Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    21/08/2015    1 recensioni
Si tratta di una serie di One-shot per la Shaosaku week (che cadeva dal 20 al 26 luglio). Alcune sono AU, altre riguardano i viaggi nelle varie dimensioni, seguendo il tema di quel giorno.
Sette date, otto mondi fantastici in cui vivere esperienze straordinarie.
Genere: Angst, Avventura, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura, Syaoran, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Day 4 – TOUCH
 
~ Yume no Tsubasa ~
 
«Shaoran-kun!», ansimai, gridando, mettendomi seduta. Mi tastai le guance, trovandole rigate da lacrime ancora calde, che continuavano a scivolarmi sul viso, bagnandomi le labbra. Deglutii la saliva salata, cercando di riprendere il contegno e calmarmi, ma il tremolio delle mie mani sembrava inarrestabile. Automaticamente mi tastai la schiena, sentendo il dolore perforarmi le scapole, come delle lame affilate.
Non riuscii a trattenere un singhiozzo, quando mi sentii avvolgere in un caldo abbraccio.
«Sakura-hime, cosa succede?»
«Shaoran-kun! Shaoran-kun!!», continuai a ripetere imperterrita il suo nome, tra una lacrima e un'altra. Mi voltai e mi aggrappai alle sue spalle, stringendomi forte a lui, come alla ricerca di un appiglio, di una roccia sicura a cui aggrapparmi per non sprofondare negli abissi dell'ombra.
«Ssh, hime, va tutto bene.» Mi strinse a sé, baciandomi i capelli e massaggiandomi delicatamente la schiena, come se fossi una bambina.
Cercai un ritegno nascosto in qualche angolo remoto della mia lontana coscienza per tornare in me e allontanarmi quanto bastava per riprendere il controllo sul mio respiro e smettere di imbrattare la sua maglietta di lacrime.
«Cosa vi è successo?»
Lessi la preoccupazione nelle sue iridi scure, a malapena distinguibili al buio, e spiegai, asciugandomi gli occhi con il dorso di una mano: «Un incubo.»
Lui prese quella stessa mano e la strinse, mentre con l'altra mi asciugava i residui brucianti rimasti sulle guance e sul collo.
«Volete raccontarmelo?»
Annuii e mi strinsi nuovamente a lui, nascondendo la testa sul suo petto, riportando il brutto sogno alla memoria.
«Mi trovavo in una foresta, completamente sola, e avevo con me un ombrello riccamente decorato con intarsi color oro e smeraldo, anche se non pioveva. Gli alberi erano radi, ma l'erba era alta e folta, arrivandomi fino alle ginocchia. Tirava un vento leggero e mi sentivo bene, seppure provassi una strana inquietudine. D'un tratto alzai lo sguardo verso il cielo, che era completamente bianco, e capii di essere circondata dal nulla; di trovarmi in nessun luogo, eppure in ogni dove.» Feci una pausa, contraendo le spalle, stringendo la sua maglia tra le mie tese dita. «Proprio in quell'istante sentii un fastidioso prurito alle scapole e la stoffa del mio vestito si strappò, liberando delle grosse ali bianche. Da queste si levò un fumo sempre più tossico e soffocante che rese il cielo color pece. Non vedevo più nulla, finché l'erba non prese fuoco e apparve una figura alle mie spalle: non la riconobbi, aveva celato le sue sembianze in una fitta nebbia argentea, ma mi sembrava familiare. Egli mi afferrò le ali, tirandole verso di sé, e mi strappò una piuma alla volta, senza alcuna pietà. Urlavo per il dolore insopportabile, mi dibattevo, ma i miei sforzi erano vani. Sembrava essere sordo alle mie grida, cieco alla mia sofferenza, e le bruciò, con lentezza, torturandomi crudelmente. Le vedevo ardere, sfrigolare al contatto con le fiamme incandescenti, sbriciolarsi, svanire e cadere al suolo, come sabbia in una clessidra, divenendo nient'altro che cenere. La cenere dei miei ricordi... Ogni volta perdevo una parte di me stessa, la mia vita, la mia esistenza, me la stavano strappando via con la forza... Ma prima che dimenticassi completamente ciò che ero, prima che mi perdessi definitivamente, prima di divenire nient'altro che un guscio vuoto, una bara, spoglie di una cicala... Tu sei apparso. Volevo parlarti, gridarti di andare via, di scappare, dirti che mi saresti mancato, che ti volevo tanto bene e che ti ringraziavo per tutto quello che avevi fatto per me, che eri una persona speciale, l'unica per la quale avessi mai provato un sentimento tanto potente in tutta la mia vita, ma la mia bocca pareva improvvisamente secca. Riarsa. Non riuscivo ad emettere più alcun suono, gridavo, ma neppure io riuscivo a sentirmi, e stavo andando nel panico quando miriadi di schegge di legno con lingue infuocate trafissero il tuo corpo. Il tuo sangue mi schizzava sul viso e io non potevo far altro che stare a guardare, inerme, senza poter far niente, guardare mentre ti ammazzava e grossi pipistrelli si nutrivano del tuo sangue, guardare, con gli occhi sbarrati, come sparivi, lentamente, infrangendoti in mille pezzettini che crollarono al suolo, come vetro scheggiato. Poi lui mi tolse anche l'ultima piuma e non ti riconobbi più, non sapevo più chi fossi, non capivo cosa ci facevo lì, non capivo cosa significasse respirare e, intossicata dal fumo, mi accasciai al suolo, mentre le radici delle mie ali si dissolvevano nell'aria, come polvere. L'ultima cosa che ricordo è che sono riuscita a prendere uno dei cocci di vetro, forse quello del tuo cuore, prima di morire. E poi mi sono svegliata.»
Rabbrividii, raccontandoglielo, e ricominciai a piangere copiosamente, stringendomi maggiormente a lui, avvolgendo le braccia attorno alle sue spalle, singhiozzando con l'animo straziato: «È stato terrificante! Ho avuto così tanta paura! Sembrava così reale! Ho temuto d'averti perso, per sempre! Shaoran, non svanire, ti prego! Per favore, restami accanto, resta con me, non abbandonarmi! Non morire! Non morire, non morire!»
Glielo ripetei almeno un'altra decina di volte, con lui che ricambiava la mia stretta e mi consolava, mormorandomi dolci parole confortanti all'orecchio destro.
«Sono qui, Sakura, non vado da nessuna parte. Ti starò sempre accanto, te lo prometto. Adesso calmati, va tutto bene, sto bene, e stiamo insieme. Ssh, Sakura, va tutto bene.»
Tirai su col naso, calmandomi per qualche istante, e mi allontanai per guardarlo. Lui fece i miei stessi gesti e, così, mi ritrovai ad una spanna dal suo viso. Si creò tra di noi un'atmosfera imbarazzata che sostituì immediatamente il panico, per cui mi feci più indietro, tornando al mio lato del letto. Presi un respiro e deglutii, ristendendomi composta e portandomi le mani al viso, sentendo le gote roventi sotto i polpastrelli. Non riuscivo a crederci, trascinata dal flusso delle emozioni mi ero praticamente gettata su di lui senza il minimo pudore, senza neppure considerare l'ipotesi che probabilmente gli dava fastidio. Ma se non m'aveva allontanata significava che non disdegnava la mia vicinanza, no? Tuttavia era la prima volta che lo abbracciavo in maniera tanto... intima. Se poi vi aggiungevamo la notte trascorsa con lui... Scossi la testa, rendendomi conto di star diventando paranoica. Quante volte avevamo dormito fianco a fianco? Quante volte ero svenuta e avevo continuato a dormire tra le sue braccia? Perché dopo una notte come tante altre mi sembrava che il cuore potesse scapparmi dal petto? Forse la risposta stava nel fatto che era, a dire il vero, la prima in assoluto in cui dormivamo soli. Completamente soli. In un letto matrimoniale. Era ironico riflettere sul fatto che lui, inizialmente, si fosse rifiutato, proponendo di dormire per terra. All'istante non vi avevo visto nulla di male, ma ora iniziavo a comprendere il suo disagio. Ma dopotutto non avevamo una scelta molto vasta in quanto l'unica camera libera oltre alla nostra era una doppia con due letti singoli - che avevano occupato Kurogane-san, Fay-san e Moko-chan.
Non avevo considerato le difficoltà nel dormire accanto ad un ragazzo, e non uno qualsiasi, ma il ragazzo che più mi era caro da quando avevo ricominciato a recuperare la memoria. Non avrei mai pensato di potermi sentire così... impacciata. Un po' in difficoltà, ecco.
Ciononostante, al momento della scelta delle camere ero troppo entusiasta. Sin da quando eravamo atterrati in questo mondo mi sentivo frenetica, allegra e gioviale. Era adorabile! Le strade erano sostituite da lunghi torrenti traversabili con ponti sospesi tra due edifici e piccole imbarcazioni dalla forma tondeggiante. Le abitazioni sembravano tutte uguali, piccole e squadrate con grosse vetrate colorate, addobbate con fiori e zucchero filato. Il tempo scorreva in maniera diversa da ciò a cui eravamo abituati ed era imprevedibile: si passava dall'alba al tramonto all'aurora alla notte al crepuscolo al mezzodì e così via, in fasi alternate e sconnesse, con una durata differente. Ma tra questi fenomeni quello che ci aveva colpito maggiormente era la notte che riluceva di piccole lanterne dalle forme e le dimensioni più svariate, le quali brillavano alte nel cielo, più splendenti delle stelle. Le stesse che ora, al di là della nostra finestra a mosaico, delineavano la figura di Shaoran-kun, facendola risplendere  come se irradiasse un'aura angelica.
Arrossii e sviai lo sguardo per non farmi scoprire a fissarlo e perlustrai nuovamente la stanza con lo sguardo, attraverso gli occhi lucidi. Adoravo quelle quattro mura che ci circondavano: le pareti, d'un colore sbiadito e antico, erano chiazzate d'oro e ricoperte di foglie autunnali, rosse, gialle, arancioni, marroni, rosa e così via; sulle nostre teste file di piccole luci, grandi quanto perline, illuminavano il soffitto, affrescato da costellazioni fatte di cristallo; sui piccoli mobili vi erano lampade a motivo floreale, orsacchiotti di pezza, e le porte avevano intagli in legno, pieni di simboli che a me sembravano sconosciuti, ma che Shaoran-kun sembrava riuscire a decifrare. Su ogni entrata c'era un'incisione e la nostra recitava:
 
Viaggiando lontano con te, ricucirò i ricordi sulle ali di un sogno

Sembrava, in qualche modo, rispecchiarmi. L'avevo scelta subito e, se avevo ancora qualche dubbio, questo svanì quando ebbi modo di tastare la morbidezza di quel letto: non era molto grande, di appena due piazze, ma bastava per far entrare entrambi e dormire comodamente, accolti dall'agio e dalla sua soffice consistenza. E poi, c'erano ben 6 cuscini, anche più di quelli con cui dormivo a palazzo!
Gongolai tra me, riabituandomi a quella piacevole sensazione, quando percepii il respiro calmo, regolare, ma soprattutto caldo di Shaoran-kun farsi più vicino. Non riaprii gli occhi, timorosa di incontrare il suo sguardo, e sentii le sue morbide e ardenti labbra posarsi al centro della mia fronte.
«Non temete, principessa, vi proteggerò io. Anche dai vostri stessi incubi.», sussurrò, la sua ardente lena mi carezzava gentilmente la pelle, e a stento mi trattenni dallo schiudere le labbra e ingannarmi. Ma lui non si allontanò, anzi prese a sfiorarmi il viso, toccando appena la mia cute. Capii che le mie palpebre tremanti mi stavano tradendo e aprii lentamente gli occhi, preparandomi all'impatto con il suo corpo così vicino al mio.
Mi si mozzò il fiato quando, sorridendomi altrettanto imbarazzato, ridacchiò: «Stanotte sto esagerando con il contatto fisico, vero?»
E mi sorpresi nell'udire la mia voce rispondere, di sua spontanea volontà: «No, al contrario, ci sono momenti in cui vorrei tu mi toccassi di più.»
Mi resi conto in ritardo della mia dichiarazione esplicita facilmente fraintendibile e se avessi potuto avrei masticato e ringoiato le mie parole in un unico colpo. Ma, oramai, non potevo più tornare indietro.
Alla fioca luce artificiale notai le sue guance arrossire, e si tirò subito indietro, stendendosi al suo lato e voltandosi verso il muro, dandomi le spalle.
«Buonanotte, Sakura-hime», mi augurò agitato, senza però perdere la sua solita formalità. Sorrisi alla sua reazione, in cuor mio soddisfatta che anche lui fosse scombussolato - e di certo non me ne vantavo. Mi voltai a guardargli le spalle e posai una mano sul suo fianco sinistro, stringendogli un lembo della maglietta tra le dita. Dopo qualche istante di immobilità fece inavvertitamente scivolare le sue dita sulle mie, avvolgendole come un nastro di velluto.
«Buonanotte.», mormorai assonnata, chiudendo nuovamente gli occhi e appoggiando la fronte contro la sua nuca, per essergli ancora più vicina. In breve sprofondai nel mondo dei sogni, quello vero stavolta, cullata dai petali di ciliegio, e da un piccolo lupo che mi cantava la sua ninna nanna.
  
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