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Autore: MissChanandlerBong    21/08/2015    20 recensioni
Nella Londra ottocentesca un giovane parigino, Jean-Marie, ritorna insieme al padre alle sue vecchie origini. Scoprirà con un'amara e dolorosa sorpresa che non si può sfuggire facilmente alle leggi ferree del compromesso vittoriano.
" Prima di arrivare nella sala da pranzo si perse un attimo in mezzo ai lunghi corridoi, adornati di maestosi ritratti di gente che in vita sua non aveva mai visto, né aveva mai sentito nominare. Persone che, da quello che il padre gli aveva rivelato prima di lasciare la sua amata Parigi, dovevano essere stati i suoi antenati. Lui però li odiava, li odiava anche se loro non avrebbero mai potuto saperlo, anche se non avrebbe mai potuto urlarglielo in faccia."
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Genere: Malinconico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome sul forum: Em_Jeremy
Nome su Efp: Em_Jeremy
Prompt: 11
Titolo: Without Heat
Genere: Drammatico
Rating: Giallo
Lunghezza: 1940 parole

                                        

Like two doomed ships that pass in storm
We had crossed each other’s way:
But we made no sign, we said no word,
We had no word to say;
For we did not meet in the holy night,
But in the shameful day.
 
Come due navi in mezzo alla crociera,
noi ci eravamo incrociati
ma non facemmo un segno, né pronunciammo verbo
da dire noi non avevam parole;
poiché non nella notte santa ci eravamo incontrati,
ma nel giorno della vergogna.
                                                        
 
Era da poco sorto il sole sopra il ponte di Londra e la città stava cominciando lentamente a svegliarsi. Gli uomini affaccendati si preparavano per andare a lavoro, litigavano con le mogli e sgridavano i figli. Per la strada se ne poteva scorgere già qualcuno, con una mano si mantenevano il capo per evitare che l’unico cappello rattoppato di cui erano in possesso potesse sfuggirgli a causa del vento gelido di novembre.
I mendicanti a terra voltavano il proprio corpo, così da trovarsi con il viso rivolto verso un muro, o il tronco di un albero. Avrebbero evitato di essere svegliati dalla luce del sole che avrebbe, invece, riscaldato le loro povere schiene che non trovavano scampo al freddo.
All’angolo di Silver Street con James Street un’antica villa si erigeva maestosa sopra le altre, nonostante i colori spenti e il giardino incolto. In quelle settimane si diceva che finalmente, dopo tanti anni, il duca di Wealdstone fosse tornato ad abitarla.
Poco si era saputo sul suo conto dopo che, mandato all’aria il matrimonio con la figlia del barone di Loughtone, era scappato a Parigi con l’insulsa servetta della quale dichiarava di essersi innamorato. Ora quella stessa era morta e lui, distrutto dal dolore, era tornato nella città natale insieme al figlio sedicenne.
Tanti anni erano passati, nessuno avrebbe saputo dire quanti, e pian piano ogni membro della famiglia era morto lasciando ciò che rimaneva dell’antico prestigio nelle mani del ragazzo tanto odiato dal nonno, tanto pianto dalla povera madre.
 
Proprio in quella casa, in quel mattino freddo, Jean-Marie si stava risvegliando. Prima di arrivare nella sala da pranzo si perse un attimo in mezzo ai lunghi corridoi, adornati da maestosi ritratti di gente che in vita sua non aveva mai visto, né aveva mai sentito nominare. Persone che, da quello che il padre gli aveva rivelato prima di lasciare la sua amata Parigi, dovevano essere stati i suoi antenati. Lui però li odiava, li odiava anche se loro non avrebbero mai potuto saperlo, anche se non avrebbe mai potuto urlarglielo in faccia. Li odiava perché, anni prima della sua nascita, avevano ripudiato la sua amata madre solo perché di umili discendenze. E poco importa se non aveva potuto avere quella vita agiata che tutti desideravano, a lui era sempre bastato il calore e l’amore materno. Un calore che da lì a qualche mese lo aveva abbandonato senza preavviso, senza concedergli il tempo di goderne un ultima volta.
« ‘Giorno, padre », disse dopo essere giunto a destinazione.
Fece per prepararsi da mangiare ma una giovane ragazza lo precedette, posando sulla lunga tavola un piatto colmo di salsicce, delle uova, un bricco di latte e del tè.
Era Madison, la domestica, e Jean-Marie ancora non si era abituato ad averla attorno e non si capacitava del fatto che una ragazza che aveva pressappoco la sua stessa età passasse le giornate ad occuparsi dell’ordine in quella casa. Non aveva anche lei una famiglia?
Toccò a malapena la carne e, invece, bevve gran parte del latte al quale avrebbe accompagnato volentieri gli shortsbread che Madison gli aveva fatto assaggiare qualche giorno prima. Peccato che fossero riservati esclusivamente al tè delle cinque.
Pensava che non si sarebbe mai abituato a quelle tradizioni così strane e diverse da quelle con le quali era stato educato.
« Oggi pomeriggio ti aspettano ad un ricevimento a Cannon Street, presso la residenza di Mr. e Mrs. Wickfield. Il maggiore dei loro figli ti ha invitato, afferma che saranno presenti gli appartenenti all’alta borghesia. Credo che sia una buona idea andarci, sarebbe perfetto per farti conoscere e iniziare ad inserirti nella società » annunciò.
Il giovane sbuffò, da quando si erano trasferiti il padre continuava a parlargli con toni austeri e troppo pomposi per i suoi gusti, toni che egli stesso aveva sempre odiato, come da piccolo spesso gli aveva rivelato. Ora però le cose era cambiate, gli aveva detto la sera prima della partenza, non potevano continuare a mantenere lo stile di vita di un tempo. Se volevano avere una possibilità per rimanere a galla, e quindi trasferirsi nella vecchia casa di famiglia, dovevano mantenere le apparenze. Entrambi.
Jean-Marie rimpianse l’abbraccio nel quale lì, su due piedi, il padre lo aveva stretto. In quel momento era stato consapevole che non ce ne sarebbero stati altri simili. Lui sapeva che anche il genitore soffriva di questa condizione, che odiava questa messinscena con tutto il suo cuore, ma lui era tutto ciò che gli rimaneva e doveva assicurargli un futuro. Era questo pensiero che, ogni giorno, lo faceva desistere dall'urlare in faccia a quella marionetta che non assomigliava per nulla alla figura paterna che ricordava, al padre che ritrovava nei sorrisi involontari e nelle pacche sulle spalle.
 
Il pomeriggio, con tutta  la voglia che poteva trovare, e fingere, si avviò verso la residenza del ragazzo che, al suo arrivo in quella città nera, si era subito dimostrato disposto a fare la sua conoscenza. Oliver si ostinava ad invitarlo a tutti i ricevimenti, tutte le feste e i tè che i genitori organizzavano, diceva che in quel modo avrebbe potuto incontrare tante persone che avrebbero potuto aiutarlo, magari una ragazza che avrebbe fatto breccia nel suo cuore. Peccato però che finora avesse incontrato solo gente altezzosa che lo squadrava dalla testa ai piedi non appena scopriva il suo nome di battesimo. Pochi si erano attardati a fare conversazione con lui, anche dopo la scoperta, ma solo perché troppo curiosi di sapere che fine avesse fatto il figlio ribelle dei Wealdstone.
Quel giorno, in mezzo alla folla di volti presuntuosi, Jean-Marie scorse dei capelli biondo sporco che facevano da cornice ad un volto pallido e sconosciuto che subito attirò la sua attenzione.
Oliver, che prontamente aveva seguito il suo sguardo, si affrettò a venirgli in aiuto:
« Lui è Nicholas, figlio maggiore del barone di Mulberry. È sempre impegnato a far parlare di sé, si dice che ci tenga a fare una buona impressione sugli altri. In genere ti sostiene sempre, ti da fiducia e capisce ogni tuo singolo capriccio. Questo ovviamente fin quando tu voglia che lui te lo faccia credere. Una persona interessante, senza ombra di dubbio » concluse.
 
Poco dopo anche l’uomo dal viso pallido notò Jean-Marie.
Il giovane parigino non avrebbe mai immaginato che da un semplice gioco di sguardi sarebbe nato un sentimento talmente forte da ridargli quel calore che credeva fosse scomparso per sempre insieme all’amata madre. Ciò che iniziò quel pomeriggio in quell’anonimo soggiornò condizionò per sempre il futuro del ragazzo che prese direzioni diverse da quelle al quale un padre addolorato lo aveva indirizzato.
Era cominciata una relazione basata su segreti, baci rubati e proibiti. Una relazione destinata a non durare sotto le ferree regole del compromesso vittoriano.
 
Nicholas accarezzò con delicatezza il viso dell’amato che stava dormendo a pochi centimetri da lui, svegliandolo.
Jean-Marie avvicinò i loro visi con convinzione, per baciarlo e imprimere in quel gesto il desiderio che aveva di non lasciare mai le sue labbra.
Tuttavia fu lui stesso a dividersi dall’uomo più grande. Sì alzò di scatto, improvvisamente arrabbiato, forse ferito, come se si fosse ricordato qualcosa, qualcosa di realmente importante.
« È vero? » chiese senza nemmeno guardarlo negli occhi.
« È vero cosa, Jean? Dai non fare la femminuccia della situazione e torna tra le lenzuola. Non ci rimane ancora molto tempo » fece con fare sbrigativo.
« Ciò che si dice su di te » continuò il parigino.
« Mio caro, sai benissimo che si dicono tante cose su di me. Alcune voci le ho messe in giro io, altre la gente. Sai benissimo che è anche merito di queste voci se possiamo ancora permetterci baci come quello di prima, quindi non fare il permaloso ».
« Si dice che tu possa amare qualsiasi persona, possa credere fermamente in lui, appoggiarlo, offrirgli te stesso. Si dice che tu sia in grado di farlo anche senza provare minimamente un briciolo di passione per la persona in questione. Si dice … », la voce rotta dalla paura di continuare, « … si dice che tu lo abbia già fatto giorni addietro » concluse.
Guardava fuori dalla piccola finestrina, assorto, come se stesse cercando qualcosa di specifico e allo stesso tempo lo avesse già trovato e ne fosse stato rapito.
« È vero » ammise senza problemi Nicholas.
Il silenzio piombò in quella lurida stanza, Jean-Marie non aveva la forza di controbattere, sentiva quel calore lasciarlo ancora una volta, ma più lentamente, così che potesse soffrire di più di fronte alla consapevolezza che non lo avrebbe più assaporato.
« … ma ciò non vuol dire che io stia facendo lo stesso con te », ricominciò l’inglese, « Maledizione, Jean! Comincio a stancarmi delle tue insicurezze … quante volte ancora devo dimostrarti che il mio amore per te è reale? Se tutta questa fosse stata una messinscena te ne saresti accorto, tu sei troppo intelligente per farti abbindolare dai miei loschi trucchetti ».
Lentamente gli era arrivato alle spalle e gli aveva cinto i fianchi con le braccia, abbracciandolo. Jean-Marie lasciò che i suoi baci delicati gli carezzassero il collo, deciso a credergli sul serio questa volta.
 
Nicholas non gli aveva mentito, era lui stesso stupito di ciò che era arrivato a provare per quel giovane ragazzo, un bambino. I suoi sentimenti avevano preso forza dentro di lui e avevano preteso di essere liberati, di essere alimentati, come un fuoco che pian piano divampa. Ma che importanza aveva tutto questo? Che importava se questi due giovani si amavano? Non era impossibile e non lo sarebbe mai stato. Un amore che violava le regole del quieto e bugiardo vivere inglese non doveva esistere.
 
Non mancò molto prima che fossero scoperti, scoperti e divisi. Nicholas, che era maggiorenne, fu esiliato e condannato alla prigione, Jean-Marie, minorenne e discendente di una famiglia quasi estinta ma ancora influente, se la cavò con due anni di lavori forzati.

Si dice che nel momento in cui furono presi un’ombra misteriosa fu vista allontanarsi dal corpo del ragazzino che veniva trascinato con forza, via dall’oggetto del proprio amore. Si dice che prima di scomparire definitivamente quest’ombra si sia girata verso di lui e lo abbia guardato negli occhi ridendo. Si dice che il ragazzo abbia urlato, lo abbia implorato prima che essa lo lasciasse definitivamente.
Nessuno seppe mai con certezza cosa fosse, solo Jean-Marie la riconobbe e, ancora oggi, mentre pulisce le porte e i pavimenti, mentre lucida le rotaie splendenti, il suo cuore sanguinante sente la mancanza di quel calore che non tornerà mai ad accenderlo.
 
A prison wall was around us both,
Two outcast men we were:
The world had thrust us from its heart,
And God from out his care:
And the iron gin that waits for Sin
Had caught us in its snare.
 
Un muro di prigione ci circondava entrambi,
eravamo due uomini esiliati:
ci aveva scacciato il mondo dal suo cuore,
e Dio  dal suo pensiero:
la trappola di ferro che attende il peccato
nella sua rete ci aveva catturato.
 
The Ballad of Reading Gaol, Oscar Wilde.
   
 
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