfarzosi e colorati. Lui tese istintivamente una mano in avanti, e fu allora che capì di chi era quello sguardo, quegli occhioni dove ardeva il fuoco della determinazione ma anche un luccichio sensibile.


 

Ash si alzò di soprassalto. Il suo allarme, però, sparì non appena si rese conto che il paesaggio circostante era perfettamente identico all'ultima volta che lo aveva visto. Perciò era stato… Un sogno? La prima cosa che fece fu sfiorarsi le labbra. Gli sembrava di sentire ancora quel sapore. Eppure non si era mosso di un millimetro dal proprio sacco a pelo, così come Pikachu, Brock, Misty e Togepi, arricciato nella sacca di quest'ultima.

«Chì…»

Sentì quel flebile versetto e, voltandosi, vide Chikorita che si scrollava energicamente il corpo e si sgranchiva gli arti. Quando si accorse che il corvino aveva notato la sua presenza, il suo muso s'imporporò leggermente.

Lui sorrise, allungando le braccia in avanti, come per farle cenno di avvicinarsi. La Pokémon, all'inizio un po' esitante, obbedì e si sedette sulle sue ginocchia.

«Sai, prima ho fatto un sogno» raccontò il ragazzo, fissando le stelle luminose nel cielo scurito, uno spettacolo tanto semplice quanto meraviglioso. «E in quel sogno tu eri diventata una bambina… Buffo, eh?»

«Chiko…» mormorò lei, un po' triste. Sì, perché aveva fatto lo stesso sogno. Il sogno più bello della sua vita. Peccato che, appunto, fosse solo un sogno…

«Certo che eri davvero carina… Però mi piaci anche così!»

Dopo quell'affermazione di una sincerità disarmante il suo cuore batté fortissimo, come mai prima d'allora. Infatti si gettò al collo di Ash e lo strinse forte, perché non voleva separarsi da lui per nessuna ragione. Era proprio l'Allenatore migliore del mondo.


 

 

Angolo Autrice
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Salve! Che ve ne pare? L'ho scritta molto tempo fa ed ero indecisa se pubblicarla o meno, ma alla fine ho scelto di farlo.
Ci tenevo particolarmente a tributare in qualche modo Chikorita, che è il mio secondo Pokémon preferito! Inoltre ammetto che, da piccola, trovavo che il suo rapporto con Ash fosse estremamente tenero.
Alla prossima!

-H.H.-
 
   
 
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