Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Lost on Mars    19/08/2015    3 recensioni
SEQUEL DI "INDACO" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2746316&i=1), è consigliabile la lettura.
C’è stato un momento in cui Amelia e Ashton sono rimasti intrappolati in una vecchia istantanea in bianco e in nero: nessun colore a determinare la loro gioia, felicità, paura o tristezza. Nedlands sembra aver congelato la loro esistenza, li ha tagliati fuori dal mondo e non c’è stato niente se non pace e tranquillità. Dall’altra parte dello Stato, però, Luke è a piede libero e va cercando la propria vendetta. Responsabilità e pericoli di duplicano e il mondo li poterà a schierarsi: bianco da una parte e nero dall’altra, in perenne lotta tra di loro. Chi vincerà?
Dalla storia:
«Non ho altra scelta. La mia vita e quella di mio figlio contro la felicità della mia famiglia, so benissimo che li farò soffrire, ma se fossi io a morire sarebbe peggio, non credi?»
«Se non fermiamo Luke passeremo la vita a fuggire da lui. Anche se riuscissimo a cavarcela per i prossimi mesi, spostarsi con un bambino sarebbe impossibile.»
«Fermarlo? Ci abbiamo provato e lui è fuggito dal carcere. Non possiamo fermarlo, è inarrestabile.»
«Ma non è immortale.»
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
19– FUTURO
 
L’appartamento si trovava al primo piano di un’elegante palazzina, il quartiere era tranquillo e i vicini di casa e proprietari dell’appartamento erano un’amabile coppia di anziani molto ospitali, che il giorno di Natale avevano portato una deliziosa torta fatta in casa ad Amelia e Ashton, che abitavano lì da nemmeno un paio di mesi e che erano intenti a festeggiare spensieratamente – almeno per quel giorno – con i loro amici.
Ormai non mancava molto alla nascita del bambino, ora la data si era fatta più precisa e oscillava tra il cinque e il tredici di Febbraio. Nonostante ciò, era tutto pronto.
I soldi erano sempre meno, ma questo non aveva impedito ad Amelia e Ashton di comprare tutto l’occorrente per il loro futuro figlio. Nessuno dei due aveva voluto sapere se fosse un maschio o una femmina, optavano per l’effetto sorpresa, così non avevano acquistato nulla che fosse esclusivamente rosa o blu, come spesso facevano molte altre coppie, ma avevano semplicemente scelto oggetti e vestitini di qualsiasi colore catturasse la loro attenzione: verde, giallo, azzurro o rosso che fosse.
Avevano poi arredato la sua cameretta con il lettino, peluche, giocattoli e tante altre cose; avevano ripiegato i vestitini in un piccolo armadio e, per quasi tutto il tempo, avevano giocato a vivere felicemente, in completa funzione del bambino. Tutto ciò che facevano quotidianamente era finalizzato a lui, tutti i loro pensieri erano destinati a lui, gran parte dei loro discorsi lo vedevano protagonista.
Cercavano di scappare dai problemi veri semplicemente tenendoli fuori da tutto, pur sapendo che fosse sbagliato, perché non era in quel modo che i problemi sarebbero scomparsi definitivamente. Bisognava affrontarli, e Ashton lo sapeva bene.
Lui non lo diceva mai, a volte non lo pensava nemmeno, ma solamente uno dei due avrebbe vinto. In quella sfida mortale non potevano sopravvivere tutti. O loro, o Luke. La scelta non era possibile, e lo scontro era inevitabile. Tuttavia, provava a non dargli importanza e a rimandarlo quanto più tardi possibile.
Sarebbe stato perfetto riuscire a ritardare quel momento fino a parecchi mesi dopo la nascita di suo figlio: in quel lasso di tempo, Amelia avrebbe potuto portare il bambino al sicuro e lui si sarebbe occupato di Luke, sperando di avere abbastanza fortuna da mettere fine per sempre a quella fuga.
Eppure, in quel momento, l’unico futuro a cui riusciva a pensare era quello in cui lui, Amelia e il bambino erano felici, ma poi gli veniva sempre in mente che, per quel futuro, avrebbe dovuto lottare.
Era la prima settimana di gennaio e, chissà per quale motivo, mentre erano a pranzo era saltato fuori un episodio di non molto tempo prima, quando Valerie e Michael erano venuti a trovarli e gli avevano comunicato la grande novità. Amelia era ovviamente felicissima per i suoi amici, ma nascondeva dentro di sé una leggera invidia. Il gesto di Michael era stato senza ombra di dubbio meraviglioso e lei non poteva far altro che chiedersi come sarebbe stato se avesse ricevuto la stessa proposta da Ashton. Un anno prima, appena arrivata all’università, avrebbe risposto che non era pronta per il matrimonio, che legarsi a qualcuno per il resto della vita non era una cosa da prendere alla leggera, né da fare quando si era così giovani, ma questo l’avrebbe detto prima che tutto accadesse. In quel giorno estivo, confessò a se stessa che non avrebbe avuto alcun dubbio nell’accettare mille e mille volte. Spesso si era chiesta, in quel lasso di tempo, se Ashton fosse davvero l’uomo giusto. Se fosse possibile incontrare l’amore della propria vita a soli diciannove anni, se fosse giusto aspettare un bambino a vent’anni, se fosse normale dare un futuro pieno di fama e gloria in cambio di una famiglia. Non aveva mai esitato a rispondersi che stava facendo la cosa giusta, ma aveva sempre sentito che c’era qualcosa di incompleto. Non ci aveva dato troppo peso, all’inizio, ma sentendo Valerie dire che si sarebbe sposata aveva avuto delle strane idee.
Si trattava principalmente di suggestione. Credere che il matrimonio fosse il pezzo del puzzle che mancava alla loro storia era una cosa che non le era mai passata di mente, prima d’allora, perciò aveva smesso di cercare difetti e aveva continuato a comportarsi normalmente.
Ma poi l’argomento era uscito nuovamente fuori, e Amelia provvide a prenderlo con le pinze per evitare discussioni come quella di qualche mese prima: non voleva che Ashton se ne andasse di nuovo, anche perché lei non avrebbe avuto il coraggio di riportarlo indietro. Non voleva nemmeno che lui si sentisse in qualche modo inferiore alle aspettative che aveva lei.
«Sarebbe bello sposarsi davvero, un giorno» esordì, spostando gli occhi verso la finestra aperta. Sentì Ashton ridacchiare.
«Un anno fa ignoravo completamente l’esistenza dei matrimoni» rispose Ashton. «E adesso il mio migliore amico sta scegliendo le fedi.»
«A chi lo dici. Però sarebbe bello» continuò Amelia, mordendosi nervosamente le labbra.
«Quando sarà tutto finito, chissà…» mormorò lui.
«Ash, ti posso fare una domanda?» La ragazza alzò gli occhi sul suo fidanzato, guardandolo con la massima serietà. Lui si limitò ad annuire.
«Da quando i tuoi genitori sono… sono morti, sei mai andato dai tuoi fratelli? Gli hai mai detto che sei innocente e che non devono aver paura di te?» chiese Amelia. «Voglio dire, lo so che per la polizia non sei stato tu, ma loro lo sanno?»
Ashton sospirò e posò delicatamente la forchetta sul tovagliolo.
«Non ne ho idea» disse piano, guardando Amelia negli occhi. «Non so cosa gli abbia detto mia zia, spero che non mi considerino un assassino. Anche se in parte avrebbero ragione, spero che non pensino che sia stato io ad uccidere i nostri genitori.»
«Non vuoi toglierti questi dubbio?» domandò ancora la ragazza.
«Non so se sono pronto a farlo» rispose meccanicamente Ashton.
Amelia gli prese la mano, da sotto il tavolo e gliela strinse. «Non è un passo che devi fare da solo.»
«Purtroppo sì. Non è per te, Amy, se fosse necessario ti affiderei la mia stessa vita e lo sai. Il problema è che tutta questa storia è iniziata prima di te» disse lui. «Apprezzo che tu voglia aiutarmi e starmi vicino, ma non potrai mai aiutare loro, anche con tutta la buona volontà.»
Quelle parole la fecero riflettere e forse la ferirono un po’. Gli era grata per essere stato sincero, tra loro non c’erano segreti o parole non dette, e dovette ammettere che aveva anche ragione. Lei non conosceva i suoi fratelli, non conosceva Ashton quando era successo quel disastro – anche se lui glielo aveva raccontato – e la sua presenza avrebbe aiutato solamente lui, non gli altri due ragazzi. E fu strano, da una parte, realizzare che ad Ashton non importava realmente di se stesso, di stare bene. Gli importava essenzialmente di far stare bene i suoi fratelli. Lo ammirava per questo, e capì ogni cosa, non si arrabbiò, anzi, gli sorrise.
«Credo che tu abbia ragione. Ma se hai bisogno, io ci sono» gli disse, infine.
Lui le accarezzò il dorso della mano. «Lo so.»
«E se vorrai prenderli con te, un giorno, io…» iniziò Amelia.
«Un giorno lo farò. Prima voglio vedere mio figlio, voglio eliminare Luke dalla mia vita e perdonare a me stesso questi ultimi anni» la bloccò Ashton.
«D’accordo» rispose lei. «Anche se non vuoi il mio aiuto, ho un’idea.»
Amelia si alzò da tavola e si avvicinò ad Ashton. Lui, sorridendo, si spostò un poco più indietro con la sedia e la fece sedere sulle sue gambe.
«Sentiamo» le disse.
«So di essere totalmente estranea alla faccenda, ma proprio per questo, nulla mi vieta di comportarmi come un’estranea, vero?» disse.
«Non ti seguo più» rispose Ashton.
«Prima di compiere questo passo, ci vado io a casa di tua zia. E ci vado da sola» spiegò Amelia.
Ashton aggrottò le sopracciglia. «Le persone normali non fanno entrare gli sconosciuti in casa.»
«Non sei stato tu a dirmi che tua zia è un’ostetrica?»
«Sì, e quindi?»
«Io sono incinta, amore.»
 
Era stato incredibilmente facile.
Amelia non credeva che nel giro di cinque minuti sarebbe passata dal salire le scale della veranda della zia di Ashton al prendere un succo di frutta nel suo salotto. Eppure, le era bastato nominare l’ospedale, un’amica fittizia mamma da qualche mese che le aveva fatto il nome della donna e poi mostrare il pancione, ormai visibilmente cresciuto. Doris Irwin, cinquantadue anni, divorziata e tutrice dei fratelli di Ashton. Era una donna di bassa statura, leggermente in carne, aveva gli occhi di un azzurro luminoso e i capelli biondo cenere.
Recitando la parte di una persona che non aveva mai sentito parlare di lei o della sua vita, non appena vide un ragazzo sui tredici anni avvicinarsi al frigorifero, le venne quasi spontaneo chiedere a Doris se fosse suo figlio. Sapeva che, dopo quella domanda, con un po’ di fortuna avrebbe sentito per intero la storia una seconda volta.
«Oh no, Harry è mio nipote» rispose la donna.
«E vive qui con lei?» chiese ancora Amelia.
«Purtroppo sì, insieme a sua sorella Lauren.»
«Purtroppo?»
«Qualche anno fa è successo un tragico incidente.» Doris aveva notevolmente abbassato il tono di voce. «I genitori… entrambi morti. Hanno anche un fratello più grande, ma di lui non si hanno notizie da quella notte.»
Amelia annuì. «Crede sia scappato? Oppure è… morto anche lui?»
«Non è morto, è stato il primo sospettato dell’accaduto, ma sul corpo dei genitori non c’erano le sue impronte digitali, bensì quelle di qualcun altro» le spiegò la donna.
«Mi dispiace molto per la sua perdita, signora Irwin» disse Amelia. «Ho un fratello anche io, se lo perdessi ne morirei.»
«Io e mio fratello non ci sentivamo da molto tempo» continuò Doris. «Ma quando sono venuti a parlarmi dell’adozione dei bambini… come avrei potuto rifiutare?»
«Lei ha figli?» le chiese la ragazza.
«Uno solo, ma è grande ormai, si è trasferito ad Adelaide con la moglie» le rispose.
«Questi ragazzi sono la mia gioia.»
Amelia sorrise e in quel preciso istante udirono una porta aprirsi. In salotto giunse una ragazza sui sedici anni, alta e magra. I capelli di un nero corvino e del trucco abbastanza pesante sul viso, quella doveva essere Lauren.
«Chi è questa, zia?» domandò sprezzante.
Doris la riprese, dicendole di non usare quel tono maleducato. «È una paziente, Lauren. Sii gentile.»
«Sicura che non è della polizia?»
«Anche se lo fossi, non potrei essere in servizio, al momento» s’intromise la giovane. «Mi chiamo Amelia, piacere.»
Lauren non le rispose.
«Talvolta gli agenti ritornano ad interrogarci sul caso. L’inchiesta non è ancora chiusa e Lauren ne soffre molto, la prego di scusarla» disse Doris.
«No, no. Sono io che mi scuso, non possono nemmeno immaginare come si senta» rispose Amelia. «Le dispiace se scambio due parole con lei?»
«No, affatto» rispose la donna. Amelia si alzò e raggiunse la ragazza in cucina.
La trovò seduta al tavolo, mentre teneva gli occhi incollati allo schermo del suo cellulare.
«Lauren, giusto?» tentò, cauta.
La diretta interessata si voltò bruscamente e non mutò espressione. Guardò Amelia a lungo, prima di risponderle.
«Mi sembri sempre di più una poliziotta» le disse.
«Giuro che non lo sono» rispose.
«Dovrei crederti?»
«Sì.»
Lauren fece un sorrisetto. «Cazzate. Su, fammi questa domanda sulla morte dei miei e facciamola finita.»
«In realtà, vorrei chiederti di tuo fratello. Non Harry. L’altro fratello. Tua zia non mi ha detto il nome… magari puoi farlo tu?»
«Se non conosci mio fratello non sei della polizia…» sibilò Lauren.
«Te l’avevo detto» ribatté Amelia.
«Ashton è sempre stato un po’strano. Aveva cominciato a fumare un sacco di sigarette al giorno, aveva strane amicizie, e poi è scomparso come se volesse essere dimenticato» iniziò Lauren. «A volte mi manca, ma poi penso che se avesse tenuto veramente a noi sarebbe tornato indietro. Per quanto mi riguarda, sono quasi cinque anni che non si fa vivo.»
«Credi che lui possa c’entrare qualcosa?» le domandò Amelia. Era la prova del nove, sperava con tutto il suo cuore che Lauren rispondesse di no, così Ashton avrebbe avuto un motivo in più per ricongiungersi con quella poca famiglia che gli era rimasta.
Lauren rimase in silenzio per un paio di minuti, forse stava riflettendo, poi rispose: «Potrebbe. Ma se fosse stato davvero lui, a quest’ora l’avrebbero già preso. All’epoca aveva diciassette anni, non poteva essere talmente ingegnoso da uccidere i nostri genitori e farla franca. Per quale motivo, poi? Non aveva un movente serio. Era un classico adolescente che a volte litigava con loro, come io litigo con mia zia adesso.»
«Vorresti mai che tornasse?»
«Perché mi fai queste domande?»
«Ho un fratello anche io, ma al contrario, sono stata io ad andarmene e ad abbandonarlo. Non avevo molta scelta, ma nonostante ciò, gli voglio molto bene. Scambierei la mia vita con la sua, se fosse necessario, non potrei mai lasciare che gli accadesse qualcosa. Ma per il suo bene, ho dovuto lasciarlo andare.»
«Tu credi che mio fratello ci voglia ancora bene?»
Amelia sorrise tristemente. «Io credo di sì. E credo anche che se potesse, vi raggiungerebbe all’istante.»
Lauren le concesse finalmente un sorriso tirato.
«Mia zia farà nascere tuo figlio» cambiò completamente discorso. «Spero che tu e il tuo ragazzo siate felici.»
«Lo spero anche io» rispose Amelia. «Spero anche che questo bambino possa essere per lui la famiglia che ha perso tanto tempo fa.»

 
 
 
 
 

Marianne's corner
E dopo una settimana passata fuori - di cui avrei fatto volentieri a meno, ma vabbè - eccomi puntuale a postare. Che raro evento!
Ora, ho una buona notizia per voi! Dato che io sono un essere umano composto per il 50% di asocialità, il 30% di ansia e il restante 20% di nerdaggine e cose varie, ho passato una settimana a casa dei miei parenti, ma sarebbe meglio dire che l'ho passata tra la camera da letto e le panchine del parco. Why? Li odio tutti.
Ed è per questo che, anche in assenza di internet, il mio fedele computer mi ha accompagnato anche in questa spiacevole avventura. Fatto sta che in una settimana ho praticamente finito di scrivere la storia. EVVIVA! Se avessi avuto connesione, avrei aggiornato prima, ma i miei zii sono talmente paleolitici che a casa non hanno il wi-fi e io sono talmente sfigata che in quel paesino non prendeva nemmeno il 3G del cellulare.
E niente, ora che rimane meno di un mese di vacanze (paura!!!) e a noi rimangono circa cinque capitoli, cercherò di aggiornare ogni quattro giorni (questo perché anche se sono asociale ho degli amici asociali come me ed è meglio fare gli asociali insieme da qualche parte, e anche perchè ho qualcosa come settordici mila versioni di greco e latino da fare: normalmente non le farei, ma l'anno prossimo ho un esame e io sono ai livelli di una del quinto ginnasio).
Nulla, smetto di annoiarvi e ringrazio infinitamente genesisandapocalypse, Hazel_ e McPaola che ormai sono le uniche dolcezze che mi danno ancora retta in questa storia pazza. Voialtri sentitevi liberi di imitarle e ricevereti il grande dono della menzione in grassetto (?) a fine capitolo u.u
Un bacione e alla prossima!
Marianne

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Lost on Mars