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Autore: Newtmasinmyveins    20/08/2015    8 recensioni
Il principe non indietreggiò, le bloccò i polsi, lei continuava a divincolarsi, sferrando pugni innocui. Gridava, mentre tutti guardavano, Richard era appena sceso, fissava la scena con sguardo inespressivo.
«La colpa è vostra! Siete un essere insensibile, » le sue grida agonizzanti, il suo pianto irreparabile, la stanchezza di lottare, ma il coraggio di continuare a sferrare pugni, la rendevano più forte di quanto credeva.
Alfred lasciò la presa, la fissò mortificato, spalancò le braccia,
«Colpite, vi aspetto » il viso piangente di Elena lo rendeva così debole, perché quella donna aveva una tale influenza su lui? «lasciate che paghi per questa colpa che ho»
* PRIMI CAPITOLI IN REVISIONE*
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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“Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola.
Solo gli stupidi sono sicuri di ciò che dicono.”

Voltaire.

 

Quattordicesimo Capitolo


La servitù animava i corridoi nello svolgere le mansioni imposte. Beth canticchiava mentre passava un panno secco sulla polvere di una grande vetrata nel salone, mentre altre due vallette bisbigliavano e ridacchiavano mentre passavano con lo scopettone sull'enorme pavimento, riuscendo ad alleviare quel lavoro faticoso. Il cocchiere, tirando una boccata di fumo dalla pipa, fischiettava un motivetto paesano mentre lisciava la nera criniera del cavallo del Principe Alfred. Al contempo gli altri equini ruminavano e sbuffavano, scalciando la paglia con gli zoccoli. «Per Dio! -Imprecò l'uomo, aggiustandosi il basco sul capo- Arriverà il giorno in cui vi renderanno carne da macello.» Borbottò poi, voltandosi nuovamente verso il destriero del futuro Sovrano di Scozia. La calda fragranza del pane che stava cuocendo nei forni a legna della tenuta iniziava ad espandersi per le grandi stanze dell'abitazione, inondando anche l'androne, per poi giungere fino alle narici delle guardie che, già stanche di starsene sardoniche dinnanzi all'atrio, presero a fantasticare sul sublime sapore di quello stesso pane che avrebbero potuto assaggiare solo il giorno dopo, una volta divenuto secco. Le vallette andavano a passo svelto di stanza in stanza per abbellire tutte le porte di fiori profumati e variopinti, proprio come ordinato da Alfred, che mai come allora sembrava felice. Il Principe da quel giorno avrebbe desiderato che ogni ambiente fosse sovrastato da vasi colmi di boccioli, proprio come quelli di quell’albero che tanto gli ricordava la sua candida donzella. Si sarebbe inferocito se avesse incontrato un solo petalo appassito. Alcune servette dalle mani irruvidite dall’acqua e dalle intemperie ritiravano la biancheria sporca dei nobili, prima di recarsi alle conche da bucato con la pesante assa sulle spalle, riunitesi vicino alle stalle.

«Sbrigatevi! » Ordinò il Principe autoritario«Per mezzogiorno voglio una tavola bandita e stracolma di prelibate pietanze!» Imperò girovagando nervosamente per la cucina. Se la fortuna lo stava assistendo, non poteva far altro che sperare che tutto andasse bene .

 
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La notte appena trascorsa era stata la prima senza incubi o strane visioni. A differenza della serata, il cielo era limpido e, il sole insistentemente batteva per entrare nella camera di Elena.
Appena spalancati del tutto gli occhi, pensò alla sua cara amica Caroline, doveva vederla e raccontarle tutto. Dopo essersi sciacquata la faccia nel recipiente di porcellana, chiamò la valletta del piano per farsi preparare un bagno caldo; la giornata precedente con tutti i suoi stancanti avvenimenti (inclusi quelli serali) l’aveva sfinita al punto di gettarsi come un sacco di patate sul letto e rimandare l’igiene personale.

Maggy non impiegò molto e in un batter baleno raggiunse Elena in stanza; le preparò l’acqua e, su ordine della contessa, la serva le consigliò un abito idoneo per la giornata, per il suo ritorno alla corte scozzese.

Entrambe furono catturate da un abito semplice: rosso che cadeva senza gonfiamenti, Adamina in passato le aveva ampliato la scollatura e aveva applicato un nastro in tinta sotto il seno, per ammodernarlo. La valletta scozzese sistemò i lunghissimi capelli castani della Contessa in una foggia più civettuola del solito per fare in modo che i ricci le coprissero le guance il più possibile.

«Lady Elena, il Principe ci ha avvisato che non potete andare nel salone da pranzo, non prima di mezzogiorno …» avvisò la valletta ed Elena ne fu stupita. Per il freddo si sfregò le mani sperando di riscaldarsi.

“Sono appena tornata e già non mi vuole tra i piedi?” pensò corrucciando la fronte del tutto stranita da quella reazione. La valletta era alle sue spalle e la Contessa, involontariamente si sfiorò la guancia sinistra, la stessa ove Alfred le aveva depositato quel bacio innocuo, inconsapevolmente sorrise, che strano!Non era da lei.

«Va tutto bene, vostra Grazia? » Domandò premurosa la serva vedendo l’aria assente della giovane nobile.

«Certamente, va pure. » congedò la serva e senza pensarci due volte si mise in cerca di Caroline: le avrebbe raccontato cosa era accaduto a Herthford ma soprattutto ciò c’era stato tra lei e Alfred.

Sebbene per lui fosse un “bacio innocuo”, Elena aveva percepito molto di più, qualcosa simile a una strana sensazione che genera calore.

Abbandonò la sua stanza e con fare precipitoso si mise in cerca della sua amica duchessa.

Fremeva dalla voglia di raccontare le brutte sventure, le avrebbe narrato anche di quei nobili chiacchieroni; quegli esseri stupidi erano stati capaci di farla imbestialire.

«Elena? »Una voce titubante parlò alle spalle dalla ragazza, troppo familiare per non riconoscerla.

Si voltò e sorrise costatando che era la sua cara amica,«Caroline,» l’abbracciò «sai che stavo cercando proprio te? »

«Che bello essere il primo pensiero di qualcuno, felice che tu non mi abbia dimenticato. Credevo che la servitù si sbagliasse, non pensavo in un tuo presto ritorno …» enunciò la bionda, curiosa di come Elena che tanto detestava quel luogo, poteva esserci ritornata in così breve tempo.

«Ho compreso che anche Herthford ha i suoi scheletri nell’armadio e, per la prima volta, posso considerare di avere dei nemici. » abbassò lo sguardo mostrandosi mortificata, era sempre stata amata e stimata, ma adesso tutti iniziavano a vederla con occhi diversi: cominciava a sentirsi un mostro.

«Ma cosa blateri?» Caroline sprigionò una risata nervosa tornando subito seria «Sei la creatura più innocua che abbia mai trovato su questa terra, sei una ragazza formidabile capace di far cambiare anche il più crudele dei principi.» canzonò Carol, era sicura di quello che diceva.

«Far cambiare il più crudele dei principi? » Ripeté esterrefatta. Elena non credeva per nulla di aver cambiato o avere il potere di trasformare Alfred Alexander David Grayson in una persona dall’animo buono, non ci sperava nemmeno.

«Per quanto sembra impossibile mio cugino è cambiato. La cosa terrorizza anche me, ma sai … non l’ho mai visto pensare, giù di morale e in difficoltà. »

“Oh Caroline, sappi che anche lui mette in difficoltà me.” Avrebbe voluto dire Elena, perché anche se non riusciva a sopportarlo, Alfred aveva uno strano potere su lei.

«Sarà tua impressione,» liquidò la mora e senza troppi preamboli chiese come procedesse la situazione sentimentale dell’amica.

«Bene, insomma è quello che voglio far credere a me stessa e a chi mi sta intorno. Ho smesso di pensare James, di cercarlo... ci siamo persi, questo capita quando ci si ama troppo, no? » Elena notò una grinza curvarsi, era senz’altro la ruga della tristezza. La serenità che Caroline aveva mascherato poco prima si rivelò una vera e propria malinconia; seppure fossero passati giorni, la sofferenza era lancinante.

«No Carol,» chiamò dolcemente la contessa, « si combatte in due, soprattutto in un sentimento simile all’amore. Tu lo hai amato ma lui ha avuto paura … non sempre le cose vanno come vorremmo. Non possiamo fare altro che accettare la realtà.» in quelle parole proferite da Elena, si riusciva a percepire un forte senso di appartenenza, si trovava in una situazione del genere? Quelle parole sembravano sue.

«Sei un’amica eccezionale! Per fortuna sei arrivata prima della mia partenza. »informò Caroline abbozzando un sorriso di compiacimento.

«La tua partenza?» ripeté la bruna sgranando gli occhi.Il suo sorriso splendente mutò subito in un broncio,  il suo viso era spento, non più illuminato dal sole.

«Sì, torno in Irlanda. Mi è stato spedito un telegramma dai miei genitori, è stranamente deceduto l’uomo che doveva prendermi in moglie. Inoltre, anche mio padre sembra soffrire di acciacchi di vecchiaia, per un po’ starò lì … » sorrise improvvisamente«Penso al lato positivo: avrò più tempo per cercare il vero amore. »

“Il vero amore?” ripeté in mente Elena, in cuor suo sapeva che era inesistente soprattutto in una società del genere.

«Ti auguro il meglio, Carol» affievolì la voce e dolcemente la strinse tra le braccia; quelle due si conoscevano da poco ma il bene che volevano l’una all’altra era simile a quelle di due sorelle, sangue dello stesso sangue.

 
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Alfred, comodamente seduto sulla poltrona della sua scrivania, ripensava alla serata appena trascorsa. Non ricordava di aver mai provato un tale senso di beatitudine e di appagamento; forse solo da bambino si era sentito così felice.

“No”, rifletté, “non sono mai stato tanto felice in vita mia”.

Eppure le aveva lasciato un innocente bacio sulla gota;

“Ah quella guancia: morbida, al punto di sembrare seta.”

Elena gli stava rubando il cuore e lui, ancora doveva rendersene conto.

Sospirò serenamente, consapevole che non tutto era semplice come in realtà avrebbe dovuto: c’era Marco e la sua assenza a palazzo complicava tutto.

Non c’erano missioni, né battaglie né guerre … eppure Marco non era al suo posto.

Grayson non avrebbe permesso a nessuno di portargli via Elena, nemmeno a quel soldato che un tempo era il suo grande amico.

 
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Il cuore di Richard Hemsworth era apparentemente distrutto; come previsto da Elena aveva fatto grandi affari: era riuscito a vendere dei lotti a prezzi elevati rispetto a quanto valessero davvero. Le mancanze della sua adorata moglie e dell’amabile figlia si percepivano giorno dopo giorno, cercava di lavorare per non pensare alla nullità della sua vita, un vuoto che le donne della sua vita gli avevano lasciato.

Qualcuno osò varcare l’ingresso della tenuta Hemsworth, una visita del tutto inaspettata.

Richard stava passeggiando nel giardino che affacciava sul retro, era consuetudine di prima mattina respirare aria fresca e annusare l’acqua dei vasi che bagnava la terra, lo reputava un toccasana, un rito rilassante da dover eseguire prima di fiondarsi sui vari documenti stressanti.

Sfiorò il petalo di un’orchidea, quel candore gli ricordava la sua giovane Elena, perché aveva deciso di andarsene? Certo, ultimamente tra loro c’era stata parecchia incomprensione, ma ciò non significava che non si volessero bene. Per rimediare gli errori fatti, le avrebbe scritto una lettera.

Si lasciò scappare un sospiro-quasi come se volesse alleggerire il groppo che aveva alla bocca dello stomaco- prima di udire inaspettati passi alle sue spalle. Si voltò.

Un uomo giovane, capelli ricci e un po’ ribelli sguardo smeraldo e una divisa azzurra, lo fissava in silenzio. Richard lo guardò corrucciando la fronte, lo conosceva, ne era certo. Non c’era bisogno di appropriare quel viso a un’identità, sapeva chi fosse.

Fece un colpo di tosse, aspettando che il mite parlasse.

«Ser, perdonate la mia intromissione ma ho bisogno di parlarvi. » il soldato si presentò conciso, accennando una riverenza.

«Sarebbe opportuno che vi presentaste, ma so già chi siete … » il vecchio conte proferì ciò e appoggiandosi al bastone gli fu più facile sedersi ai margini della fontana, quasi rantolò per il lieve sforzo; la vecchiaia cominciava a farsi sentire.

«Onorato, ma non credo che sua Grazia sappia davvero chi io sia.» il milite accennò un riso, si aggiustò il capello fuori posto e avanzò.

«Rammentate allora, ricordo di avervi visto quando mia figlia è svenuta tra le braccia del Principe, vi siete intromesso come …» Richard si bloccò, non sapeva che paragone appropriare, forse sarebbe stato meglio dire ciò che pensava senza senza mezzi termini.

«Come?» ripeté Marco incitando il conte a terminare la frase.

«Beh … come un innamorato che vuole proteggere la sua donna e che è capace di tutto per averla con sé … » enunciò Richard con voce smorzata, quasi pizzicava le parole. A lui aveva dato impressione che Alfred amasse la giovane Elena, il che era giusto, ma adesso trovarsi quel biondo dagli occhi stracolmi di speranza, era tutto complicato;Indubbiamente sua figlia era in un bel guaio, in un triangolo da romanzo.

«Avete visto bene, ma non posso dire lo stesso riguardo all’uomo che vostra figlia sposerà.» diede risposta privandosi del cappello e poggiandolo incurante sul bordo della fontana. Si sedette a una distanza accettabile di fianco al Conte.

Il vecchio era titubante, perplesso da quelle strane parole … voleva giungere al sodo, scoprire cosa quel bel imbusto aveva da dirgli.

«Non sono un semplice milite, conte. Il mio vero nome è Aleksej Speranski, duca della gran casata russa. Figlio di un nobile e conosciutissimo arciduca divenuto vedovo appena sua moglie diede alla luce Kitty, mia sorella minore. Sono il primogenito, Kitty è la terza ed ultima figlia, mentre la seconda … era Mira.- fece una pausa, a Richard non passò inosservato il verbo al passato e fu ancora più stupito e curioso- Mira, la secondogenita era divenuta oggetto di desiderio del Principe Alfred, la bramava con sé a tutti i costi. Mio padre accettò, Grayson era un ottimo scapolo, peccato non sapessimo la sua vera natura. Mia sorella arrivò a palazzo … e dopo un mese fu trovata uccisa nei pressi del parco senza una degna sepoltura. E’ sicuramente stato lui. » proferì con il capo abbassato, stringeva i pugni ormai preso dall’ira.

«Come fate a esserne certo? E in quanto primogenito , perché avete assunto la posizione di milite, avreste potuto ereditare e maritarvi.» affermò Richard , confuso.

«La mia è una copertura, una copertura che sa di vendetta. Voglio uccidere il Principe e non meno importante: salvare vostra figlia. » enunciò convinto, mentre sul volto di Richard fu inevitabile una smorfia di paura.

«Fatico a crederci, milite. » sbottò determinato l’anziano conte, se prima la sua espressione faceva intendere dubbio, adesso era fermamente convinto che Alfred Grayson non rientrasse in nessun omicidio.

«So cosa faccio conte, concedetemi il permesso per parlare con vostra figlia.» domandò Marco con fare docile, doveva mostrarsi gentile se voleva ottenere la comprensione del quinto conte di Herthford.
Richard si aggrappò al bastone e dandosi la spinta giusta, s’alzò.

«Spiacente, ma mia figlia non è qui. » proferì fissando Marco negli occhi, lo sguardo del giovane biondo divenne truce, spento.

«Volete difendere Elena da me, credete che sia io il pazzo? » era impossibile nascondere la rabbia. Sì, Marco provava rabbia. Voleva essere creduto, quella era l’unica verità che esistesse.

«Non fraintendete cavaliere, ma non posso esservi d’aiuto. Elena non è qui, a quanto pare è tornata in Scozia senza neanche avvisarmi. » informò il Conte, indossando il cappello a cilindro per riparare la fronte dall’umidità mattutina.

«E’ tornata da lui? Aveva possibilità di scappare, l’avrei portata in salvo. » ripeteva incredulo il milite, non c’era nulla da fare: Elena non era più lì.

«Potrei anche morire ora che so che mia figlia è al sicuro, ho bisogno di Anne. » proferì sfiduciato,« chi mi teneva  in vita erano loro … »

Alfred alzò di un’ottava la voce e quasi rimproverando il vecchio affermò, «E’ assurdo quello che dite! Un padre ha sempre bisogno di un figlio come un figlio ha sempre bisogno del padre, e voi, soprattutto in quest’orribile momento non potete essere distanti. Elena può rimanere tutto il tempo che vuole, non le vieterò nulla, al diavolo la potestà e i diritti del marito! So quanto per lei siano importanti la famiglia e la libertà …»

Pensandoci, Alfred parve agli occhi di Richard un donnaiolo e materialista ma non capace di uccidere una donna.

 
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Dopo aver chiacchierato con Caroline e aver constatato che non c’era più nulla da raccontare né da sapere, Elena uscì dal castello, desiderosa di trascorrere una giornata tranquilla. Avrebbe approfittato di quel sole caldo per passeggiare tra i campi e fare ciò che le piaceva di più: stendersi sull’erba e leggere un buon libro. Due guardie le aprirono il grande cancello per permetterle di uscire e lei ringraziò sempre di cuore. Era da poco in Scozia e non tutti la conoscevano, ma stranamente tutti gli inservienti le volevano bene. Ovviamente non si poteva dire lo stesso di qualche nobile come la baronessa Karine e il barone di Birmingham; per quanto fosse ingenua, Elena aveva capito di non essere simpatica agli occhi dei due reali ma non ne faceva un dramma: non erano né i primi né gli ultimi.
Correva, aveva preso lo stimolo giusto per potersi rotolare sull’erba. Si era privata delle fastidiosissime scarpe, percependo un senso diverso dal solito.

Rivolse lo sguardo al cielo poi, chiuse gli occhi.Non le importò del vestito macchiato di fango, dei capelli scompigliati, aveva bisogno di sentirsi libera come i volatili che giocano a rincorrersi nella volta celeste, incuranti di essere sotto il mirino di qualche cacciatore.

«Sono libera.» urlò, mentre tra le colline pian piano si affievoliva l’eco.

Gettò le scarpe poco distanti e iniziò a ballare, a roteare, era il suo rituale quando si sentiva afflitta. I piedi a contatto con il prato, le trasmettevano la giusta carica per andare avanti. Respirava appieno quell’aria che le riempiva i polmoni e che sempre, subito dopo, era capace di metterla di buon umore.

Ballava, inconsapevole che qualcuno la stava fissando.

Era attratto da lei, sapeva che era dolce e impaurita. Avrebbe fatto di tutto per renderla felice, avrebbe provato anche a lasciarla andare.

“Lei  non sarà felice con me” pensò Alfred rattristendosi.

Uscì allo scoperto, avvicinandosi lentamente. Era indeciso, ma sentiva che doveva essergli vicino, anche da lontano … Aveva la strana sensazione che qualcuno, alla fine, le avrebbe fatto del male. La contessa era sdraiata a terra, intenta a dare una forma alle nuvole leggiadre che, come batuffoli di ovatta, si spostavano rapide grazie al vento.

Alfred s’accovacciò lentamente di fianco a lei così lentamente e delicatamente che ad Elena ci vollero ben cinque minuti per metabolizzare tutto.

Appena accortasi della presenza di Alfred, si ritrasse; quasi emise uno stridulo, spaventata.

«Come sempre non era mia intenzione spaventarvi, lady Elena. » proferì Alfred, comodamente rilassato, si alzò di poco restando seduto.

«Non mi sembra …» replicò lei, toccandosi il petto: il cuore le batteva all’impazzata. Nulla di anormale se non il fatto che si chiedesse il perché di quella reazione: era avvampata per lo spavento o per la ristretta vicinanza con il Principe?

«Elena, io seguo l’istinto … dovreste farlo anche voi. » consigliò Grayson sorridendo sornione, accennò un occhiolino ed Elena avvampò maggiormente.

«Semmai sono io a seguire l’istinto, vostra altezza. » si alzò con un’espressione visibilmente sdegnata.

«Come gettare le scarpe all’aria? » rise Alfred, alzandosi. C’era qualcosa di bello nella sua risata. Elena coprì il rossore chiaramente visibile sulle sue gote; era vero: era scalza.

«Ahm …» esitò, alzò lo sguardo e di nuovo i loro visi s’incontrarono, quasi si sfiorarono.

«Ma sapete che vi dico? Avete fatto bene, neanche io sopporto il mio panciotto …» rimase in silenzio poi enunciò «sapete cosa faccio?Lo tolgo. »

Elena strabuzzò gli occhi dall’incredulità, Alfred Grayson voleva spogliarsi? Era davvero un tipo spigliato.

Per fortuna, questi si sbottonò soltanto i primi bottoni e al di sotto del “ fastidioso gilet” aveva una camicia ricamata con stoffe altamente pregiate.

C’era qualcosa in Alfred Grayson che Elena non aveva mai notato.

Nascose un sorriso divertito dietro alla sua chioma folta.

«Vi ho visto, sapete? » decretò Alfred pavoneggiandosi; alla giovane contessa manco l’aria, sbuffò per allontanare il ciuffo che le copriva la visuale e proferì con aria autoritaria.

«E che cosa avreste visto?» domandò spacciata portando le braccia ai fianchi, come una bambina che sa tutto. Si sedette e non le importò se fosse molto vicino a lui, il Principe non le avrebbe fatto del male.

“L’ottava meraviglia del mondo” avrebbe voluto risponderle, ma che sciocco! Non era di certo un tipo romantico né idiota- a sua detta- poiché chi s’innamorava, prendeva le sembianze di uno stupido incapace di intendere e di volere.

Elena, dal canto suo, cercava di mostrarsi più matura, avrebbe continuato a essere gentile ma anche nobile; Sarebbe maturata, avrebbe messo un po’ di catene al suo carattere ribelle. In fondo credeva che anche Alfred dietro quella corazza da serio e donnaiolo si sentisse libero e anche divertente …

Forse Alfred Grayson riusciva a sentirsi se stesso con una ragazzina poco più di una bambina, poiché né donne di vita né quelle appartenenti a una soddisfacente classe sociale riuscivano a dargli tanto quanto quella fanciulla. Si sdraiarono ignorando quanto vicini fossero.Rimasero entrambi in silenzio, giocando a guardarsi quando l’altro era distratto.

“E’ davvero bello” pensò la donna, avvampando poco dopo, mentre inconsapevolmente su quel prato dai fiori di camomilla le loro mani si cercavano.

Si toccarono, si strinsero per un attimo poi, Elena ritrasse la mano come se si fosse scottata. Alfred accennò un sorriso, Elena teneva a lui, lo sapeva. Insieme volsero lo sguardo al cielo, ignari che una donna dagli occhi blu e dal veleno nel cuore aveva visto tutto.


Spazio Autrice: Ta da! Vi giuro: credevo che questo capitolo non l'avrei più pubblicato e così avrei abbandonato la storia, credo che sia pessimo! Oddio, ci sono bei e interessanti avvenimenti, ma è scritto pessimamente. Lasciando il fatto che L'alba dei fiori di ciliegio ha un sacco di lettori, di visite...vorrei ringraziare le 16 persone che l'hanno tra le preferite, alle 34 che l'hanno nelle seguite , le ricordate non ricordo xP E ringrazio infinitamente a quei 13 che mi hanno tra gli autori preferiti, ma davvero fate? A chi recensisce sempre e a chi invece vaga sotto ombre di agente 007 xP Mmh... veniamo alle cose importanti:come procedono le vacanze? A me una schifezza xD Eper quanto riguarda i nostri cuccioli...avete ben potuto vedere il ritorno di Elena, che piano piano si sta avvicinando al crudele Alfred, spero che abbiate compreso chi è Marco o meglio Aleksej e la sua storia, non è affatto un milite! Complimenti per chi sin da sempre ha sospettato sul suo conto:p Spero di non avervi perso e che nonostante il modo in cui ho scritto questo capitolo, non mi abbandonerete. Bacioni*-*
   
 
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