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Autore: blackmiranda    21/08/2015    8 recensioni
Cinque mesi dopo la sonora sconfitta, Ade riesce finalmente ad uscire dal fiume infernale in cui Ercole l'ha scaraventato. Purtroppo per lui, i progetti di vendetta dovranno attendere: una nuova minaccia si profila all'orizzonte, preannunciata da una profezia delle Parche, unita a quella che ha tutta l'aria di essere una proposta di matrimonio...
“E' molto semplice, fiorellino. Vedi, sono in giro da un bel po', e, anche a seguito di recenti avvenimenti non molto piacevoli, mi sono ritrovato, come dire, un po' solo. E così ho pensato, ehi, perché non cercare moglie?”
Persefone rimase interdetta. La situazione si faceva sempre più surreale, minuto dopo minuto.
“Tu... vorresti sposarmi?” balbettò incredula.

Questa è la storia di Ade e Persefone, ovvero di un matrimonio complicato. Molto complicato.
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Ercole, Megara, Persefone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fire and blood




 

Pegaso rispose senza indugio al richiamo del suo padrone e amico, uscendo dalle stalle in fretta e furia, scalpitante, le grandi ali piumate che si stiravano preparandosi al volo.

Aveva fiutato il pericolo nel momento in cui il terreno aveva iniziato a vibrare sotto i suoi zoccoli. Fremente, si posizionò al fianco dell'eroe, facendolo salire in groppa, mentre quest'ultimo sguainava la spada.

Di fronte a loro, all'entrata della villa, degli esseri mostruosi avevano appena scardinato il cancello dorato e lo stavano calpestando senza pietà sotto quelli che sembravano decine e decine di piedi ma che ad un esame più accurato si rivelarono essere mani, ognuna con il polso cinto da un pesante bracciale bronzeo.

Mai avevano visto creature più repellenti: i Titani in confronto erano delle bellezze, persino il Ciclope che aveva quasi ucciso Ercole. Non erano enormi come i Titani, ma erano comunque tre volte più alti di un normale essere umano. Una miriade di volti dalle espressioni inferocite e grottesche se ne stavano al centro di un assembramento di braccia, disposte a formare una circonferenza completa, come se si trattasse degli aculei di un riccio di mare. Non c'erano gambe, piedi né tanto meno torsi in vista. Il tutto formava un quadro orrendo: sembrava che qualcuno avesse selezionato pezzi di uomini diversi e li avesse incollati con estro macabro a formare le tre creature che si paravano loro di fronte.

“Da quale maledetto buco del Tartaro se ne sono usciti, questi qui?!” esclamò Phil indietreggiando.

Ercole mulinò la spada in aria. “Che cosa volete, mostri?!” gridò, guardandoli dall'alto in basso, mentre Pegaso si manteneva a distanza di sicurezza, sbattendo le grandi ali bianche.

“VOGLIAMO ERCOLE!” risposero in coro le facce che componevano il mostro che si trovava più in avanti, quello che aveva sfondato il cancello.

“ERCOLE!” reiterarono gli altri due. “ERCOLE!”

Il giovane uomo prese un respiro profondo, preparandosi alla battaglia. “Ce l'avete di fronte.”

La creatura più in avanti esplose in una risata fragorosa. “TU?! TU SEI IL GRANDE E POTENTE EROE?!” tuonò, riprendendo poi a ridere. Gli altri due lo imitarono.

Ercole non disse nulla, sulla difensiva. Improvvisamente, il mostro di fronte a lui parve esaurire l'ilarità, tornando serio, e ci fu un attimo di attesa in cui tutti trattennero il fiato.

Dopodiché, il mostro aprì le sue cinquanta bocche e una fiammata dal calore insopportabile ne uscì, sospinta verso l'alto con una velocità che lasciò cavallo e cavaliere senza fiato. Pegaso nitrì per il dolore: era riuscito a scansarsi appena in tempo per non finire carbonizzato, ma le fiamme gli avevano strinato il fondoschiena e la coda.

“Tutto ok, bello?” gli fece Ercole, stringendo la presa sul suo collo.

“Attento!” gridò Phil, imitato da un paio di ex-divinità, che si tenevano a distanza di sicurezza insieme a Meg, Anfitrione, Alcmena e Macaria.

L'eroe riuscì a schivare la nuova fiammata per un pelo. Pegaso prese a volteggiare in aria, nervoso.

Il mostro rise di nuovo. “TUTTO QUI QUELLO CHE SAI FARE, EROE?!” sbraitò gongolando, mentre le sue cinquanta teste seguivano con lo sguardo i movimenti di Pegaso.

Intanto Zeus era visibilmente ansioso. “Se solo avessi le mie saette!” esclamò in tono sofferente. Phil si illuminò e prese a correre più velocemente che poteva in direzione dell'armeria, seguito a ruota da Ares, paonazzo in volto.

“Che cosa vuoi fare?!” gli gridò dietro Afrodite, tremante di paura.

“Non ho intenzione di starmene qui con le mani in mano!” rispose Ares senza voltarsi indietro. “Satiro, dammi una lancia e uno scudo!”

Le restanti ex-divinità si guardarono tra loro, allibite.

“È impazzito!”

“Finirà arrostito, o schiacciato!”

“Non posso credere che abbia davvero intenzione di...”

“Ha ragione.” si levò la voce fuori dal coro di Apollo. L'ex-dio era pallido e sudaticcio, ma fece del suo meglio per apparire coraggioso.

Artemide gli si affiancò. “È un suicidio!” protestò, ma qualcosa nello sguardo del fratello parve riscuoterla.

“Non serve essere un dio per scoccare delle frecce.” dichiarò Apollo dopo aver deglutito pesantemente. Le porse la mano, percorsa da un lieve tremolio, e lei, dopo un istante di esitazione, gliela prese.

Ares e Phil ricomparvero, trascinando con sé uno sferragliante set di armi. “Tu armati, io devo dare queste a Herc.” borbottò il satiro ad Ares prima di cominciare a correre in direzione dell'eroe.

Ercole, avvertendo il suo richiamo, si girò e scese in picchiata con la mano sinistra tesa verso di lui.

Il Centimane si lanciò al suo inseguimento. Vederlo correre era qualcosa di incredibile: ruotava su sé stesso a tutta velocità, i palmi delle mani che fungevano alternativamente da piedi, causando una serie di vibrazioni del terreno che potevano essere benissimo scambiate per un terremoto. Urlò minacciosamente a mano a mano che si avvicinava, ma Pegaso era comunque più veloce: Ercole riuscì a recuperare la lancia dalle mani di Phil, si girò con un movimento fluido e la scagliò con tutte le forze che aveva, riuscendo a conficcarla nell'occhio sinistro di una delle facce della creatura.

Il mostro lanciò un grido acuto, le mani che si chiudevano sul volto sfigurato, da cui sgorgavano fiotti di sangue rosso scuro, e prima che potesse reagire le frecce di Artemide e Apollo lo colpirono, un po' alle braccia, un altro po' ai visi lasciati scoperti.

Ercole calò la sua spada sul fianco sinistro della creatura, tranciando di netto una decina di braccia, che precipitarono a terra come grossi rami di una quercia abbattuta.

Le urla della creatura non fecero che aumentare di volume mentre crollava a terra, le braccia superstiti che correvano a sostenere i monconi sanguinanti.

“FRATELLO!” gridarono in contemporanea i due Centimani rimanenti, iniziando a correre a loro volta in direzione di Ercole e degli altri.

Ercole rinfoderò la spada e, sceso da cavallo, si armò di arco e frecce, mentre Ares prendeva la rincorsa e scagliava la lancia contro il gigante caduto. Questa andò a segno, anche se non si conficcò così profondamente come quella scagliata dall'eroe.

Quando i Centimani furono ad una distanza utile, Apollo, Artemide ed Ercole li bersagliarono di frecce, mentre Ares si avvicinava a quello caduto per recuperare la lancia...ma quest'ultimo afferrò la gamba dell'ex-dio a tradimento e prese a scuoterlo violentemente, come se fosse un pupazzo di pezza. Afrodite e gli altri lanciarono delle urla mentre Ares impattava violentemente al suolo. Pegaso volò in aiuto del guerriero, colpendo il Centimane con un possente calcio.

Ercole intanto scagliò un'altra freccia contro uno dei due Centimani, che in tutta risposta vomitò una fiammata incandescente nella sua direzione.

L'eroe scartò di lato, evitando le fiamme. “Pegaso!” urlò imperioso, e il destriero ubbidì prontamente, facendolo nuovamente salire in groppa.

Ares si mosse, lentamente e a fatica, e Apollo lo aiutò ad allontanarsi dalla battaglia. “Che botta...” biascicò l'ex-dio della guerra, un rivolo di sangue misto a bava che gli usciva dalla bocca.

Artemide urlò quando uno dei Centimani rimasti, quello che non era alle prese con Ercole, caracollò loro addosso, ma Ercole scese in picchiata come un fulmine e tranciò di netto le braccia che spuntavano dalla schiena del mostro, distraendolo prima che potesse fare loro del male.

Il mostro si girò verso di lui, sbraitando, ma l'eroe non si fece impressionare: afferrò strettamente una delle sue braccia e, dopo averlo fatto vorticare un paio di volte su sé stesso, lo scagliò con violenza verso il suo compagno. I due Centimani cozzarono fragorosamente l'uno contro l'altro e finirono entrambi a terra, un groviglio di braccia brulicanti.

A quel punto, Artemide e Apollo infierirono senza pietà, tenendosi a debita distanza, mentre Ercole scendeva su di loro dall'alto, tagliando e tranciando con l'ausilio della spada.

Gli ex-dei, che erano rimasti ammutoliti ad osservare il corso della battaglia, esplosero in un unanime grido di trionfo. “Per Zeus, ce l'ha fatta!” esclamò Ermes, mentre Afrodite schioccava un bacio sulla testa calva di Phil.

Ares sputò un dente. “Bel lavoro, non c'è che dire.” biascicò, mentre Zeus esclamava: “Il mio ragazzo! Il mio incredibile ragazzo!” cingendo con un braccio le spalle di Hera.

Quando furono certi che i Centimani non si sarebbero più mossi, gli ex-dei corsero da Ercole, complimentandosi con lui ancora una volta. “Uno di noi! Uno di noi!” cantilenò Bacco, esortando chissà chi a portargli del vino per festeggiare.

L'eroe cercò istintivamente lo sguardo di Megara, che era rimasta un po' indietro, insieme ai suoi genitori adottivi. I coniugi si scambiarono uno sguardo d'intesa. Ercole sorrise debolmente, ansimante, e Meg ricambiò il sorriso, carezzando piano i capelli ricci di Macaria.

Una volta che si fu liberato dalla folla che gli si era raccolta intorno, il giovane si guardò attorno, tornando serio: pezzi sanguinolenti dei Centimani erano sparsi dappertutto, e le tre carcasse erano così orrende che faticò a sopportarne la vista. Nemmeno nell'Oltretomba aveva visto cose così ripugnanti.

“Beh, il selciato è completamente da rifare.” commentò Phil, le mani sui fianchi.

Ercole abbassò lo sguardo. “Non è il selciato che mi preoccupa.” disse amaramente.

“Oh, certo: il cancello è in condizioni ben peggiori...”

“Phil...” gli fece, con l'aria di chi non aveva la minima voglia di scherzare.

Il satiro gli diede una pacca sul polpaccio. “Lo so, lo so. Ci penso io a...sistemare questo casino. Tu vai a farti un bagno.”

 

***

 

Dopo qualche esitazione, tornarono tutti nella villa. I muri avevano retto, a quanto sembrava, e solo un paio di crepe si erano insinuate nell'intonaco della cucina. I servi rispuntarono fuori a manciate: chi si era rifugiato nel giardino interno, chi nelle stalle, chi nelle rispettive camere, sotto i letti.

Quando Persefone vide Adone, non poté fare a meno di corrergli incontro e gettargli le braccia al collo. “Oh, per fortuna stai bene!” esclamò, ignorando gli sguardi di disapprovazione che le lanciò sua madre.

Il giovane, imbarazzato, non sapeva bene dove posizionare le mani, e infine decise di lasciarne una lungo il fianco e accarezzarle i capelli all'altezza della nuca con l'altra.

“Ero così preoccupata!” continuò Persefone, sempre attaccata al collo di lui.

“Non dovevate, signorina...” balbettò Adone guardandosi nervosamente attorno.

“Ti ho detto di darmi del tu...” replicò la fanciulla in tono languido.

“Si può sapere cos'è successo?!” fece improvvisamente una voce gracchiante ed estremamente seccata, proveniente dal corridoio.

Appena Adone vide a chi apparteneva quella voce, si staccò bruscamente da Persefone, la quale protestò, offesa.

“Non posso credere che tu sia rimasto a letto...” fece Apollo in tono di scherno.

Ade gli lanciò un'occhiata assassina, gli occhi iniettati di sangue. “Sto male, razza di pallone gonfiato...” Tossì fragorosamente.

“Per Zeus, tornatene da dove sei venuto!” esclamò Demetra, portandosi una mano alla bocca. “Ci infetterai tutti!”

Ade ghignò. “Vedo che le dinamiche tra noi non sono cambiate, nonostante la natura mortale.”

Zeus si fece avanti, alzando una mano. “I Centimani sono venuti a cercarci.” spiegò rapidamente, gettando un'occhiata a Persefone, che assunse rapidamente un'espressione soddisfatta. “Proprio come avevi predetto, mia cara.” aggiunse in tono dispiaciuto.

Persefone annuì solennemente. “Adesso mi auguro che starete a sentirmi.”

Ade sollevò un sopracciglio. “Mi sono per caso risvegliato in una dimensione parallela in cui mia moglie ha qualcosa di intelligente da dire?”

Persefone lo fulminò con lo sguardo. “Perché non te ne torni a letto? Nessuno richiede la tua presenza, qui.” Adone, intanto, era indietreggiato silenziosamente.

Ade ridacchiò e tossì insieme. “Oh, Riccioli d'Oro si mette a dare ordini tutto d'un tratto!” gorgogliò, per nulla impressionato.

“Taci! Mia figlia ha avuto un sogno profetico. Madre Gaia le ha parlato in sonno.” gli fece Demetra, ora completamente convinta dell'onestà di sua figlia.

Persefone, leggermente sorpresa dal cambiamento di idea della madre, annuì lentamente. “Esatto. Quindi dovete ascoltarmi!”

Zeus e Atena si scambiarono un'occhiata. “Ti ascoltiamo, Persefone.” le disse Atena in tono conciliante.

 

***

 

Phil, i servitori di Ercole e alcuni tebani offertisi volontari trascinarono i resti dei Centimani in una grande pila che poi venne data alle fiamme. Le carcasse senza vita bruciarono per tutto il giorno e tutta la notte, sprigionando un odore nauseabondo e un fumo nero che parve alzarsi fino al cielo.

Eris rimase a lungo ad ammirare la scena, appollaiata sul tetto della villa, le ali rosse avviluppate attorno al corpo come un mantello. Socchiudendo gli occhi, mormorò: “Pagherai per questo, figlio di Zeus.”  








 

Buondì. ;) Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! In caso non si fosse capito, nei prossimi capitoli si andrà verso la terza (e probabilmente ultima) parte della storia. E' molto emozionante essere arrivata fin qui! Non vedo l'ora di proseguire ancora. :3 
Grazie, come sempre, per le vostre copiose e gentilissime recensioni. ;) Spero che il capitolo vi sia piaciuto, non so se le scene d'azione sono il mio forte ma ho cercato di fare del mio meglio. Il titolo mi è venuto così (Targaryen for ever) ma credo che sia appropriato. :) 
Alla prossima!

   
 
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