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Autore: Regina96    20/08/2015    1 recensioni
Corse a perdifiato lungo il pendio e inciampò in qualche roccia che la fecero arrivare a valle un pò rotolando e un pò zoppicando. Si diresse immediatamente verso il falò. Non era ancora l'ora di cena ma ormai era diventata una triste ricorrenza riunirsi tutti per commemorare due mezzosangue morti un decennio prima nella lotta contro Gea.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Rachel Elizabeth Dare
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco a voi l'ultimo capitolo con tanto di finale a sorpresa (per quelli che non lo avessero già capito XD). Ora vi lascio alla lettura. Arrivederci a presto con una nuova storia!

Quando riaprí gli occhi si sentì molto meglio anche se ancora debole. Si mise seduta e un pezzo di panno bagnato le cadde sulle ginocchia. P non era in vista. Si stava per alzare per andare a cercarlo quando lo vide svoltare l'angolo e venirle incontro. Lei non era mai stata cosi felice di vederlo.

"Ehi, buongiorno dormigliona, dove pensi di andare? Stai ferma lì così ora controllo come stai" le ordinó con un sorriso furbo carico di dolcezza.

"Vediamo..." disse posendole la mano sulla fronte facendola arrossire "No direi che la febbre ti è passata. Ora controlliamo la ferita" e dopo aver rimosso le bende aggiunse con un sorriso " Ha smesso di sanguinare. Ma ti rifaccio la fasciatura per sicurezza".

"E da quando in qua sei così premuroso con un'estranea?" gli chiese quando finí.

"Da quando quell'estranea mi ha salvato la vita lanciando fulmini contro quegli uccellacci neri. Sei stata grandiosa e non potevo lasciarti morire. Inoltre..anche se non ricordo niente...mi sembra di conoscerti da sempre".

"Anche io ho la stessa sensazione, anche se non so dirti il perché...Comunque grazie per tutto, davvero" rispose arrossendo, poi accorgendosi che il sole era alto nel cielo gli chiese "Per quanto ho dormito?".

"Un giorno quasi. E comunque russi quando dormi ahahahahahaha " rispose divertito.

"Non è vero! E di Nico nessuna notizia?".

"Niente ma dobbiamo muoverci da qui, se te la senti. Non so il perché ma sembra che attiriamo ogni mostro nel raggio di qualche chilometro. Ieri notte per esempio sono stato attaccato da una chimera. Menomale che avevo ancora il tuo pugnale".

"Allora andiamo! " affermò alzandosi in piedi appoggiando una mano lungo il muro.

"Vieni aggrappati" le offrì porgendole il braccio, poi affermò " Ora usciamo da questo vicolo. Prenderemo un taxi".

Sbucarono in una strada trafficata di New York. P fece uno di quei fischi alla newyorkese e un taxi accostò immediatamente. 

"Dove hai imparato a farlo?" domandò A ridendo.

"Non sapevo di riuscire a farlo. Mi è venuto spontaneo. Ora entriamo" rispose divertito.

La porta si aprì da sola e un coro di voci dall'interno sentenzió:

"Niente dollari, niente carte di credito, solo dracme. Niente resto . Siamo le Sorelle Grigie. Prego, salite a bordo del Cocchio della Dannazione".

A e P si sedettero sul sedile posteriore. A quel punto videro da chi provenivano quelle voci. Tre anziane signore dalla pelle grigia si voltarono insieme verso di loro. Un particolare agghiacciante era che avevano tutte e tre le orbite vuote eppure sembravano vederli benissimo.

"Dove volete andare ragazzi? " disse una.

"Sicuramente al Campo Mezzosangue visto che sono mezzosangue" suggerì l'altra.

A colse la palla al balzo. Anche se non aveva la più pallida idea di che cosa significasse essere mezzosangue, che cosa fosse il Campo Mezzosangue e che razza di stranezza fosse una dracma, stette al gioco. 

"Si esatto. Vogliamo andare proprio là".

"Avete abbastanza dracme? " chiese l'autista sospettosa.

"No, con noi no. Ma dove ci portate c'è uno che vi può pagare a sufficienza" si inventò A.

"Sarà sicuramente, quel vecchio riccone. Su su andiamo allora!" incitó l'autista. 

Il taxi partì a tutta velocità, scansando le macchine che affollavano le strade di New York. 

Un pensiero preoccupante passò attraverso la mente di P.

"Ma come fate a guidare senza occhi?".

"O ma noi un occhio ce l'abbiamo. Eccolo" gli rispose la signora seduta più a destra tirando fuori dal cruscotto un bulbo oculare e sistemandoselo in un'orbita.

Prima che però potesse completare la rivoltante operazione la sorella seduta al centro glielo prese e se lo infilò. Allora l'autista le diede un colpo alla guancia facendole cadere l'occhio e infilandoselo a sua volta. Cominciarono a litigare, lasciando sbandare il taxi a destra e a sinistra. Più volte rischiarono di fare incidenti, finire nel fiume o contro qualche albero. Appena si fermò, i ragazzi non riuscirano a muovere un passo. A era verde a causa di tutti gli sballotamenti e P aveva gli occhi fuori dalle orbite dalla paura e dalla tensione. Lentamente e con fatica riuscirono a riprendersi e barcollando uscirono dal taxi.

"Noi vi aspettiamo qui" ricordarono le Sorelle Grigie. 

Con un rapido cenno i ragazzi annuirono e cominciarono a salire su per la collina. Non sapevano dove andare ma un istinto li guidava verso una direzione precisa. Dopo pochi minuti arrivarono in cima e una valle si estendeva ai loro piedi. Cominciarono a camminare verso un gruppo di case ma fatti pochi passi un uomo venne loro incontro. P lo riconobbe subito, era Nico. 

"Ragazzi ma allora siete vivi? Cosa è successo? Quando sono tornato ho trovato alcune macchie di sangue e un pó di piume nere" riferì loro visibilmente sollevato.

"Ti racconteremo tutto dopo. Ora lei ha bisogno di cure e io di riposo" affermò. 

"Certo, l'infermiera è da quella parte" affermò indicando una casupola bianca poco distante e poi aggiunse "Io vado a dare agli altri la bella notizia che siete vivi".

In infermeria fecero sdraiare A sul letto, le disinfettarono la ferita, le cambiarono le bende e le diedero un pó di ambrosia. P la stette a guardare tutto il tempo sentendosi felice come mai in vita sua. Inoltre si offrì di portarle qualcosa da mangiare e anche lui ne approfittó visto che non toccava cibo da quasi un giorno. Quando l'infermiera se ne andò, P tirò le tende del divisorio, in modo da poter stare un pó solo con A. 

"Ti devo parlare, ma non so come dirtelo senza sembrare frettoloso e sfacciato".

"Anche io devo dirti una cosa, anche se non riesco a trovare le parole giuste".

"Allora comincia tu".

"No. Tocca a te. Non si contraddicono i malati" sentenzió ridendo.

"Cocciuta che sei. Vabbé allora comincio. Io..credo...insomma sono sicuro..tu mi piaci ecco. Fin dal primo momento che ti ho visto, ma non è solo quello..io credo di amarti da molto tempo. Io con te sto bene, tu sei bellissima e poi" sparò tutto d'un fiato, stropicciandosi la camicia e tenendo gli occhi bassi. 

A rimase senza parole. Poche ore fa stava rischiando di morire e ora si sentiva la ragazza più felice della Terra

"Ehi, frena, ora lascia parlare me" lo interruppe con un gesto della mano visibilmente in imbarazzo, poi, prendendo fiato continuó "Sai, quando ti ho visto ho sentito un calore fortissimo e poi...tutto mi è stato chiaro. Era come se fosse il mio destino. Tu mi piaci, e anche parecchio. Ho capito che, anche se ti conosco da un solo giorno, é con te che io voglio stare, per sempre. O almeno fino a quando non ti stancherai di me " confessó arrossendo fino alle orecchie

"Io non mi stancheró mai di te" le rispose P avvicinandosi e prendendole la mano..

Rimasero a perdersi l'uno negli occhi dell'altro finché una voce che annunciava il falò non li riportò al presente. Sempre tenendosi per mano, si incamminarono verso i tavoli senza lasciarsi mai. Visto che erano i festeggiati, Chirone diede loro il permesso di sedersi al suo tavolo insieme. Dopo cena P riassunse brevemente i fatti successi dal momento in cui Nico se n'era andato. Nessuno riuscì a trovare una soluzione al loro problema di memoria. Però discussero a lungo tanto che i ragazzi persero ogni interesse ad ascoltarli e si voltarono simultaneamente l'uno verso l'altra. Come fosse un gesto atteso da molto tempo lentamente si avvicinarono e si baciarono. Il silenzio calò al falò. Tutti i ragazzi del Campo compreso Chirone si voltarono a guardarli, anche perché i loro corpi cominciarono a brillare. Sopra di loro presero forma due anime. Una ragazza bionda e un ragazzo dai capelli neri si sorrisero prima di fondersi in un abbraccio senza tempo. Fu questione di un momento, poi svanirono nell'aria e si ricongiunsero nei corpi dei due innamorati. Nessuno proferiva parole. Furono i ragazzi a rompere il ghiaccio. 

"Ora ricordo tutto. Io sono Percy Jackson"

"E io Annabeth Chase".

"Non è possibile, voi siete morti un decennio fa! " constató Nico stupito. 

"Siamo morti è vero, ma abbiamo deciso di rinascere. Abbiamo affrontato il rischio di non incontrarci più, ma alla fine l'amore tra noi ha vinto su tutto, persino sull'effetto del Lete" spiegò Percy quasi non riuscendo a credere alle proprie parole.

Il silenzio durò poco e si trasformò in urla e pianti di goia. Tutti corsero ad abbracciarli, persino Chirone aveva le lacrime agli occhi.

"Quindi ora dobbiamo considerarti come nostra sorella?" chiese Jason ad Annabeth indicando Thalia.

"Beh certo!" rispose euforica e poi abbracciando Thalia, le disse "Per me eri già una sorella".

Quell'estate la perla raffiguró una Luna Nuova con al centro un fulmine. Continuarono a festeggiare per giorni e giorni. Piper, Hazel e Thalia non smettevano di abbracciare Annabeth e Jason, Nico, Leo e Grover non finivano di dare pacche amichevole sulle spalle di Percy. La felicità era tornata per tutti, anche se nessuno potrà mai dimenticare Sophia e Mirko.
   
 
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