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Autore: Petricor75    21/08/2015    0 recensioni
Questa è una fanfic che ho scritto a quattro mani con la mia migliore amica, che ha anche un account qui, ma siccome non se lo ricorda, mi tocca citarla in questo modo! Lei è sempre stata la prima a leggere i tutti miei racconti, ma stavolta sono riuscita a coinvolgerla e ne sono molto contenta.
Contiene spoilers: Si precisa che la storia prende spunto dai fatti accaduti all'inizio dell'episodio 5.13, da quel momento esula dalla trama della serie TV, sebbene vi siano altri piccoli riferimenti che ho trovato carino incorporare.
Disclaimer:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà degli autori di "Rizzoli & Isles".
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Jane Rizzoli, Maura Isles
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Maura, Frankie e Korsak attendevano che la barca raggiungesse il molo di attracco, ancora incerti delle condizioni di Jane. La detective era stata recuperata poco prima nelle acque della baia, dopo il suo folle tuffo della notte precedente, nel tentativo di salvare la vita al Procuratore aspirante suicida.

Maura non riusciva ad impedire al suo corpo di tremare per la tensione. Anzi, più si sforzava di contenere i tremori, più intensamente questi la sopraffacevano. Mentre osservava gli ormeggiatori assicurare il natante, i suoi occhi saettavano da un finestrino all'altro della cabina, alla ricerca della figura familiare dell'amica, ma riusciva ad intravedere altro che ombre indistinte. Si costrinse a respirare ritmicamente, per cercare di calmare i nervi e si chiese quante volte, durante la notte appena trascorsa, si era concentrata sullo stesso obiettivo, mentre osservava angosciata le squadre di sommozzatori, impegnate in una ricerca che, fortunatamente, non aveva prodotto risultati. Bastarono pochi secondi perché si dimenticasse di mantenere l'attenzione sul ritmo del proprio respiro, mentre i suoi nervi le davano un'altra scossa.

Avvolta in una coperta scura, lo sguardo stralunato e confuso, un ciuffo di capelli fradici che le gocciolavano su un lato del volto, la vide muovere piccoli passi confusi, mentre un marinaio le camminava accanto e la incoraggiava posandole una mano sulla schiena.

Maura chiuse gli occhi e cercò di allontanare il nervosismo buttando fuori dai polmoni quanta più aria possibile. Si rese conto di quanto Jane potesse essere fragile, in alcuni momenti. Jane Rizzoli era la più giovane agente della Polizia di Boston ad essersi guadagnata la patacca dorata di Detective della Squadra Omicidi, e non a caso, ma per il suo carattere ricco di sfaccettature. Poteva essere dura, scontrosa, risoluta, aggressiva, ma anche estremamente delicata, empatica ed attenta, quando le circostanze lo richiedevano. Maura ammirava molto questa sua intelligenza emotiva, e si rendeva conto di non essere altrettanto brillante sotto quel punto di vista. Lei poteva essere un'enciclopedia ambulante, era interessata a tutto e la sua voglia di condividere la sua conoscenza la faceva spesso risultare strana e noiosa agli occhi di tutti, l’affascinava la moda, il galateo non aveva segreti per lei e poteva sostenere qualsiasi tipo di confronto intellettuale, che si trattasse di arte, medicina o attualità. Ma Jane, Jane conosceva le persone.

Frankie la chiamò, correndo sulla pedana di legno che scendeva sul molo di attracco. Il fratello l'abbracciò, mentre lei sembrava essere ancora poco cosciente di ciò che le succedeva intorno. Si abbandonò tra le sue braccia chiudendo gli occhi, non aveva idea di ciò che lui le stesse dicendo, ma annuì sorridendogli, quando si staccò da lui.

Mentre lentamente percorreva la pedana a sua volta, la dottoressa Isles percepiva l'aria salmastra seccarle immediatamente le mucose, la deglutizione graffiarle la gola, il vento scompigliarle i capelli ormai appiccicosi, e bruciarle gli occhi già affaticati nel tentativo di trattenere le lacrime.

Frankie si fece da parte e lei si accorse di Maura, che quasi timidamente si stava avvicinando. "Non sono mai stata tanto felice di vederti", le disse mentre la stringeva a sé con il braccio libero dalla coperta. La bionda ricambiò delicatamente l'abbraccio, senza riuscire a dire una parola, chiuse gli occhi al contatto dei suoi capelli ancora bagnati che le inumidivano il volto. Jane non si aspettava di sentire Maura tremare tra le sue braccia, poi realizzò che doveva essere esausta anche lei, che sicuramente aveva passato la notte all'aperto dopo averla vista saltare giù da quel ponte. Stava per accoglierla sotto la coperta nella quale si stringeva da quando l'avevano recuperata, per condividere un po' di calore, quando la donna si staccò da lei.

Sciogliendo la stretta formale che si era imposta, fece un passo indietro evitando il contatto visivo con Jane e sussurrò un appena percettibile "Ci vediamo alla Centrale". Uno sguardo breve e fugace, poco prima di voltarsi e allontanarsi. "Prendetevi cura di lei", disse piano rivolgendosi a Korsak, salendo la pedana e obbligandosi a non guardarsi indietro. Perfettamente conscia degli sguardi attorno a sé, tenne gli occhi bassi fino a che raggiunse l'auto dell'agente che l'avrebbe riaccompagnata a lavoro.

La mora avrebbe voluto dire qualcosa, nel tentativo di fermarla, ma fu talmente spiazzata dalla reazione della sua migliore amica, che si rese conto che, qualsiasi cosa avesse detto, non sarebbe servito a nulla. Sentì la mano di Maura scivolare lentamente via dalla sua, come i suoi occhi lucidi scivolarono via dai suoi. Un dolore profondo le si insinuò nel petto, mentre la osservò voltarsi e incamminarsi lontano da lei. "Non andartene, non lasciarmi", gridava silenziosa dentro di sé, mentre si lasciava abbracciare da Vince Korsak. Perfettamente conscia degli sguardi attorno a sé, seguitò a guardarla fino a che sparì dalla sua visuale, sperando invano che si voltasse almeno una volta. Continuò a fissare il punto dove la donna era sparita dalla sua vista, mentre in sordina percepiva le voci intorno a lei. "Non lasciarmi", ripeté la sua anima ancora una volta. Ma Maura non c'era più.
   
 
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