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Autore: verbascum    20/08/2015    2 recensioni
Cosa sarebbe successo a Sansa Stark se Joffrey non avesse avuto occasione di rompere il suo giuramento e l'avesse sposata prima della battaglia delle acque nere, e quindi, prima della proposta matrimoniale dei Tyrell?
Chi avrebbe protetto una fanciulla tanto fragile una volta nelle grinfie del giovane re, se non la persona più inaspettata e apparentemente crudele e sadica tanto quanto il suo padrone?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: Non-con
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POV SANSA
Si sentiva finalmente al sicuro tra le sue braccia:  il viso poggiato sul suo petto, il suo odore, le sue mani tra i suoi capelli, era tutto così rassicurante. Ma il ricordo di quello che aveva passato continuava a tormentarla e non riusciva a smettere di tremare, di piangere. Era ancora così spaventata, e Sandor non poteva fare a meno di notarlo.

Quella sera Joffrey aveva mandato via il Mastino prima del solito, probabilmente, perché sapeva che si sarebbe intromesso nei suoi sadici intrattenimenti, e aveva fatto sì che solo Ser Boros e Ser Meryn rimanessero con lui. 
Sansa aveva mangiato poco e niente, mentre Joffrey aveva perennemente la bocca stracolma di cibo, durante la consumazione del loro pasto. Aveva notato quanto quella sera suo marito fosse particolarmente euforico, esaltato, e questo le aveva giustamente chiuso lo stomaco. L'ultima volta che Sansa vide quell'espressione così entusiasta fu quando la portò a vedere la testa di suo padre, su una picca.
"Dèi, fate che non sia felice per la stessa ragione di allora. Fate che nessuno della mia famiglia sia morto."
Era così agitata e nervosa che non era riuscita  a mandar giù non più di due bocconi,sentiva che quella serata non sarebbe finita bene.
Ma presto si rese conto che, se davvero fosse morto qualcuno della sua famiglia, non avrebbe aspettato tanto per sbatterglielo in faccia. Ma ciò non significava che quello che lui aveva in mente per lei, quella sera, sarebbe stato migliore.

Sansa si era già messa sotto le coperte, quando Joffrey era rientrato con le sue due guardie reali, e con una delle sue orribili smorfie le aveva urlato contro.
«Che stai facendo?» 
«Io.. maestà, sono stanca.. vorrei riposare.»
Sansa si era messa a sedere, quasi pensasse che in quella posizione sarebbe stata in grado di proteggersi.
«No, no, alzati.» 
La paura prese il sopravvento, l'agitazione tornò e Sansa iniziò a tremare. Rimase immobile, presa dal panico, con le coperte in grembo  a fissare con pietà gli occhi crudeli e impassibili di Joffrey.
«Non mi hai sentito? Blount, tirala fuori e portala qui.» 
Ser Boros Blount non le diede nemmeno il tempo di accorgersene, che si tròvò presa per il braccio e gettatà a terra come fosse una creatura senza il minimo valore. 
Vide Joffrey intento a slacciarsi le brache, e in poco tempo si trovò con la faccia a terra e il peso del corpo del re su di lei. Sansa d'impulso, cercò di alzarsi e di impedire qualsiasi cosa stesse per accadere, ma era praticamente impossibile.
«Ser Meryn, tienila ferma!»
Sansa sentiva la presa forte e dolorosa di quel cavaliere senza onore, con una mano teneva la testa, con l'altra le gambe. Ma questo non bastò a farla sottomettere. Continuò ad urlare, a muoversi, a piangere. Aveva il volto arrossato schiacciato contro il pavimento, la presa di Ser Meryn diventava sempre più dolorosa mentre il re era dentro di lei e continuava a palparla con violenza,  senza un minimo di dolcezza e grazia.
Sansa cercò disperatamente lo sguardo di Boros Blount, chiedendogli aiuto, chiedendogli pietà. Ma nel suo sguardo non trovò un briciolo di umanità, misericordia, di compassione,  tutto ciò che vide fu solo dovere e impassibilità, e questo fece sì che Sansa perdesse ogni speranza, ogni possibilità di salvezza.
Ricordava la loro prima notte di nozze, gli ospiti li avevano spogliati lungo il tragitto e fatto sì che nessuno entrasse a disturbarli, per cui, in quella stanza, erano totalmente soli e quello che Sansa si trovò di fronte era solo un ragazzino incapace, turbato e disorientato. Certo, Joffrey non era stato più delicato di allora, ma era ancora inesperto e ignorante in materia, e senza le sue guardie reali a cui dare ordini, era soltanto un ragazzino che si sforzava di fare ciò che sua madre le aveva imposto.
Ma questa volta era diverso, aveva imparato che quella era una nuova arma da usare contro sua moglie, che anche il dovere poteva dare i suoi frutti e compiacere la sua sadica indole. 
Sansa continuava a muoversi, cercando invano di divincolarsi dalla presa. Lentamente scesero dai suoi occhi lacrime di dolore, ma il suo era tutto tranne che un pianto silenzioso. 
E quella sua ostinazione non fece altro che irritare maggiormente il re.
«Preferiresti portare in grembo il figlio bastardo di uno di questi due cavalieri? Avrai l'onore di partorire un principe! Un futuro re! Dovresti esserne grata!»
Joffrey era furioso, urlava e il viso diventava sempre più rosso dalla rabbia. Ad un certo punto, lo sentì ridere nervosamente. Ci mise un po' a percepire l'allontanamento di suo marito dal suo corpo, aveva finito, si era divertito, e adesso il peggio era passato. O almeno, così lei pensava.
Poteva finalmente togliere il viso dal pavimento e cercare di alzarsi, ma appena si mise seduta sentì la presa di Joffrey sulla sua spalla che la trattenne a terra.
«Ser Meryn, picchiala finchè non ti dico di fermarti. E che ti serva da lezione!»
Sansa non aveva avuto neppure il tempo di realizzare ciò che era successo e si rese conto di ciò che suo marito aveva appena detto soltanto quando le arrivò un pesante calcio in grembo, così forte che fu costretta a piegarsi dal dolore. Urlò forte ma si pentì di averlo fatto quando un secondo colpo arrivò alle sue labbra, rivoli di sangue iniziarono a scendere e si mescolarono alle sue lacrime, e ancor prima di avere il tempo di urlare, un secondo colpo arrivò al suo occhio, questa volta, ne ebbe il tempo, e un secondo urlo più forte del primo riecheggiò nella stanza.
"Perché? Per quale motivo non sono fuggita insieme al mastino, la notte della battaglia delle acque nere? Sarebbe stato un destino sicuramente migliore di questo!"
«Ser Boros, va di guardia prima che questa sgualdrina possa svegliare qualcuno, e assicurati che nessuno si interessi a noi. »
Ma prima che ser Boros giungesse alla porta, quest'ultima fu spalancata rumorosamente e Sansa, nonostante il suo occhio gonfio, fu in grado di vedere una figura minuta, molto minuta. Era Tyrion, lo zio di Joffrey, insieme al suo mercenario Bronn.
«Si può sapere che succede qui?»
Era la voce del folletto,  che rimase a bocca aperta nel vedere le condizioni in cui era ridotta la nuova regina. 
«E' questo il modo in cui tratti tua moglie? »
Nel dirlo, il suo risentito sguardo si posò su Joffrey, e le sue corte e deformi gambe si diressero verso la fanciulla. Era alto quanto lei da seduta, e riuscivano ad avere il viso uno di fronte all'altro. Tyrion le rivolse un tenero sorriso, dopo di chè, il suo sguardo andò verso ser Meryn.
«Che onore ha un cavaliere che picchia le fanciulle indifese? » Sul volto di Tyrion apparve una smorfia, qualcosa che sembrò quasi un sorriso divertito.
«Per adesso il tuo turno di guardia finisce qui, ti invito ad andare nei tuoi appartamenti se non vuoi che riferisca a mio padre ciò che hai appena fatto. E la stessa cosa vale per te, Joffrey, lady Sansa vorrà sicuramente riposare da sola e rimettersi. E sono sicuro che tuo nonno non sarà felice del modo in cui ti procuri un erede.»
«Sei tanto stupido quanto nano! Al primo cavaliere del re non potrebbe importare meno di questa stupida sgualdrina!»
La mano di Ser Meryn era già scattata per posarsi sull'elsa della spada, pronto a scattare se ce ne fosse stato bisogno.
Tyrion colpì con uno sguardo duro e severo suo nipote, quasi come volesse lasciar  intendere qualcosa, che Sansa, debole e sfinita,  non si sforzò di capire. Joffrey replicò con un secco cenno di assenso, irritato dalla apparente vittoria di suo zio di fronte alle sue guardie, che goffamente si avviarono verso l'uscita della porta accompagnati dal loro padrone.
«Bronn, va a chiamare maestro Pycelle, la regina ha bisogno di cure.»
Tyrion tornò di nuovo verso Sansa, le porse una mano per aiutarla a rialzarsi, per quanto servisse. Notò quanto era spaventata, e quanto tremava.
«Lady Sansa, puoi calmarti adesso, è tutto finito.»
E nel dirlo, apparve di nuovo quel sorriso di prima, e le strinse la mano delicatamente, mentre i suoi occhi eterocromi erano persi in quelli azzurri di lei.
Sansa intese quella sua gentilezza come un ulteriore insulto, chi voleva prendere in giro? Voleva forse farle credere che proprio un Lannister, in quel momento, era giunto a salvarla dalle grinfie di un altro?
Era un pazzo se credeva che si sarebbe fidata di lui. Forse, era anche vero che tra tutti, lui era quello più saggio e gentile, ma si bagliava, non era per niente finito.
 Questo era soltanto l'inizio, ed entrambi lo sapevano bene.


Quando Sandor ascoltò le sue parole, divenne talmente furioso che Sansa temette di essere di nuovo tra le mani sbagliate. Ma fu solo un breve attimo, che ebbe fine non appena Sandor le prese dolcemente, per quanto gli fosse possibile,  il viso tra le mani. Si trovava contro luce, e non riusciva a vedere il suo volto ustionato, ma solo la sagoma nera della sua grande figura. Al contrario, sapeva che la luce lunare era tutta su di lei, e che Sandor era perfettamente in grado di osservarla nei minimi particolari.
"Mi bacerà di nuovo?Proprio adesso?"
Un pensiero che Sansa scacciò via, quando ascoltò ciò che invece aveva da dire lui.
«Uccelletto, devi volare via da qui.»
Il suo alito sapeva di vino, aveva bevuto, eppure sembrava stranamente più lucido delle altre volte. Il suo tono di voce, insolitamente, era preoccupato e nervoso, sentiva che c'era qualcosa che non andava, che qualcosa era cambiato.
Questa volta non si sarebbe tirata indietro, non avrebbe rifiutato l'opportunità di andare via da quell'inferno. Sarebbe stata una sciocca se lo avesse fatto dopo quello che era appena stata costretta  a subire, inoltre, dopo gli scorsi avvenimenti, Sansa si fidava maggiormente di lui, rispetto ai mesi prima.
«Ho sentito i loro piani, hanno intenzione di ucciderti e di dare Margaery Tyrell in sposa a Joffrey. Non ti resta molto tempo, devi andare, se vuoi vivere.»
"Devo, andare?Lui..."
Dal viso di Sansa, Sandor riuscì a percepire la sua delusione e la sua confusione. La rassicurò non appena capì a cosa era dovuta.
«Ed io verrò con te, ovvio, da sola non dureresti più di tre ore.»
Sansa smise di tremare, ed ebbe l'impressione che da ora in poi  nessuno l'avrebbe più fatta soffrire. Nonostante i lividi che le coprivano il volto, si rese conto che Sandor era ugualmente affascinato da lei tanto da non riuscir a distogliere lo sguardo da lei neppure per un secondo.
«Quando... quando potremo andare via?»
«Non mi hai sentito uccelletto?» Questa volta, la voce del mastino era di nuovo simile al ringhio di un cane. Intenzionato a scuoterla, le sue mani si allontanarono dal suo viso per posarsi sulle sue spalle. 
«Non c'è più tempo, dobbiamo andare via ora!»
Sul volto di Sansa apparve uno sguardo perso e preoccupato, ma sapeva che aveva ragione, non c'era più tempo. 
"No.. non posso morire dopo tutto quello che ho dovuto sopportare a causa loro.."
Lei confermò i suoi piani con un accenno, e con un debole sorriso.Sandor la guardò, e ricambiò con un accenno del capo. Il suo viso era diverso dal solito, questa volta era serio, lucido e preoccupato, e fu questo a convincere Sansa. 
Velocemente,  la prese sulle spalle, proprio come aveva fatto il giorno della sommossa del pane quando quegli sconosciuti erano pronti ad ucciderla.Non le aveva dato neppure il tempo di prendere un vestito con sè, l'aveva costretta a scappare con solo una sottoveste ed un grande mantello nero, che, fortunatamente, riusciva a coprire anche più del dovuto. Sandor correva senza sosta, con la consapevolezza che se se qualcuno li avesse visti sarebbe stata la fine per entrambi, non solo per lei. Si fermò alle cucine, a prendere tutto ciò che riusciva. Ed entrambi riuscirono a prendere abbastanza provviste per quattro giorni.

 Una volta arrivati alle stalle, prese tra le braccia la vita stretta di Sansa e la sollevò facilmente  in sella a Straniero, lui, salì, e si mise a sedere dietro di lei. Non c'era tempo per prendere un altro cavallo, dovevano sbrigarsi prima che spuntasse il sole, e prima che qualcuno si accorgesse della loro assenza.
Partirono verso una meta ancora da definire alla luce della luna. Per oltrepassare una delle porte della città, Sandor avrebbe quasi sicuramente ucciso qualcuno. Questo Sansa lo sapeva, ma dopo aver visto con quale obbedienza i cavalieri erano così ostinati a far del male anche ai deboli, questo finì per il non importarle neanche.
Sentiva il respiro caldo di Sandor sul suo collo, il suo petto contro la sua schiena, le sue braccia attorno a lei, braccia grandi, calde e forti. Sensazioni che la fecero sentire al sicuro. 
"Sta succedendo. Sto andando via da qui, lui mi porterà da mia madre, da mio fratello, e mi terrà al sicuro fino ad allora."
Sansa, per la prima volta dopo l'arresto e la morte di suo padre, si sentiva finalmente felice. 





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Salve!Chiedo scusa per il ritardo, ma attualmente la mia linea fa davvero pena,
va e viene, e in questi giorni, non si è fatta proprio vedere!
Chiedo scusa anche per il capitolo, sarà che un po' sono pessimista di mio,
ma confesso che anche io lo ritengo piuttosto "privo di contenuto", anzi,
lo definirei piuttosto un capitolo di passaggio.
Spero non vi annoi, al prossimo capitolo! :)

   
 
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