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Autore: Inquisitor95    21/08/2015    1 recensioni
Questa è la storia di una maga la cui vita un giorno verrà stravolta da una tragedia, sarà costretta a dire addio alla propria vita e ricominciare dall'inizio. Portando con sé un oscuro segreto riguardo i propri poteri, Myrah viaggerà fino alla città vicina al suo clan, durante il viaggio però la sua vita subirà dei cambiamenti che la porteranno al compimento del proprio destino, il destino di una Profetessa nella battaglia contro la Gilda delle Tenebre, una società intenta a riportare in vita l'esercito delle ombre che anni prima minacciarono la pace e la serenità.
A.A. Avevo già pubblicato questa storia ma per alcuni motivi ero stato costretto ad eliminarla, ora che ho più tempo voglio postarla nuovamente qui sperando che vi piaccia. (non siate cattivi è un'opera a cui tengo molto xD)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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23.

Speranza di vivere






Era quella la vita che volevo? Mi stavo realmente distruggendo l'esistenza con le mie mani, anche se per alcuni versi era stato un bene l'evocazione del demone, non avrei mai conosciuto Raphael se così non fosse stato, non me ne sarei mai innamorata. Quando tornai all'accampamento era come se tra me e Raphael non ci fosse stato nulla, si comportava sempre al solito modo, gentile e sorridente come sempre, forse Tarnyth aveva sempre avuto ragione su di lui, chissà da quanto pensava di amarmi... ne ero incredibilmente curiosa. Persino la situazione con gli altri sembrava letteralmente cambiata ai miei occhi e non sentivo più i miei amici tanto ostili nei miei confronti. Però il problema fu la speranza, quella che non credevo ancora di avere, sia per me che per Winsper.
« Dobbiamo fare qualcosa... sempre che voi due vogliate! » disse Hematha, molto diversa da prima quando era seria, adesso era la solita elfa allegra e tranquilla. « Non lontano da qui c'è un vecchio maniero abbandonato, anticamente era usato da noi elfi come residenza estiva per i nobili, ma poi gli umani lo presero durante la rivolta dell'Era dell'Eclissi. So per certo che vi è presente una biblioteca elfica piena di tomi antichi, sono certa che potremo trovare qualcosa per la possessione dei demoni e per spezzare le maledizioni! » era quello il problema.
La speranza. Mi ero rassegnata a quelle vita in pochi istanti, Raphael mi diede alcune occhiate piene di significato, era come se mi stesse dicendo qualcosa, la prospettiva di un futuro dove eravamo insieme e io ero libera dal demone finalmente.
« Ho sentito parlare di quel castello! » disse Yvossa con il naso parecchio storto e tremante per la paura. « Ci sono gli spiriti degli elfi là! Non si è ben accetti e ci sono casi di sparizioni! » ebbe un brivido.
Raphael fu quasi obbligato a risponderle. « Ma per favore! Non esistono i fantasmi. Esistono demoni pazzi e assetati di potere e anime di innocenti fanciulle! » la sua voleva essere una battuta nei miei confronti, riuscii a farmi ridere.
« Quanto dista questo maniero? » chiesi rivolta a Hematha, non potevamo di certo fare troppo tardi visto che tra cinque giorni c'era il matrimonio reale tra il principe Rustin e la principessa Angelin di Cardojima. Eravamo stati invitati e non potevamo assentarci, inoltre doveva riferire che la Gilda era stata aiutata da una banda di orchi.
Era ovvio che avevano cercato alleati e ne avevano trovati negli orchi, ma cosa gli avevano promesso e cosa poteva simboleggiare tutto quello? Ritornai bruscamente alla realtà.
« Circa due giorni. Se ci sbrighiamo anche meno... non è esattamente di strada ma è necessaria la deviazione! » rispose Tarnyth, era necessario per aiutare me e Winsper.
Eppure non ero tranquilla per ciò che mi si prospettava, era troppo bello e Raphael si accorse subito dei miei pensieri. Si avvicinò a me lentamente, immaginai che non voleva far sapere agli altri di qualunque cosa ci fosse tra noi. In effetti non interessava neanche a me, non volevo di certo sapere i loro fatti personali e le loro relazioni, eccetto per Hematha ma con lei eravamo amiche, le avrei detto prima o poi di quel bacio.
« Volete provarci? Non ha senso fare questo viaggio se voi non siete convinta di ciò che vogliamo fare... lo facciamo per aiutare voi! » disse tenendomi le mani tra le sue, erano riscaldate dai guanti, cercavo di non pensare a quel bacio ma ero confusa.
« A me non ci pensa nessuno? Il magico tomo serve anche a me! Myrah per favore... non voglio passare la mia vita a trasformarmi ogni luna piena in un pazzo sanguinolento! » dovevo pensare anche a Winsper, non avrei mai potuto negargli la speranza, mai avrei potuto rifiutarlo.
« Va bene... partiremo domani mattina presto però. Non voglio perdere troppo tempo e voglio che torniamo ad Astesia il più presto possibile! » a quel punto il nostro piano per i prossimi giorni era stato stabilito, avremmo trovato quel tomo.
O almeno questo era quello che speravo.
Dopo la discussione vidi che Morkor mi si avvicinò prendendo il posto di Raphael, uno sguardo stranito; non era solito fare molte espressioni eppure quello sguardo era strano per lui. « Posso parlarti in privato pochi istanti? » pensai unicamente a qualcosa di male, ormai avevo paura delle notizie in privato!
« Certamente! » ci allontanammo pochi metri dall'accampamento e poi capì di cosa voleva parlare. « Vuoi parlare degli orchi che abbiamo combattuto? » avevo centrato l'argomento e lo disse annuendo per poi parlare.
« Voglio che tu sappia che non mi pento di aver combattuto al tuo fianco. In fondo ti sono debitore, la mia vita è nelle tue mani. Mi chiedo però perché lo abbiano fatto! »
« Che intendi? » chiesi senza capire di cosa parlasse.
« Perché gli orchi avrebbero combattuto accanto a loro. Siamo mercenari per lo più ma non attacchiamo spesso i villaggi degli umani o gli altri vostri insediamenti... mi chiedo cosa abbia la Gilda promesso al mio popolo. E non faccio altro che chiedermi se al termine di questa guerra resterà qualcosa di esso... » era davvero importante e io purtroppo non sapevo cosa dire. Era quella la realtà? Certo, prima o poi saremmo entrati in guerra, la Gilda stava radunando il proprio esercito, noi stavamo chiamando il nostro alleando i nobili di Inakarrias.
« Non posso darti una risposta purtroppo. Non so cosa accadrà e ho paura di saperlo. Quello che so per certo è che la Gilda dovrà morire! » non era molto consolatorio.
« Corre una diceria tra noi orchi, è più una specie di ballata; parla di una principessa che avrebbe combattuto il male delle ombre. Credo che abbiano sbagliato visto che tu sei una maga... » feci spallucce non riuscendo a capire dove volesse arrivare e poi chinò il viso per ringraziarmi della parlata. A quel punto tornammo insieme al campo e io mi sedetti davanti al falò sperando che il sonno mi prendesse presto ma non accadde.
Tutti noi eravamo troppo esaltati per riuscire a dormire, il viaggio ci aveva stancati sì e gli eventi col demone ci avevano parecchio lasciati scossi e feriti ma non tanto da poter dormire, quella notte restammo io, Raphael, Hematha e Winsper tra quelli svegli, troppo in pensiero per poter dormire.
Il sole non era neanche sorto quando ci mettemmo in viaggio verso il “castello misterioso” come lo definiva Yvossa, sembrava che fosse tutto tornato normale, potevo liberamente stare senza la cappa ormai, non avevo più problemi nel mostrare il marchio ai miei amici però il problema restava con le altre persone. Dopo due giorni di viaggio arrivammo finalmente alla misteriosa abitazione, una villa costituita da due piani fuori terra, un giardino vasto e le mura rovinate e logore per via del tempo e degli arbusti che intaccavano con forza. Pensavo che mi sarei spaventata e che avrei percepito un pericolo ma non sentì nulla inizialmente, appena varcammo però la soglia dell'abitazione percepì l'eco dei morti, le voci di coloro che avevano sofferto là; c'erano chiari segni di un incendio fin dall'atrio gigantesco che si apriva in tre direzioni per andare nelle altre camere, tutte in fila una dopo l'altra e socchiuse da parte fatto in ebano. Quelle voci e le sensazioni erano parecchie forti, forse gli spiriti mi stavano facendo un brutto scherzo, ma sembravo l'unica e riuscire a sentire quelle presenze, persino i due elfi non le avvertivano.
« Come fate a non sentire quelle voci? Sono disperate e piene di rancore... non voglio che stiamo qui... » dissi io mentre entravo insieme a Raphael, davanti a noi c'erano Hematha e Tarnyth, gli altri erano rimasti fuori per assicurarsi che la situazione fosse tranquilla e non ci fossero problemi.
« Io non sento nulla, che sensazione avvertite? » chiese Raphael, ovviamente lui non poteva visto che era umano pensai, ma neanche gli altri due lo avvertivano.
La cosa mi fece riflettere parecchio mentre ci spostammo attraverso un gigantesco salotto, superammo i divani e degli scheletri, quasi tremai per la paura vista l'aria che stavo respirando, pesante e avversa. Non dovevo stare là! Poi però riflettei, proprio quando arrivammo nella biblioteca, là l'incendio non sembrava per niente esserci stato. Era tutto impolverato e pieno di cenere sì ma i tomi erano tutti integri.
« Merito della magia, di qualche benedizione sicuramente! » rispose Hematha a una domanda che tutti ci ponemmo. E fu proprio quello a farmi scaturire il pensiero di ciò che udivo.
« Non riesco più a stare qui dentro! » ma non erano voci nella casa, erano direttamente nella mia mente. Era già successo solo tre volte; la prima nella foresta degli Elfi della luna. La seconda volta eravamo davanti l'obelisco sul lago. Infine e più recentemente nell'antica Ash'Agel; allora compresi cosa le voci volevano realmente da me, scattai in giro per la casa e Raphael mi corse dietro chiamando il mio nome.
« Myrah che vi prende!? Dove state andando!? » urlava preoccupato, forse ormai si aspettava che il demone prendesse possesso del mio corpo ogni due o tre minuti. Ma io sapevo cosa stavo facendo: sapevo che le voci mi stavano chiamando da dentro la chiave, ero sicura che ce ne fosse una anche in quel maniero, ecco perché dicevano fosse infestato forse. Allora non ero l'unica che le aveva sentite? Girai a vuoto per le cucine e per altre stanze, aprendo le porte che incontravo e lasciandomi infine raggiungere da Raphael che era preoccupato.
« Myrah? Rispondetemi! » mi voltai verso di lui improvvisamente con gli occhi spalancati, e il pensiero non fu solo quello di rispondergli. Eravamo soli in quei pochi istanti.
« Credo ci sia un'altra chiave qui da qualche parte... » tornai sui miei passi, se fossi restata ancora immobile insieme a lui probabilmente avrei rischiato di baciarlo ancora!
Arrivai infine davanti una porta con delle scale, scendevano di pochi gradini, era là, proprio dietro quella porta. Ne ero certa. Scesi quei pochi scalini e misi la mano sulla maniglia, ero tranquilla sapendo che avevo Raphael dietro di me a proteggermi da qualunque cosa avrei potuto trovare là sotto.
Infine aprii la porta per trovarmi in una piccolissima stanza costruita in pietra, e proprio al centro vi era quella struttura ovale ormai così familiare proprio come il disco di pietra con il diamante al centro nell'alcova circolare. Avevo trovato una quarta chiave, ma quante ancora ne dovevo trovare? E com'era possibile che mi imbattessi in loro? Forse il destino.
« Ne avete trovata una quarta... » e decisamente non era mia intenzione visto ciò che poteva contenere la porta che veniva aperta con quei meccanismi. Anche se ero curiosa di saperlo.
Presi il disco di pietra tra le mani e le voci si spensero di botto, come se qualcuno le avesse zittite. Il disco leggero tra le mia mani era freddo come tutti gli altri e Raphael si avvicinò sfiorandolo delicatamente con le dita.
Eravamo vicinissimi, a stretto contatto tramite il nostro sguardo, lui che mi sorrideva per la speranza che forse eravamo riusciti a trovare, io sorridevo perché lo amavo e non volevo che soffrisse; stavamo per avvicinare i nostri volti quando una voce lontana ci chiamò, un urlo di Hematha che gioiva.
« Myrah, Raphael! Abbiamo trovato il tomo! » a quel punto il mio cuore ricevette una scossa per l'incredulità della cosa.
Sentimmo dei passi correre per il pavimento della casa, dei passi che ci cercavano, salimmo nuovamente i gradini e quasi si scontrammo contro i due elfi. Il maschio tra le mani stringeva un libro dalla copertina rilegata con ossa di color avorio. « Siamo sicuri che sia questo? » non volevo illudermi ancora.
« Sono certa! L'Anziano me ne aveva parlato tempo addietro. Questo libro è strettamente legato alla Magia Bianca. Tuttavia noi Elfi della luna non ci siamo mai interessanti all'averlo dalla nostra parte visto che solitamente la Prima Arte Arcana viene associata al Creatore... » questo naturalmente non valeva per Hematha visto quanto era devota.
Ci incamminammo verso l'uscita seguendo i vari corridoi e le varie porte che avevo aperto per cercare la chiave, Tarnyth si occorse dell'oggetto che stringevo tra le mani. « Un'altra chiave? Sono già quattro. Mi chiedo quante siano... » mise su un'espressione pensante e poi cambiò ancora. « Anzi mi chiedo perché tu sola possa sentirlo; se fossero collegati agli spiriti elfici dovremmo percepirle anche noi.... »
« Non ci sono demoni o spiriti dentro questo è certo! » disse Hematha tranquillamente. Forse dentro di sé sapeva riconoscere una persona posseduta visto che aveva me come paragone.
Uscimmo quindi dalla casa e vidi che Winsper era seduto sulla balaustra del porticato, appena avevamo aperto la porta si era subito voltato verso di noi, vedendo il libro tra le nostre mani non poté fare un grande sorriso per la gioia e la possibilità.
« Non riesco a crederci... » disse a fatica, a quel punto ci mettemmo insieme agli altri tre del gruppo, Hematha raggiunse il cavallo di Raphael e mise il tomo nel suo zaino.
« Credo sia meglio aspettare prima di esultare ma sappiamo che potrà aiutare entrambi! » in realtà non ero più così emozionata all'idea, avevo ancora la speranza ma era fievole.
Forse perché dovevo semplicemente accettare la mia morte imminente! D'altronde la mia vita era già piena di disastri e minacciata in ogni modo possibile. Non volevo però parlarne con nessuno del gruppo, non volevo che si preoccupassero non solo del fatto che avessi un demone ma anche del fatto che fossi potenzialmente impazzita a desiderare il riposo del Creatore.

 
* * *
 
Eravamo ormai sulla strada principale che collegava Astesia e Xlamerfa, pochi giorni e saremmo arrivati nuovamente nella capitale, perfettamente in orario per l'incontro con il futuro re della città. Chissà come sarebbe stato assistere a un matrimonio reale, inoltre mi preoccupavo molto di cosa indossare, ma essendo una viaggiatrice combattente non me ne importava più di tanto, quelle vesti rovinate erano il mio simbolo. Dopo cena avevo preso il mio zaino, l'aria fredda spirava grazie a un forte vento, Raphael aveva però usato il mantello del drago per coprirmi e praticamente arrivai a sudare. Tra le mani avevo preso le quattro chiavi, erano perfettamente identiche se non per alcune diversità nei simboli sul lato opposto a quello della pietra brillante. Dovevano essere incastonate ovviamente ma dove? In un primo momento provai a spiegarmelo dicendo che potevano esserci dei doppioni sparsi per il mondo, sbagliavo.
Qualcuno vicino me si mosse, Yvossa era uscita dalla sua tenda che stava messa dietro quella di Hematha, si era avvicinata a me e adesso stava in piedi guardando anche lei le quattro chiavi. Sembrava intenzionata a dirmi qualcosa ma non l'avrebbe fatto a meno che non sarei stata io a chiederlo. Sospirai e passai una delle chiavi tra le sua mani tozze e sporche.
« Hai idea di cosa possano essere? Magari a Sigdel ne ha già vista una o... » stavo per chiederle di un eventuale porta sigillata tra le montagne quando lei mise su un'espressione basita.
« Per tutti gli Dei! Certo che ho visto una cosa di questo genere. Identica potrei dire! » a quel punto mi si illuminarono gli occhi, certo un'altra chiave significava che potevano essercene ancora dieci! « Però non credo sia accessibile a tutti... »
« Perché dove si trova? Dovrebbe trovarsi in una pietra ovale... » con mia sorpresa lei scosse il viso socchiudendo gli occhi. Fece un sospiro e rispose.
« Mi dispiace ma quella che ho visto io non stava su una pietra. Si trova incastonata nella corona del nostro Imperatore! » era finita, se la chiave era in mano a un sovrano era impossibile che ci fosse consegnata, eppure qualcosa mi puzzava, la pietra ovale stava anche nel campo degli Erranti, ma l'incavo era vuoto.
« Sai per caso dove potrebbe essere riuscito a rinvenirla? »
Ci rifletté pochi istanti e poi parve pensare a qualcosa. « Se non erro risale a due discendenze passate. Il nonno dell'attuale sovrano aveva viaggiato per Inakarrias alla ricerca di preziosi doni da portare alla città, voleva farsi forgiare una corona che simboleggiasse la sua sovranità assoluta! Mi pare... » continuò a pensare e io aspettavo solo che dicesse quelle parole. « Dovrebbe averla trovata nella foresta Mikenna! »
Le mie illusioni erano fondate, i miei ricordi erano corretti, gli Erranti proteggevano quella chiave, ma l'Imperatore dei nani com'era riuscito a mettervi le mani sopra?
« Pensi che ci sia la possibilità di potergliela rubare? Quello non è un comune ornamento. È una chiave che serve ad aprire qualcosa... questi quattro dischi sono chiavi! Non sappiamo cosa aprano e speravo anche che tu avessi una risposta... »
Lei rifletté attentamente su quello che poteva sapere. In quell'istante vidi Hematha parlare insieme a Tarnyth, entrambi stavano leggendo e sfogliando attentamente il tomo che avevamo trovato quella mattina stessa. « Sai bambolina... non sono arrabbiata con te perché hai un demone dentro di te. So però quanto i demoni possano fare promesse e poi non mantenerle... tu che cosa hai chiesto? »
Non potevo dirle la verità, avevo chiesto aiuto al demone per aver più potere e più forza. E in effetti lui mi aveva dato ciò che volevo, ricavavo forza delle tenebre. « Solo fortuna potrei dirti... anche se credo di non essermi resa conto quanto il demone potesse arrivare a essere forte e incontrollabile... »
« Sei una maga, sai benissimo a cosa andavi contro e nonostante questo l'hai evocato lo stesso! Non capisco questo... » disse Yvossa con voce un po' arrabbiata. « D'altronde non sono affari miei. Io e te non ci conosciamo da molto ed è giusto che tu abbia delle spiegazioni che non merito. E Lamia ti ha dato ciò che volevi? » sembrava saperla molto lunga.
« Sì. Ma questo immagino non mi basti come scusante... » a quel punto lei scoppiò a ridere scuotendo il viso. « Parli dei demoni come se li conoscessi bene... » lei annuì.
« Mio fratello. Era un nano esploratore, ma per errore era incappato in un rituale demoniaco, senza volerlo aveva intrappolato un demone dentro di sé diventandone la prigione carnale. Passarono cinque giorni, il demone allora ne prese il controllo e distrusse la sua anima, dovemmo giustiziarlo... toccò a me farlo! » vidi i suoi occhi castani diventare lucidi.
Non c'era sofferenza più grande immaginai, non solo dovergli dire addio ma essere proprio lei a ucciderlo. Ecco perché era tanto risentita nei confronti dei demoni. « Può capitare che il demone possegga il corpo dell'ospitante. Solitamente ci sta anni prima di prenderlo del tutto... dipende dalla volontà della persona. Con me ancora non ha fatto nulla anche se è riuscito a evocarsi nella realtà con un corpo fisico... » arrivai a sussurrare, non mi sentivo bene a parlare dei demoni.
« Perdonami ma il tuo fato è sempre quello finché non sarai libera dalla sua possessione! Prima o poi... la sai meglio di tutti noi! » era stata una frase dura e aveva fatto male, proprio perché era vera quanto il sole che sorgeva. Quella notte andai a dormire tranquilla ma nella mia mente feci un viaggio.
Mi trovavo nel vuoto più totale, una terra infinita e sperduta, distruzione e panico intorno a me, ceneri che si disperdevano nell'aria. Era quasi soffocante eppure riuscivo a riconoscere quella landa desolata e piena di morte... davanti ai miei occhi come per magia comparve l'enorme drago che avevo già visto nei miei sogni, la sua enorme possanza bianca e il viso rivolto verso l'alto, non faceva più tanta paura, lo sentivo alleato ormai.
« Cos'è questo posto? » fu la mia prima domanda al drago, sentivo di conoscerlo e non mi piaceva come sensazione. Il drago si voltò con le sue enormi fauci verso di me.
« Finalmente riesci a capire? Questo è un luogo non lontano dal tuo presenze. Questo è il futuro di Inakarrias... » era come se mi avessero dato un pugno in pieno petto: il cuore mi si era fermato. Non potevo credere alle sue parole per quanto fossero vere, non potevo accettarle come molte altre cose.
« Non può essere vero... » dissi scuotendo il viso.
« Non puoi negartelo. L'ignoranza genera altra ignoranza... questa sarà la fine di Inakarrias se la Gilda delle Tenebre riuscirà a compiere il rituale di evocazione... » a quel punto delle figure comparvero ai suoi piedi, figure scure come ombre.
Erano in tutto cinque, il capo doveva essere quell'uomo dai capelli argentei e violacei, quel Macdrair; dietro di lui due figure sconosciute e poi un'altra figura dall'aspetto umano che accanto a sé aveva un drago. Erano però solo delle ombre.
« Ho già ucciso due dei sette membri della Gilda. Non può essere che il futuro sia addirittura peggiorato... » non volevo accettare quel fatto, non potevo crederci. Le ombre avrebbero distrutto l'intera Gaia se non fossimo riusciti a fermarli?
« Hai fatto tanto Profetessa ma il tuo compito non è ancora finito! Lo sai bene quanto me... e attenta e non distaccarti troppo dal cammino che stai percorrendo. Ciò che potresti trovare alla fine potrebbe non piacerti... » disse il drago con un ruggito, si riferiva alle chiavi che avevo trovato? Erano una deviazione sull'effettivo mio viaggio. O forse parlava di Raphael e del fatto che mi fossi innamorata di lui?
« Parli delle chiavi? » il drago però non rispose, si voltò nuovamente a fissare il cielo e con un balzò prese il volo facendo immergere nel caos delle ceneri.
Provai a urlare perché volevo che mi rispondesse, volevo che mi dicesse dove potevo usare le chiavi, ma anche se lo avesse saputo non me lo avrebbe detto; cosa c'era quindi alla fine di quel viaggio? Cosa avrei trovato oltre la porta protetta dalle chiavi? Non potevo saperlo, e pensandoci ora avrei dovuto dare retta al drago delle mie visioni, dovevo lasciar perdere.
Il sogno finì e aprii gli occhi trovandomi nella mia tenda, il profumo dell'aria gelida del mattino, ero sveglia e nella realtà con un nuovo obiettivo: Inakarrias non sarebbe stata distrutta!
  
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