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Autore: _zaynsbabe    21/08/2015    0 recensioni
Michela stava per affrontare il suo primo viaggio all'estero, pronta per dimenticare il suo ex ragazzo e il suo caotico ambiente familiare. Era pronta a cambiare e tornare in Italia come una persona nuova.
Un incontro la metterà alla prova, permettendole di cambiare, un ragazzo dagli occhi color ghiaccio le ruberà il cuore e sarà lì che lei si chiederà qual'è il suo vero posto, il posto in cui lei è davvero felice.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due.


Mi svegliai per quella che sembrò essere una turbolenza, ero ancora assonnata per confermarlo. Guardai lo schermo del mio cellulare, era passata un'ora. Parole di 'Spaces' dei One Direction risuonavano nella mia mente. Abbassai il volume della musica e mi guardai intorno. Il mio sguardo si soffermò su un ragazzo seduto su un'altra fila, un posto più avanti rispetto al mio, mi sorrise. Ricambiai il sorriso imbarazzata e mi sistemai gli occhiali sul naso. Presi il diario dalla mia borsa e iniziai a scrivere ciò che mi passava per la mente. Scrissi del volo, dell'essermi addormentata subito sull'aereo per la stanchezza, scrissi della coppia in aeroporto e del modo in cui si tenevano stretti, scrissi del panorama che riuscivo a vedere attraverso il finestrino e di quanto sembrasse carino il ragazzo che mi aveva appena sorriso. Il mio sguardo vagò ancora una volta per l'aereo osservando i vari volti dei passeggeri ormai addormentati, le hostess continuavano a fare avanti e indietro lungo il corridoio che separava le due file di poltroncine. Di fronte a me, attaccato sulla parte posteriore del sedile c'era un volantino con sopra le norme di sicurezza e persi qualche minuto ad osservarlo, ricordandomi della dimostrazione vista prima che mi addormentassi. Cercai di allungare le gambe quasi intorpidite per lo spazio ristretto nel mio posto, la signora accanto a me mi osservava sorridendo.

"It's not so comfortable, right?" -mi disse alzando un sopracciglio, divertita dalla situazione. 

"Yes, right" -ridacchiai unendo le braccia sul petto rassegnata. 
La signora ridacchiò punzecchiandomi con il gomito senza una ragione precisa. Alzai lo sguardo e il ragazzo che mi aveva sorriso stava continuando a fissarmi. Sentendomi leggermente a disagio poggiai la testa al finestrino e iniziai a guardare di nuovo il panorama, come avevo fatto prima di addormentarmi. Passai la restante ora a guardare fuori dal finestrino e a pensare a ciò che avevo appena fatto. Ero partita. Numerose nuvole simili a batuffoli di cotone erano sparse nel cielo, sembrava tutto così compatto, sicuro, sembrava quasi un altro mondo, simile ai mondi fatati che mi venivano descritti nelle favole raccontate quando ero bambina. Pensieri di una me bambina si sparsero nella mia mente. Non avrei mai immaginato che mi sarebbe piaciuto viaggiare. Se lo avessi raccontato alla me bambina avrebbe iniziato a ridere. Sognavo di diventare un'insegnante di matematica. Eppure ai miei sedici anni mi ero ritrovata su un aereo a sognare di scappare dalla mia città, di vivere nuove esperienze e di pensare ad un futuro diverso. L'aereo iniziò a perdere quota lasciando il tappeto di nuvole che avevo osservato fino a quel momento. Numerosi boschi di sempreverdi davano l'idea di un panorama quasi disabitato. Era così diverso dall'Italia. La Germania sembrava così bella vista dall'alto, così bella che crebbi di essermene innamorata prima ancora di visitarla. 
"Sono innamorato di città dove non sono mai stato e di persone che non ho mai incontrato"- Città di Carta, John Green
Appuntai questa frase sul mio diario. Era una delle mie citazioni preferite e si trovava in uno dei miei libri preferiti. 
Una voce metallica iniziò a parlare ancora una volta in un inglese poco comprensibile e partì un brano strumentale simile ad un inno. Eravamo atterrati. Mi alzai dal mio sedile e la signora affianco a me fece lo stesso. Presi il mio trolley dal portabagagli e mi diressi al di fuori dell'enorme veicolo. Scendendo le scalette si alzò un vento leggero che mi fece rabbrividire. Ci dovevano essere una ventina di gradi, era freddo, paragonato ai quaranta gradi che vi erano in Italia. Andai a recuperare il mio bagaglio da stiva e mi diressi verso l'uscita dell'aeroporto. Fu li che vidi un ragazzo stare in piedi di fronte la porta d'uscita, aveva in mano un cartello con su scritto "Annika". Aveva i capelli di media lunghezza sistemati sotto un cappello da baseball. Gli occhi verdi del ragazzo si illuminarono. Vidi la ragazza andargli incontro. Sembrava non si vedessero da tanto. Un brivido percorse la mia schiena. L'unica relazione che ebbi nella mia vita fu con un ragazzo al quale non importava nulla di me. Aveva deciso di avermi come sua ragazza solo per far vedere che ne avesse una, un po' come fanno i ragazzini alle scuole medie. Io non la pensavo come lui però. Io mi ero innamorata di lui. Mi aveva fatto dimenticare come ci si sentiva ad essere importanti per qualcuno. Decisi di partire anche per quel motivo, volevo imparare a dare più importanza a me stessa. Feci un respiro profondo cercando di scacciare pensieri di lui che mi confessava che non significavo nulla, che nulla di me gli era mai importato. Avevo chiuso con lui, dovevo dimenticare ciò che aveva fatto e quella era l'occasione giusta. Ero partita per cambiare me stessa e lo avrei fatto.


Avrei bigogno di sapere se avete qualche consiglio per migliorare la storia, accetto anche critiche. Mi piacerebbe sapere se vale la pena continuare a scriverla. Grazie per aver letto.
  
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