Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: vuotichepesano    19/08/2015    0 recensioni
Io so che apprezzeresti, so che staresti bene e che ti basterebbero i miei polsi e le mie clavicole sporgenti, ti basterebbero le mie parole i miei silenzi e le mie paranoie per quando parti perché voglio sempre che torni
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono "tornata"??
Diciamo che non è uno dei periodi migliori della mia vita e l'unico modo per liberarsi è l'arte!
Vi lascio con questo pezzo di me, spero vi piaccia e vi chiedo cortesemente di lasciarmi qualche recensione se ne avete voglia!
Un abbraccio, Julia x





 
Sono quella con il cuore a metà perchè l'altra metà ce l'hai tu





Ricordo ancora.
Ricordo ancora come ti guardavo quella sera, ricordo ancora i miei occhi che non sapevano se riempirsi di gioia o di dolore.
Ricordo ancora il mio sorriso, ricordo le mie gambe che tremavano, le mani sudate, il cuore in gola ma sempre a metà.
Ricordo che nella mia testa c'era solo la frase "Ti prego baciami".
Ti giuro, che ti verrò a prendere un giorno perché mi hai sempre ripetuto che tutto quello che volevo io riuscivo ad ottenerlo.
Ti sei sempre accorto dei miei particolari, dei miei occhi tristi, della mia voce tremolante per le parole non dette ma vogliose di uscire tipo “Ti Amo”, di quando sarebbe stato il momento di abbracciarmi, di dirmi che non ero sola e che ero magra abbastanza per potermi permettere di mangiare anche qualcosa in più.
Di quando dirmi che ero abbastanza, di accarezzarmi la schiena o di darmi una pacca sulla spalla.
Ma c'è una cosa di cui non ti sei mai accorto,
non ti sei mai accorto che gli occhi tristi e spenti erano per te, che di abbracci da te ne avrei voluti mille, che a me non bastava sapere che io non ero sola ma che tu c'eri.
Che c'eravamo entrambi, insieme.
Che non avrei più dovuto passare le notti da sola, che i treni li avrei dovuti prendere per venire da te e non per andare in centro.
Che poi io alla fine ti sto scrivendo come se tutto questo fosse normale e come se non sapessi che in realtà tu non mi hai mai guardata negli occhi, e non hai mai desiderato le mie labbra e che non hai mai toccato le mie gambe e nemmeno mi hai mai detto che ti bastavo.
Parlo come se non sapessi che tu in realtà sei lontano più di un’ora o due di treno e come se tra 937  km ci fossi tu davvero ad aspettarmi.
Come se ti avessi toccato e assaggiato le mani davvero o come se le tue gambe si fossero incrociate con le mie sotto ad una coperta di cotone.
Come se avessimo davvero dormito insieme e ci fossimo compressi l’uno con l’altro come se dovessimo diventare una cosa sola e non dovessimo dividerci mai più.
Purtroppo lo so che tu non mi hai mai neanche pensata e nemmeno pensato che ti mancassi.
E invece a me manchi, manchi ancora, manchi un casino, troppo, troppo per un corpo così piccolo, troppo per un corpo così fragile.
Ed è inutile dire e soffocare gli urli nel dirti che vorrei che tu fossi qui e che la distanza tra noi due mi brucia e consuma le ossa e me le riduce in piccoli atomi di polvere.
E che io sto diventando come la polvere, leggera, fragile ed invisibile.
Che hai tuoi occhi invisibile lo sono sempre stata.
Anche quell’unica volta in cui mi hai salutata da lontano, in mezzo a tutta quelle gente,  hai sentito che ero lì, mi hai vista, ma non mi hai guardata, osservata, studiata, capita.
Hai visto  la mia mano, la mia faccia, le mie, gambe, i miei occhi, ma non hai visto quante cose farei per poterti accarezzare mentre dormi, o per poterti vedere sorridere da vicino. Non hai visto quante cose posso dire, quante lacrime potrei versare e ho versato (per te).
Non hai visto che so disegnare, che so farti stare in silenzio e che so restare in silenzio anche per una giornata se solo tu fossi disposto a parlare solo attraverso i gesti, i baci.
Non hai visto e soprattutto sentito il mio cuore dopo che te ne sei andato e lasciata sola, ancora una volta.
E nemmeno sentito il peso del vuoto che mi lasci ogni volta che non ci sei più.
Leggendo i libri riesco sempre a trovarci, e nell’ultimo che ho letto mi è rimasta impressa un frase che condivido pienamente “ Mi ritrovavo spesso durante il giorno a sorridere pensando a lei. Era un modo di amarla.”. Tu non sai che per sentirti più vicino ti immagino accanto a me e che ti colloco in qualsiasi punto delle stanze e delle parole.
Non sai che per me andrebbe bene anche un messaggio con scritto “Ehy, ciao, sì sono io, sono arrivato in hotel e il cibo fa schifo e sono distrutto, però sto bene, cioè sono felice, è quello che voglio fare ma vorrei farmi anche te” e poi immaginarti ridere come uno stupido.
Che mi basterebbe anche una chiamata di cinque minuti dove sentirei la tua voce rauca e stanca e i tuoi “Penso che”.
Sai cosa penso io invece? Che non è giusto.
Non è giusto che io sia qui a scrivere di te da tutte le parti perché dovremmo pur stare da qualche parte noi due, e non possiamo stare insieme su un divano o sui sedili di un taxi che ci porta in giro per le strade di Cheshire. Che poi magari ci andiamo a prendere un caffè e ce lo beviamo insieme seduti su una panchina parlando dei bambini che giocano felici e che un bambino potremmo farlo anche noi due e che lo chiameremmo con un nome particolare perché non voglio che pensi la stessa cosa che penso io del mio che “Cavolo mamma, ma ce l’hanno tutti, non potevi chiamarmi in un modo più originale? Tipo Jeley?” e sentirti ridere per i miei discorsi contorti e bizzarri.
Io so che apprezzeresti, so che staresti bene e che ti basterebbero i miei polsi e le mie clavicole sporgenti, ti basterebbero le mie parole i miei silenzi e le mie paranoie per quando parti perché voglio sempre che torni.
(da me).
So che ti farebbe piacere sapere che io resterei sveglia ad aspettarti  pur di vederti rientrare a casa ed accoglierti come piace a te.
E so che non è giusto che due persone così perfette insieme debbano stare separate a tutti i costi.
E so che io farò di tutto contro il mondo per venirti a prendere però devi venirmi in contro anche tu.
Perché lo sai, che io per te sono forte, per te io supero tutto, ma da sola comunque non ci riesco. Ho bisogno di te. Qui.
Non chiedo tanto, forse chiedo troppo.
Chiedo qualcuno che riesca a percepire cosa sono, qualcuno che apprezzi la mia semplicità, il mio sorriso imperfetto, le mie mani magre, i miei occhi grandi, i miei capelli profumati, il mio corpo, le mie parole, la mia arte, i miei pensieri, i miei gesti fatti di nascosto, me.
Qualcuno per cui valga la pena passare le notti a piangere e le giornate a pensare "Mi manchi come l'aria, come sempre, come il lavoro in Italia, come la felicità nel mondo, come l’intelligenza nelle persone, come tutto.".
Qualcuno che apprezzi i miei polsi bisognosi della stretta di alcune mani, la mia timidezza, le mie debolezze, le mie paure, le mie forze, i miei "Forse", i miei sogni.
Non chiedo tanto, forse chiedo troppo.
Il mio troppo sei tu.
E forse io non sono troppo per te.
Forse sono troppo poco, o troppo lontana, troppo diversa o troppo piccola.
Forse sono troppo innamorata, o forse troppo sola, o troppo triste, o troppo senza di te.
So solo che tu non sarai mai abbastanza “Troppo” per non cercarti.
Vicino a te io mi sento invincibile, sarei in grado di andare da una persona qualsiasi a dirgli “Non mi piacciono le tue scarpe” o sarei in grado di urlare da una terrazza che “Ti voglio da sempre e per sempre”.
E a pensarci non fa paura?
Penso a te tutto il tempo quando sono sola e quando sono con gli altri, ormai non so neanche più dove sono finita io perché sono completamente affogata dentro le tue mani.
Peccato che tu non sia affogato nelle mie, perché a quest’ora non starei scrivendo su dei fogli di carta perché dovremmo pur stare da qualche parte noi due.
 
 



Ti aspetto





 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: vuotichepesano