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Autore: Sabaku No Konan Inuzuka    21/08/2015    3 recensioni
{ Storia Interattiva/ad OC | Avventura, Sentimentale | Un po' tutti | Het, Slash, Femslash | post-Gea | molto probabilmente Angst | sospensione di giudizio sull'inserimento dell'avvertimento Violenza | Iscrizioni chiuse}
Dal testo:
"La giornata era iniziata come ogni altra al Campo Mezzosangue. Erano nel pieno dell’estate sotto il sole cocente di Luglio, il cielo di un intenso e brillante blu non aveva neanche una nuvola vacante. Il Campo era nel fiore delle sue attività pomeridiane e tra figli di Apollo al poligono, figli di Ares in arena e figli di Efesto alle fucine, nulla poteva risultare più tranquillo se non un sonoro bisticcio tra fidanzati."
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Ade, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A me, che ho fatto tremila viaggi da PC, telefoni e ancora altri PC per scrivere questa robetta.
Alla Nutella, perché esiste.
E a Zeus, perché qui tuona un casino e io spero che si calmi.
Ho perso tanti punti di QI ultimamente... capitemi.
E a voi, perché voi recensirete. Vero?

 




Ruby

 
Il Campo era agitato, un vociare continuo si diffondeva come una malattia e nessuno accennava a voler mettere a tacere la propria preoccupazione. Ruby non li biasimava: era sparita una ragazza. Sheila Cox, se ben ricordava, figlia di Tyche. Tuttavia, ciò che più preoccupava erano le macchie di sangue e segni di graffi trovati sul pavimento. Una sua sorella era scoppiata a piangere nel bel mezzo del Campo, e tutti la accerchiavano a debita distanza. Stava accovacciata per terra mentre Chirone cercava di tranquillizzarla e zittire, se non allontanare, la vasta cerchia di semidei che si era radunata. Mise una mano sulla spalla della ragazza:
<< Emma, dobbiamo sapere come sono andate le cose esattamente >> mormorò con tono dolce e cauto.
Emma cercò di smettere di piangere per un momento, tirò su col naso e prese a raccontare:
<< Stavamo andando in arena quando a un certo punto, verso metà strada, mi ha detto che andava un attimo in Cabina a prendere le cuffie... la musica l'ha sempre aiutata a concentrarsi... >> tirò nuovamente su col naso e deglutì. << poi non è più tornata... e io ho pensato che si fosse fermata a parlare ma quando sono tornata ho visto il sangue e... e >> non finì mai la frase. Scoppiò a piangere prima di aver concluso.
Chirone annuì cupo e fece cenno ad alcuni figli di Apollo di aiutare Emma, poi si avvicinò a Spencer Parrish mormorandole qualcosa. Ella annuì e corse via. Chirone batté lo zoccolo a terra richiamando l'attenzione.
<< Eroi! >> esordì << so che la situazione sembra critica ma vi prego di mantenere la calma. Domani mattina dodici semidei partiranno per mettere fine a questa situazione, nel mentre, tornate nelle vostre Cabine dove i Capocabina vi spiegheranno tutto. Restate uniti e non girate mai da soli se non siete armati. Fate attenzione >> e con queste parole, Chirone fece un cenno e la folla prese a disperdersi mormorando.
Ma Ruby non si mosse. La sua mente lavorava a mille e c'erano troppe cose non chiare che doveva comprendere. Avevano un nemico, e questo era chiaro, ma chi era? Cosa voleva? Nel Campo Mezzosangue non era concesso l'ingresso ai mostri dalla barriera, così come ai mortali: questo significava che aveva semidei o addirittura déi dalla sua parte? Troppi interrogativi senza una risposta, e solo Leo poteva dargliela. Il Campo ormai era la sua casa, e Ruby non voleva vivere nel terrore anche lì, non di nuovo... Non seppe quanto tempo rimase incantato a guardare Chirone, con la testa da tutt'altra pare, ma si decise a smettere solo quando la mano di Arthur gli si posò sulla spalla.
<< Ehi, sei apposto? >> domandò cauto, vedendolo così assorto.
Ruby lo guardò per un momento, poi annuì ma il suo sguardo rimase perso chissà dove. << Sì... sono solo un po'... spaesato. >>
Arthur annuì, comprensivo. << Ti capisco... è normale. Io... credo che andrò >>
Sclang.
Quello fu il colpo di grazia. All'improvviso fu come se un peso da trenta chili gli fosse piombato sul cuore, spedendolo nello stomaco con il sonoro splash dei succhi gastrici. Perché?
<< ... cosa? >>
<< Credo che andrò > ripeté con nonchalance. << domani, dico. Per l'impresa >>
Poteva un essere vivente essere così idiota?
Ruby non ci aveva mai creduto, nell'idiozia. Credeva fosse solo un modo per difendersi, ma poi aveva incontrato Arthur, e tutte le sue certezze erano crollate. E non solo a tal proposito.
<< Come... come mai? >>
Cercò con tutto se stesso di non far trasparire il tono preoccupato nella voce. La verità era che l'ansia lo stava già divorando: Dopo ciò che era successo a Sheila e Micheal, stava seriamente temendo per Arthur. Lui era l'unica persona in tutto il Campo che poteva definire suo amico. Era grazie a lui se aveva altri rapporti, e perlopiù era il primo amico vero che aveva non intenzionato ad ammazzare qualcuno o che non aveva precedenti di carcere. Aveva paura, ma non lo avrebbe mai ammesso. Non direttamente almeno.
<< Qualcosa a proposito di Rachel... in effetti, è successa una cosa strana con lei l'altra mattina >> prese a raccontare del suo scontro con la rossa ma Ruby non lo ascoltò nemmeno. Il suo occhio era caduto proprio su Amethyst Cotton che teneva un esitante Rey stretto per la manica parlando animatamente con Chirone.
<< Ah, chiaro... >> mormorò Ruby. << Bene, stai... stai attento >>
Arthur sorrise appena: << Stai attento? Sul serio? >>
Ruby arrossì un po' e gli rifilò un'occhiataccia. << Cosa vuoi che ti dica? >>
<< Ah, non saprei. “Vedi di tornare vivo”, “Non morire durante il viaggio o ti resuscito per ucciderti ancora”, “Non smetterò di pensarti durante tutto il tempo che starai via”, “Ti scrivo uno striscione” o cose del genere… non stai attento >> rimarcò con ironia l’ultima frase. << sono raccomandazioni che fa una madre al figlio che va alle elementari… >>
Ruby inarcò un sopracciglio. << Aw, che caro che sei ginger, pensi davvero di avere una testa diversa da un bambino delle elementari. >>
<< Sei la dolcezza fatta persona, Shawn. Ridere un po’ di più non ti farebbe male, sai? >>
Il figlio di Efesto roteò gli occhi e si avviò verso la sua Cabina con uno sbuffo ironico: << Io non rido con i traditori del loro sangue, Weasley. Ora scusami, ma vado a fare lo striscione. >>
<< Mi raccomando, verde eh! >> gli gridò dietro il figlio di Ecate.
<< Contaci >>
<< Con le faccine sorridenti! >>
<< Certo. >>
<< E il punto esclamativo >>
A quel punto, Ruby si voltò ormai a un passo dalla sua cabina e allargò le braccia. << Come dimenticarli? >> gridò, sarcastico.
Arthur fece cenno d’assenso con la mano: << Grazie, mamma! >>
<< Vaffanculo, Jennings. >>
 
 

La spiegazione di Leo era stata piena di ironia e battutine, parecchio distratta e poco chiara ma Ruby era riuscito comunque a capirci qualcosa. A quanto era riuscito a comprendere il ragionamento di Spencer Parrish era stato il seguente: la voce di Persefone era stata portata al suo orecchio direttamente dai venti gelidi del Monte McKinley, il monte più alto d’America, in Alaska, ovvero la famosa grande vetta della Profezia. Okay, e fin qui poteva andare. Era senz’altro meglio che andare alla cieca, almeno avevano una traccia. Sapere che Arthur aveva almeno un percorso un po’ lo tranquillizzava.
Leo aveva espressamente richiesto l’ausilio di un altro figlio di Efesto oltre a Rey che, a quanto pare, aveva ricevuto una spiacevole visitina in sogno.
<< Non è stato nulla di che… era semplicemente una voce… ero poggiato a un pavimento ma non vedevo niente. Poi la voce di un vecchio mi ha detto che dovevo convincere Chirone a lasciare gli eroi fuori da questa situazione… >> spiegò brevemente.
<< Bene, benissimo. >> borbottò Ruby, sarcastico. << non poteva andarci meglio. Non può andare qualcuno che sappia interagire con l’altro sesso, magari? O anche che sappia semplicemente interagire e basta? >>
Rey lo guardò, in silenzio e con la testa china. Non fu difficile per lui ignorarlo, ci era abituato ormai, Rey non era mai stato il suo fratello preferito. Troppo debole e non aveva niente da spartire con lui se non la discendenza divina.
<< Di certo non potremmo mandare te al suo posto, Ruby. Almeno Rey ce l’ha qualche amico >> lo rimproverò Shane, già sulla difensiva.
<< Infatti non mi riferivo a me >> grugnì Ruby.
Non ci volle molto prima che iniziassero una serie di proteste e liti, frecciatine, idee prontamente smentite da Nyssa e Jack Mason, perché Leo non riusciva a farsi ascoltare. Alla fine giunsero verso sera che si era deciso che sarebbero partiti Rey e un riluttante Leo. Il falò non si tenne ma, verso le dieci di sera, Ruby uscì comunque, stanco delle occhiatacce che gli gettavano i fratelli di tanto in tanto.
La Luna si stagliava alta nel cielo sgombro puntellato di stelle. L’aria fresca accarezzava lenta i capelli e finalmente poté respirare.
Era perfettamente consapevole di essere perlopiù sopportato da gran parte dei suoi fratelli, e la cosa sinceramente parlando non lo toccava granché, ma dopo un po’ che stavi nella stessa stanza con persone che ti guardavano male avevi bisogno di un po’ d’aria buona.
Sospirò e guardò storto la Luna, come fosse la causa di tutti i suoi problemi. Girò un po’ a vuoto fino a che non intravide una sagoma nelle parti delle braci spente del falò. Gli bastò assottigliare un po’ lo sguardo per capire chi era, ma dopotutto se lo aspettava: non era la prima volta che finivano lì in contemporanea. Neanche si dessero appuntamento. Si avvicinò e sedette sul tronco.
<< Non dovresti dormire? Domani hai da fare. >> cominciò.
<< Ciao anche te >> rispose Arthur.
<< Dai >> insistette lui, sperando che lo capisse.
Arthur picchiettò le dita contro il tronco mordicchiandosi il labbro, gesto che era solito fare quando era nervoso. << Io... Ho capito che sei preoccupato. >> buttò lì.
La verità? Lo voleva semplicemente incontrare prima di partire. E non solo lui, più o meno tutto il Campo. Il Campo Mezzosangue era la sua casa ormai, il pensiero di lasciarla l’indomani e forse di non vederla più – ottimismo portami via – lo rammaricava. Ma anche il fatto di sapere Ruby là da solo un gli dava un po’ di rogne. Non lo avrebbe mai ammesso, ma si era affezionato ormai all’odioso semidio moro. Sapeva inoltre di essere il suo unico vero amico in tutto il Campo, e non era mai uscito senza portarselo dietro, quindi immaginarlo da solo gli metteva addosso una depressione come poche. A volte si chiedeva perché Ruby dovesse comportarsi così male con gli altri. A riportarlo con i piedi per terra fu lo sbuffo scettico del figlio di Efesto.
<< Ma dai, dimmelo tu. Stai andando in un’impresa sucida e sei il mio unico amico qui! >> sbottò, acido.
Arthur quasi non colse il tono cui lo aveva detto. << Davvero? Quindi neanche lo neghi? >> ecco una cosa che non si aspettava. Ruby negava sempre l’evidenza, e quando diceva sempre intendeva sempre.
Lui fu lieto che il buio nascondesse il rossore. Dopotutto ammettere certe verità era esternare un suo particolare punto debole. Aprì la bocca per rispondere, pungente e sarcastico come sempre, ma la voce gli morì in gola e tutto ciò che riuscì ad emettere fu un urlo strozzato di dolore. A un tratto un forte dolore lo avevo preso tra la prima e la seconda costola. Come se vi avessero infilato un coltello, Arthur lo guardava confuso e sorpreso, posandogli una mano sulla schiena.
<< Shawn, che hai? >>
Ruby gemette, portandosi la mano al punto incriminato e accasciando la testa sulla spalla del figlio di Ecate. Qualcosa gli ostruì la gola e fu obbligato a chinare il capo e tossire: tossì sangue. Sentì la mano di Arthur irrigidirsi sulla schiena e solo allora si accorse della posizione. Scattò via dal figlio di Ecate, allontanandolo come fosse un lebbroso. Si chinò istintivamente in avanti e tossì altro sangue, quando tolse la mano per guardare la ferita la riscoprì sporca di sangue. Com'era successo? Tossì ancora ma stavolta non si accontentò della mano, dovette sputare il sangue per terra perché sennò la provvidenza non stava bene. Perché lo doveva mettere necessariamente in cattiva luce, oppure non si sarebbe chiamato Ruby Shawn.
Il pomo d’Adamo di Arthur fece su e giù, vedendolo tossire con più frequenza e chinarsi sempre più in avanti. << Ruby, sta calmo okay? Risolviamo tutto, risolviamo tutto... >> ma lo stava dicendo più a se stesso che a lui. Era agitato, e si vedeva da come si guardava intorno allarmato. Ruby non poté biasimarlo, dopotutto un tuo amico che comincia a sputare sangue senza motivo agitava un po’ tutti. Gli passò una mano attorno al fianco.
<< Ti porto in infermeria >> mormorò.
Ma Ruby gemette e scosse la testa, lo spinse via bruscamente e, nonostante la vista appannata dal dolore, distinse chiaramente lo sguardo stupito di Arthur. Tentò di alzarsi sulle sue gambe, fortemente spinto dall’orgoglio, ma il dolore gli stava succhiando via tutte le forze. Le sue ginocchia cedettero e Arthur lo riprese appena in tempo prima che cadesse.
<< Cosa fai, Ruby, non puoi camminare da solo! >> era la prima volta che percepiva quel tono di panico in Arthur, ma Ruby era deciso e lo spinse via nuovamente, per poi ricadere a terra.
Patetico, avrebbe detto Dylan.
E solo in quel momento si accorse delle lacrime di dolore che gli rigavano le guance, e quel pensiero lo fece solo stare peggio. Serrò le palpebre e non si sognò di aprirle neanche per un istante. E adesso piango pure, fantastico.
Si rannicchiò in posizione fetale e percepì Arthur spostargli lentamente la mano dalla ferita, che ormai aveva impregnato la maglietta di sangue. Mormorò delle parole in greco antico che Ruby udì, ma sul momento non seppe comprendere, capì però che era un incantesimo: Arthur cercava di curarlo.
<< Non funziona >> decretò infine, con tono cupo. << dobbiamo andare dai figli di Apollo >> fece nuovamente per aiutarlo ad alzarsi, ma Ruby lo spinse via ancora una volta, e lì Arthur sbottò, per la prima volta furioso da quanto Ruby aveva memoria. << Per amor degli déi, Ruby, non puoi fare da solo! Come pensi di arrivarci se non ci vedi nemmeno? Non riesci neanche a stare in piedi! Non fare cazzate e fatti aiutare! >> al nuovo tentativo prontamente respinto dal figlio di Efesto, sospirò rabbioso e lo sentì appoggiarsi con la fronte alla sua, esasperato. << Razza d’idiota >> sibilò, Ruby sentiva il suo fiato caldo sul volto e un brivido gli percorse la schiena. << Sto solo cercando di aiutarti, perché devi essere così asociale? >> Ruby mugugnò, e lo sentì ridacchiare arrendevole. << Okay, ho capito, se non vuoi dare una mano, mi costringi a portarti di peso >>
A quel fare aprì gli occhi di scatto ma non fece in tempo a dire qualcosa che Arthur, con un po’ di fatica, lo aveva già sollevato. In realtà lo aveva preso imbraccio, ma Ruby preferiva la versione in cui lo sollevava e basta, senza specificare come. Era molto più rispettoso per il suo orgoglio.
Il dolore era forte, ma la testa di Ruby lo era sempre stata altrettanto. << L-lasciami, cretino… >> sibilò tra i denti.
<< Neanche per idea, tu non mi molli così >> Arthur era perentorio.
Lui sospirò e poi gemette, ormai arrendevole, e fece riposare la testa contro il petto del rosso. E questo era il gesto che allo stesso tempo più desiderava fare in preda al male, ma che non avrebbe voluto compiere per niente al mondo. Con che orgoglio qualcuno si poteva definire forte appoggiando la testa contro il petto di un altro?
Non avrebbe dovuto farsi sostenere, era cresciuto così e farsi aiutare era sinonimo di debolezza, lo avrebbero picchiato a sangue con i mazzi di chiavi se avesse chiesto aiuto in una simile situazione da dove veniva lui. Avrebbe persino strisciato fino all’infermeria pur di non farsi portare. E, se proprio voleva, Arthur poteva anche fare il tifo, ma avrebbe voluto arrivarci da solo. Ed era ancora in tempo. La cosa che più desiderava in quel momento era che l’altro lo lasciasse andare, poter provare da sé ad arrivarci, o morire provandoci, come gli avrebbe detto Dylan.
Ma Arthur non era Dylan, Arthur non era nessuno della banda di Dylan, lui non sapeva e aveva tutt'altre idee in testa; idee da deboli, eppure sembrava così forte anche senza quei principi... Nonostante la sua testa fosse la tipica della gente che lui era abituato a classificare debole e senza i cosiddetti, con Arthur non c’era mai riuscito. Perché nonostante tutto Arthur era forte, dannazione. Era un’inclinazione naturale, e un’inclinazione naturale non si può combattere né contestare. Si odiò per tutto l'affidamento che stava facendo su Arthur, che forse era anche di più di semplice affidamento. Non poteva permettersi di indebolirsi, non ora... doveva allontanarsi dal quel rosso, questo era sicuro.
<< Resisti ancora un po'... >> sentì la voce di Arthur arrivargli flebile ai timpani, al contrario del cuore che sbatacchiava all'impazzata dentro al suo petto, che Ruby avrebbe udito benissimo anche senza averci un orecchio posato sopra. Si stava mostrando calmo per lui, era forte per lui. Questo non poteva accettarlo. << ci siamo quasi, andrà tutto bene, sta calmo… se poi tu muori, dopo chi prendo in giro? >>
Ottimismo Arthur, sempre, avrebbe voluto dire, ma non ne aveva la forza. Così grugnì, giusto per far intendere che aveva accolto il tentativo inutile di farlo sorridere, e fece pressione sulla ferita ancora sanguinante. Proprio non capiva: da dove veniva? Come si era formata? Non riusciva a spiegarselo… ma ne sapeva perfettamente il significato: Era la stessa di Tristan. Era semplicemente karma, e se si concentrava sul dolore poteva sentire ancora il suo urlo strozzato, e un mormorio: Adesso tocca a te, è il tuo turno ora… Non ci mise molto a capire chi fosse. Voleva solo piangere e cedere, in quel momento. Avrebbe venduto l’anima pur di far cessare tutto, o magari ancora meglio cessare di esistere lui stesso e non avere, o causare, problemi. Ma non l’avrebbe mai detto ad alta voce. Neanche sotto tortura. Era debolezza, e lui non poteva permetterselo. Ma, soprattutto, se avesse ceduto ora, sarebbe morto tra le braccia di Arthur, e questo decisamente non poteva permetterselo, ma proprio no.

 
 
 

Micheal

 
C’era un silenzio surreale nell’infermeria, il figlio di Apollo che faceva il turno di notte quella sera era Austin, che avrebbe ricevuto il cambio solo a mezzanotte. Nonostante l’orario però, il semidio era già crollato a ronfare sulla sedia in modo decisamente poco grazioso. Si chiese come facesse ad essere così vanitoso un tipo che dormiva a bocca aperta. Tuttavia Micheal lo invidiò: lui almeno poteva addormentarsi tranquillamente senza temere di essere accecato da un eroe rancoroso del passato. Ma comunque non era ansioso di tornare a dormire, Micheal, stava benissimo da sveglio, soprattutto dopo l’ultima esperienza. Ad esser sinceri non aveva neanche sonno, ma era certo che nessuno di quelli che l’indomani sarebbero partiti per l’impresa avrebbe chiuso occhio, quella notte. Troppa paura, troppa ansia, troppo rischioso. E poi di questi, lui chi conosceva?
Aveva sentito parlare di Leo Valdez, ma ci aveva a malapena scambiato qualche parola. Ma di una cosa era certo: era un tipo da fulminare, letteralmente. E Micheal aveva già il sentore che avrebbe dovuto trattenere a nervi saldi questo suo poco sano istinto che gli suggeriva di friggere a diecimila volt chiunque gli facesse saltare i nervi.
C’era Arthur Jennings, che era suo amico di vecchia data… sì, tra lui e Leo sarebbe sicuramente esploso.
C’erano Katarzyna McGallin, Spencer Parrish, Allistor Loganach e Amethyst Cotton. Quei quattro non li conosceva, e questo gli dava sinceramente fastidio. Certo non voleva sapere i loro più oscuri segreti, ma almeno voleva sapere se doveva trattenersi anche con loro.
C’era Theodor Smith, lui… lui non gli diceva granché. Certo era irritante con le sue uscite acide, ma era certo che gli avrebbe tenuto testa. Con lui doveva ancora decidere…
C’erano Felicity, Rey e Celestia. Quei tre gli sembravano finiti lì di mezzo quasi per sbaglio. Gli facevano un po’ pena, sinceramente parlando. Troppo deboli per una missione del genere, che avrebbero fatto? Bruciato Edipo per sbaglio? Ucciso mostri a colpi di barattoli di Nutella? O magari strapazzarli di coccole finché non cedevano? Una smorfia gli si dipinse sul viso al pensiero. Sembravano più orsetti gommosi che semidei.
E poi c’era lui, c’era John… lui era spacciato. Micheal stava già pensando a come dire al padre che suo figlio era morto nel tentativo di fare fuori un cieco, chiedendosi talvolta se i figli di Afrodite gli avrebbero concesso di bruciare lui stesso il drappo commemorativo.
Insomma, lui ci teneva a Johnny, davvero ma… stiamo parlando dello stesso ragazzo che è capace di insinuare d’essersi rotto un dito del piede inciampando in un rametto! Se gli andava bene sarebbe caduto scendendo dal furgoncino del Campo e sarebbe scivolato in un tombino. Se gli andava bene. Se gli andava peggio, finiva cieco, zoppo e pazzo se non morto.
Per questo fu felice che venisse Ted. Almeno qualcuno avrebbe provato a proteggerlo. Oltre a lui, ma solo in casi straordinari.
Sbuffò sonoramente e si rivoltò ancora una volta nel letto: non riusciva a dormire e non poteva né uscire né alzarsi, come sarebbe potuta andare peggio? Fu questione di secondi prima che giungesse la riposta.
<< Ehi, datemi una mano! >> la voce velatamente nervosa di Arthur spezzò la quiete dell’infermeria.
Austin si svegliò di soprassalto sulla sedia, spaesato, mentre Micheal scattò a sedere e inforcò gli occhiali improvvisamente sull’attenti. Arthur scansò la tenda per entrare nell’infermeria appena prima che le sue braccia cedettero al peso di Ruby, che sarebbe crollato a terra se il figlio Ecate non lo avesse sorretto. Austin e Micheal scattarono in piedi e il figlio di Apollo aiutò Arthur ad accasciare Ruby su un letto, facendo un brusco cenno con la mano a Micheal:
<< Tu torna a letto, devi riposare >>
<< Cos’ha? >> chiese invece il figlio di Zeus, ignorando prontamente l’ammonimento di Austin.
Micheal guardò Ruby con le sopracciglia aggrottate: il figlio di Efesto stringeva rannicchiato le lenzuola e teneva gli occhi serrati, lacrime di dolore gli rigavano il volto e la maglietta scura era impregnata di sangue.
<< Non ne ho idea >> Arthur era sbiancato, e Micheal non poté biasimarlo. << stavamo parlando e a un tratto… non lo so, è apparso dal nulla! >>
Austin dovette lottare contro Ruby per vedere la ferita. << A occhio sembrerebbe una coltellata >>
<< Non c’era neanche una spilla nelle vicinanze >> sbottò Arthur passandosi con fare nervoso una mano tra i capelli. << figuriamoci un coltello! >>
<< Ho capito… >> mormorò Austin, si avvicinò al volto di Ruby e gli afferrò i lembi della maglietta. << Okay Shawn, ascoltami ora: so che fai fatica a parlare ma dimmi, esattamente com’è cominciato? >>
Dovette lottare nuovamente contro il figlio di Efesto per sollevargli la maglietta. Tra la prima e la seconda costola stava un grande buco sanguinante che non si era limitato alla forma sottile del coltello, era una ferita allungata come se l’intenzione iniziale fosse di tagliargli il busto ma fosse fallita miseramente.
<< Altro che coltellata… >> mormorò a sé.
Ruby trattenne il fiato quando Austin fece pressione sulla ferita. << I-io non lo so… stavo- stavo parlando con A-Arthur >> gemette quando Austin spalmò un liquido non identificato sulla ferita e si morse il labbro talmente forte che cominciò a sanguinare. << e-e l’ho sentito all’improvviso… si è scavato da- da solo e >> si fermò un attimo per riprendere a respirare. << il dolore di una pugnalata era que-quello… ma senza il pugnale… ed è come se ce lo avessi ancora, sembra mi stiano infilzando a ripetizione >>
Austin annuì e si rivolse a Micheal. << Nella dispensa infondo all’infermeria ci sono nettare e ambrosia, portameli qui, e tu, Arthur, corri a chiamare Chiro- >> Ma quando si voltò il figlio di Ecate era già sparito. Rimase interdetto per un secondo, poi guardò nuovamente il figlio di Zeus. << Secondo me scoperanno prima o poi >> decretò, come se avesse avuto la conferma dei suoi sospetti.
Ruby grugnì di frustrazione. Micheal inarcò un sopracciglio: << Sinceramente? Non lo so, e vivo meglio senza chiedermelo. >>
Corse a recuperare nettare e ambrosia, e quando tornò vide Chirone entrare in tenda nella sua imponente forma equina. Si diresse subito verso Ruby ed Austin, ancora impegnati nella dura lotta per togliere la maglietta, vinta infine dal figlio di Apollo e li appoggiò al comodino fianco al letto.
<< Cosa è successo? >> domandò il centauro con espressione indecifrabile.
<< Non l’ho capito >> ribatté Austin mentre tentava di infilare a forza il blocchetto d’ambrosia nella bocca di Ruby. << il segno- o meglio, la ferita di una coltellata gli è apparsa addosso da sola… così, senza preavviso, senza ragione… una coltellata piuttosto violenta e profonda, aggiungerei >>
Chirone non rispose, si limitò a restare in silenzio carezzandosi la barba, lo sguardo era perso nel vuoto e assunse un’espressione meditabonda. Micheal colse l’occasione per avvicinarsi, Ruby aveva già mandato giù – o meglio, era stato obbligato a mandar giù – due blocchetti d’ambrosia e un bicchiere di nettare, eppure sembrava del tutto immune agli effetti. Adesso oltre che stare attenti mentre nel sonno dovevano riguardarsi anche da pienamente svegli. Questo sì che era gioco sleale. Ma così non aveva senso, qualcosa non tornava per i suoi gusti.
<< Dov’è Arthur? >> chiese.
<< L’ho mandato a chiamare Leo Valdez >> mormorò Chirone, stava per aggiungere altro quando qualcosa catturo il suo sguardo.
Micheal seguiva la traiettoria e si bloccò: la ferita di Ruby ribolliva, e quest’ultimo sembrava soffrire più ora che prima. Il figlio di Zeus si fece ancora più vicino e si chinò sulla ferita:
<< Sta… sta guarendo >> mormorò. E difatti poteva vedere persino ad occhi nudi le molecole rigenerarsi in fretta, producendo un rumore sfrigolante come di olio che bolle.
<< Sì >> mormorò Austin. << anche troppo in fretta per aver preso solo due blocchi d’ambrosia… >>
<< Ruby, hai mai tentato di accoltellare qualcuno? >> domandò Chirone a bruciapelo, spezzando bruscamente la sottile linea di stupore che regnava fino a poco prima.
Un silenzio pressante cadde nella stanza. Perché quella domanda? Un sospetto in Micheal scattò sull’attenti.
<< Co-cosa? >> Ruby aprì appena gli occhi, lucidi dal dolore.
<< Hai mai provato ad infliggere una coltellata a qualcuno? >> ripeté Chirone. << E’ importante che tu me lo dica >>
Micheal ebbe un tuffo al cuore. Per caso contava qualcosa aver ferito o addirittura ucciso qualcuno? Aveva simili risvolti? Edipo avrebbe potuto usarlo in qualche maniera?
Lui esitò. << Ehm… s-sì. Per difendermi. Voleva farmi del male e io ero piccolo e… avevo solo un coltello. >>
Qualcosa brillò nei millenari occhi di Chirone, che annuì. << E questa persona faceva parte della tua famiglia? >>
Ruby esitò, ancora una volta: << Non… non esattamente. Non era una famiglia… ma era tutto ciò che avevo… e lui c’era in mezzo. >>
Il centauro annuì nuovamente, come se avesse detto proprio ciò che si aspettava di sentire. << Ricordi dove lo hai accoltellato? >>
Il figlio di Efesto fece una smorfia sofferente arricciando il naso e sospirò amaro, portandosi una mano a sfiorare la ferita. << Qui… esattamente dove ora ce l’ho io. L’ho fatto di slancio e quindi si è allargato… proprio come questa. >> aveva concluso il tutto con tono acido, come se facesse fatica a digerire la notizia.
<< E sai se è sopravvissuto? >>
<< Non l’ho visto, ma mi hanno detto di no. >>
Quella conversazione sembrava troppo pesante da sopportare fisicamente per Ruby, ansimava più di prima e si rannicchiò su se stesso con aria stanca, tutti capirono il segnale: non chiede altro, non ce la faccio a continuare. Così Micheal intervenne:
<< Cosa significa? >> domandò guardando Chirone dritto negli occhi.
<< Edipo uccise involontariamente suo padre >> disse. << e anche questo gli è stato motivo di sofferenza. Sua madre si uccise dopo averlo scoperto suo figlio. Vuole far ricadere i sensi di colpa anche su di voi… >> lo guardò, con i suoi occhi millenari, e per un istante Micheal sentì il peso di tutti gli anni di vita che Chirone aveva affrontato sulle spalle. Non sapeva quanti semidei aveva visto andare e non tornare più, quanti ne fossero morti dinanzi ai suoi occhi, quanti fossero invecchiati e poi deceduti secondo l’ordine naturale delle cose. Non lo sapeva, e non voleva saperlo. << anche tu hai ucciso qualcuno a cui tenevi, Micheal? >>
Il figlio di Zeus pensò a Nick, il bambino che aveva folgorato per una lunga serie di ragioni quando aveva sette anni, e al giudice senza nome che aveva fatto la stessa fine. Ripensandoci oggi, un po’ si sentiva in colpa per Nick, era un bambino, accidenti. Era normale che avesse agito così. Ma ormai non poteva tornare indietro, e in più sette anni o meno Nick lo aveva tradito. Aveva avuto ciò che si meritava. Forse. Dopotutto era sempre stato un tipo parecchio vendicativo, e Nick lo sapeva benissimo. Annuì solamente, ma non disse nient’altro. Non voleva rendere gli altri partecipi delle sue esperienze. Quindi era a causa di quei due omicidi passati che oggi si era ritrovato ad affrontare tutto questo? Non ebbe tempo di interrogarsi oltre, perché Leo e Arthur giunsero in infermeria.
<< Che è successo? >> domandò Leo subito avanzando verso Ruby.
Quello sbuffò, Micheal sospirò e sedette sul bordo del suo letto: << Cambio di programma, Valdez. Verrà Shawn domani nell’impresa >>
<< Sono pronto a scommettere che per domattina questa ferita sarà sparita >> disse flebile Ruby, a fatica.
Austin annuì. << Se continua di questo passo per domani sarai come nuovo >> si strinse nelle spalle. << mi spiace >>
Almeno non è fulminare, si disse con ottimismo Micheal, come se fosse lui ad aver bisogno di consolazione.
<< Oh… >> si limitò a dire Leo accigliato, come se infondo non ci avesse capito granché. Micheal fu felice di non averlo nell’impresa.
<< Come ci difendiamo da un nemico che ci può attaccare senza neanche toccarci? >> Decise di mettere da parte i pensieri sui suoi compagni d’impresa e decise di concentrarsi sulle cose più importanti.
<< Vero ma, soprattutto… Edipo era un eroe normalissimo. Non era neanche un semidio, come ci è riuscito? >> diede man forte Arthur mentre sedeva sul letto fianco al figlio di Efesto.
Chirone prese la strada per andare fuori dall’infermeria. << Non ne sono sicuro >> mormorò. << ma se è quello che penso, non sarà facile… dormite eroi, domani vi aspetta un duro lavoro. >> e, così detto, se ne andò. Senza aggiungere altro.
Cadde il silenzio nell’infermeria, nessuno spiccicò parola, fino a che Leo non si decise a stuzzicare nuovamente la vena sadica di Micheal. << Okay, ma perché non ce lo ha detto? >>
<< Perché gli déi non glielo permettono, forse? >> borbottò ironico il figlio di Zeus, sollevando un sopracciglio al suo indirizzo.
<< Non è una giustificazione >> concordò Austin.
<< Ragazzi >> chiamò Arthur, attirando su di sé l’attenzione di tutti mentre posava una mano sulla spalla di Ruby. << siamo tra déi, profezie e creature mitologiche >> ricordò loro. << è normale che non lo dicano. Deve essere tutto ambiguo, sennò non c’è gusto. Dobbiamo fingerci investigatori da film gialli o gli déi non stanno bene. Non abbiamo un dio dei detective >>
<< Elementare, Watson >> sputò Ruby a bassa voce, come a confermare ciò che aveva detto l’altro.
Micheal roteò gli occhi: << Sì, ma che scocciatura… >>
<< Non dirlo a me >> concordò il figlio di Ecate. Passò distrattamente una mano tra i capelli corvini di Ruby, giusto per dargli un po’ fastidio. << però guardate il lato positivo: almeno vi liberate di questo odioso nano da giardino per un po’ >> sorrise al figlio di Efesto.
Ruby lo guardò, con una smorfia dipinta in viso: << Arthur >> chiamò flebile, come se dire quel nome gli fosse costata tutta l’energia che aveva. << va a dormire >> ordinò secco, e gli diede le spalle rannicchiandosi sul materasso.
Il rosso aggrottò le sopracciglia. << Ma non ho sonno >>
Micheal incrociò le braccia: << A te la scelta: fulmine o letto? >>
<< Buonanotte! >>

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Angolo Autrice
Semplicemente: Zesu oggi è incazzato e se la prende con me ç_ç
Se mi rovina i pantaloni nuovi lo faccio a pezzi e lo getto nel Tartaro #Cronostyle
Stasera sono impegnata ergo aggiorno adesso.
Contenti?
Ora... chiariamoci: risponderò alle recensioni dellos corso domani...
scusate avrei dovuto farlo prima ma pensavo di avere la mattinata libera, e invece...
Vi avverto che tutto il POV di Micheal è superficialmente corretto...
perché mi stanno uscendo gli occhi dalle orbite e non ce la facevo, rimedierò.
Allora abbiamo i primi schemi di POV:
Ruby e Micheal.
Ruby perché chiaramente è un mio OC ed è più facile da impersonare...
Connor: E perché ti eri dimenticata di inserirlo nell'impresa...
Shh.
E anche perché era l'unico che mancava, quindi...
Micheal perché, povero cristo, ha solo sofferto e avuto pochi ruoli.
Ma presto arriveranno anche gli atrli, non temete!
Ci saranno un po' tutti al prossimo, i cuoi pov sono di... *rullo di tamburi*
Spencer e Katty!
Ma come vi h detto, ci saranno tutti. chi più e chi meno...
So per certo che recensirete in pochi perché ci sono solo Ruby e Mich...
Ma spero comunque in recensioni!
Se non risposndo non vuol dire che non le apprezzi, anzi! *--*
Ah... ci tengo a precisare che Ruby doveva essere più insopportabile di così...
Quindi date la colpa a Luthien Felagund e ai suoi pucciosi OC per questo u.u
Ora scappo che qua sembra venire giù l'inferno dal cielo...
Al prossimo, fatemi sapere :3


Baci
Konan

 
 
  
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