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Autore: Danilibre    21/08/2015    2 recensioni
Dal Testo :
"Il minore, stette in disparte fissando gli ospiti. Erano di bella presenza, le voci erano profonde, ma non potevano avere più di 25 anni. Il ragazzo più alto aveva i capelli lunghi, mentre l'altro li aveva molto corti e aveva le lentiggini.
Quando i loro sguardi si incontrarono, Cas perse un battito. Si perse in turbine di colori che i suoi occhi sfoggiavano, per non parlare del suo sorriso, perfetto. "
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Balthazar, Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Erano giorni che Dean non si allontanava dal capezzale di Castiel: nonostante fosse incosciente, non voleva abbandonarlo.
Era sempre seduto sulla sedia accanto al suo letto, mano nella mano mentre disegnava cerchi immaginari sul suo palmo.
Balthazar e Gabriel andavano a trovarlo appena potevano, a volte dovevano tornare a casa per cambiarsi o anche solo per poter dormire in un letto comodo.
A Dean non importava. Le infermiere ormai non ci facevano più caso, quando entravano nella stanza e lo trovavano addormentato sulla sedia con la testa appoggiata sulle braccia sopra il letto.
Dean veniva cullato dal Bip del cuore di Castiel. Il viso del ragazzo era rovinato dai lividi, dai tagli e dal tubo del respiratore infilato in gola.
Era così debole che avevano dovuto collegarlo ad un respiratore, le braccia erano così tumefatte che avevano dovuto inserirgli la flebo sulla mano.
Le sua mani era modellate per creare arte, ma a vederle ora: Viola e rosse, nessuno avrebbe potuto credere che erano capaci di una tale delicatezza.
Gli sarebbero rimaste delle cicatrici, forse quella che lo preoccupava di più era un profondo taglio sul labbro.
Quelle labbra sarebbero rimaste così dolci e appetitose anche dopo che il rossore e il gonfiore fosse scomparso?
E se una volta dimesso il suo carattere fosse cambiato? E se non ce la dovesse fare? E se non avesse più potuto vedere l'azzurro dei suoi occhi, il suo sorriso?
Dean si stava torturando l'unghia del pollice quando Sam entrò nella stanza con un borsone a tracolla.
<  Ehi.  > disse la voce bassa del minore.
<  Ehi  > rispose in sussurro la sua, senza distogliere gli occhi dal volto di Castiel immobile.
<  Ti ho portato i cambi, ho messo dentro anche uno Shampoo e la lametta. Così magari ti dai una ripulita... Sicuro di non voler tornare a casa? Solo per lavarti...  > Domandò il minore posando la borsa accanto al bagno.
La stanza era minuscola, il bagno ancor più piccolo, le pareti erano azzurrino e l'unico sprizzo di colore era Castiel e le sue tonalità di rosso, viola e blu.
<  Tranquillo, i dottori hanno detto che non c'è problema se sto qui. Non voglio abbandonarlo.  >
<  Ok. Hai un aspetto orribile. Ti vado a prendere il caffè?  > Chiese il minore mettendo mano al portafoglio.
Dean annuì e Sam si piombò fuori dalla porta.
Si perse a guardare le gocce della flebo che scendevano finché un bicchierino non entrò nel suo campo visivo. Lo prese e ringraziò il fratello.
<  Sai, se non avessi insistito per invitarlo a pranzo non sarebbe qui ora.  > la sua voce era piatta, ma gli occhi lasciavano trapelare il panico.
<  Dean, non è colpa tua.  >
Non voleva ribattere, non ne avrebbe guadagnato nulla.

Quella sera, come le altre sere, rimase da solo col corpo quasi immobile del 18'enne,
se non fosse per il respiratore che alzava ed abbassava il suo petto.
<  Cas. Mi dispiace tantissimo, è solo colpa mia. Ti prego non puoi abbandonarmi.  > le lacrime gli bagnavano gli occhi. <  Sei-  > la voce gli cedette. Respirò una gran boccata d'aria.
<  Sei un membro della mia famiglia. Non te lo permetterò. Non puoi abbandonarmi ora.  > Gli strinse la mano con più forza, come se potesse trasferire un po’ della sua vitalità al minore.
<  Avevo, anzi, Ho Tanti progetti da fare con te. Voglio andarmene da quella città. Trasferiamoci e andiamo ovunque tu voglia, prendiamo una grande casa per tutti. Per te, me, Sam, Charlie, Gabriel e Balthazar. Vuoi rinunciare al tuo sogno di diventare un'artista?  > Fece una pausa per ascoltare l'eco del suo cuore. Bip Bip Bip. Regolare, troppo regolare.
<  Non puoi andartene. Ti verrò a prendere ovunque tu andrai. Ti proteggerò a costo della mia vita, perché non ho vissuto mai veramente fino al momento in cui ti ho visto. È come se ti avessi aspettato tutto il tempo, come se tu fossi quell'angelo di cui mia madre parlava da piccolo. No, ne sono sicuro. Tu sei quell'angelo. Un bellissimo angelo senz'ali.  > Gli stava confessando tutto, Tutto quello che pensava.
<  Io -  >
Bip Bip Bip
<  Io... Io ti amo Castiel. Ti prego. Non abbandonarmi.  >
Bip...Bip..............................................................................

Dean si allarmò e chiamò subito l'infermiera, gridando dal corridoio.
<  PRESTO, IL SUO CUORE NON BATTE!  >
Prontamente le infermiere entrarono nella stanza. Alcune cercavano di farlo uscire, mentre alte preparavano il defibrillatore con un gel, per poi posizionarlo sul suo cuore.
<  Libera.  > disse una delle donne.
Il corpo di Castiel sobbalzò, ma il cuore non riprese a battere.
<  Libera.  > ripeté la stessa donna.
Al secondo tentativo gli occhi azzurri si aprirono mostrandosi, ma erano spenti. Prima che il suo corpo toccò il materasso le palpebre si chiusero.
Il cuore riprese a battere e le donne riuscirono a chiudere la porta della stanza, lasciando Dean nel corridoio.
Era sotto shock, non riusciva a muoversi. Gli occhi puntati contro la porta come se potesse vedergli attraverso.
Era tutto completamente normale per loro, come se lo facessero tutti i giorni.
Come potevano sopportare una cosa del genere? e se si fossero ritrovate a doverlo fare con un loro familiare? sarebbero state così pronte?
Si riscosse dai suoi pensieri quando si ricordò che doveva avvisare i suoi fratelli.
Si avviò verso la sala d'attesa, semi vuota, e chiamò Balthazar. Erano le 2 di notte, ma poco gli importava. Era una cosa troppo urgente per aspettare mattina.
La comunicazione fu breve, si dissero il minimo indispensabile.
Balt sarebbe arrivato in neanche 5 minuti.
Dean si accasciò su una sedia e si prese la testa tra le mani.
Il panico lo fece singhiozzare, e le lacrime bagnarono il pavimento.
I suoi occhi erano così vuoti. L'azzurro era sovrastato da delle tonalità più scure.
La scena del suo corpo percorso dalla scossa lo tormentava, finché una mano non si posò sulla sua spalla.
Di scatto alzò la testa per guardare chi lo avesse degnato di un tale gesto e si vide Balthazar piegato su di lui.
<  Dean, cosa è successo?  > chiese con voce calma. Ma in cuor suo sapeva che provava la stessa cosa.
<  Il suo cuore.  > La voce gli si strozzò in gola.
<  Il suo cuore ha smesso di battere. Balthazar è stata una scena straziante. Le infermiere lo hanno fatto ripartire, ma ... avessi visto i suoi occhi.  > Le lacrime non smettevano di rigargli le guance.
Balt si sedette sulla sedia accanto al ragazzo.
Non dissero niente per un tempo che sembrava interminabile.
<  Non è la prima volta che rivedo questa scena.  > Dean si girò verso il maggiore dei Novak che stava parlando guardando il pavimento.
<  E' lo stesso ospedale in cui morirono i miei genitori. Furono portati qui dopo l'incidente, ma non superarono la prima ora.  >
<  Come fai ad essere così calmo? Io sto impazzendo.  > Era vero, se non avesse avuto paura di entrare nella stanza si sarebbe fatto strada anche a forza pur di vederlo.
<  Non sono calmo, ma finché le infermiere non ci fanno sapere niente non possiamo fare molto.  >
Dean non lo aveva notato prima ma gli occhi di Balt erano ansiosi. Si stava torturando le mani sotto stress.
Una voce femminile catturò l'attenzione dei ragazzi.
<  Novak?  > La donna era gracile, bassa e con i capelli color mogano.
Dean e Balt si alzarono e gli andarono in contro.
<  Io sono Balthazar, il fratello. Questo è Dean, il fidanzato. Sta bene?  > la voce lasciava trapelare la preoccupazione, ma il maggiore dei Winchester si sorprese di sentire quel termine. Fidanzato. Era così che lo consideravano? Il fidanzato di Castiel?
La ragazza guardò prima lui e poi Balthazar.
<  Il suo cuore ha smesso di battere per un minuto. Ora sta bene, ma ci vorrà del tempo prima che si rimetta.  >
<  Grazie. Possiamo andare da lui?  >
<  Certo. Se avete bisogno di qualcosa, io sono di turno fino a mezzogiorno, basta che chiediate di Meg.  > Balthazar la ringraziò e corse fino alla camera del minore.
Dean si perse nel vederlo correre, il cappotto nero svolazzava qui e là come un'ombra, lo raggiunse facendo uno scatto.
Balt era già al suo fianco quando entrò nella stanza, gli dava dei baci nei capelli mentre gli sussurrava qualcosa che non riuscì a percepire.
Si avvicinò al borsone e prese i cambi per poi entrare nel bagno, voleva lasciargli un momento da solo con Castiel.
Si lavò il viso e i denti, si fece la barba e si cambiò, ma quando appoggiò la mano sul pomello della porta sentì singhiozzare.
Balthazar stava piangendo.
Il maggiore dei Novak, quello più severo, la roccia della famiglia stava crollando.
Non voleva interrompere quel momento, magari si vergognava di farsi vedere così “normale” .
 <  Dean.  > la sua voce rotta dai singhiozzi lo spaventò.
<  Io, devo andare. Ho a casa Gabriel che aspetta novità. Domani ho da lavorare...  >
Dean uscì dal bagno.
<  Tranquillo, sto io qui. Se succede qualcosa ti chiamo.  >
Balt diede un ultimo bacio a Castiel e gli annuì per poi uscire dalla stanza.
Si lasciò cadere sulla sedia accanto al letto e da lì a poco si addormentò.

Si svegliò solamente quando l'infermiera, Meg, Andò a controllare il paziente prima di tornare a casa.
<  Direi che sta molto meglio. Oserei perfino togliergli il respiratore.  > disse senza staccare gli occhi dai monitor.
<  Staccare il respiratore?  > Era ancora un po’ rintontito dal sonno.
<  Sì. Adesso chiamo qualcuno che mi venga ad aiutare, però devi aspettare fuori.  > Disse lanciandogli uno sguardo, mentre premeva il bottone rosso attaccato al muro.
Appena altre due infermiere entrarono nella stanza, Dean si accomodò fuori, nel corridoio, in attesa.
Poco dopo le infermiere uscirono in fila, Meg si fermò sulla soglia.
<  Il mio turno è finito. Lui sta bene e respira tranquillamente, Ora si tratta solo di quanto tempo ci metterà a riprendere coscienza.  >
Dean annuì e riprese il suo posto accanto a Castiel.
 Ritornò a dormire preso dall'improvvisa sonnolenza, Ma si svegliò dopo qualche ora preso da un incubo: Castiel non c'era più.
Si alzò e corse a bagnarsi il viso. Sarebbe stato bene. Non doveva farsi prendere dal panico.
Prese dal borsone un contenitore e tornò dal minore.
Aveva i segni del nastro attorno alle guance, il rossore della labbra faceva risultare i punti che gli erano stati messi per il taglio.
Gli scostò i capelli e con una salviettina deumidificata gli lavò il volto, con attenzione.
Appoggiò la sua fronte su quella di Castiel e le lacrime caddero nell'incavo dei suoi occhi.
<  Mi dispiace. Mi dispiace tantissimo.  > singhiozzò senza staccarsi.
<  Io ti amo Castiel. Ogni giorno me ne rendo conto sempre di più. Ti prego.  >



Una mano gli accarezzò la nuca, e Dean fu preso alla sprovvista. Si scostò per guardare gli occhi di Castiel aperti mentre lo fissava.
Erano tornati del suo Azzurro naturale, il pallore del volto era scomparso.
Le labbra tirate in un sorriso accennato.
Lo abbracciò d'istinto e Castiel lo ricambiò incurante del dolore.
Le lacrime scendevano macchiando il camice del minore.
Era vivo e stava bene. La sua felicità era alle stelle.
<  Castiel. Io... Io ti amo. Castiel. Dio! Castiel!  > lo strinse più forte, non l'avrebbe lasciato andare mai più.
<  Anche io, Dean.  > Gli lasciò un bacio tra i capelli, come se fosse il maggiore ad aver bisogno di conforto.
   
 
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