Genere: Commedia
Tipo di coppia: OT3
Personaggi: Hyuuga
Junpei, Kiyoshi Teppei, Aida Riko
Rating: Verde
Parole: 680+
Note: … perché più si avvicina la fine più procrastino per postare le ultime storie?
Comunque, non ho
resistito a chiamare in causa un’altra delle mie OT3,
anche se in realtà la storia è tutta incentrata su Hyuuga.
Che è orribilmente difficile, come al solito, da scrivere.
Di nuovo il prompt
suggeriva angst da tutti i pori, ma l’ho plasmato a
mio volere.
(… comunque, la
sindrome della covata esiste davvero.)
Scritta il: 14/07/2015
22# • Things you
said after it was over
Quando gli avevano detto
che esisteva una cosa come la sindrome della covata non ci aveva voluto
credere. Una cosa così stupida, con un nome così imbecille, non poteva essere
una condizione reale, no? Non importava se appena avevano scoperto che Riko era incinta era stato lui quello a sentire
tutti i dolori, dal mal di schiena al mal di reni alle nausee mattutine, non
importava se, sebbene lui desse la colpa a qualche
virus stagionale, sia lei che Kiyoshi erano sani come
pesci. Hyuuga Junpei
non si era preso niente che avesse un nome come quello.
E sì che la gente non
faceva altro che dirgli che era una cosa positiva, che dimostrava quanto fosse
attaccato alla madre e al nascituro. No che non era una cosa positiva! In
nessun pianeta essere paragonato ad una gallina era
una cosa positiva; in nessuna dimensione esistente essere riverso su un lettino
di un ospedale mentre la propria moglie partoriva nella stanza accanto era una
cosa positiva!
Si accoccolò su se stesso,
le mani premute sul ventre dilaniato dai peggiori dolori che avesse memoria di
aver mai provato. Lì per lì credeva che fosse solo suggestione, o al limite
ansia - le contrazioni, la rottura delle acque, la corsa verso l’ospedale si erano susseguite con una velocità tale da sembrare surreali,
ed era normalissimo sentirsi un po’ tesi, no?
Evidentemente no, perché
mentre persino Riko si era tranquillizzata alla
svelta nonostante i dolori e la situazione e Kiyoshi
era rimasto fedelmente al suo fianco, tenendole stretta la mano e beccandosi
diligentemente gli insulti che volavano nell’aria quando la suddetta
tranquillità barcollava e veniva comprensibilmente meno, lui era passato da ‘dolorino trascurabile’ a ‘penso di stare per morire’, con
tanto di infermiera che lo sorreggeva mentre lo portava fino al giaciglio su
cui era rimasto a soffrire fino a quel momento.
Non era una scenetta
patetica? A volte aveva quasi idea di essere lui la donna di casa,
quando la sua stupida emotività di fondo faceva a
spintoni col suo desiderio di mantenere la sua solita facciata seriosa e ne
emergeva inevitabilmente vincitrice. Chissà quanto se la stavano ridendo i
dottori alle sue spalle? Chissà quanto avrebbe riso la sua prole, quando questo aneddoto sarebbe sbucato fuori?
Era tanto immerso in quel
vortice di autobiasimo e vergogna che perse tanto la
cognizione del tempo quando quella del dolore, che si riacutizzò solo quando
sentì qualcuno scrollarlo leggermente da quel pietoso torpore. Alzò lo sguardo,
solo per mettere a fuoco il viso sorridente di Kiyoshi
rivolto verso di lui.
- … è finita? -
- Sì, è andato tutto bene.
Vuoi venire di là, ti senti meglio? -
Non gli rispose nemmeno,
mentre aggrappandosi a lui lo istigava a muoversi e a
trascinarlo via da quel buco. Sentiva il cuore battergli così forte che
qualsiasi altra percezione divenne inutile e insignificante, totalmente
incentrato sull’idea di poter finalmente vedere quella creaturina che avevano atteso per così tanto e a cui potevano finalmente
regalare tutto l’amore di cui erano dotati. Davvero tutti quei dolori idioti
che aveva passato erano segno di un legame che era
destinato a instaurarsi fin da subito? Sarebbe riuscito ad
essere un buon padre, sarebbe stato adatto a ricoprire un ruolo come quello?
Ormai non c’era più tempo per prepararsi, l’attesa era finita; doveva prepararsi a fare i conti con la realtà.
Deglutì quando Kiyoshi spinse la porta della stanza dove si trovava Riko, che subito si voltò stanca ma sorridente verso di
loro. Un fagottino riposava tranquillo tra le sue braccia, così piccolo che
quasi non sembrava reale.
- Non è bellissima? La
nostra bimba… -
Junpei
barcollò verso di loro, totalmente estasiato. Era sì bellissima, di più, era un
miracolo. Era così perfetta che la
sua mente si svuotò completamente di ogni pensiero e preoccupazione,
lasciandolo finalmente libero da quell’angoscia insopportabile che l’aveva
angustiato nei mesi passati. Era pronto ad
intraprendere quella nuova vita, già immerso in una felicità che lo faceva
sentire leggero come una piuma.
Così tanto, che l’ultima
cosa che sentì furono le due persone che tanto amava
che gli urlavano impanicate di non svenire.