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Autore: proudtobea_fangirl    19/08/2015    2 recensioni
[Sequel di Remembering the Past]
Le strade dei nostri eroi hanno preso direzioni differenti: Simon e Isabelle sono rimasti a New York, con l'incarico di dirigere l'Istituto; Clary, Jace e Lorianne e Magnus, Alec e la piccola Chrysta sono invece a Idris, con la speranza di trascorrere un futuro sereno e senza altre complicazioni.
Tutti, però, sanno che ciò non sarà possibile.
Lo scoppio di una – seppur piccola – centrale nucleare in Francia, a pochi metri dal confine con Idris, fa dilagare il panico. Ma esso non è l'unico a prendere piede: le radiazioni avranno effetti devastanti non solo sulla flora e la fauna locale, bensì anche su una quasi sconosciuta razza di demoni, che inizierà a moltiplicarsi a dismisura.
Toccherà ai nostri Shadowhunters fermarli.
Cercando di non farsi contagiare.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shadowhunters ~ Past, Present and Future'
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Cavolo, se è soddisfatto. Sì, sta scoppiando di gioia.
La bomba è esplosa. Il colpo è andato a segno. La banca è stata rapinata.
Avranno la loro vendetta. Avrà la sua vendetta.
Per Lilith, per la Madre di tutti i Demoni. Non avranno un grido di battaglia, perché non sanno gridare. Ma la loro rivincita sarà dedicata a lei. Alla prima moglie di Abramo, che Dio ha punito solo perché era troppo impertinente, perché non voleva sottostare al marito.
Tutti capiranno che le Bardane non sono da sottovalutare. Anzi, arriveranno a scoprire che, al contrario, possono essere i nemici peggiori.

Magnus ~ 18 Marzo 2015, ore 9:30

«Hai tutto?»
«Ho tutto.» Gli mostro la valigia rigonfia che ho in mano. «Però dovremo aspettare che Jace si svegli.»
«Cioè tra qualche minuto. L’adrenalina scorre nelle sue vene. Gli ho somministrato una dose più alta del normale.»

Cameron mi guida fino alla botola, poi mi precede giù per le scale, una piccola torcia in mano per illuminare il cammino. «Stanotte, dopo che te ne sei andato, ha avuto un breve arresto cardiaco. E la saturazione è scesa di nuovo. Per ben tre volte. Non so se riuscirà a sopravvivere all’incantesimo.»
«Tecnicamente anche noi siamo in pericolo di vita.»
«Sì, ma non è la stessa cosa.» Sbuffa. «Noi abbiamo delle protezioni, lui no. Anche la forma fisica e lo stato d’animo sono importanti. Se non sbaglio, me l’hai spiegato tu.»
«Cameron, è l’unico modo. Dobbiamo rischiare.»
Arriviamo di fronte al cubo; la porta automatica si apre e ci lascia entrare nella base di quarantena. Lascio subito cadere la valigia sul tavolo di fronte al letto e sprofondo nella poltrona; Cameron resta in piedi.

«Allora» esordisco per spezzare l’innervosente silenzio, «parlami del tuo ragazzo.»
Arrossisce. «Ehm... non è che sia propriamente il mio ragazzo. Ci frequentiamo.»
«Sì sì, diciamo tutti così. Si vede che sei innamorato.»
«Lo sono.» Sorride, imbarazzato. «È solo che ho paura a portare avanti la relazione.»
«Perché?»
«Lo sai... per via di papà e bla bla bla. E i suoi non sanno che è gay.» Emette un sospiro mortificato.
«Senti» lo rincuoro, «anche il padre di Alec non accettava la sua omosessualità. Però, devo dirti la verità, Alec non ci pensa più di tanto. Non ti curar di lor, ma guarda e passa, Cameron. Se ti vogliono realmente bene, perché dovrebbero allontanarti? E se invece così non fosse, a te importerebbe qualcosa? Significa che non sono degni di avere un figlio, o un amico, o un fratello come te. Ecco tutto.»
«Santo cielo, Magnus» sussurra; sul suo viso spunta un sorrisetto. «Dovremo passare più tempo insieme. Con i tuoi dialoghi la mia autostima sale alle stelle.»
«Se ci stai marciando, scordatelo» intimo ridacchiando.
«Chi ha detto che lo sto facendo?» replica, e libera una risata.

«I vostri discorsi sono molto interessanti, ma vorrei capire cosa ci faccio qui e perché sono conciato in questo modo. Raziel, ho più fili addosso di una marionetta!»

«JACE!» esclamiamo Cameron e io in coro, e ci fiondiamo subito accanto al letto.
«Sì, lo so come mi chiamo» sbuffa lui. «Esigo spiegazioni.» Prova a mettersi seduto, ma con un gemito ci rinuncia. «Dio, mi sento una merda. Ed è un eufemismo.»
«Be’, non sappiamo precisamente cosa ti stia succedendo» spiega Cameron, iniziando a controllare pulsazioni e pressione sul monitor. «Ma stiamo per scoprirlo.»
«Cioè? Cosa volete fare?» bofonchia Jace, scansando la mano di Cameron che cerca di puntargli una luce negli occhi. «Vi proibisco tassativamente di togliermi tutti i vestiti.»
«Ah. Ah. Ah. Molto divertente, mister Riccioli d’Oro» sbotto, seccato.
«Andiamo Magnus, non ha tutti i torti» sghignazza Cameron. «No, tranquillo. Ti terrai i vestiti. Per ora...» aggiunge con un tono malizioso che mi fa ridere di gusto.
«In tal caso, vogliate scusarmi, preferirei un medico etero al cento percento. O, ancora meglio, una di quelle dottoresse sexy che hanno il camice sempre sbottonato e il reggiseno a balconcino» ribatte Jace, tentando di sdrammatizzare. Si vede chiaramente, però, che ogni parola gli costa uno sforzo immane.
«Lo dirò a tua moglie» replico, irritato. «Cameron, lo aiuti tu ad alzarsi? Io inizio ad approntare tutto per il rituale.»

Lo intravedo annuire e allargare le braccia attorno a Jace, per sorreggerlo nel caso le gambe non lo reggano.
Sospiro ed esco dal cubo, portandomi dietro la valigia. Mi allontano dalla base di quarantena di qualche passo, poi apro la borsa e ne tiro fuori delle candele già consumate a metà. Seguono sette specchi, del sale e un pezzo di gesso.
Alle mie spalle sento dei passi. «Magnus?»
«Clary. Vieni, segui la mia voce. Non posso accendere la luce.»
Avverto il ticchettio delle sue scarpe sulle mattonelle, poi percepisco la sua mano sulla mia spalla. «Sei sola?»
«Sì. Dovevo portare qualcun altro?»
«No, no. Meglio così.»

Cameron e Jace mi raggiungono, il secondo praticamente trascinato dal primo, e si lasciano cadere a terra.
«Bene, ci siamo tutti.» Mi frego le mani, ansioso di iniziare e allo stesso tempo terrorizzato, e accendo le candele. «Nell’Ottocento si elaborò una teoria per vedere ciò che non si vede attraverso gli specchi. Forse la conoscerete come “Cabina di Apparizione” o “Tecnica dello Specchio Riflesso”» spiego, sistemando gli specchi secondo un ordine preciso: ognuno riflette gli altri sei.
Faccio apparire una ciotola piena d’acqua calda e vi verso dentro un po’ di sale. «Devo avvertirvi che però in questo modo tutto ciò che si nasconde dietro gli specchi si rivelerà a noi. È potenzialmente molto pericoloso. L’unica soluzione è lavare ripetutamente il vetro con acqua salata. Per cui, bagnatevi le mani.»
Dopo che tutti hanno intinto palmi e dita nell’acqua, Clary sussurra: «Magnus, e cosa succederebbe se questo metodo non dovesse funzionare?»
«Be’, è alquanto improbabile, ma sempre possibile.» Traccio con il gesso un cerchio attorno ad ogni specchio. «Molto semplice: ce ne andiamo tutti all’inferno. E intendo in senso letterale.»
«Mi dispiace rovinare quest’atmosfera nefasta» interviene Cameron, «ma, ecco, Magnus ha esagerato un pochino. Le linee che sta disegnando sul pavimento sono trappole del diavolo. Manderanno all’inferno solo chi o cosa è al loro interno.»
«Ed è qui che ti sbagli.» Lancio il gesso il più lontano possibile e mi siedo a gambe incrociate tra Jace e Cameron. «Forse ieri sera non eri molto attento quando ti ho illustrato nei minimi dettagli il rituale. Hai ragione fino a un certo punto. In realtà le trappole funzionano un po’ come buchi neri. Attirano tutto ciò che è loro vicino.»
«Mea culpa, mea culpa» si schernisce Cameron.

Inizio ad avvertire un formicolio alla nuca, e mi rendo conto che anche gli altri hanno portato le mani al collo. «Cercate di non muovervi, ragazzi» li avverto, tenendo lo sguardo fisso davanti a me. «Jace, quando te lo dico io, spostati verso destra, in modo che la tua mano si rifletta nello specchio che ho di fronte.»
Ai margini del mio campo visivo lo intravedo annuire, mentre qualcosa inizia a vorticare al di là del vetro. «Vieni. Avvicinati. Pian pianino, con calma.»
Con tutta la scioltezza possibile, Jace allunga il braccio fino a farlo rispecchiare, e la nube si condensa in una forma più solida.

Con un sonoro BOOM! la nuvola esce dallo specchio e si espande fino a raggiungere dimensioni umane. Veniamo scaraventati all’indietro dall’esplosione, cadendo sul pavimento, e Cameron riesce appena in tempo ad afferrare Jace per le spalle prima che batta la testa su uno dei vetri.
«Okay, questo non era previsto» gemo tentando di rialzarmi. «State tutti bene? Niente ossa rotte?»
«Pare di no» ansima Clary, e Cameron le fa eco.
Solo Jace non risponde. «Magnus» balbetta, «Magnus! Santo cielo, è... è...»

Mio padre.

«Ciao, figliolo.» Asmodeo mi si para davanti in tutta la sua demoniaca ignobiltà, i gemelli d’argento a forma di mosca che gli scintillano sui polsini della giacca bianca. «Stai interferendo.»
«Con cosa, se mi permetti di chiedertelo?» sbuffo sprezzante, poi mi puntello sui gomiti e mi tiro in piedi. «Che vuoi? La mia immortalità? Avanti.» Allargo le braccia e sorrido sarcasticamente. «Prenditela.»
«Stavolta no, Magnus.» Asmodeo muove un paio di passi in avanti. «Voglio semplicemente che tu la smetta di interferire. E sai benissimo che dovrai consegnarmi la tua immortalità volontariamente. Ti facevo più intelligente.»
«Sì, e io ti facevo meno stronzo. O, perlomeno, più capace di spiegare.»
«Tempo al tempo.» All’improvviso me lo ritrovo a un centimetro dal naso. Mi afferra il braccio sinistro e tira su la manica. «Ah... il matrimonio.» Picchietta con l’indice sulla runa. «Congratulazioni. Spero tu ora sia felice. Sappi però che per i demoni e i mezzi demoni non esiste gioia. La tua sarà solo una condizione temporanea.»
«Solo perché tu non eri felice con Lilith non significa che per forza anche tutti i tuoi figli non debbano esserlo» ribatto, secco.
«Vedi figliolo» continua incurante del fatto che sto per rispedirlo all’inferno, «a volte è proprio la mancanza di felicità che ci fa compiere atti estremi. Come, ad esempio, infilarsi sotto le lenzuola di una donna mortale e lasciarla incinta, nella speranza di ottenere qualche compenso a livello emotivo, certo, ma anche materiale.» Cancella con il piede la linea tracciata col gesso.

Perfetto. Ora non posso più mandarlo – letteralmente – al diavolo.

Distoglie per un attimo lo sguardo dal mio e lo punta sui ragazzi, poi con un cenno della mano li fa addormentare. «Io pensavo che tu saresti stato il perfetto servo. Non qualcuno da comandare a bacchetta, semplicemente un mio – il mio – emissario sulla Terra. Ma a quanto pare il destino, il Fato, la Moira, chiamalo come ti pare, non ha voluto così. A volte credo che siano i Boss – il tipo dei piani più bassi e il tizio dell’attico panoramico, per intenderci – a fare in modo che io rimanga nell’agonia di una vita eternamente insoddisfacente. Sinceramente, non ci do tanto peso. Ho i miei trucchi per ribaltare la situazione. Ma, ahimè, c’è qualcuno che non è così fortunato.»

Mi sposto leggermente più indietro, fino a toccare con il tacco il pezzo di gesso che ho lanciato a terra pochi minuti fa. Se solo riesco a farlo scivolare sulle mattonelle senza che lui se ne accorga...

Asmodeo non sembra far caso al mio disperato tentativo di togliermelo dai piedi, quindi non chiude bocca: «Magnus, io ti maledico.»

Merda. Merda!

Ma... Non può maledirmi se non lo faccio finire di parlare...

«Ammiro il coraggio, Magnus. È per questo che ho preso solo l’immortalità e i ricordi del Diurno, mentre invece avrei potuto portarmi via anche la sua vita.»
«Avevi detto che vita eterna e luce del sole erano potere. E i ricordi un ottimo cibo. Era più di quanto potessi ottenere. Più di quanto potessi desiderare.»
«Piccolo sciocco.» Ride, una risata cupa, malvagia, che mi fa rabbrividire da capo a piedi. «Siamo demoni, a volte mentiamo, sai. Ma il coraggio... è qualcosa che io non ho mai posseduto. Quindi rispetto chiunque ne abbia anche solo un briciolo. Ed è proprio per il coraggio, per la voglia di mettersi in gioco e per la sfrontatezza che ho accettato e stimato la causa d...» Una luce astuta si accende nei suoi occhi. «Oh, ma è questo che vuoi, vero? Vuoi che io ti dica il loro nome. Sorpresa sorpresa: non lo farò.»
Indietreggia e allarga le braccia. «Ogni volta che pronuncerai un incantesimo, ogni volta che alzerai un solo dito per combattere la causa che sto sostenendo, avvertirai il peso delle mie parole. Io, Asmodeo, Signore degli Inferi, secondo solo a Lucifero in persona, marito di Lilith, ti m... ARGH!»

«Fottiti» sussurro, mentre la trappola del diavolo lo risucchia nel suo vortice. «Sayonara. A mai più rivederci... papà

Mi aggrappo al pilastro del muro per non finire nel ciclone, e con tutte le forze che mi rimangono tesso una rete di protezione attorno a Cameron, Clary e Jace, che si stanno risvegliando.
Quando il vento cessa e la trappola si chiude mi lascio cadere a terra, stremato. Quasi contemporaneamente anche Jace stramazza al suolo, ma non riesco a muovere un muscolo per aiutarlo.

La stanchezza inizia a farsi sentire. Prima il rituale della Cabina di Apparizione, poi lo sforzo per aprire la trappola e infine l’incantesimo per impedire ai ragazzi di andare a trovare Asmodeo... è troppo per me.

Le tenebre prendono possesso del mio corpo, e riesco a malapena a sentire Cameron e Clary che urlano qualcosa nella mia direzione.

***

Non faccio in tempo ad aprire gli occhi che una luce fortissima si insinua nelle mie pupille. «AHI!»
«Scusa.» Il raggio si allontana, e Cameron mi poggia due dita alla base del collo. «Deformazione professionale.»
«L’avevo intuito. Mi stai controllando il battito, per caso? Santo cielo, sembri Catarina!»
«Non è vero. Sono molto più gentile.»
«Be’, in effetti hai ragione. E poi lei ha sempre le mani fredde.»

I miei occhi si abituano ai LED, e finalmente riesco a mettere più o meno a fuoco la base di quarantena. Sono sprofondato nella poltrona ai piedi del letto. «Hai avuto il privilegio di conoscere mio padre...»
«Eh già, dev’essere un bel casino» ammette, comprensivo.
«Definizione quasi perfetta. Un gran bel casino.» Mi passo la mano sul viso e gemo. «Oddio, mi serve un’aspirina.»
«Eccola.» Cameron mi porge un bicchiere pieno di un liquido effervescente. «Stavo per dartela.»
«Anche questa una deformazione professionale?»
«Esattamente.»

La vista mi si schiarisce ulteriormente, e mi rendo conto solo ora di un piccolo particolare. «Dov’è Jace?»
Cameron mi sfila il bicchiere vuoto dalle mani e lo poggia sul tavolo alle mie spalle. «Di sopra. Ha detto di voler approfittare di questo momento di lucidità per buttarsi sotto la doccia.»
«Ma...» Aggrotto le sopracciglia. «L’ho visto cadere a terra, prima di... sono svenuto, giusto?»
«Sei svenuto, sì. E Jace non è esattamente caduto. Si è gettato di proposito per schiacciare la superficie riflettente di uno specchio contro il pavimento. Un’altra nube cercava di uscire.»
«Abbiamo buttato all’aria la nostra unica occasione per capirci qualcosa in più su questa situazione, te ne rendi conto? Ahi, la testa...» Mi ritrovo a pregare perché l’aspirina agisca in fretta. È come se avessi un picchio nel cranio che non vuole smettere di martellare.
«In realtà, io ho adocchiato un’immagine. E anche Clary.»

Il mal di testa e la sensazione di spossatezza scompaiono all’istante. Non so se sia l’effetto dell’aspirina oppure semplice adrenalina. Mi alzo in piedi di scatto. «Illuminami.»
«Sì, ehm... diciamo che non ne sono molto sicuro.»
«Fa nulla. Sempre meglio di niente, no?»
«Ovvio. Allora, prima che Asmodeo comparisse e bla bla bla, poco sotto il riflesso del braccio di Jace nello specchio mi è sembrato ci fosse una mina. È questo ciò a cui ho pensato: una mina. Una sfera puntuta, lucida, come se fosse ricoperta d’olio. E poi, sempre che gli occhi non m’abbiano ingannato, ho notato che non era completamente nera, anzi, aveva dei puntini fucsia.»
«Tu non ci crederai, Cameron.» Scuoto la testa. «Il rituale alla fine ha funzionato. Quella che hai visto è una Bardana. Be’, più o meno la sua versione 2.0, riveduta e corretta. Santo cielo, ci abbiamo azzeccato in pieno.»

***

Non sa se sentirsi onorato o irritato. Asmodeo ha preso le sue – le loro – difese, ma non c’era bisogno.

«Oh, lo so.» Il Principe sghignazza. «Però a volte fa comodo avere qualcuno di influente tra i propri ranghi.»

Come... come fa ad essere lì, proprio davanti a lui?

«Mio figlio mi ha rimandato all’inferno, ma ho ancora potere per effettuare una conversazione olografica. Se ci riescono i Nascosti più ottusi, di certo posso farlo anch’io dalle viscere della Terra.»

Ah, quello Stregone... ha già avuto a che fare con lui. Prima o poi lo eliminerà.

«No. Se Magnus morirà, sarà per mano mia. Ops, ho sbagliato. Quando Magnus morirà. Però potrete alleggerirmi il lavoro.»

Sì, sì, quanto gli farebbe piacere dare il benservito a quel figlio di buona donna...

«Infettate anche lui. Sì, lo so, al momento non è possibile... ma trovate una soluzione. Al più presto.»

Certo che lo faranno. Bisognerà aspettare un po’, ma ci riusciranno.

«Fatelo soffrire. Mettetelo davanti all’impossibilità di continuare a vivere. Usate tutti i mezzi a vostra disposizione. Vi darò un aiuto, se necessario. Portatelo al limite della sopportazione. Solo a quel punto morirà, e per di più volontariamente. Mi concederà la sua immortalità.»



Aggiornamento flash post-attacco d’ispirazione epico. Mi dispiace regalarvi capitoli corti, ma preferisco concentrare il succo della storia piuttosto che allungare la solfa e farvi annoiare con pubblicazioni scialbe e prive di colpi di scena.

Come vedete, le “mire espansionistiche” di Asmodeo non si sono di certo concluse con la scaramuccia avvenuta più o meno alla fine di CoHF. Anzi no: è appena l’inizio.
Ve l’ho detto che ho in mente delle cose davvero diaboliche.

Qualche piccola informazione: la frase “Se ti vogliono realmente bene, perché dovrebbero allontanarti? E se invece così non fosse, a te importerebbe qualcosa? Significa che non sono degni di avere un figlio, o un amico, o un fratello come te” la devo a Francesca Paduano, che l’ha ideata per l’ipotetico sequel di Magisterium che stiamo progettando. S’intitolerà Bad Blood, e vi farò sapere come, quando e dove inizieremo a pubblicarlo.
Invece, la definizione “i Boss” per riferirmi a Lucifero e Dio, la frase “Siamo demoni, a volte mentiamo, sai” e le trappole del diavolo sono presi da Caldo come il Fuoco, primo libro della serie The Dark Elements di Jennifer L. Armentrout che ho divorato. (Succosa notizia per i fans della serie Lux: ho in mente una fanfiction ambientata dopo Opposition).

Per il rituale degli specchi devo ringraziare AlexisDeathNote
di Wattpad (prima conosciuta come AlexisSing) per aver scritto Legends 2. Il capitolo in questione è Specchi: leggende e credenze popolari.

Bene, VOTATE e RECENSITE! Alla prossima!
  
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