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Autore: Artemide BlueMoon    19/08/2015    2 recensioni
Lei: ha problemi con il suo attuale ragazzo violento e non "concentrato" sulla loro relazione, è stufa, ma come può metterci una pietra sopra se è vero amore?
Lui: spunta dal nulla, è un omone grande e grosso, ma galantuomo
La miglior amica di lei: diabolica
Mi sembra di aver già detto abbastanza, ma la parola chiave è "pigiama"
buona lettura
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il bel incontro

 

Sono Julie, ho 24 anni, i capelli medio lunghi neri e gli occhi celeste tendenti al viola, un bel corpo di cui vado fiera e non mi vergogno di dirlo perché per me è motivo di vanto.

Probabilmente adesso vi starete chiedendo perché dovrebbe interessarvi, bè io sono qui per raccontare un storia a chi vorrà leggerla, una che probabilmente piacerà alle sentimentali, ma che per me è stato l'inizio di una nuova vita.

Non so se avete mai sentito parlare del “bel incontro”: è una cosa molto diffusa nei film, sapete quando lei voleva fare qualcosa e mentre lo fa incontra lui e fra i due scoppia subito la chimica, ecco, io per esempio ero una di molte voi che quando sentiva questa cosa non poteva evitare di farsi scappare una sana risata, ma un giorno, probabilmente il più brutto della mia vita, non potei proprio ridere.

Se siete ancora qui dopo questa noiosa introduzione siete fortunati perché scoprirete cos'è successo quel lontano giorno di luglio di 5 anni fa che forse semplicemente mi aprì gli occhi sulla cosa importante che mi stavo perdendo: la vita.

Quella mattina mi ero svegliata presso, ero nuda nel letto della mia piccola casetta a litigare con quello che non più di qualche ora dopo sarebbe diventato il mio sgradito ex.

-ti è piaciuto scoparmi ieri sera, vero? Ti è piaciuto pensare a questa Sophia mentre lo facevamo distruggendo mezza casa!-urlai fuori di me a Manuel, un ragazzo gracilino dai capelli e gli occhi neri che puntualmente mi tradiva con ogni essere respirasse, ma ero troppo stupida, innamorata e fragile per rendermi conto che stavo sbagliando da una vita ormai.

-ma no, amore, che dici? Lo sai che per me ci sei solo tu-mi ripeteva con la faccia da cucciolo bastonato che aveva il potere di far vacillare ogni mia convinzione.

-e.e allora questo biglietto che ho trovato nella tua camicia? “Manu in discoteca sei stato fantastico, chiamami ancora dato che quella smidollata della tua ragazza non ti soddisfa. Il numero te l'ho salvato sul telefono la scorsa volta che hai schiacciato un pisolino da me dopo il sesso fantastico. Bye Sophia”! Lo sapevo che non mi dovevo fidare di te, ancora! Accidenti se lo sapevo!-

-no non no, Julietta mi ascolta, è stato un errore, io amo solo te-

-non chiamarmi Julietta, lo detesto! Continua ad amarmi da dietro la porta, grazie!-lui si alzò dal letto, si vestì con comodo in silenzio e uscì di casa come se non fosse successo niente.

Era quella la sua tecnica: ogni volta che scoprivo un suo tradimento faceva la recita del fidanzato che ammette di aver sbagliato e ogni fottutissima volta che lo faceva io tornavo da lui gattonando, lo perdonavo dopo neanche un giorno e passavo sopra tutto il dolore e la frustrazione provati nella giornata, troppo debole per sottrarmi al suo gioco.

Non appena Manuel uscì di casa mia scoppiai in un sonoro pianto isterico, non potevo farci niente, la stupida senza spina dorsale ero io e lui solo uno stronzo come tanti altri, del quale ero talmente presa e irrimediabilmente innamorata da spegnere il cervello non appena lo vedevo.

Sistemai la stanza in fretta e male, asciugandomi i grossi lacrimoni dagli occhi.

Stavo ritirando i vestiti usati la sera prima alla discoteca dove io e Manuel avevamo festeggiato 9 mesi di fidanzamento, anzi, di torturato tira e molla, quando trovai la maglia del mio pigiama lacerata.

Non era la prima volta che veniva distrutta dagli attacchi improvvisi e irriverenti di passione del mio fidanzato, ma era talmente tanto violento che in quei 9 mesi avevo dovuto rinnovare il guardaroba circa 3 volte, stanca di rattoppare all'inverosimile ogni maglia o pantalone strappati da quella sottospecie di animale.

-Sono rimasta senza pigiami, devo uscire a comprarli-mi lavai e vestii svogliatamente, un paio di jeans, una canottiera larga colorata e le vans nere, presi la borsa, ma evitai accuratamente il trucco dato che sapevo fin troppo bene che sarei di nuovo scoppiata a piangere da un momento all'altro, odiavo questa parte così fragile di me, avrei voluto essere come molte ragazze nei film: fredda, calcolatrice e grintosa, ma l'unica cosa che sapevo fare era piangere, quello con Manuel era un periodo buio che pensavo si sarebbe protratto ancora troppo a lungo per i miei poveri e logorati nervi.

In pochi minuti raggiunsi il negozio di abbigliamento dove vado tutt'ora a rinnovare il guardaroba e dove lavora Lea Fridacelesti, la mia migliore amica che ora ha fondato una casa di alta moda chiamata LF, ha i capelli corti lisci e tinti di rosso e gli occhi di due colori diversi: su base nocciola il sinistro varia sul rosso mentre i destro è sull'oro; lei mi capisce sempre e detestava con tutta sé stessa Manuel, ma non fece niente per fermare la nostra relazione dato che le chiesi io di lasciar correre.

-O MIO DIO! Julie, tesoro, perché piangi?-urlò la mia migliore amica correndomi incontro dall'altra parte del negozio fino alla porta dove stavo entrando.

-cazzo, mi sono dimenticata gli occhiali da sole1-facevo sempre così per nascondere gli occhi rossi del pianto, ma quel giorno ero troppo sconvolta per ricordarmeli così, dato che a Lea non sfugge mai nulla, notò subito che stavo male quando di solito ci impiega due secondi in più.

-ancora quel pezzo di merda? Amore io ti voglio un bene dell'anima, ma lasciamelo picchiare, ti prego! Non è la prima e non sarà l'ultima volta che stai così male per colpa di quello là-la sua energia riesce sempre a mettermi di buon umore e a risollevarmi il morale.

-no, lo sai come la penso, ti scongiuro rispetta la mia decisione-

-uffa... solo perché sei tu, ma quando vi mollerete voglio essere la prima a spaccargli il naso!-disse con aria aggressiva, per poi cambiare subito tono e circondarmi le spalle con un braccio, dall'alto dei suoi tacchi proibitivi-adesso dimmi tutto: di cosa hai bisogno questa volta?-

-una maglia di un pigiama, maschile possibilmente, quelle femminili sono troppo strette per poterci dormire-

Lea si fermò un attimo a guardarmi con gli occhi leggermente spalancati, poi assottigliò lo sguardo e fece il sorrisetto delle grandi idee ce di solito mi portano solo guai, infine mi condusse nel reparto pigiami uomo.

-tesoro, lo sai che qua non vendiamo pezzi dii vestiario, ma completi-

-sì, ma ...-

-per tua fortuna un altro nostro affezionato cliente poco fa ha fatto la tua stessa richiesta, ne stavamo appunto discutendo quando sei entrata tu e con il tuo muso lungo mi hai rattristato la giornata. Ei ei eccomi di ritorno, scusami se ti ho abbandonato di punto in bianco, ma ho la soluzione al nostro problema-Lea si rivolse a qualcuno dietro uno scaffale e poi mi spinse avanti.

Il mio equilibrio non è mai stato tanto affidabile, per di più ero concentrata a capire cosa frullasse in quella testolina rossa che persi la presa sul terreno quando venni sbalzata in avanti.

Per mia fortuna ad afferrarmi ci pensò un omone alto il doppio di me, con un petto solido e delle mani grandi e fresche.

-m.mi scusi … io ...-

-Julie, lui è James. James, ti presento Julie-

alzai lo sguardo per incrociare quello del molosso.

Tanto molosso in fondo non era, ma mi superava comunque di due teste in altezza, in larghezza non avrei saputo dire fatto sta che al suo confronto io sembravo un cricetino.

Appena ebbi il quadro generale di James mi feci forza per non dire ad alta voce che razza di bel pezzo d'uomo fosse: occhi marroni tendenti a un verde sottobosco, capelli castano scuro corti e ordinati in una cresta storta, carnagione color pesca, spalle larghe e bicipiti allenati, fianchi stretti e gambe ben proporzionate.

Ricordo che sussurrai tra me e me:”trattieniti Julie, tu hai Manuel … che non ha neanche un decimo del fascino, dell'eleganza e della gentilezza ce trasuda questo tipo, ma tu sei una fidanzata fedele...” purtroppo mi bastò solo ricordare quello schifoso del mio fidanzato perchè le lacrime, nascoste fino ad ora dietro l'angolo, facessero capolino e corsero ad appannarmi la vista.

-piacere, ma … ti sei fatta male? Cavoli, scusa non volevo farti piangere-mi disse premurosamente, mettendomi una mano sulla spalla e l'altra intorno ai fianchi mentre si abbassava per potermi guardare dritta in faccia.

-no … figurati, n.non sei tu .. è che ...-

-ha problemi con quello stronzo del suo fidanzato che se la scopa e poi la molla-finì per me Lea, spiattellando la mia vita sessuale e privata in faccia a un perfetto sconosciuto che per di più era arrossito visibilmente, forse perché era stato appena messo a parte di un segreto piuttosto personale.

La guardai malissimo, ma lei si limitò a farmi la linguaccia e ad alzare le spalle lasciate scoperte da un top attillato, se non avessi saputo quanto ama il suo fidanzato, Carlos, avrei pensato che ci stesse provando con James.

-sul serio? Scusa, non voglio offenderlo davanti a te, ma si deve proprio essere senza cuore per far piangere una donna come te-mi disse sfoggiando il più bello dei sorrisi che avessi mai visto in vita mia.

-ahahah grazie, sei gentile a stare dalla mia parte, qualcuno avrebbe detto che è colpa mia se lui mi lascia-

-ma se fosse colpa tua perché ora staresti piangendo? E' una scusa campata per aria, non sta in piedi: deve essere lui che fa qualcosa e mi dispiace perché vedi la fauna maschile non è solo stronza, c'è chi farebbe i salti di gioia pur di rendere felice una bella donna-mi disse e poi mi fece un'occhiolino ammiccante, io non resistetti e mi lasciai scappare una risata che lo fece subito sorridere a sua volta.

Avevo appena incontrato James eppure mi aveva già risollevato il morale e mi aveva fatto rivalutare il mio giudizio negativo sugli uomini, non erano tutti da prendere a calci (fino a quel momento avevo avuto ripensamenti solo su Carlos, ma essendo lui rimasto un bambinone non sapevo quanto fossero fondati).

Rimanemmo a fissarci intensamente, i suoi occhi avevano un non so che di magnetico per me e più continuavo a guardarli più sentivo che i miei problemi stavano scivolando via.

-vaaa bene, adesso tralasciamo la questione sugli uomini del mondo. Dato che James voleva dei pantaloni di un pigiama e tu, Julie, vuoi una maglietta, ma noi non possiamo venderveli separati, pensavo che potreste comprare un pigiama che piace ad entrambi e poi ve lo dividete. Che dite?-

-è una buona idea, sei un genio Lea. Io ci sto anche perché necessito urgentemente di un pigiama-

-anche per me non ci sono problemi-risposi

-bene. Di che colore lo volete?-

-verde!-dicemmo insieme per poi voltarci l'uno verso l'altra a fissarci stupiti, i suoi occhi iniziavano a diventare una sorta di droga per me.

-wow, che velocità, ve lo vado subito a prendere-mentre la petulante commessa nonché mia migliore amica si allontanava io e James continuammo la nostra battaglia di sguardi, atta a studiare meglio la persona che ci trovavamo davanti.

-è il tuo colore preferito? Il verde intendo-

-sì-rispose lui sfoggiando quel sorriso che dovrebbe essere dichiarato patrimonio mondiale di bellezza naturale.

-anche il mio ...-

-così … il tuo fidanzato ti sta facendo passare un momentaccio?-mi chiese evitando volutamente il mio sguardo ancora triste.

-purtroppo è da quando lo conosco che vivo in un momentaccio-risposi sbuffando e alzando lo sguardo ancora triste.

-allora perché non lo molli?-

-non è facile-gli risposi quasi con troppa foga, quando me ne accorsi abbassai subito la voce, dato che non è sfoggio di buona educazione urlare in faccia a un bel sconosciuto che si sta solo interessando della tua pessima condizione sentimentale con tatto, tra l'altro-ecco vedi quando sono in procinto di farlo di solito lui se la svigna e poi ritorna dopo che ho sbollito la rabbia tanto che non riesco a chiudere la relazione. Ci ho provato più e più volte, ma quando sono sola lui torna sempre, non mi dà pace e questo tira e molla per me sta diventando un inferno bello e buono, mi sento distrutta. Il fatto è che quando mi sono messa insieme a lui già lo sapevo che sarebbe stato difficile, ma mi illudevo che avrei potuto cambiarlo, che avrei potuto fare qualcosa per lui … io da sola, che stupida che sono stata. Scusa, non so neanche perché ti sto raccontando tutte queste cose, ti starò annoiando probabilmente ...-aggiunsi alla fine del mio soliloquio raccapricciante dove mi feci schifo da sola per quanto potevo risultare patetica e infantile, ma lui sembrò non essere infastidito, anzi mi stette ad ascoltare per bene con aria assorta, attento a ogni singola parola fosse uscita dalla mia bocca.

-“Mi stavi vicino nei momenti bui, poi ho capito che i momenti bui erano quando mi stavi vicino”-

-già belle parole-

-io non penso tu sia stata stupida, forse solo un po' ingenua, come penso lo siano tutte le donne in fondo in fondo. Non puoi voler cambiare un uomo di punto in bianco, se no vuol dire che ti ci sei messa insieme solo per una cosa o due che ti piacciono di lui; il cambiamento deve essere in entrambi all'interno della coppia se no non funzionerà. Io ho l'impressione che tu ti sia andata a cacciare in un bel pasticcio perché il tuo buon cuore ha provato pietà per il tuo fidanzato, all'epoca hai visto che aveva bisogno di una mano, ma se alla fine lui non vuole essere aiutato è arrivato il momento giusto per darci un taglio-

-dici bene. E' molto saggio quello che hai detto-

-ho avuto modo di provarlo sulla mia pelle-

-e come hai fatto a mettere un punto fermo alla relazione-

-ho semplicemente capito-

-capito cosa?-

-che non era quella giusta-i nostri occhi si incrociarono e lì capii quanto cavolo fosse vero: Manuel non era la persona giusta per me, non lo era mai stato, all'inizio forse lo era l'immagine che mi ero creata di lui con la mia testa, ma mi meritavo di meglio non potevo continuare in quel modo e servì sbattere contro il petto virile di un affascinante sconosciuto in cerca di dei pantaloni del pigiama per rendermene definitivamente conto.

Stavo per ribattere con qualcosa che neanche mi ricordo quando Lea ci interruppe portando con sé due pigiami verdi, così spostammo la nostra attenzione verso di lei.

-in negozio abbiamo questi due modelli, quale preferite?-ce li mostrò entrambi: il primo verde acido era pieno di cuoricini sebbene fosse un pigiama da uomo mentre il secondo era di un verde sottobosco che mi ricordò subito gli occhi di James con un bellissimo cucciolo di cane che dorme sul petto i cui colori scendono fino ai bordi della maglia e i pantaloni schizzati dei colori scesi dalla maglia.

-il secondo-dicemmo nuovamente insieme e la rossa sembrò molto soddisfatta mentre si avviava alla dove noi la seguimmo scambiandoci ogni tanto qualche occhiata di sottecchi e dei timidi sorrisi.

-non sei tipa da cuoricini, immagino-

-per niente, sono romantica, questo sì, ma cuori proprio noo-risposi in uno sbuffo e lui sorrise di nuovo.

Inspiegabilmente mi sentii trascinata anch'io a sorridere, non capii subito il perché.

Insistette per pagare tutto di tasca sua, nonostante mi fossi opposta ripetutamente, ma mi liquidò dicendo:“Non sarei il galantuomo che ostento di essere se lasciassi pagare anche solo un pigiama a una bella donna come te” quello che mi stupii è che mi definì bella, Manuel non lo aveva mai fatto.

Appena uscimmo dal negozio, seguiti dai saluti di Lea che saltellava da una parte all'altra del locale in preda a un'insolita euforia, lo invitai a casa mia per dividerci il pigiama e bere un caffè, sicura come il cielo che se fossimo entrati in un qualsiasi bar avrebbe di nuovo insistito per pagare tutto.

Mi ero però dimenticata che non avevo ancora riordinato il disastro fatto la sera prima con Manuel e prima di uscire avevo persino rotto un vaso lanciandolo con tutte le mie forze contro la parete.

-ma cos'è successo qui? Non hanno annunciato nessun tornado nei dintorni...-scherzò James che mi vide abbattuta dal primo momento che misi piede in quella casa, culla di ricordi non proprio piacevoli.

-scusa-risposi con un tono mesto, ma comunque un po' più spensierato-quando sono rientrata ieri sera è successo un po' un casino-all'improvviso una mano mi si posò gentilmente sulla spalla e ogni tristezza svanì in poco tempo.

-ti do una mano a riordinare-

-no! Sei un ospite e ti vieto di lavorare-

-ma lo voglio fare! Lasciati aiutare, Julie-

-allora grazie, James-

Ci mettemmo subito all'opera armati di ramazza, moccio, paletta, secchio e tanta buona lena.

Non avrei mai pensato di divertirmi a tal punto riordinando la casa che io e Manuel distruggevamo puntualmente quasi ogni giorno, soprattutto non mi sarei mai aspettata che un giorno un bel uomo conosciuto per caso mi avrebbe dato una mano così considerevole.

Pulimmo tutto da cima a fondo scherzando e divertendoci, con James proprio non riuscivo a tenere il muso e i ricordi della mia difficoltosa relazione erano come svaniti dal mio cervello, troppo occupato a pensare quanto fosse divertente il mio nuovo amico con la scopa imbracciata fingendo di ballare un valzer molto spinto al solo scopo di farmi ridere a crepapelle e pensare che non sarebbe stato male se al posto di quell'arnese per le pulizie ci fossi stata io.

-ehm … non per invadere la tua privacy-disse mentre rassettavamo la stanza da letto-ma questo dove te lo metto?-mi sventolò sotto il naso un mio reggiseno di pizzo rosso fuoco, inutile dire che diventai anche io di quello stesso colore e mi alzai all'improvviso tenendo i cocci del vaso che stavo raccogliendo in una mano e con l'altra cercando di strapparglielo dalle mani.

-ceto che però è proprio sexy, chissà come ti sta addosso-fece una faccia davvero troppo pervertita, fosse stata un altra persona non avrei esitato a schiaffeggiarlo, ma chissà perché mi venne la voglia mai provata di rispondere alle sue provocazioni.

-e chi lo sa? Magari potresti vederlo di persona ...-mi avvicinai a lui con passi studiati, lenti e ammalianti che lo immobilizzarono a fissarmi; l'elettricità nella stanza si stava alzando e sentivo le guance bruciarmi mentre lui mi metteva una mano sul fianco e mi guardava con una tale intensità che avrei potuto sciogliermi.

A rovinare il momento furono i cocci che tenevo in mano, infatti uno di questi un po' troppo appuntito mi tagliò il palmo e me ne accorsi troppo tardi.

-ahi!-esclamai

-che succede?-mi chiese lui ritornando subito serio e preoccupato.

-mi sono fatta male-gli mostrai la mano lesa e lui non esitò un istante a prendersi un fazzoletto di seta dalla tasca dei jeans per tamponarmi il taglio che stava stillando delle gocce di sangue.

-grazie-

-non c'è di che, è solo un fazzoletto in fondo-

-sì, ma mi sei stato di grande aiuto oggi, e ci conosciamo appena, ma io sento di potermi fidare di te...-in quel momento alzai lo sguardo verso di lui e i nostri nasi si trovarono a sfiorarsi, quando ci eravamo avvicinati così tanto? Perché non riuscivo comunque a scostarmi, anche se sapevo di stare sbagliando tutto visto che purtroppo ero ancora fidanzata con un altro? Perché in quel momento i suoi occhi mi sembravano il posto più accogliente dove potessi stare? Tutte domande molto interessanti che però si cancellarono completamente lasciando spazio al vuoto quando lui si avvicinò ancoro di più a me, da quella posizione potevo sentire alla perfezione l'odore del caffè che ci eravamo bevuti mentre mettevamo a posto la casa unito al profumo mentolato del suo alito che mi stava letteralmente facendo impazzire.

Non mi tirai indietro neanche quando mi strinse in un tenero e caldo abbraccio, ma gli misi le braccia intorno al collo e mi lasciai finalmente andare come mai mi era capitato prima.

Ci baciammo. Sì, proprio così, io, Julie, stavo baciando un affascinante e gentile sconosciuto che si era offerto di aiutarmi a mettere a posto la casa, e se devo dirla tutta è stato un contatto che ambivo da quando ero andata a sbattergli contro, solo che non mi ero ancora resa conto dell'elettricità che ci aveva avvolti per tutto quel tempo e solo in quel momento capii perché Lea era felice, al negozio: aveva fatto centro anche stavolta e aveva trovato chi mi potesse far dimenticare Manuel.

Le labbra di James erano sottili e morbide, mi baciavano con calma e con un rispetto che non mi era mai stato rivolto e in più mentre la mia bocca iniziava a prendere più confidenza e si muoveva con più sicurezza sulla sua delle piccole scariche di elettricità mi si scaricarono lungo la spina dorsale, facendomi friggere lo stomaco che si stava riempiendo velocemente di farfalle impazzite.

Mi aggrappai con più forza alle spalle solide dell'uomo che mi stava baciando con trasporto e lui parve apprezzare quell'ulteriore coinvolgimento perché sorrise contento sulle mie labbra prima di andare ad accarezzare con la lingua il mio labbro superiore, per poi accoglierlo tra le sue e succhiarlo leggermente.

Non potei trattenere il gemito che mi uscì spontaneo dalla gola, cosa che fece perdere a entrambi quel briciolo di lucidità che ancora ci permetteva di non sbranarci letteralmente.

James mi prese in braccio e io strinsi le gambe sui suoi fianchi, sentendo bene i suoi muscoli tendersi in quella zona e mi lasciai docilmente trasportare verso il letto ad appena pochi metri da dove ci eravamo bloccati, troppo impegnati nella danza di bocche e gemiti che si stava intrecciando tra di noi.

Scivolammo sul letto, io sotto e lui sopra, senza staccare le labbra le une dalle altre, la sua lingua aveva raggiunto la mia e si stavano accarezzando con pura venerazione e compiacimento.

Mi aggrappai alle sue braccia, sentii chiaramente i suoi potenti muscoli guizzare da sotto la pelle e tendersi per non pesare sul mio corpicino la metà del suo e, con una semplice mossa di fianchi imparati nell'autodifesa, ribaltai le posizioni, andandomi a sedere proprio sul suo bacino dove ormai potevo sentire il suo membro duro premere contro il mio inguine.

Al contrario di quanto avrei mai pensato non mi spaventò quella presenza prorompente, ma mi fece sentire desiderata.

Insinuai una mano sotto la sua maglietta a maniche corte completamente nera e mi ritrovai a tastare un mare di muscoli, sorrisi compiaciuta sulla sua bocca e stavo per proporgli di liberarci dei vestiti, per continuare meglio da dove avevamo iniziato quando il mio telefono squillò inopportunamente, facendoci recuperare il controllo che se n'era andato già da tempo.

Lanciai ogni tipo di improperio contro quel piccolo aggeggio che con un semplice suono aveva rovinato la mia stupenda esperienza, ma poi vidi di chi era la chiamata.

Manuel.

Stavo lottando contro me stessa seduta su quel letto per non rispondere subito come un cagnolino obbediente alla solita chiamata che mi avrebbe riportata nello stesso limbo da cui ero volata via semplicemente appoggiando le mie labbra a quelle di James e alla fine stavo per chiudere la chiamata senza neanche aver risposto quando lo stesso eroe che mi aveva trascinata via dall'inferno venne di nuovo in mio soccorso.

-rispondigli-mi disse da seduto dietro di me, accarezzandomi la schiena per darmi coraggio

-m.ma perchè? In fondo mi sto lasciando tutto dietro … insomma, ci sei tu, perchè dovrei tornare da lui per stare di nuovo male?-

-Julie, dal primo momento in cui ti ho vista al negozio, alcuni mesi fa, ho pensato a quanto fossi bella e poi quando ti ho parlato mi sembrava di stare letteralmente in paradiso, ma non posso stare con una persona che ha demoni che la terrorizzano nel passato, pensa al presente, fallo venire qui e chiarite-

-James … ho.ho paura ...-

-non devi, ci sono io qui con te-mi abbracciò da dietro, cullandomi dolcemente e posandomi un casto bacio nell'incavo del collo.

Accettai la chiamata senza pensarci troppo, con James a fianco avevo la sensazione di poter scalare una montagna con un solo passo.

-pronto?-misi la chiamata in vivavoce

-ehi Julietta! Passato lo scazzo?-

-no Manuel e ti ho detto più volte di non chiamarmi Julietta!-

-uo uo quanta rabbia, ma la mia principessina non vuole fare male al suo principe, vero?-

-Manuel non tentarmi!-

-senti, c'è una festa in un locale in della città e io non voglio di certo presentarmi solo come un cane quindi metti il vestito migliore che hai che sto arrivando a casa tua-

-e se non volessi-

-non era una domanda-mi liquidò prima di chiudere bruscamente la chiamata.

-sta arrivando-dissi a James e lui mi sorrise, avevo trovato finalmente il coraggio che cercavo e quella volta sarebbe stata la decisiva, “o la va o la spacca” pensai mentre mi ricomponevo.

-mi dispiace solo che il nostro momento sia stato interrotto così bruscamente-mi sussurrò l'uomo accanto a me circondandomi la vita con un braccio.

-potremo riprendere una volta finita questa cosa-gli dissi poi mi sporsi per posargli un bacio a fior di labbra, ma lui si scostò

-dopo mi potrai baciare, sarà il tuo regalo...-gli sorrisi.

Il campanello che suonava distrusse la bolla nel quale ero stata rinchiusa tutto il giorno, di nuovo il terrore mi invase e istintivamente cercai la mano di James, trovandola lì pronta per me.

Davanti alla porta c'era Manuel, impettito e pieno di sé come sempre e toccava a me sgonfiarlo.

-ciao Julietta-ero sola davanti a lui: James si era spostato di lato per lasciarci l'intimità che dovrebbero avere i fidanzati.

Manuel mi strinse violentemente per la vita e mi stampò sulla bocca un bacio rude e sgradito, al sapore di vodka, mi scostai con forza e lo guardai con rimprovero, cosa che lui non notò neanche di striscio.

-accomodati pure in salotto-lo indirizzai verso la stanza alla nostra destra e lo seguii, sedendomi davanti a lui con aria grave, accanto a me James.

-e lui chi è?-chiese con maleducazione indicando con un dito l'uomo.

-ora non importa, mi devi stare ad ascoltare-

Quando capì che non avevo intenzione di perdonarlo dismise la faccia da ragazzo “dolce”, mettendo su quella da vero e proprio stronzo che mi permetteva di odiarlo senza sentirmi frenata, quello rese tutto più facile per me.

-cosa vuoi?-

-voglio finirla con la nostra storia. Lo sai bene-

-è colpa sua?-indicò di nuovo James che assisteva al litigio in religioso silenzio e non rispose alle provocazioni di Manuel.

-no, lo pensavo già da tempo-

-tu mi hai tradito, puttana-l'offesa mi scosse più del previsto e vacillai di poco, ma non mi fermai.

-mai quanto te! Non criticare-

-io non critico, ti dico semplicemente quello che sei-

-basta, non voglio più stare con te. E' finita Manuel-

-non mi puoi lasciare!-lui si alzò dal divano, mi alzai anche io per fronteggiarlo, spavalda più di quanto lo fossi mai stata.

-lo sto facendo-

-non sopravviverai senza di me. Sarai sola, cagna-

-non ti permetto di insultarmi!-

-ti brucia sentirti dire che hai tradito il tuo ragazzo, eh?-

-se anche ti avessi tradito è in secondo piano rispetto a quanto mi hai mancato di rispetto in questo tempo e io sono stufa, mi dispiace-

-non lo fare! Posso cambiare-

-non me lo hai mai dimostrato, questa non è la seconda chance che ti do, ma la millesima-

-e cosa ti costa darmene un'altra?-

-mi costa l'inferno, fidati che è meglio così-

-piagnucolona, adesso avresti bisogno di qualcuno che ti difenda, ma te lo sei giocato!-in quella Manuel si erse in tutta la sua altezza, vidi bene come caricava la mano per tirarmi uno schiaffo, solita fine delle nostre litigate, negli occhi aveva un'aria omicida: non poteva permettere che una ragazza lo lasciasse, di solito era lui quello a lasciarle, ma nei miei di occhi questa volta non ci trovò più paura, no, solo rabbia, una rabbia profonda perchè ero stata usata, una rabbia che mi avrebbe aiutata a sopportare l'offesa.

Ma il colpo non arrivò mai a me: James, del quale mi ero completamente dimenticata per la furia con cui mi stavo rivolgendo a Manuel, si frappose tra il mio corpo e lo schiaffo del mio ex, bloccandogli l'arto con una sola mano, aiutato dai possenti muscoli seminascosti dalla t-shirt.

-amico, quel qualcuno non sei tu!-disse con voce seria mentre portava in basso il braccio di Manuel senza compiere il minimo sforzo, mi rallegrai tutto di colpo di aver deciso quella mattina di aver bisogno della parte di sopra del pigiama.

-mi vuoi dire chi è lui, cagna? Con che autorità ti metti in mezzo a affari che non ti riguardano?!-Manuel schiumava di rabbia tanto era furente, però non mi spaventai neanche un po': dietro l'ampia schiena di James mi sentii protetta.

-mi stai tradendo! Ma non lo andrai a dire in giro: io ti ammazzo!-quando disse quella frase ormai della sua ragione non c'era più traccia, mi stavo relazionando con un'animale in preda ai suoi bassi istinti tenuto a bada da James

-non avrai ma tutto questo coraggio! Sei quello che sei e non sei di certo un eroe. Esci da casa mia e non tornare mai più perchè non troverai mai niente per te qui-

-altrimenti? Altrimenti che fai, piccola puttana? Mi sculacci?-mi sbeffeggiò.

-altrimenti mi occuperò io stesso di te. E stai certo che pregherai per essere ucciso e mettere così fine alle torture che troverai sotto le mie mani-ringhiò James e la sua aria minacciosa ebbe l'effetto sperata: Manuel scappò a gambe levate, non lo vidi mai più, ma ne fui solo contenta e ancora oggi lo sono.

-grazie. Grazie James! Mi hai salvata-

-hai fatto tutto tu, sei stata bravissima. Ma nessuno può picchiare una donna, specialmente se è la donna che ...-si interruppe bruscamente, mordendosi un labbro, ma io volevo sentire la fine della frase così lo incitai

-che …?-

-la donna che amo-

lo abbracciai talmente forte che una persona normale avrebbe potuto spezzarsi, ma non lui: lui che era stato mandato apposta per me, lui che mi aveva soccorsa quando stavo per sprofondare, lui il mio supereroe.

-sai, credo di amarti anche io-sussurrai sulla sua maglietta e lui mi accarezzò i capelli.

-è tutto ok. Ti proteggerò io se quel tipo oserà tornare … sempre se vuoi, ovvio-mi scostai un po' per poterlo guardare negli occhi, in quegli occhi così dolci che mi hanno catturata da subito con la loro sicurezza e accoglienza e gli sorrisi di pura gioia.

-certo che voglio!-mi allungai fino a raggiungere le sue labbra e lo baciai tenermente, mentre lui mi stringeva a sé con una possessione che mi mandò al settimo cielo, sapevo di aver trovato quello giusto.

Quel giorno rimasi con James e anche quello dopo, e quello dopo ancora e dopo e dopo e dopo, non se ne andò più.

Probabilmente se non ci fosse stato il bel incontro tra noi due ora io non sarei qua, pronta a sposarmi con l'uomo che un giorno volle comprare la parte di sopra del pigiama di cui io presi la parte di sotto, noi abbiamo di meglio delle fedi nuziali per testimoniare il nostro amore reciproco, in fondo cosa possono significare due cerchietti in oro rispetto a un braccialetto fatto con un lembo del suddetto pigiama che ci fece incontrare la prima volta? Dopo il nostro fidanzamento ufficiale era talmente tanto consumato che ne abbiamo preso due lembi per ricordo e li abbiamo fatti intrecciare a un bracciale d'oro dov'è inciso il nome dell'altro, modestamente è stata una mia idea.

Ma ora vado a dire quel sì che per noi è del tutto insignificante, è solo davanti alla legge, il nostro sì ce lo siamo scambiati il primo giorno e da lì tutte le mattine, scegliendoci rispettivamente ogni giorno, legandoci l'uno all'altra ogni giorno di più come due fili di un ricamo, l'amore non si sceglie, ma entra senza chiedere permesso distruggendo il tuo mondo e ricreandolo in poco più di un soffio, in poco più di un incontro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Antro dell'autrice …

prima di tutto il personaggio di Lea Fridacelesti non mi appartiene, ma tutti i diritti d'autore su di lei sono della mia carissima gemella, che spero non si arrabbierà troppo per questo cameo a sorpresa, ma le avevo detto che non la potevo far comparire di persona nella storia, comunque so che capirà e se la conosco bene si farà una grossa risata prima di urlarmi contro ^-^

come seconda cosa la citazione che mi ha fatto venire in mente questa storia cioè il “bel incontro = lui cerca la parte di sotto di un pigiama, lei quella di sopra e i due si incontrano nel reparto notte” viene da un bellissimo anche se un po' vecchiotto film chiamato “l'amore non va in vacanza” che ho amato da quando l'ho visto per la prima volta, quindi neanche questa mi appartiene, ma ringrazio mia madre che ha insistito tanto per farmi vedere il film e ha battuto la mia cocciutaggine cronica.

Il resto è farina del mio sacco … a parte James, ma questo lo sapevate già, no?

La parte più difficile credo sia stata quella di fare un personaggio odioso come Manuel, personalmente è una mia pecca perché qualsiasi cosa mi passi tra le mani non riesco a renderla brutta o cattiva o tutte e due le cose neanche volendo, il cattivo delle storie è qualcosa che mi mette sempre in grande difficoltà perciò ammiro molto gli scrittori di gialli che riescono a creare dei cattivi a regola d'arte, se ve ne intendete e avete consigli per me sono ben accetti in una recensione o in un messaggio privato.

Mi sto cimentando nello scrivere una piccola long che sia una seconda parte della mia fanfiction “Here i am” che trovate sempre qui nella pagina dei BTR, probabilmente però posterò qualcosa molto più avanti, verso ottobre, se avete piacere di leggermela scrivetemi e se avete alcune idee potete rendermele note in un messaggio privato, io poi, se le userò, vi citerò nel capitolo o un personaggio che vi inventate, dato che anche a comparse non sono messa tanto bene.

Ho fatto un soliloquio interminabile, ma vabbe, se lo avete letto avete tutto il mio rispetto e il mio affetto.

Saluti

Artemide BlueMoon

   
 
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