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Autore: Princess of Dark    21/08/2015    5 recensioni
Per Sara la vita in casa Wilson non è facile perché ogni giorno deve scontrarsi con i suoi fratellastri:
Alexander, di cui un tempo è stata segretamente innamorata e che sembra provare disgusto nei suoi confronti, il sadico Darren che si diverte a stuzzicarla di continuo, il piccolo Jeremy completamente pazzo di lei.
Ma tutto cambia alla morte del padrino, quando per ricevere l'eredità i fratelli sono costretti a rispettare un'impossibile clausola...
Dalla storia: "Alexander era completamente diverso da me e insieme eravamo del tutto sbagliati.
Eravamo come due colori bellissimi che insieme stonano.
Alexander ed io avevamo in comune solo una cosa: il cognome."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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«Aiuto Alexander con le indagini. Scusami se mi sono intrufolata in casa vostra, mi ha dato lui una copia delle chiavi», fece la donna con un sorriso fin troppo finto dipinto sul volto. La fissai diffidente dal basso del mio metro e settanta. Alexander che da le chiavi di casa nostra ad una sconosciuta?!
«Sara…». Quando Alexander mi raggiunse e si accorse della presenza di Angelica si pietrificò e il suo viso divenne bianco come un lenzuolo. Angelica incrociò le braccia al petto e lo guardò in modo strano ma poi elargì un altro dei suoi sorrisoni tutto tranne che spontanei.
«Alex, non mi aspettavo che foste già di ritorno», fece con nonchalance, avvicinandosi a lui per dargli una lieve carezza alla spalla. Alex? Ora lo chiama anche Alex?!
«E io non mi aspettavo di trovarti qui», replicò lui facendo scorrere frettolosamente lo sguardo su di me, che li guardavo come se volessi ammazzarli, storcendo il naso infastidita.
«Mi servivano dei documenti. Ho già spiegato a tua moglie che mi hai dato una copia delle chiavi per aiutarti con la questione delle minacce», continuò facendo un rapido cenno con la mano verso di me.
«Beh mi trovavo di passaggio... un caffè lo accetterei volentieri». Si voltò verso di me sfacciatamente verso di me come a chiedermi di farle il caffè e io alzai un sopracciglio cercando l’appoggio di Alexander che, alle sue spalle, alzò gli occhi al cielo e fece cenno di andare in cucina. Dio quante gliene dico dopo…
«Ne preparo un po’», annuii ricambiando con un sorriso in stile “Angelica vagina di fuoco”.
«Grazie mille cara». Mi lasciai scappare un “sta stronza” mentre andavo in cucina con la sua voce squillante di sottofondo. Non mi aveva dato di certo la buona impressione di una ragazza innocente che stava solo svolgendo il proprio dovere. Ray non mi guardava come se volesse stuprarmi, lui sì che era un uomo come si deve. Riempii due tazzine di caffè e quando tornai in sala da pranzo stavano seduti sul bordo del divano a parlare di tutt’altro fuorché di lavoro a giudicare dalla risata che si stava facendo la donna.
«Magari ti chiamo e ci mettiamo d’accordo», fece infine prendendo fiato. Si alzò di nuovo e mi porse la mano che strinsi controvoglia. «Beh, è stato un piacere. Il caffè era un po’ amaro», abbozzai un sorriso forzato e osservai Alexander accompagnarla alla porta per salutarla con due baci sulla guancia.

Pov Alexander

Angelica ne aveva combinata un’altra delle sue. Ovviamente non avevo creduto a una sola delle sue parole e a giudicare dal modo in cui Sara la squadrava nemmeno lei aveva abboccato. Il problema ora era spiegarle da dove era saltata fuori… non mi restava altro che reggere il gioco di Angelica o avrebbe scoperto la verità. Quando tornai in sala da pranzo Sara era furiosa, mi fissava con uno sguardo assassino in cerca di risposte e le braccia incrociate al petto con i pugni chiusi come se volesse evitare di mollarmi uno schiaffo. Non aveva tutti i torti poveretta, Angelica non era stata molto carina nei suoi confronti.
«E bravo! Te li sei scelti bene i rinforzi per le indagini», fece pungente, inclinando la testa su un lato.
«È un’amica di famiglia che si è gentilmente offerta di aiutarmi»
«E le indagini le fa con la minigonna e i tacchi a spillo?»
«Che mi frega di come si veste», borbottai, voltandole le spalle per andare in stanza a prendere un asciugamano pulito. Avevo bisogno di riprendermi con una doccia bollente e di riflettere.
«Ti ha chiamato Alex», continuò testarda seguendomi ovunque fino alla porta del bagno.
«Tutti i miei amici lo fanno»
«Ah da “amica di famiglia” è salita al rango “amica”», borbottò sarcastica. Sbuffai e mi voltai di scatto verso di lei.
«Ma la smetti? Che sei gelosa?». Il mio tono irritato contribuì ad aumentare la sua di irritazione. Il mio era stato un gesto inadeguato, c’era da ammetterlo.
«Non mi piace ritornare a casa MIA e trovarci una troia che siede sul MIO divano poggiando il suo culo rifatto sui MIEI cuscini», iniziò a sbraitare in preda alla furia. Il suo volto era arrossato dalla rabbia, la stessa che la faceva gesticolare in un modo buffo come i suoi capelli scompigliati, la sua gelosia evidente trapelava da tutti i pori… non sapevo come fermare il suo fiume di parole in piena.
Mi venne improvvisamente l’idea di baciarla. E lo feci.
Senza un inspiegabile motivo l’avrei sbattuta al muro arrabbiata e gelosa com’era. Feci anche quello.
La sentii sussultare sulle mie labbra all’impatto violento contro le mattonelle fredde, assecondando la mia lingua che cercava la sua mentre l’odore del suo balsamo per capelli mi riempiva i polmoni. Sara non aveva mai fatto nulla che non desiderasse davvero, ogni volta che non aveva avuto il desiderio di baciarmi semplicemente mi aveva respinto. Ma ora era molle tra le mie braccia, il suo fiato corto e le sue labbra bollenti, il seno che sfregava contro la mia camicia leggera. Mi passò improvvisamente per la mente l’idea che stavo baciando una donna incinta di chissà chi e avvertii ancora una volta quella orribile sensazione di disgusto, rabbia, di risentimento che avevo provato tempo fa… mi vorticavano in testa le immagini di quel camino acceso, delle loro ombre che danzavano sulla parete, delle loro voci. Improvvisamente riuscii a scacciare quel vortice di passione che mi aveva spinto a baciarla, fino a staccarmi da lei.
«Almeno così stai un po’ zitta», mormorai e la voce tremante nascose la mia eccitazione. Non la guardai negli occhi e le chiusi la porta in faccia prima di spogliarmi e buttarmi sotto il getto d’acqua.
Perché improvvisamente la odiavo così tanto se una parte di me ancora la desiderava? Perché non riuscivo ad andare avanti e cancellare quel ricordo tremendo?

Pov Sara

«Risotto ai funghi o alla pescatora?», mugolai tra me e me, leggendo gli ingredienti sulla confezione. Avrei tanto voluto conoscere tutti i gusti di Alexander. Urtai una signora col carrello stracolmo e mi scusai, poi lei allungò il collo per vedere cosa reggevo tra le mani e mi consigliò il risotto alla pescatora. Misi anche quello nel carrello e mi diressi alla cassa. Ero stata enormemente felice di acquistare un pacco di assorbenti, qualsiasi dubbio che avevo era svanito stamattina con l’arrivo delle mestruazioni. Darren mi aveva fatto passare le pene dell’inferno col pensiero di avere in grembo un figlio illegittimo e anche se mi aveva apertamente detto che non avevamo fatto nulla io in quel momento non avevo compreso le sue parole e continuavo ad avere paura… soltanto stamattina mi ero resa conto di quanto fosse stato stronzo.
Avevo la testa tra le nuvole c’era da ammetterlo. E di chi poteva essere la colpa? Del bipolare psicopatico che mi baciava all’improvviso… e stavolta non era nemmeno ubriaco. Poi però aveva preferito dormire sul divano: stamattina l’avevo trovato ancora lì a dormire col volto girato verso la spalliera.
Pagai il conto e uscii dal supermercato, camminando lentamente per la strada affollata. Non avevo molta voglia di ritornare a casa, non sapevo cosa fare con Alexander e con la sua aiutante bambolina. Mi fermai davanti al negozio di abiti da cerimonia e osservai un abito lungo rosso di chiffon. Sarebbe perfetto per il party di Swan per l’ufficializzazione del contratto.
 
«Un abito incantevole… sarà sicuramente il mio prossimo acquisto», esordì qualcuno. Mi voltai e vidi Angelica alzare gli occhiali da sole sul capo per osservare meglio il vestito. Si abbina perfettamente con le tue labbra rosse da pompinara.
«Non è il mio genere», feci spallucce, mentendo spudoratamente. L’avrei uccisa se avesse osato comprare il mio vestito.
«Posso ricambiare il caffè di ieri?», azzardò sorridente.
«Troppa caffeina fa male»
«Non sembra che faccia un cattivo effetto su di me», replicò altezzosa, specchiandosi nella vetrina.
«C’è un bar di fronte», sospirai, indicandoglielo con il dito. Ero proprio curiosa di sentire cosa aveva da dirmi questa…
Cercai di ignorare il suo ingresso al bar manco fosse la passerella per Miss Mondo 2015 e la bava degli uomini presenti in sala e la seguii fino al bancone, dove ordinò due caffè, per poi dirigersi verso l’ultimo tavolino. Sembrava la classica scenetta di un film americano della vip della scuola seguita dalla schiavetta racchia e secchiona che le porta i libri.
«Chissà cosa ti avrà raccontato di me Alexander ieri sera», iniziò, sdraiandosi comodamente sulla sedia di legno. Fissai i suoi occhi scuri e feci spallucce.
«Che sei un’amica di famiglia, niente di che», feci con nonchalance. Di certo avrei evitato in tutti i modi di farla sentire importante.
«Hai mai sentito parlare dell’industria Bailey?». Scossi il capo e voltai il capo dalla parte opposta per fissare il cameriere avvicinarsi con i nostri caffè. «Sono a capo di un’azienda importante quasi quanto la Wilson Group. Alexander ha acconsentito a una sorta di collaborazione, diventare colleghi potrebbe giovare ad entrambi», mi spiegò con entusiasmo, agitando la bustina di zucchero che iniziò a mescolare lentamente col cucchiaino. Sbattei le palpebre confusa.
«Alexander vuole fare sempre tutto da solo, è quasi impossibile che abbia accettato una collaborazione», scossi il capo convinta, sorseggiando il caffè amaro.
«Ma la mia sì», precisò con un sorriso spavaldo, assaggiando il suo caffè. Osservai l’alone di rossetto rosso che si era stampato sulla ceramica bianca della tazzina. «Non è invincibile, Sara. Un giocatore non può vincere la partita senza il sostegno della sua squadra»
«Non mi aveva detto niente»
«La cosa non mi sorprende», rise, fissandomi con occhi vispi. Si stava prendendo gioco di me?
«Perché?»
«Vi ho visti insieme… e sembrate tutto tranne che una coppia di neo sposi. Non ci vuole un mago per capire che tra voi non funziona e non potrà mai funzionare. Per questo non mi stupisco se Alexander faccia le cose per fatti suoi». Con quale coraggio una sconosciuta si metteva a fare la psicologa e ad analizzare il nostro rapporto? Che ne sapeva lei di tutto quello che era successo e che stava succedendo tra me e Alexander?
«Non mi sembri nella posizione giusta per giudicare. Alexander ha sempre fatto le cose per fatti suoi», ribattei irritata, serrando le mascelle.
«Allora chiediti perché ha cercato aiuto in me e non in te»
«E chi sei tu per meritare l’attenzione di Alexander ancora più di me?». Sentivo il sangue ribollire nelle vene: dovevo andarmene prima che il mio istinto mi suggerisse di lanciarle la tazzina vuota in faccia e romperle il naso.
«Ti pare che per tutto il tempo che sei stata via a New York fosse rimasto da solo a piangersi addosso?», mi chiese acidamente. Aspetta… Angelica allora sapeva qualcosa su di noi? «E non fare quella faccia. Tu non conosci me, ma io conosco te»
«Tu non sai un cazzo», feci con stizza. «Né di me, né di Alexander, né della relazione che ho con lui»
«E tu invece sai di quella che io avevo con lui?», replicò fieramente. Avvertii un enorme peso, come se un elefante mi fosse appena caduto addosso. Alexander aveva avuto il coraggio di stare con questa vipera? Non volevo crederci. Ma il ricordo del suo viso sorpreso, l’espressione agitata, il modo in cui si guardavano… tutto mi portava a credere alle parole di Angelica.
«Non mi importa delle sue vecchie storie. Ci siamo persi di vista per un po’ e ne sono consapevole», dissi con un filo di voce e una gran voglia di scappare via. Un’amica di famiglia… Alexander mi ha mentito…
«Beh, il passato è passato. Non avrai mica paura che possa tornare, no?», mi sorrise ancora e notai una sorta di minaccia nella sua frase, come se fosse una domanda retorica.
«Certo che no», feci con finta determinazione, alzandomi dalla sedia. «Grazie per il caffè, a me amaro piace», aggiunsi con un sorriso, andandomene via velocemente.
Avevo così tante domande in testa, mi sentivo così smaniosa e ansiosa di saperne di più sulla loro relazione. Magari era stata solo una botta e via e poi Alexander l’aveva scaricata, motivo per cui lei gli ronzava ancora attorno… o magari era stata una storia importante che era appena finita. Mi venne in mente la prima volta che entrai in casa, quando trovai il posacenere pieno e io ero convinta che fosse stato Alexander… forse Angelica le chiavi ce l’aveva già da un pezzo. Volevo saperne di più e volevo che fosse Alexander a dirmelo.
«Dove sei stata?», borbottò Alexander, affacciandosi dalla cucina quando mi sentì arrivare.
«Non si vede?», feci ironica mostrandogli la busta della spesa e raggiungendolo in cucina. Era in boxer e canottiera e si stava preparando il caffè.
«Ho comprato il risotto alla pescatora»
«Non mi piace», si limitò a dire.
«Ah». Mi sentii una stupida con quel pacco di preparato tra le mani e maledissi la signora al supermercato che me l’aveva consigliato. Forse Angelica avrebbe ricordato quale dei due risotti preferiva. Non essere ridicola, non farti buttare giù da lei per un risotto!
«Queste però le adoro», aggiunse, afferrando il pacchetto di noccioline e aprendole per riempirsi la bocca. Sorrisi e restai a guardarlo pensando a come avrei potuto introdurre l’argomento “ex”. «Odio essere fissato», mi fece notare leccandosi il sale dalle dita.
«Mi chiedevo cosa ne sarà della società», mormorai, distogliendo il suo sguardo per mettere sugli scaffali il cibo.
«In che senso?», chiese lui, fissandomi perplesso.
«La gestisci da solo e stai affrontando un sacco di problemi… magari una collaborazione potrebbe farti bene…», accennai vagamente. Non lo sentii dire nulla e mi voltai a fissarlo: il suo sguardo era accusatorio e dubbioso, l’espressione era accigliata.
«Che cosa sai?», borbottò. Sapevo che il lavoro era un argomento che non dovevo trattare con lui, si irritava facilmente e odiava che mi intromettessi nei suoi affari, motivo per cui ora si stava mettendo sulla difensiva. O forse aveva paura che sapevo troppe cose…
«Facevo supposizioni… a proposito, Angelica ti sta aiutando nelle indagini? Non ho ancora compreso bene il suo ruolo…»
«Fa quello che deve fare», disse secco, facendo spallucce. Distolse lo sguardo e mise la macchinetta del caffè sul fuoco. A quanto pare neanche lui sapeva reggere lo sguardo mentre mentiva… buono a sapersi.
«Mi sembravate piuttosto in confidenza, vi conoscete da molto?»
«Sì, te l’ho detto, è un’amica di famiglia. Perché?»
«Solo?», insistetti.
«Cosa sono tutte queste domande?»
«Alexander, nella famiglia c’ero anch’io. Li conosco i famosi “vecchi amici di famiglia”. O forse lei è arrivata dopo che me ne sono andata…». La tazzina che aveva tra le mani quasi gli scivolò e fece in tempo a recuperarla. Si voltò spazientito verso di me.
«Hai parlato con lei?», mi chiese con tono severo anche se si sentiva un pizzico di paura nella sua voce. Oh, sveglio il ragazzo.
«Sì», mi limitai a dire, giusto per spaventarlo ancora di più.
«E cosa ti ha detto?», azzardò incerto.
«Tutto». Feci una lunga pausa e lui non osò chiedermi chiarimenti. «Mi disgusta il modo in cui porti avanti le tue bugie», aggiunsi amareggiata.
«Non ho il dovere di farti il resoconto della mia vita»
«Nemmeno quello di prendermi per il culo!», esclamai. «Ma ti sembra normale che mi devo trovare una a casa, che devo prepararle il caffè e deve anche prendermi in giro? E ti sembra normale che debba essere lei a dirmi che la Wilson Group è in collaborazione con la sua società?»
«Non ho accettato la sua proposta. Ti avrà raccontato un mare di cazzate e tu come una cretina ci credi pure». E certo, la cretina ero sempre io. La scema che si lasciava andare ai film mentali, alle supposizioni sbagliate, che credeva anche agli asini che volano.
«Che stavate insieme è una cazzata?»
«No. Ma non ti interessa»
«Vorrei che ti accorgessi che non sono più la ragazzina ingenua che hai conosciuto, che davanti all’evidenza non chiudo più gli occhi e che ci fai solo la figura del coglione»
«Tu mi accusi di averti nascosto la mia relazione con lei, ma che mi dici di te? Non mi nascondi anche tu qualcosa? Tipo che rischi di essere incinta!». Aveva improvvisamente alzato la voce e quando ammutolii lui tirò un sospiro profondo, come se si fosse appena liberato da un peso enorme. Spense il fuoco e posò bruscamente la macchinetta piena di caffè sul ripiano della cucina, sporcando il marmo e scottandosi.
«C-cosa?», sussurrai con un filo di voce strozzato.
«Nemmeno io chiudo gli occhi davanti all’evidenza», si limitò a dire freddamente evitando il mio sguardo, passando la mano sotto l’acqua fredda con una smorfia di dolore. Come faceva a saperlo? Darren non aveva aperto bocca, ne ero sicura. E se nessuno gli aveva detto niente c’era soltanto un modo…
«Come ti sei permesso di entrare nel mio studio e di mettere le mani nelle mie cose?!», sbraitai arrabbiata, ricordandomi di quel test che avevo comprato e riposto in un cassetto. «Se l’avessi fatto io mi avresti già ucciso con le tue mani!»
«E intanto ho trovato un test di gravidanza!», ringhiò divorando la distanza tra di noi.
«Sono stata così stupida a desiderare che fosse tuo», sussurrai vicino alle sue labbra con la voce carica d’odio, prima di lasciarlo da solo. Mi rifugiai nella camera da letto, sbattendo la porta, e scoppiai in un pianto liberatorio.




Buongiorno a tutte! Oggi sono carichissima, sarà che amo questo capitolo e quello che mi sta venendo fuori dopo e quindi non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate voi... qui avete davanti un Alexander un po' impulsivo, che non riesce a tenere più tutto sotto controllo, che ve ne pare? Per non parlare di Angelica, sono sicura che la odierete sempre di più ahah
Ad un certo punto vi sarete fatta qualche domanda alla fine del Pov Alexander: sto continuando a seminare indizi sul loro passato che credo sia ora di svelare.. sono comunque curiosa di sentire le vostre supposizioni!
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che ci sentiremo presto nonostante le vacanze, al mio rientro mi ritroverete maggiorennee *w* (era ora xD)
Mi
 Vi regalo il nuovo volto di Darren va! :p


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