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Autore: Veni Vidi Jackie    19/08/2015    1 recensioni
Riuscirà Jack, nella sua Torre del Lago, a conquistare definitivamente la sua amata?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bambina mi guarda, poi si volta dalla parte opposta. Mi siedo accanto a lei, restando in silenzio per i primi secondi. Sono un po' imbarazzato, perché non so come fare per tirarla un po' su di morale.

«Hey...» mormoro, ma lei non mi guarda «Mhm...scommetto che se ti faccio così mi parli!» detto questo, comincio a farle in solletico sul fianco destro. Lei ride e poi fa per allontanarmi, riassumendo l'espressione imbronciata di prima.

Guardandola a modo, però, riesco a capire che adesso sta solo fingendo di essere arrabbiata. Decido quindi di intervenire.

«Dai, Martina. Spara tutto, dimmi tutto ciò che hai dentro di te. Offendimi, sputami...fammi qualunque cosa.»

Lei alza le spalle e si gira a guardarmi, con un' espressione seria in volto.

«Camilla non mi voleva oggi!» si scaglia. «Mi odia! Scommetto che pure tu non mi volevi...»

«Io?! Scherzi, vero? Ma certo che mi fa piacere averti qui! La stessa cosa vale per tua sorella, non fare caso a quello che ti ha detto prima. Forse è solo stressata, cosa ne puoi sapere?»

La bambina continua a guardarmi sotto gli occhiali rosa, forse valutando se darmi ragione o no. Sono stato sincero, in realtà. Non mi dà noia averla con noi oggi, anche se preferivo di no. Non perché mi stia antipatica, ovviamente. Solo per il tipo di giornata che è oggi...

«Okay...» si arrende, anche se non mi sembra molto convinta.

Io mi alzo in piedi e le mostro un bel sorriso.

«Hey, che ne dici se si va un po' al parco?» le chiedo, mostrandole un parco giochi poco davanti a noi. Lei si gira a guardare, ci pensa per qualche secondo e poi acconsente con gioia. Ci avviamo verso l'area per bambini, immersa in un piccolo boschetto.

«Comunque quel “coso” non ti serve.»

Guardo Martina, sperando che non si stia riferendo a ciò che penso, anche se so che in realtà è così. La bambina mi guarda seria, come se aspettasse che io vuoti il sacco. Infatti sono sul punto di farlo, indeciso se rivelare la metà o meno. Decido di resistere ancora per un po'.

«Martina...ma cosa dici? Non so di cosa parli...io proprio non...»

A questo punto lei, senza indugiare troppo, mi tira la maglia verso il basso, costringendomi a piegarmi. Con violenza mi prende l'auricolare dall' orecchio, poi me lo mostra.

«E questo?» chiede, con la stessa espressione di un' insegnante che sequestra il cellulare ad un alunno

«Ah, quello...stavo ascoltando la musica...sai, mi rilassa. Prima ascoltavo Mozart e...»

«Ma fammi il piacere!»

Martina prende una bella rincorsa e getta il mio prezioso strumento tra alcuni cespugli, in modo che io non possa più riprenderlo. Sono sorpreso della sua reazione e mi sento totalmente vulnerabile, nudo. Non so come possa continuare il mio appuntamento con Camilla, adesso.

La ragazzina sembra leggere i miei pensieri e mi accarezza il braccio con la mano, guardandomi da sotto i suoi occhiali.

«Non ne hai bisogno, comportati in modo naturale e vedrai che andrà tutto bene.»

Osservandola a modo, mi rendo conto che è sincera: crede in me. Forse pure io dovrei credere in me stesso...Martina vuole ovviamente il bene per la sua sorella maggiore, forse quel “bene” sono io. Non voglio essere presuntuoso, ma entrambi stiamo benissimo insieme.

«Ne sei...sicura?» chiedo, ancora imbarazzato. «Io ho paura...ho paura di non farcela, di perderla...»

«Ma come? Non la vedi? E' pazza di te, basta che adesso pure tu glielo dimostri! Stai tranquillo, andrà come vorrai.»

Mi faccio forza ripensando alle parole che Camilla mi ha detto poco prima, quel “oggi doveva essere la nostra giornata” che mi ha fatto sobbalzare di gioia. Accompagno la bambina su un' altalena e, mentre la spingo, comincio a pensare.

Non ho più l'aiuto di Tom, d'accordo. Dovrò farmene una ragione, vorrà dire che dovrò fare tutto da solo. Non mi resta che provarci, sono qui per questo. Non mi lascerò sfuggire Camilla, non questa volta. Questa volta voglio vincere io, anche per dimostrare a Matilde che non sono un perdente e dimenticarmi totalmente di lei.

«Jack, basta così! Mi sento male!»

Riporto velocemente la mia attenzione su Martina, che mi grida dall'altalena. Preso dai pensieri, non mi ero accorto che da dieci minuti mi stava chiedendo di scendere.

La riporto a terra e lei inizia a barcollare a destra e a sinistra, come colpita dalla nausea.

«Mi fa male la pancia e mi gira la testa...forse ci sono stata troppo...» si lamenta Martina

«Oh, no no! Riprenditi, forza!» esclamo, facendole coraggio. La bambina, però, si appoggia al tronco di un albero e poi inizia a vomitare.

Comprendendo che per l'ennesima volta ho fatto un danno, distolgo gli occhi da lei. E' in questo momento che vedo Camilla sulla strada, girarsi verso di noi.

«Ah, allora siete laggiù!» esclama, venendoci incontro.

La saluto, pensando a cosa fare nei prossimi minuti. D'accordo, ormai è veramente il tempo di agire. Forza e coraggio, Jack. Te lo ha detto pure una bambina di dieci anni: tu ce la puoi fare. Forza, dimostra di essere un uomo.

«Sempre stati qui!» rido, accogliendo con gioia la ragazza.

 

 

  
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