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Autore: MarcoG    01/02/2009    0 recensioni
Altrimenti intitolato: "Al passato non si può voltar le spalle". Joey Jacquet era un onesto lavoratore sposato con una bellissima moglie, abitava in una bellissima casa ed avevano un bellissimo figlio. La sua vita era perfetta...fino a quando alcune ombre del suo passato non iniziarono a tornare a galla.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una delle tante cose che si imparano vivendo a lungo insieme a criminali di ogni specie, è quella di saperli riconoscere in mezzo alla gente comune. A Joey bastò un'occhiata lanciata fuori dall'hotel per capire che l'uomo che c'era all'interno era un balordo inviato da Kimberlin. Stava parlando con la donna alla reception con una mazzetta di banconote in mano, mostrandogli con l'altra un foglio A4 che la donna guardò per un attimo scuotendo poi la testa. Kimberlin probabilmente aveva iniziato a sguinzagliare i suoi uomini nel momento stesso in cui era terminata la chiamata con Joey e ora parecchi hotel si ritrovavano a subire le visite di questi balordi in cerca del loro uomo.
La scelta più sensata ricadde quindi su un hotel di lusso; ora Joey se lo poteva permettere grazie ai soldi di Bill Nighy e contemporaneamente poteva avere la certezza che, per lo meno per quella serata, nessuno degli albergatori di hotel di quel calibro avesse veramente preso in considerazione le parole di uomini come quelli che Kimberlin mandava in giro. Anzi, probabilmente molti di loro sarebbero stati fermati ancora prima di poter entrare, visto l'abbigliamento di scarsa eleganza con il quale andavano in giro.
Si prese quindi una stanza da 200 dollari a notte e cercò di prendere sonno il prima possibile, in modo tale da svegliarsi presto il giorno dopo e potersi rimettere in strada allontanandosi da Ashville.
Alle sette del mattino infatti era già in piedi, pagò la stanza e prese l'Audi per tornare nella contea di Jefferson che si sarebbe rivelata sicuramente più tranquilla di St.Claire.
Appena tornato a Birmingham, parcheggiò l'auto e mandò un sms a Neira.
Principessa, ieri notte ho intravisto un paio di uomini di tuo padre in giro per gli hotel di Ashville, questo vuol dire che ha già iniziato a cercarci. Forse è meglio che ve ne andate da quella casa, il rischio che provino a cercavi là dentro si fa ogni giorno più alto.
Pensò poi a Kirk Webb: Nighy aveva detto che il vaso era in mostra ai visitatori per tutto il giorno, ma per chi voleva saperne di più avrebbe potuto ascoltarlo parlare sia alle 11 che alle 15 per circa un quarto d'ora. Joey optò per l'appuntamento delle 15, visto che in quel periodo dell'anno il buio arrivava presto e dopo averlo ucciso avrebbe potuto usufruirne per scappare dal museo senza essere visto.
Utilizzò il resto della giornata per fare acquisti: entrò in un negozio di abbigliamento e si cambiò completamente d'abito, scegliendo il nero come colore dominante per qualsiasi capo.
A mezzo giorno circa ricevette l'sms di risposta di Neira.
Ok, tu ricordati quello che ti ho detto a proposito di Steven, mi raccomando. Ciao.
Il fatto che gli avesse risposto a quell'ora non gli piaceva: se aveva risposto appena visto il suo sms voleva dire che si erano svegliate da poco, e questo significava che se la stavano prendendo molto comoda. Se fosse rimasto con loro sarebbe stato più tranquillo, però dopo quello che era successo con Bill Nighy Samantha lo guardava come un mostro e anche Neira sembrava non aver digerito troppo bene ciò che aveva visto.
In ogni modo, fra pochi giorni si sarebbero rincontrati.
Quando mancò circa un'ora al secondo e ultimo appuntamento della giornata con Webb, Joey prese l'auto e si diresse verso il Churcill Museum. Trovò fortunatamente parcheggio proprio lì davanti e si incamminò a passo svelto verso l'entrata. All'interno trovò però una sorpresa; mentre era in coda per fare il biglietto vide che poco prima della scala che portava al primo piano c'erano due agenti della polizia con una sorta di telecomando nero in mano. Aguzzò la vista, per cercare di capire meglio cos'era quell'affare, e il piccolo display sopra i due led colorati di rosso e verde chiarì il brutto presentimento: era un metal detector.
Arrivato il suo turno di comprare il biglietto, si riferì alla ragazza dietro al bancone con la massima gentilezza di cui era capace.
- Buonasera, un biglietto intero, per favore. -
La ragazza rispose con il prezzo e non accennò neanche ad alzare il volto, quindi Joey dovette suo malgrado dimostrarsi interessato ai due poliziotti.
- Mi scusi, ma ho visto che quei due agenti hanno un oggetto in mano, cos'è? -
- Umhf - rispose la ragazza, alzando la faccia per la prima volta. - E' per alcune opere di valore che abbiamo in questi giorni nel museo, ci serve per sicurezza, sa, è un metal detector. -
- Ho capito...beh, allora sarà il caso che vada a posare la mia cintura prima di entrare, per evitare che suoni appena mi avvicini! - rispose con un largo sorriso.
Pagò il biglietto ed uscì. Joey non aveva nessuna cintura da posare, aveva però una Smith & Wesson calibro 10 che sicuramente non avrebbe superato il controllo dei due agenti.
"Cazzo!" pensò fra sè e sè. "E come faccio ora?"
Cercò di pensare velocemente a una soluzione alternativa. "Anzichè ucciderlo durante il suo discorso potrei aspettarlo fuori una volta finito..." Rimase per qualche secondo davanti alla sua Audi, poi prese la sua decisione. Entrò, posò la 610 nel cruscotto ed uscì tornando verso il museo. "Non posso ucciderlo come un poveraccio qualsiasi, di notte in un parcheggio mentre cerca di riprendere la macchina. No...deve morire in modo appariscente, in modo tale che nessuno di loro osi pensare che scelga il momento più comodo a me per ucciderli. Li affronterò lealmente, quando sono al pieno delle loro forze esattamente come me. Niente trucchetti di alcun genere, questa volta non mi abbasserò a quei livelli."
Ripetendosi in continuazione queste parole, varcò l'ingresso e si fece controllare dai due poliziotti, passò oltre e cercò la stanza in cui Webb avrebbe parlato. Non fece molto caso alle altre opere esposte, continuò a cambiare stanza salendo al piano superiore fino a quando non trovò quella che era stata preparata per il discorso.
La stanza conteneva una trentina di sedie, tutte rivolte verso una specie di cattedra che aveva alle spalle un grosso schermo luminoso, probabilmente per le diapositive. Due uomini stavano parlottando fra loro vicino alla cattedra, uno aveva parecchi fogli in mano e gesticolava particolarmente, l'altro rimaneva in silenzio ad ascoltarlo. Secondo la descrizione che gli aveva fornito Bill Nighy, Kirk Webb doveva essere quello che stava parlando. Piuttosto alto, con una barba incolta da chissà quanti giorni, era vestito piuttosto male, indossando capi tutti di colori diversi. A vederlo così, non sembrava per nulla uno studioso d'arte.
Visto che mancavano solo dieci minuti alla sua presentazione e c'erano già un paio di persone sedute, anche Joey prese posto nel fondo della sala, sull'ultima fila di sedie disponibili. Cercò di stare attento il più possibile a non farsi notare, osservandolo solo quando era impegnato a parlottare con il suo compare. Poi, lentamente, la sala iniziò a riempirsi e alle 15 Webb fu puntuale a iniziare il  suo discorso.
- Buonasera a tutti voi e grazie per esservi fermati per approfondire con me la storia di questo bellissimo vaso che il nostro museo... - Joey smise di ascoltarlo praticamente subito, lanciando solo un'occhiata al vaso indios che aveva al suo fianco. Si guardò intorno, contando le persone presenti in sala. Le trenta sedie erano tutte occupate, più una decina di persone che erano rimaste in piedi poichè erano arrivate quando Webb aveva già iniziato a parlare. Qualcuno entrava, sentiva qualche minuto e dopo usciva. Arrivati a circa metà del discorso, le luci della stanza si spensero e iniziarono a proiettare le diapositive.
- Come potete vedere dalle forme disegnate su questo esempio, vi è una forte somiglianza con il nostro che possiamo vedere in sala... - disse indicando con una mano il vaso proiettato sullo schermo e con l'altra quello presente al suo fianco.
Joey smise di ascoltare un'altra volta, guardandosi attorno nervosamente. Ripensò velocemente alla strada che aveva fatto per arrivare lì: non era molto lunga, correndo avrebbe potuto percorrerla in un minuto circa, quello che lo preoccupava era più che altro la presenza dei due poliziotti all'ingresso. Non che fossero pesantemente armati, aveva notato solo una pistola per uno, però lo avrebbe seccato ucciderli.
Si ritrovò ben presto a picchiettare nervosamente con il piede per terra, guardando l'orologio a una distanza di tempo sempre inferiore dalla volta precedente. Webb infatti parlò per quasi dieci minuti in più rispetto a quanto c'era scritto sul cartello fuori dal museo, finendo il suo discorso quasi alle tre e mezza.
- ...e questo non fa che dimostrare ulteriormente il valore di questo vaso. Vi ringrazio per essere stati qui e vi auguro una buona continuazione della visita al resto del museo. -
Seguirono quasi immediatamente degli applausi e dai volti sorridenti delle persone Joey potè capire che il discorso di Webb era stato particolarmente gradito. Gli sembrava sempre più strano che un uomo del genere potesse essere un sadico assassino.
I presenti in sala iniziarono lentamente ad uscire e questo fu sufficiente per far svanire tutti i suoi pensieri e tornare a pensare a come agire. Aspettò ancora qualche secondo, ma una decina di persone rimasero in sala non accennando ad uscire e Joey decise di muoversi ugualmente.
Iniziò ad applaudire forte ma lentamente, richiamando l'attenzione di Webb che aveva appena ricominciato a parlottare con lo stesso uomo di prima del discorso.
- Bravo, bravo! - disse alzandosi in piedi e non smettendo di applaudire. - Sei proprio bravo Kirk Webb! Un bel discorso! -
L'uomo, che aveva immediatamente posato gli occhi su di lui, mantenne la sua espressione di marmo e si limitò a fissarlo.
- Per un attimo ho quasi pensato che ucciderti fosse una perdita per la società - aggiunse mostrando un sorriso ironico - ma poi c'ho subito ripensato.
Webb posò il foglio che aveva in mano e iniziò a parlare.
- Sei James Hawk, vero? -
Joey rimase stupito. Lo aveva capito subito, e cosa ancora peggiore non ne sembrava per niente impaurito.
- Ieri notte Steven Kimberlin mi ha informato che hanno ritrovato il suo avvocato in periferia, senza vestiti e con alcuni denti strappati. "Ha blaterato qualcosa riguardo al fatto che vi ammazzerà tutti", ha aggiunto poi. E' così, James Hawk? Sei qua per "ucciderci tutti"? -
Quella sua tranquillità non gli piaceva, ma non potè fare altro che rispondergli.
- Sì, e stasera incomincerò da te. -
A quel punto Webb incominciò a ridere. L'uomo al suo fianco lo seguì subito dopo e furono imitati dai restanti in sala.
- Sei così ingenuo, Hawk. - disse appena riuscì a contenere le risate. - Pensi veramente che io non mi sia preparato a un tuo arrivo? Era più che logico che avresti scelto questa occasione per venire da me, si può quasi dire che ti stavo aspettando. -
Fece un gesto con la mano e le persone che erano ancora sedute si alzarono in piedi girandosi verso di lui. Sette uomini, più Webb e l'individuo che era al suo fianco. Joey passò lo sguardo su ognuno di loro e sull'ultimo ci rimase per qualche secondo.
- Biondino... - esclamò lentamente.
L'uomo che lo aveva accompagnato al Red Monkey era proprio lì, in mezzo alle persone rimaste, con un enorme cerotto bianco sul naso. Joey trattenne a stento una risata.
- Che ti hanno fatto al naso, biondo? Sei forse caduto dalle scale? -
- E' lui! - urlò quello girandosi verso Webb. - E' lui, ti confermo che è lui! -  
- Bene, allora si fa così - rispose senza agitazione nelle sue parole. - Voi ora lo sistemate per bene e io intanto scendo ad avvisare le guardie. Poi torniamo su e se lo avrete lasciato ancora vivo lo portiamo via, altrimenti siete tutti testimoni che questo pazzo a me sconosciuto ha iniziato ad aggredirmi e voi mi avete difeso. - Fissò per un momento Joey, poi concluse - Finisce qui tutta la tua storia di vendetta, Hawk. Avresti dovuto scappare da qualche parte nel resto del mondo anzichè tornare in America, sei stato piuttosto sciocco. In ogni modo, addio. -
Si chinò a prendere la sua valigetta, scese dalla cattedra e iniziò a incamminarsi verso l'uscita della stanza. Joey si fiondò immediatamente a fermarlo, ma i sette uomini furono altrettanto veloci e si misero davanti a lui.
- Ehy, vecchietto! Non hai sentito quello che ha detto Webb? Tu devi giocare con noi adesso! -
Gli altri uomini iniziarono a disporsi a cerchio attorno a lui. Joey potè vedere dietro di loro Webb scomparire dalla porta d'uscita e iniziare ad incamminarsi verso le scale.
Non poteva farlo scappare, altrimenti non lo avrebbe più ritrovato. Oppure lo avrebbe trovato dopo tanto di quel tempo che nel frattempo gli sarebbero arrivati altri problemi, e questo non doveva accadere.
- Levatevi immediatamente tutti dai coglioni - ringhiò Joey. - O giuro che vi ammazzo uno ad uno -
Il suo tono riuscì a catturare l'attenzione di ognuno di loro, facendo perdere il sorriso alle loro bocche.
- Ehy vecchietto, un tempo sarai anche stato un gran figlio di puttana, ma ormai hai l'età di mio nonno, non dimenticartelo. Mi sentivo quasi in colpa di dover picchiare uno della tua età, ma visto che fai così lo stronzo mi tolgo ogni peso dalla coscienza e provvedo subito a fare quello che Webb vuole. -
Si avvicinò a Joey a passi rapidi, poi quando gli fu vicino sferrò con un pugno col destro.
"Tutto sbagliato" pensò Joey guardandolo colpire.
Non era ben bilanciato sui piedi, il pugno era partito troppo presto e non si era curato di chiudere la guardia per colpirlo. Tanto che riuscì a evitarlo senza alcuna fatica, mandando il suo pugno a vuoto.
Approfittò del fatto che fosse sbilanciato per il colpo mancato e lo toccò con forza con la punta delle dita appena sotto la base del collo, vicino alla clavicola. L'uomo lanciò un orlo di dolore e cadde a terra portandosi una mano sulla zona appena colpita.
I rimanenti sei lo guardarono spaventati mentre lui, rimasto a terra, continuava a lamentarsi per il dolore.
- Lo sapete perchè sente così tanto male? - chiese Joey evitando di guardarlo. - Perchè l'ho colpito in un punto così detto "proibito", uno di quelli studiati dagli antichi maestri cinesi di stili di combattimento quasi settecento anni fa. -
Anche l'uomo a terra aveva diminuito le sue lamentele per ascoltare quello che Joey diceva.
- E di punti come quelli nel corpo umano ce ne sono oltre cento, e io ne conosco almeno la metà. Quindi, e ve lo dico per l'ultima volta, spostatevi e non vi farò niente. Viceversa, fra poco sarete tutti a terra come lui, con la sola differenza che a voi vorrò fare male sul serio. -
I sei uomini rimasti lo guardarono con lo sguardo stralunato, indecisi fra il credere a quello che diceva oppure convincersi che era un pazzo che neanche sapeva quello che stava dicendo. L'uomo che parlottava prima con Webb fece un passo indietro e poi corse via urlando ai poliziotti nel piano inferiore di venire su immediatamente.
"Ci mancavano anche loro" si ritrovò a pensare Joey. - Allora, voi altri! Vi spostate o devo farmi avanti io? - urlò nella loro direzione, ma il sentire che le due guardie stavano arrivando fece loro tornare un po' di coraggio e nessuno indietreggiò. Al contrario, due di loro si mossero contemporaneamente per colpirlo.
Li evitò entrambi, alzando le braccia per parare i loro attacchi e facendo un piccolo salto indietro. "Se solo avessi potuto portare la mia 610..." pensò fra sè e sè. I due uomini cercarono di colpirlo nuovamente, ma anche questa volta Joey anticipò i loro movimenti e spostandosi ancora più indietro li evitò.
- Cazzo! - urlò uno di loro. Joey sentì chiaramente il rumore dei passi dei poliziotti avvicinarsi alla scala, e decise di agire il più velocemente possibile. Si lanciò contro quello più vicino dei due, abbassandosi leggermente e colpendo con le punta delle dita sul collo poco sotto il pomo d'adamo. L'uomo sbarrò gli occhi e si portò immediatamente le mani alla gola, cadendo per terra non riuscendo più a respirare. Prima che il secondo uomo potesse fare qualsiasi cosa, Joey si mosse velocemente verso di lui colpendolo con due falangi sugli occhi, buttandolo a terra.
Alzò gli occhi sui quattro rimasti. Il biondo aveva già cambiato faccia, preferendo allontanarsi piano piano dagli altri tre rimasti. Il rumore dei passi dei poliziotti sulle scale spinse Joey a farsi sotto sui rimanenti tre. Appena si avvicinò ognuno di loro cercò di proteggersi alzando le mani come fanno i pugili, ma per l'ennesima volta Joey fu più veloce e riuscì a colpire il primo a sinistra. Puntando sulla zona della milza, affondò appena più sù con il pugno sinistro chiuso, mentre con il gomito destro si spostava di lato per colpire l'altro uomo in faccia. Il primo cadde immediatamente toccandosi il fianco, il secondo barcollò un po' per la botta presa e Joey lo finì con un calcio al volto. Poi, prima che l'ultimo dei tre facesse in tempo a rendersi conto di essere rimasto l'unico in piedi, si avvicinò anche a lui e lo colpì appena sotto le orecchie usando il solo dito medio di entrambe le mani, facendolo cadere privo di sensi.
Infine guardò il biondo, che si paralizzò all'istante.
- Non...non doveva andare così! - balbettò.
- Ah biondo, biondo...cosa devo fare con te? - gli chiese Joey avvicinandosi minacciosamente. Sentì però che i due poliziotti erano arrivati sul loro piano e si stavano avvicinando alla stanza, quindi non ebbe il tempo di pensare a una mossa speciale, ma si limitò nuovamente a colpirlo al naso, rompendoglielo un'altra volta.
Quando i due poliziotti arrivarono nella sala, non trovarono altro che sette uomini sdraiati a terra doloranti e sanguinanti.
- Ma che cazzo è successo qua dentro? - chiese il primo.
- Chi è stato a combinare tutto questo casino? - si chiese il secondo, estraendo la pistola.
Joey aspettò che si fossero chinati per accertarsi della salute di ognuno degli uomini a terra, dopodichè scese velocemente le scale passandogli alle spalle e corse fuori dal museo.
Entrò in macchina, la accese e iniziò a bestemmiare.
- Cazzo! - urlò sbattendo i pugni contro il volante. - E adesso dove cazzo sarò andato quello stronzo! -
Si mise in strada e si spostò dal museo, senza avere un'idea precisa di dove andare. "Sarà scappato da Steven" pensò. "E' la cosa più naturale che possa fare. E se è così, vorrà dire che quando arriverò da lui troverò entrambi" rimase per un attimo ancora a riflettere, poi bestemmiò un'altra volta. Le cose non stavano decisamente andando come aveva immaginato, quindi appena si fu un po' allontanato dal museo fermò la macchina e si mise nuovamente a pensare.
"Potrei andare a casa sua e frugare un po' fra le sue cose, magari trovo qualcosa per poterlo ricattare e farlo uscire allo scoperto. Se trovo qualcosa che non vuole che arrivi alla polizia, posso barattarlo con un nostro incontro."
Ci pensò ancora un po' sù, poi decise che era l'unica cosa da fare. Bill Nighy gli aveva fornito l'indirizzo di ognuno di loro, quindi Joey sapeva perfettamente dove andare.
Appena entrò nella sua via, notò che qualche casa era già abbellita con le luci di Natale.
"Caspita", pensò, "siamo solo al 2 di Dicembre..."
Riportò la sua attenzione sulla strada, guardando a destra e a sinistra per trovare quella di Webb.
Quando finalmente la individuò, rallentò la velocità e cominciò a slacciarsi la cintura, ma un breve riflesso proveniente da una finestra della casa catturò la sua attenzione. Era una finestra al piano terra che si apriva, e piegandosi leggermente in avanti per cercare di vedere meglio Joey si accorse che quello che aveva provacato il riflesso era una canna di fucile.
- Porca puttana! -
Abbassò immediatamente la testa, un secondo prima di udire uno sparo e sentirsi arrivare il proiettile a un millimetro dal suo orecchio. Il rumore dell'esplosione fu assordate e il poggiatesta che colpì si spaccò in due, esattamente dove lui aveva la testa solo un secondo prima.
- Cazzo, altro che scappato! Quello stronzo mi spara addosso! - si ritrovò a urlare da solo in macchina, cercando di passare sul sedile passeggero senza alzare troppo la testa.
Udì un secondo sparo un attimo dopo, ma non era indirizzato a lui. "Dove ha sparato?" si chiese Joey, aprendo la porta lato passeggero e buttandosi fuori dalla macchina.
Arrivò immediatamente anche il terzo sparo e finalmente capì il significato del secondo, visto che la sua Audi R8 saltò in aria in un boato assordante.
Joey fu investito dall'aria rovente provocata dall'esplosione che lo fece rotolare al di là della strada, fermandosi a fine carreggiata quasi privo di sensi.
Tutto ciò che rimaneva della sua auto era una carcassa in fiamme a pochi metri da lui.
Quando dopo qualche secondo le orecchie iniziarono a fischiargli meno e la vista gli tornò chiara, realizzò cos'era successo. Il secondo sparo probabilmente era mirato a colpire il serbatoio, in modo tale che un terzo colpo lo avesse fatto esplodere.
Questo gli fece tornare immediatamente in mente che Webb lo teneva ancora sotto tiro, nonostante per ora la carcassa in fiamme dell'Audi gli fornisse copertura.  
"Che stupito che sono stato, che stupido! Sono stato prevedibile ad andare al museo e lo sono stato altrettanto a venire qui a casa sua!" pensò fra e sè e sè, mentre si controllava il fianco destro.
L'ondata di calore gli aveva quasi fuso i pantaloni scuri alla pelle, mentre il giubbotto e la felpa avevano un po' attutito i danni al busto. In realtà si sentiva bruciare terribilmente, come se lo avessero inondato di olio bollente.
Si sforzò ugualmente di guardarsi intorno in cerca di un riparo più sicuro e fece una corsa zoppicante fino alla casa che aveva davanti a sè, girando attorno all'angolo e sedendosi appoggiando la schiena a un muro.
Sentì parecchie voci alzarsi e vide che in un paio di case la luce si accese; i vicini avevano sentito l'esplosione e probabilmente qualcuno stava per avvisare la polizia.
 - Merda! - si ritrovò a parlare da solo un'altra volta, questa volta sussurrando. - Calma James, calma! Ragiona! A che distanza è la casa di quel fottuto bastardo? - Sporse leggermente la testa dall'angolo in cui era seduto e guardò nuovamente verso la finestra dove prima aveva visto la canna di un fucile. - Saranno circa 80, 90 metri - Riportò indietro la testa in modo tale da non farsi vedere e iniziò a pensare a un modo per raggiungerla. Purtroppo i lampioni presenti sulla strada erano già accesi e questo unito al fatto che il sole era calato da poco faceva sì che non ci fossero posti bui da dove passare. "E adesso come cazzo ci arrivo là senza che quello mi faccia saltare la testa?"
Mentre cercava di pensare il più rapidamente possibile a una soluzione, la porta della casa che aveva di fronte si aprì e ne uscì un uomo in vestaglia.
- Che diavolo è successo qui? - disse guardando impaurito la carcassa dell'Audi in fiamme.
Joey inspirò per prepararsi a urlargli di mettersi al riparo immediatamente, ma non fece neanche in tempo a dire una parola che sentì uno sparo. L'uomo in vestaglia cadde all'istante, con un fiotto di sangue che gli usciva dal centro della testa.
"Cazzo! Ma quello deve avere un fucile di precisione dotato di mirino, non è possibile che centri a questa distanza particolari così piccoli!"
Questo complicava ulteriormente le cose. Che fucile poteva avere? La testa di quell'uomo, seppur bucata, era ancora attaccata al collo, questo escludeva immediatamente un fucile di grosso calibro come l'M82. "Peccato che di fucili di precisione ce ne sono a dozzine! Cazzo!"
Joey iniziò a sudare, e non solo per la parte ustionata del suo corpo. Era nei guai, in grossi guai. Da lì a poco sarebbe arrivata la polizia, lui era ferito e Kirk Webb respirava ancora. Peggio di così non poteva andare.
"E pensare che quello stronzo fa il critico d'arte! Come si è procurato un fucile come quello?" Si fermò un attimo a pensare alla domanda che si era fatto, visto che gli era venuta in mente una risposta. "Se è un'arma improvvisata, sicuramente non deve essere niente di modificato. Anzi, dovrebbe essere un modello molto comune, visto che uno come lui sicuramente non è un appassionato di armi." Il cerchio si stringeva, ma un altro evento interruppe il suo pensiero. Da un'altra casa si aprì una porta, questa volta ne uscì una donna con un telefono in mano.
- Gesù! - esclamò, poi voltandosi a guardarsi attorno vide il corpo dell'uomo con il buco in testa, ed urlò.
Joey si portò velocemente le mani alle orecchie per proteggerle dello sparo che a breve avrebbe sentito, ma incredibilmente non udì nulla. Solo la donna che continuava ad urlare con il telefono in mano, ma dopo poco smise anche lei rientrando in casa con la stessa velocità con cui era uscita.
"Non le ha sparato?" si chiese Joey. "Come mai?" Sporse ancora la testa per cercare di capire se era ancora lì al suo posto e gli parve che la finestra fosse ancora aperta. "Se è ancora lì, perchè non le ha sparato?" Con il cuore che gli batteva forte e il dolore della scottatura non gli era facile pensare, si ritrovò anche a scherzare fra sè e sè "forse si è risparmiato il colpo per me". Sorrise, ma poi tornò immediatamente serio. "Risparmiare...quanti proiettili ha già usato?"
Li ripassò tutti a mente, cercando di ricordarseli .
Il primo mirato alla sua testa quando era ancora in macchina.
Il secondo mirato a bucare il serbatoio.
Il terzo a far esplodere la macchina.
Il quarto sull'uomo in vestaglia.
"Cazzo, sono quattro! Non ha sparato perchè il caricatore di quel fucile ne avrà solo cinque, ecco perchè!" Si sporse un'altra volta, come se potesse avere conferma di quello che aveva pensato dal punto in cui si trovava.
"Che fucili di precisione hanno cinque proiettili e sono abbastanza comuni?" Ci pensò un attimo, poi un sorriso gli apparve sul volto. "Gli M24, gli sniper della Remington! Sono fucili di precisione standard dell'esercito americano, non gli sarà stato difficile procurarsene uno!"
Con rinnovata speranza, si mise subito a pensare a come fare per convincerlo a sparare anche il quinto colpo. Una volta fatto quello, avrebbe dovuto ricaricare, il che gli avrebbe per lo meno dato la possibilità di avvicinarsi e iniziare a fare fuoco con la sua S&W che aveva fortunatamente infilato nel giubbotto nel momento in cui era rientrato in macchina.
"Un sasso lanciato per attirare la sua attenzione? No, troppo banale, non ci cascherebbe. Deve essere qualcosa di credibile..." allora si tolse il giubbotto e la felpa, iniziando a pensare a come fare per dargli una forma umana. Arrotolò la felpa dentro a un braccio del giubbotto, in modo tale da farlo sembrare pieno. Ne fece uscire anche venti centimetri, in modo tale da potergli infilare anche un guanto per rendere il "finto braccio" il più credibile possibile. Gli sarebbe bastato dargli un segno della sua presenza in un posto qualsiasi per farlo sparare, visto che con l'M24 l'avrebbe preso di sicuro.
"Dio, se esisti, questo è il momento di dimostrarmelo" si disse fra sè e sè. Si alzò e fece il giro della casa, dopodichè quando arrivò all'angolo più esterno e più buio prese un bel respiro e colpì con un pugno il recinto di legno che perimetrava la casa. Ora che aveva la sua attenzione, sporse il più possibile il finto braccio coperto dal guanto e fortunatamente il suo piano funzionò. Un proiettile arrivò dopo neanche un secondo, bucando sia il giubbotto che la felpa arrotolata al suo interno.
Si alzò e uscì allo scoperto iniziando a correre nella sua direzione.
Se aveva sbagliato i suoi calcoli e quello non era un M24, era morto. Un colpo gli sarebbe arrivato da lì a pochi secondi e fine della storia, ma incredibilmente non ne arrivò alcuno. "Cazzo, avevo ragione! Sta ricaricando!" pensò esultando e correndo a perdi fiato verso la sua abitazione. "Quanto ci si mette a ricaricare quello sniper? Se ha il caricatore lì a portata di mano, tre, forse quattro secondi."
Il primo secondo lo passò ad alzarsi e a correre raggiungendo la strada al cui centro c'era ancora la carcassa infiammata dell'Audi.
Il secondo lo utilizzò per percorrere la strada e attraversarla.
Nel terzo secondo corse il più velocemente possibile verso il suo obiettivo, aspettò con il cuore in gola di fare almeno altri due o tre metri e poi alzò la sua 610 in direzione della finestra e iniziò a fare fuoco. Se era ancora lì intento a ricaricare l'arma, lo avrebbe preso.
Sparò, una volta, due volte, tre volte. Non sentì alcun rumore se non il vetro della finestra infrangersi. Sparò gli ultimi tre colpi rimasti, dopodichè estrasse il tamburo dalla sua posizione standard, espulse con l'apposita levetta i bossoli vuoti e ricaricò l'arma il più velocemente possibile riniziando a fare fuoco.
Correndo con tutto il fiato che aveva in corpo, arrivò davanti alla casa, ancora tutto intero. Webb non aveva più sparato un colpo, il che voleva dire solo due cose. O era morto, oppure non era ancora riuscito a ricaricare l'M24, ma a questo punto non gli sarebbe più servito.
Joey si presentò davanti alla finestra e ci vide appoggiato proprio un M24. Saltò dentro e sentì una porta chiudersi molto lentamente nella stanza adiacente a questa, quindi si mosse piano e trattenne il fiato.
Nascosto in modo tale che nessuno lo potesse vedere, si ritrovò davanti Webb che camminava lentamente con un nuovo caricatore in mano in direzione del suo fucile.
- Ormai non ti serve più, sono già qui - disse Joey ad alta voce.
Webb si girò spaventato e fu colpito da uno sparo a una spalla, urlando di dolore.
- Ahhh! Brutto stronzo! -
Joey gettò la pistola a terra e lo colpì violentemente proprio dove gli aveva appena sparato, mandandolo a sbattere contro la finestra e facendo di fatto cadere fuori da casa l'M24.
- Mi hai fatto proprio penare, sai? E pensare che immaginavo di ammazzarti al museo dopo il tuo discorso.... -
- A...aspetta Dagger, possiamo parlare no? - cercò di dire Webb, mentre si sforzava di alzarsi in piedi fra i cocci della finestra rotta.
- Parlare? Tu vuoi parlare con me? - gli tirò un calcio in piena pancia, facendolo tossire convulsamente. - Sai cosa non riesco a togliermi dalla mente? Quel fottuto video che avete fatto tu e Roukis, in particolare la faccia che aveva mia moglie quando hai finito il tuo... - la voce gli si spezzò in gola, stupendo addirittura se stesso del magone che gli stava crescendo. - ...lavoretto. E tu ora vuoi parlare con me? No Webb, tu non parlerai con me. Dimmi piuttosto dove trovo la cucina in questa merda di casa. -
- La...cucina? - chiese tremante.
- Sì cazzo, la cucina - rispose Joey afferrandolo per la spalla dove gli aveva sparato e tirandolo in piedi. Webb urlò di dolore, dopodichè gli indicò la stanza in fondo al corridoio.
Fu trascinato a peso morto fino a dove accennato, dopodichè fu spinto brutalmente per terra. Joey cercò il tagliere dei coltelli che c'è in ogni brava cucina americana e difatti lo trovò. Ne estrasse il coltello più grande, dopodichè si chinò sulla schiena di Webb. - Hai usato queste mani per toccare Lily vero? - gli chiese alzando il coltello in aria.
Webb, che aveva già capito cosa gli sarebbe successo, urlò cercando di dimenarsi, ma non riuscì a fare nulla.
Joey abbassò velocemente la mano armata affondandola con forza sul polso della mano destra di Webb, amputandogliela quasi completamente. Urlò ancora, ma Joey lo colpì un'altra volta, riuscendo questa volta a staccargli l'arto già precedentemente tagliato.
- Mi dovrò comprare un'altra volta un vestito nuovo, voi stronzi con tutto il vostro sangue mi macchiate sempre tutto - disse Joey senza alcun trasporto.
Fra le urla e i lamenti di Webb, riuscì a tagliargli anche l'altra mano, lasciandolo quasi incosciente sul pavimento della sua stessa cucina in un mare di sangue.
- Ora con te è stata fatta giustizia... - mormorò Joey, guardando il corpo di Webb immobile.
- Non credo che ti dispiacerà se prendo la tua macchina, visto che la mia l'hai fatta saltare in aria. - si guardò attorno, cercando un qualsiasi contenitore dove poterci mettere dentro i suoi orridi trofei appena tagliati.
Dopodichè si girò e uscì lasciandosi Webb alle spalle, mormorando fra sè e sè "Meno uno."
Entrò in garage e si diresse verso una vecchia Ford nera parcheggiata al suo interno, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Alla fine del garage c'erano alcuni gradini che scendevano a un piano inferiore, chiuso da una porta blindata con un tastierino numerico affianco.
Joey scese quei pochi gradini e la osservò cercando di aprirla, ma ovviamente era chiusa. Probabilmente c'era bisogno di sapere la combinazione, ma sotto al tastierino numerico vide anche quello che sembrava essere un rivelatore di impronte.
Sorrise, estraendo dal sacchetto una mano di Webb e passandola sopra al rivelatore, che fece aprire la porta con uno scatto.
- Grazie Kirk - esclamò beffardo. Oltrepassata la porta scese ancora qualche gradino e si ritrovò all'interno di una stanza piuttosto piccola, ma incredibilmente piena di armi.
Il colpo d'occhio fu notevole: sulle mura erano state  installate tantissime forcelle porta armi, tutte piene di ogni genere di fucili. Sui tavoli invece c'erano una moltitudine di scatolette di varie dimensioni e grandezza, probabilmente contenenti le munizioni delle armi.
- Porca puttana...e chi se lo sarebbe mai aspettato! - esclamò Joey iniziando a guardarsi attorno.
La sua attenzione fu catturata da un fucile in particolare, che provvedè subito a rimuovere dalle forcelle e a prendere in mano.
- L'M4 super 90 della Benelli...per la miseria, il fucile semiautomatico adottato dai reparti SWAT! Ma di chi è tutta questa roba, tua? - chiese ad alta voce alzando lo sguardo verso casa.
- Beh, tua o no, io ne approfitto per fare rifornimento. - Si mise l'M4 in spalla e incominciò a cercarne le munizioni, dopodichè trovò una scatola di granate e prese qualcuna anche di quelle. Si sentiva come un bambino in un negozio di dolci, qualsiasi cosa vedeva l'avrebbe voluta prendere.
Mentre si impegnava nel difficile compito dello scegliere se prendere MP5 o un M249, sentì in lontananza l'eco delle sirene.
"La polizia, cazzo! Me ne ero dimenticato!" posò l'MP5 e prese l'M249, dopodichè uscendo prese anche un M24. "Cosa se ne sarà fatto di due sniper del genere in casa lo sa solo lui, comunque ora serve a me".
Entrò in macchina, depositò sui sedili dietro tutte le armi e le granate e mise in moto.
Uscì sgommando dal garage e riuscì ad allontanarsi in tempo prima che le auto a sirena accesa riuscissero a vederlo scappare via.
Quella sera, Steven ricevette un pacco sigillato proprio davanti all'enorme cancello della sua villa.
Quando lo aprì, ci trovò dentro le due mani di Webb, con un bigliettino che riportava la scritta "Meno uno".
  
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