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Autore: _zaynsbabe    20/08/2015    1 recensioni
Michela stava per affrontare il suo primo viaggio all'estero, pronta per dimenticare il suo ex ragazzo e il suo caotico ambiente familiare. Era pronta a cambiare e tornare in Italia come una persona nuova.
Un incontro la metterà alla prova, permettendole di cambiare, un ragazzo dagli occhi color ghiaccio le ruberà il cuore e sarà lì che lei si chiederà qual'è il suo vero posto, il posto in cui lei è davvero felice.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno.


Il mio primo viaggio in Germania. Scrissi in alto, su un diario dalle pagine completamente bianche. Non avevo mai pensato che avrei deciso di partire per l’estero, da sola. Decidere di viaggiare da sola a soli sedici anni era una cosa che portava a pensare molto, la mia mente ossessionata dal programmare le cose aveva fatto sì che tutti non vedessero l’ora che io la smettessi di parlare di ciò. Avevo assillato tutti con quel viaggio, seriamente. Tutti continuavano a dire che dovevo smettere di farmi mille problemi e di imparare ad aspettare e di godermi ciò che sarebbe successo, senza pensarci troppo. Tutto sommato credevo sarebbe stata una buona idea decidere di partire, potevo approfittarne per migliorare la mia conoscenza nella lingua che stavo studiando e mi sarei anche divertita. Ero arrivata ormai a circa un’ora prima dalla partenza e non resistevo alla voglia di iniziare a scrivere ciò che mi passava per la mente su un diario qualunque, un diario che avrei portato con me durante il viaggio, dove vi avrei condiviso tutto ciò che avrei fatto e avrei provato. Mi piaceva avere un diario su cui scrivere tutto ciò che mi passava per la mente, ero stata abituata sin da bambina ad averne uno, mi aiutava ad esternare meglio le mie emozioni e ad aprirmi considerando che non ero il tipo di bambina che si concedeva spesso un ‘cuore a cuore’ con qualcuno. Controllai mentalmente che non avessi dimenticato nulla, per la quarta volta di fila ormai e appuntai sul diario qualche frase su come mi sentivo. Avrei portato con me un bagaglio in più, un bagaglio che avrei lasciato poi in Germania, un bagaglio nel quale avrei lasciato parti di me delle quali avrei dovuto sbarazzarmi. Avrei lasciato in quel bagaglio la Michela ansiosa, la Michela che a volte si perdeva troppo a pensare prima di agire, la Michela troppo timida per agire e godersi la vita. Avrei lasciato quel bagaglio in Germania e sarei tornata come una persona nuova, diversa, cambiata. Ero pronta. Pronta per quella nuova esperienza. Pronta per staccarmi dal mio solito ed accogliente, anche se da un po’ di tempo caotico, ambiente familiare. Pronta a dare vita ad una nuova me.
“Il gate numero 8 per il volo numero 9871 chiuderà tra trenta minuti” -Una voce metallica risuonò nell’enorme stanza d’attesa in aeroporto. Alzai lo sguardo dal mio diario e mi accorsi che già una decina di persone si erano messe in fila nella zona d’imbarco. Mi alzai con cautela dalla sedia in plastica blu, raccogliendo la mia borsa a tracolla da terra e posizionandomela in spalla. Presi il mio trolley e mi diressi verso la fila, entrandone a farne parte.  La voce metallica ripeté la frase in un inglese poco comprensibile. Avevo passato da sola le ultime due ore, i miei genitori erano rimasti con me fino al check-in, li avevo salutati con le lacrime agli occhi, il pianto di mia madre era contagioso. Okay, un po’ era anche dovuto al fatto che mi sarebbero mancati, ma li avrei comunque rivisti. Avevamo Skype e poi sarei stata lì solo quindici giorni e mio fratello sarebbe stato con loro, pensai. Mi guardai intorno ritrovandomi ad osservare una coppia di tedeschi parlarsi all’orecchio e sorridere tenendosi per mano, immagino stessero tornando dal loro viaggio di nozze, entrambi avevano la fede al dito ed erano abbastanza giovani. La ragazza mi notò e mi sorrise, ricambiai il sorriso intenerita dal loro modo di tenersi vicino l’uno all’altra e distolsi lo sguardo. Passai i restanti trenta minuti a cercare di capire se le due donne dietro di me stessero litigando, sembravano sorelle ed entrambe avevano uno stretto accento britannico, almeno era quello che avevo intuito.
“Prego, potete avvicinarvi” - disse un’hostess di terra ad uno dei primi signori della fila aprendo il passaggio. Tornò dietro al bancone facendo oscillare la sua lunga coda di cavallo.  Fummo presto trasferiti tutti su una delle navette e portati all’aereo. Era enorme, più grande di come lo avevo immaginato. Un po’ mi intimidiva. Poggiai il mio bagaglio nell’apposito portabagagli sulla mia testa e mi sedetti. Posto F23. Fila vicino il finestrino, non potevo scegliere di meglio. Una signora sui quaranta anni si venne a sedere accanto a me dopo aver posato a sua volta il suo bagaglio. Mi accennò un “Hi” sorridendo e si allacciò la cintura. Il terzo posto fu occupato da quello che presumo fosse suo marito, il quale però si limitò a sedersi evitando il contatto visivo. L’aereo si riempì ed iniziò a far funzionare i motori, posizionandosi vicino la pista per il decollo, mentre le hostess e gli stewardess iniziavano a spiegare le varie norme di sicurezza. Allacciai la cintura di sicurezza. Stavo per partire. Osservai il decollo attraverso il finestrino e quando fummo ormai tra le nuvole osservai il panorama. Stavo davvero lasciando l’Italia. Misi le cuffiette addormentandomi con le note di ‘I’m a mess’ di Ed Sheeran che risuonavano nella mia mente. 


Avrei bigogno di sapere se avete qualche consiglio per migliorare la storia, accetto anche critiche. Mi piacerebbe sapere se vale la pena continuare a scriverla. Grazie per aver letto.
  
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