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Autore: Mel_deluxe    21/08/2015    1 recensioni
Le avventure della Ragazza dai capelli rossi... egocentrica, invidiosa, insolente, capricciosa e anche un po' stupida. La sua vita è costernata da varie disgrazie: degli orribili capelli pazzi e incontrollabili, un accento irlandese incomprensibile, una scarsa voglia di crescere, e soprattutto i suoi odiosi, fastidiosi e incorreggibili sette fratelli...
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Ragazza dai capelli rossi'
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Guardo Liza confusa. Che cosa intende dire?
«Di cosa stai parlando?» riesco a balbettare, cercando di strizzarmi i capelli fradici. Mi sento terribilmente osservata.
Liza, e tutti i suoi amici dietro di lei, ridacchiano maligni.
«Sei davvero più stupida di quanto credessi. Era tutta finzione, lo capisci?» continua Liza, cercando di trattenersi dalle risate. «La scommessa, lo scambio, le storielle che le mie amiche ti hanno raccontato, gli inviti dei ragazzi… Faceva tutto parte del mio piano. Ero io che manovravo tutto.»
La fisso incredula.
Quindi non c’era niente di vero? Tutte le cose imbarazzanti che mi hanno raccontato le sue amiche su di lei, tutte le persone che credevo mi adulassero…
Nulla. Non c’era nulla di reale. Era tutta una trappola di Liza, nella quale io sono finita in pieno.
«Cosa?» chiedo ancora, implorando per delle spiegazioni. «Perché l’hai fatto?»
Liza si avvicina a me, e abbassa la voce per risultare più minacciosa:
«Per rovinarti la vita, ovvio. Nessuno si mette contro di me, e quando lo fa, la paga molto cara. »
Poi sorride un secondo, e riprende, nascondendo le risate, la spiegazione del suo diabolico piano:
«Ho fatto in modo che parlassi male delle tue amiche, e poi Blair e Kaylee hanno pensato a farglielo notare. E ho mandato da te tutti quei ragazzi per farti litigare con Marc. Quello non ha funzionato, ma tranquilla, ci hai pensato tu da sola…»
A quel punto vorrei strapparle gli occhi dalla quella sua maledettissima faccia.
Non ci posso credere! Come ho potuto essere così stupida?
Liza Fitzwilliam è una schifosa ed enorme stronza, non so neanche come ho fatto a pensare che anche solo una volta sarebbe stata carina come me.
Sto per urlarle contro i peggio insulti che mi vengono in mente, ma Liza e il pubblico che ci stava a guardare, se ne sta già andando.
Se ne vanno tutti, comprese Blair, Ellen e Kaylee che mi salutano ridendo di me.
«Vaffanculo, Liza!» urlo a squarciagola. «Non so nemmeno come ho fatto a credere che fossi diventata una brava persona!»
Ma non c’è nessuno ad ascoltarmi. Se ne sono andati tutti, lasciandomi da sola davanti alla fontana, con i vestiti che ancora gocciolano.
 
 
Mi dirigo infuriata verso la scuola, ignorando chiunque mi passi davanti, o che mi chieda spiegazioni per il mio aspetto fradicio.
Devo trovare Liza, a tutti i costi. Devo trovarla, romperle la faccia, ucciderla e mangiarmela per cena. Non penso che esista essere che odi di più al mondo. Dopo questi avvenimenti, è salita al primo posto nella mia lista nera, scalando di gran lunga Paris Hilton e Madonna.
Arrivo fino a davanti alla scuola durante la mia ricerca. Ci sono un sacco di ragazzi che stanno ancora uscendo, o che si sono fermati a chiacchierare.
Io parto con lo sguardo alla ricerca di Liza o di uno dei componenti di quel suo odioso gruppetto.
Dopo che per qualche interminabile minuto, non sono ancora riuscita a trovarla, faccio per andarmene, quando una voce familiare mi blocca:
«Eccola, la grande ape regina! Cosa ti è successo? I tuoi nuovi amici ti hanno spruzzato con l’acqua?»
Voltando lo sguardo verso di lei, trovo Julia e Veronica con le loro cartelle in spalla, che mi fissano con uno sguardo freddo di rimprovero, senza mostrarsi minimamente preoccupate per me.
Non ho neanche voglia di parlare con loro. Sono troppo arrabbiata, e discutere con Veronica e Julia mi farebbe solo infuriare ancora di più.
«Sentite ragazze, ne parliamo dopo. Ora…»
Cerco di passare tra loro due, ma mi bloccano la strada.
Capisco che sono davvero arrabbiate con me, e che non ho alcuna  via di scampo.
Sono finita.
Cerco di sorridere a malapena, ma entrambe non mutano il loro sguardo furibondo.
«Hai detto alle amiche di Liza del negozio di taglie forti, vero?» mi accusa Julia, incrociando le braccia per risultare più intimidatoria. «E hai anche detto loro di quando non ho lavato i miei jeans per un mese, e di quando Veronica e io ci siamo perse dentro la scuola?»
Io mando giù la saliva a fatica.
Sì, l’ho fatto, ma solo ora mi rendo conto di quanto infame sia stata. Dopotutto quel bagno nella fontana mi ha come risvegliata all’improvviso.
Adesso però chi ce la fa ad affrontare le conseguenze?
«Mi dispiace.» sussurro, con sincero pentimento. «Davvero, all’inizio era solo per divertimento…»
«Divertimento?» Julia pare quasi scandalizzata. «Tutta la scuola ci sta prendendo in giro adesso, Lea! Il divertimento per te è parlare male delle tue migliori amiche?»
A quel punto la mia calma si esaurisce, un po’ per tutto quello che è appena successo, un po’ per come mi sta trattando Julia. Inizio a urlare anche io contro di lei:
«Migliori amiche?! Non so voi, ma se la mia migliore amica fosse stata appena stata  spinta in una fontana e presa in giro per una settimana intera, non starei qua ad accusarla e a urlarle contro!»
Julia non si fa intimidire da me, e ribatte con eguale entusiasmo:
«No, ma di certo tu non ti puoi definire un’amica dopo tutto quello che ci hai fatto, no?»
Io sposto lo sguardo velocemente da Julia a Veronica. Lei se ne sta in silenzio, con lo sguardo basso, senza dire una parola, lasciandosi difendere da Julia.
E poi non so cosa mi succeda in quel momento. All’improvviso tutto esce, la mia rabbia, il mio risentimento, tutte le peggiori cose di me stessa, tutte in una sola volta:
«Lasciate che vi dica una cosa, in tutta sincerità: io mi sono davvero stancata di voi due! Siete in assoluto le peggiori persone dell’universo! Senza di me voi non siete nulla!» comincio il discorso, strillando.
Julia mi guarda con gli occhi spalancati, per la risposta inaspettata, mentre Veronica sembra sul punto di scoppiare a piangere.
«Iniziamo con te.» dico, indicando Julia. «Tu sei assolutamente la persona più idiota che abbia mai conosciuto. Credi di fare la ribelle con i capelli tinti e il piercing al naso, e fingendo di andare male a scuola, ma ciò non può coprire ciò che sei realmente, cara Juls, e cioè una codarda, che non è nemmeno capace di trovarsi un ragazzo da sola, ma deve accontentarsi dei miei scarti!»
Poi volto lo sguardo con violenza, e mi rivolgo a Veronica, che evita ancora di guardarmi:
«E tu! Oh, Veronica, tu sei un vero disastro! Lo so che ti piace ancora Marc, e non provare a negarlo, le capisco certe cose. Ma la verità è questa: a lui non piaci, né gli piacerai mai. Perché sei stupida, sei insopportabile, e sei grassa come…»
«Ehi!»
Julia mi richiama ad alta voce, ed io incredibilmente mi blocco.
«Saremo anche stupide e codarde, ma almeno non siamo delle stronze come te.» conclude Julia, prima di andarsene infuriata.
Io la guardo allontanarsi in silenzio.
Poi Julia richiama Veronica, e lei la segue velocemente. La sento sussurrare mentre mi passa accanto, e da quello che dice, non ho dubbi che si stia riferendo a me:
«La prossima volta ci penserò due volte prima di darti un’altra occasione.»
Con queste parole, Veronica si allontana insieme a Julia.
Resto a fissarle immobile finché non voltano l’angolo, e scompaiono dalla mia vista.
A quel punto vorrei urlare, buttarmi a terra, e imprecare contro il mondo intero, semplicemente.
In mezzo al mio silenzio solitario, sento un tuono arrivare dall’alto, e prima ancora che possa solo alzare lo sguardo, sento già delle gocce d’acqua arrivarmi sul naso.
Perfetto, prima la fontana e adesso anche la pioggia!
Non poteva esserci giornata più fradicia.
 
 
Mi avvio verso la fermata dell’autobus, mentre tutte le persone corrono a ripararsi dal temporale sotto il primo portico che trovano.
Io continuo a camminare sotto la pioggia, che pian piano diventa sempre più violenta, senza curarmi di quanti raffreddori mi sarò presa entro domani.
Cammino qualche metro ancora, quando a metà strada vedo Marc davanti a me.
È immobile sotto la pioggia, con lo sguardo fisso su di me, anche se non capisco se è arrabbiato o solo dispiaciuto.
«Beh?» lo incito a parlare. «Cosa c’è? Sei venuto a dirmi quanto patetica sembro in questo momento, o quanto sia miserabile la mia vita?»
Marc non dice una parola, ma continua a guardarmi, impassibile.
Io sbuffo e lo supero, concludendo la mia frase:
«Sei arrivato tardi allora.»
Una volta che ho superato Marc, sento che mi afferra il braccio, e mi costringe a voltarmi verso di lui.
«Che cos’è che ti ho fatto?» mi chiede, quasi urlando. «Dimmelo. Perché continui a trattarmi male? Non ti ho fatto nulla.»
«Nulla?» rispondo, a tono ugualmente alto. «È tutto il giorno che te la prendi con me! Prima mi dici che mi odi per come mi comporto, poi non ti fai più vedere per il resto della giornata, non mi vieni neanche ad aiutare dopo che sono finita in una fontana, e ora hai anche il coraggio di chiedermi che cosa mi hai fatto?!»
Do uno strattone al braccio, liberandomi dalla sua presa, senza però muovermi da quella posizione.
«Sei tu quella che appena dieci minuti fa ha fatto un discorso in cui evidenziavi ogni mio  singolo difetto!» mi accusa Marc, adesso veramente arrabbiato.
«E tu hai detto che sono l’unica ragione perché odi stare qui, e che mi avresti cancellato dalla tua vita! Dovrei essere io quella arrabbiata!» dico, rammentando ciò che mi aveva riferito Liza in bagno.
Marc mi guarda confuso.
«Cosa? Chi te l’ha detto?» domanda.
«Liza.»
Marc rimane in silenzio. A quel punto sembra cambiare totalmente atteggiamento nei miei confronti. Prima era visibilmente arrabbiato, adesso non so neanche che cosa abbia in mente.
«Oh, capisco.» dice quasi sussurrando. «Quindi ti fidi più di Liza che di me?»
Vorrei morire in quell’istante.
«Marc…»
Come una stupida mi sono fidata di quello che mi ha detto Liza. Sì, la persona che mi ha appena reso la vita un inferno.
E Marc ha tutto il diritto di essere arrabbiato con me, solo adesso me ne rendo conto.
Vorrei solo scomparire e che tutti si dimenticassero della mia esistenza.
Finalmente Marc sposta il suo sguardo, e sembra quasi calmarsi:
«No, invece avevi ragione tu, sai…»
Io rimango lì ferma, in attesa che concluda la sua frase.
«Non sei assolutamente la ragazza che speravo di avere.» finisce con freddezza.
Se ne va, spazientito, con una velocità impressionante.
Dovremmo fare la stessa strada insieme in teoria, ma credo che dopo quello che è appena successo passare venti minuti in autobus con lui sia la cosa peggiore da fare.
«E va bene!» urlo infuriata, mentre lui si allontana sempre di più dalla mia vista. «Vuoi lasciarmi? Fantastico! Tanto ti trovavo insopportabile anche prima!»
Poi, vedendo che non sembra nemmeno ascoltarmi, decido di concludere, con tutta la rabbia che riesco a trovare:
«Ti odio!»
Ma Marc ormai è talmente lontano che non riesco più a scorgerlo.
Ed è in quel momento che non capisco più se a bagnarmi il viso è la pioggia o le mie stesse lacrime.
 
 
«Lea, che cosa ti è successo?»
Mia madre si è giustamente preoccupata dopo che mi ha vista varcare la porta principale bagnata dalla testa ai piedi.
Si trova in cucina, dalla quale è riuscita a vedermi, insieme a Laura e Anna, che probabilmente la stavano aiutando a preparare la cena.
Io non dico una parola, le ignoro totalmente, e vado diritta al piano di sopra, senza dare importanza a tutta l’acqua che sto lasciando in giro.
Entro nella mia stanza, ringraziando il cielo di averne una singola, e dopo aver sbattuto con violenza la porta, mi getto sul letto come se fossi morta di stanchezza.
Dopo qualche secondo di silenzio, afferro il cuscino e buttandomelo in faccia, urlo il più forte possibile.
Mi odio, mi detesto, odio tutto della mia vita! Non ho più le mie amiche, non ho più Marc, non ho nemmeno più la popolarità che credevo di aver conquistato. Non ho nulla, in poche parole.
Fa tutto così schifo.
Perché sono così stupida? Non potevo essere un genio, la reincarnazione di Gandhi, o una di quelle maledette protagoniste delle fanfiction sui One Direction sempre perfette in ogni momento?
No, dovevo essere questo schifo di Lea McEwitch, la ragazza dai capelli rossi, l’idiota che non ne fa mai una giusta.
Mi odio, mi odio, mi odio!
Sento bussare alla porta.
«Non sono dell’umore giusto!» sbotto infuriata, lanciando un cuscino verso la porta, dalla quale subito esce mia madre, che riesce ad afferrare il cuscino che le ho tirato, e mi guarda comprensiva.
«Ne vuoi parlare?» chiede dolcemente.
«No!» E rigetto il viso tra i cuscini.
Sebbene le abbia urlato contro fin troppe volte, sento che mia madre si avvicina al mio letto e si siede di fianco a me.
«Cosa è andato male stavolta?» domanda, sospirando.
«Tutto!» mugugno, sempre con la faccia contro i cuscini.
Decido finalmente di alzare il viso, e mettermi seduta sul letto, di fronte a mia madre. Lei mi passa dei fazzoletti per asciugare il trucco, oramai talmente rovinato che potrei vivere per mesi in una colonia di procioni senza essere mai scoperta.
«Mi odio.» sussurro a un certo punto, dopo essermi pulita gli occhi a dovere. «Mi odiano tutti.»
«Non essere sciocca!» Mia madre sorride e mi passa un altro fazzoletto. «Qui ti adoriamo tutti. Dovevi sentire com’era preoccupata Laura quando ti ha visto entrare conciata così!»
«Wow, adesso sì che mi sento meglio!» dico scherzando, sebbene il mio tono risulti alquanto irritato.
Mia madre si pone le mani sulle ginocchia, e dopo aver fatto un bel respiro, inizia a parlare:
«Allora…» comincia, sempre con un sorriso stampato sulla bocca. «Vogliamo parlarne?»
Io scuoto la testa, in segno di no. Mia madre chiude gli occhi, e sorride tristemente.
«Va bene.» dice, sollevando le mani in segno di resa. «Allora me ne vado.»
Si sta per alzare dal letto, ma io la fermo, chiamandola:
«Mamma?»
Mia madre si volta verso di me e si risiede sul letto.
«Cosa c’è?»
«Tu come hai fatto a capire di essere davvero innamorata di Papà?»
Lei apre leggermente di più gli occhi, mostrandosi sorpresa dalla mia domanda.
Non riesce a trovare subito una risposta, ma si guarda intorno indecisa. Io nel frattempo attendo abbracciando un cuscino.
Finalmente mia madre mi guarda direttamente negli occhi e si decide a darmi una risposta:
«Ecco… È difficile da spiegare. Quando t’innamori semplicemente capita e basta. Ti innamori anche delle persone più improbabili, e di punto in bianco la tua vita cambia da così a così. Mettiamola così: ho capito di essere innamorata di tuo padre quando mi sono accorta di quanto fosse importante per me, e che non avrei mai sopportato di non passare il resto della vita con lui.»
Io la guardo smagliante, soddisfatta della risposta, ma decido di dire comunque la mia:
«L’amore fa schifo.»
Mia madre ridacchia allegra.
«Ogni tanto fa schifo.» risponde tra le risate. «Ma è proprio quello il bello dell’amore, sapere apprezzarlo anche dopo tutto il dolore che ti ha causato, e capire che non c’è niente di più bello al mondo dell’essere innamorati di qualcuno.»
Si alza, e va verso l’uscita, mentre io la seguo con lo sguardo in silenzio.
Quando mia madre è sul punto di andarsene, proprio davanti alla porta, decido di azzardare una domanda che mi turba da troppo tempo ormai, e le chiedo, tutto d’un fiato:
«Sei ancora innamorata di Papà, vero?»
Lei si gira e mi guarda stupita, quasi chiedendosi il perché di quella assurda domanda.
«Certo!» risponde con ovvietà. «Che domande sono?»
Finalmente mia madre esce dalla stanza, e si chiude la porta alle spalle.
Io resto qualche secondo immobile, a osservare la porta chiusa, e a gustarmi il silenzio.
Poi, rompendo questa tranquillità, mi getto sul letto a faccia in su, osservando per minuti interi il soffitto bianco e vuoto.
La mia mente, al contrario, non è poi così tanto vuota.
Inizio a pensare a tutto quello che è successo, e anche a mia madre. E anche a George, dopotutto, e a quella maledetta serata di lavoro.
Mia madre non sembrava tranquilla mentre parlava di mio padre. Però ha detto che è ancora innamorata di lui, e io dovrei fidarmi. Giusto?
Mi giro dall’altra parte, sdraiandomi di fianco.
Non ho voglia di pensare ai miei genitori. L’ipotesi del divorzio è troppo triste da considerare in questo istante.
I miei unici pensieri invece riescono a dirigersi solo verso un’unica persona.
“Non c’è niente di più bello al mondo dell’essere innamorati di qualcuno.”, eh?
Beh, mamma, credo che tu debba riconsiderare meglio le tue filosofie, perché l’essere innamorata di Marc Richardson mi ha appena rovinato la vita.




ANGOLO AUTRICE
Sono tornata giusto ieri dal mare, e ho già pubblicato un nuovo capitolo. AMATEMI.
Lo so che in questo capitolo mi sono allontanata un po' dalla sezione "commedia" ma oh, mi serviva per la trama.
Comunque vi devo avvisare che siamo quasi alla fine della storia, *piangiamo*, (mancano giusto 3 capitoli)
Non allarmatevi, non la farò finire in modo deprimente (o non sarebbe più una commedia), quindi preparatevi psicologicamente per il Big Finale!
Arrivederci, bimbi ;)
Mel.


 
  
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