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Autore: Winter78    22/08/2015    1 recensioni
NG [Teddy/Victorie Rose/Scorpius Lily/Lysander and co.]
Teddy/Victorie
♣♣♣
Un amore perfetto
I genitori non si scelgono. I figli non si scelgono. Lei e Teddy Lupin si erano scelti a vicenda, e andava bene così.
♣♣♣
Un amore acerbo
Quando faceva un test, doveva solo rispondere a delle domande. Domande semplici, di cui conosceva la risposta. E se sbagliava? Be’, se sbagliava un test, non era la fine del mondo. Ma quando l’errore lo commetti nella vita reale, quella sì che era la fine del mondo.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio | Coppie: Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 1 ~ Wedding

Un amore perfetto.

 

Non un filo di vento soffiava durante quella giornata che in molti definivano speciale.

Ma sì, in fondo, quella giornata speciale lo era davvero. 

Correva l’anno 2021, un’estate afosa e a dir poco insopportabile. Le temperature erano molto alte, e l’umidità rendeva i vestiti madidi e puzzolenti. Secondo Fleur Delacour in Weasley, però, quel clima era perfetto. Il caldo era una scusa, una scusa per la sua primogenita Victorie. Una scusa per indossare un bel abito scollato. Un abito che mettesse in mostra quanto era bella la sua adorata figliola.

Dal canto suo, Victorie avrebbe voluto celebrare il proprio matrimonio durante la primavera. Una stagione perfetta, dove i fiori sbocciavano, il clima era mite e le allergie rendevano nonno Arthur un vecchietto buffo, per via del viso rosso, la voce nasale, e il suo essere affascinato dalle cure Babbane. Magari avrebbero aspettato le vacanze di Pasqua, cossiché i cugini che ancora frequentavano Hogwarts non avessero problemi, ma Fleur aveva detto no.

Insieme a zia Gabrielle e nonna Delacour, aveva organizzato un matrimonio elegante e sfarzoso, in cui il bianco, l’argento e il turchese erano i protagonisti.

Zia Gabrielle sosteneva che quelli fossero i colori che rappresentavano lei e il suo futuro sposo, Teddy Lupin. Bianco per la purezza del loro amore, argento per i capelli di lei, turchese per i capelli di lui.

Affacciandosi dalla finestra della vecchia camera di suo padre Bill, Victorie potè intravedere il tendone dove un tempo si era tenuto il ricevimento dei suoi genitori. Si stavano tutti affaccendando, quel giorno. E se solo lei non fosse stata così nervosa, si sarebbe anche divertita ad osservare i caratteri mutevoli dei suoi parenti.

Per esempio, c’era Bill, che sembrava non aver ancora accettato che la sua bambina stesse per convolare a nozze. Entrava e usciva dalla sua vecchia stanza, torturandosi la coda rossa e mangiucchiandosi le unghie, facendo saettare lo sguardo su tutte le donne Weasley che si affannavano intorno alla sposa. Chi pettinandole i capelli, chi rassicurandola, chi limandole le unghie, persino chi le controllava denti e alito. Perché sì, quel giorno doveva essere tutto maledettamente perfetto.

Però Victorie tutto questo non l’aveva chiesto. Lei voleva solo sposare il suo Teddy e diventare la signora Lupin. 

Lei non aveva chiesto i merletti.

Non aveva chiesto i tappeti di seta.

Non aveva chiesto le sculture di ghiaccio. Nè il rinfresco, che doveva essere durato chissà quanti Galeoni.

Ma andava bene così. In fondo, poteva dire che qualcosa stesse andando storto?

A dir la verità, lei era davvero molto giovane per sposarsi.

Ma aveva trovato il suo principe azzurro. Letteralmente. Non poteva certo lasciarselo scappare: sapeva che Teddy era l’unico adatto a lei. L’unico che avrebbe mai amato sul serio, oltre che la sua famiglia e i figli che dopo un po’ sarebbero venuti.

I genitori non si scelgono. I figli non si scelgono. Lei e Teddy Lupin si erano scelti a vicendi, e andava bene così.

E fu con questo pensiero che superò la mattinata, fra zie invadenti, preparativi, raccomandazioni e occhi lucidi dalla commozione. 

Oltre alle donne Weasley che l’aiutavano a prepararsi a dovere, molti altri si presentarono alla vecchia porta di legno della stanza di Bill Wealey.

Vennero a farle visita tante persone; venne suo padre, a chiederlo per l’ennesima volta se ci avesse ripensato. 

Ma che domande, certo che no.

Venne James Sirius Potter, suo cugino, a riferirle che Teddy non trovava pace, e che era talmente nervoso che i capelli avevano assunto un colore verdastro.

Povero amore mio.

Vennero le sue cugine a eloggiare il suo abito. 

 «Se tu non stessi per sposarti e io non fossi etero, un pensierino ce lo farei», questa era Roxanne, che cercava di alleggerire la tensione.

Poi dopo, fu la volta della visita più gradita: quella dei suoi fratelli, Dominique e Louis.

 «Oh, sorella mia, in che guaio ti sei cacciata» esordì teatralmente Dominique, poggiando una mano su quella della sorella e sorridendo, a indicare che stava scherzando e che era felice per lei.

O almeno, così Victorie sperava. Dominique era sempre stata un’incognita per tutti. Bionda come i suoi fratelli e altrettanto affascinante, ma aveva quel non so che di misterioso e seducente che metteva in soggezione persino la sorella maggiore.

Louis, dal proprio canto, era un bonaccione. L’unico maschio a cui era stato conferito il dono del fascino Veela. Aveva una bellezza femminea, con quelle sue ciglia lunghe e con quegl’occhi dolci.

Quel giorno, entrambi vestivano d’argento e turchese.

 «Oh, vi prego, ditemi che mamma non ha fatto vestire tutti i testimoni e le damigelle di turchese e argento.» disse, guardandoli con occhi imploranti e scoccando un’occhiata truce alla porta chiusa, come a voler rimproverare Fleur.

 «In verità solo le damigelle, ma Louis sosteneva che quei colori gli stessero d’incanto. In effetti… ». Dominique rivolse il suo sguardo glaciale al fratello, lanciandogli uno sguardo della serie: perché ad un quattordicenne maschio sta bene tutto, e io devo buttare il sangue per trovare qualcosa che mi stia bene? Eh? Eh? Stronzo.

Per tutta risposta, Louis si strinse nelle spalle e guardò Victorie. Il ragazzo fece indugiare lo sguardo sulla scollatura del vestito, guardandola con occhio critico.  «E a Ted sta bene che tu metta così tanto in mostra il giorno del vostro matrimonio? No, aspetta, non rispondere. Mamma, vero?»

Victorie annuì e si umettò le labbra, guardando l’orologio e stringendo la mano della sorella. 

 «Tu sai che la mère sta cercando di rendere il mio matrimonio perfetto, per compensare al disastro del suo.» Victorie sorrise «E io glielo lascio fare. In fondo che male c’è. Lei è felice. E io sono felice sposando il mio Teddy.»

 «Parole onorevoli e cavalleresce per una ex Grifondoro onorevole e cavalleresca.» rise Dominique.

 «Andiamo, Domi, smettila di prendere in giro la nostra sorellona.» ridacchiò Louis.

Risero. E non perché la battuta facesse ridere. Forse era la tensione. Forse era la consapevolezza che mancavano pochi minuti a mezzogiorno, e che di conseguenza mancavano pochi minuti alle nozze di Victorie.

E di fatti, il frenetico bussare alla porta e la voce acuta ed eccitata di Fleur si fecero sentire esattamente 4 minuti e un secondo dopo.

 «Mes enfants? È ora!»

 

Teddy era nervoso.

Aveva passato l’intera mattinata a cercare di darsi una calmata. Era sveglio dalle cinque, e con lui erano stati svegli Harry, il suo padrino, e i suoi incubi.

Appena Harry aveva sentito Teddy dirigersi verso il soggiorno, stando ben attento a non incappare in Victorie, si era alzato per vedere se avesse bisogno di qualcosa.

E di qualcosa Teddy aveva bisogno.

Tutte le insicurezze, le paure, tutti i dubbi, avevano tenuto Teddy sveglio. Tra tutte le incertezza, una in particolare lo assillava: i suoi genitori avrebbero accettato la sua unione con la Weasley, se fossero stati vivi?

Era ovvio, lui lo sapeva, ma aveva bisogno di sentirselo dire. 

Così, con l’aiuto di Harry, la mattinata era passato. Il Salvatore del Mondo Magico non si era tirato indietro quando Teddy aveva iniziato a piangere davanti alla foto di Remus e Nymphadora. Anzi, pianse con lui. Lo strinse forte a sé finché il pianto non fu cessato, e Teddy provò vergogna per sé stesso. Che marito sarebbe diventato, se non riusciva a rimanere impassibile dinanzi ad una stupida foto, che per di più aveva visto e rivisto?

 «Non c’è niente di male, nel piangere, Teddy Remus Lupin. » gli aveva sussurrato ad un orecchio Harry.  «So a cosa stai pensando; non importa se piangerai davanti alla tua Vict, tutt’altro. Mostrale una parte di te, una parte bellissima di te, che in pochi hanno avuto il privilegio di vedere.»

 «Tu non hai mai pianto di fronte a Ginny.» una costatazione avventata.

E «Ho pianto.» fu la semplice risposta.

 

Victorie si aggrappò forte al braccio del padre. Era nervosa. Teddy era fermo, immobile, sotto la cupola che era stata montata per l’occasione. Per un attimo, un pensiero a dir poco fuori luogo fece capolino nella mente della ragazza, ma non riusciva a non pensarci: Victorie non potè far a meno di notare che il turchese degli addobbi non era della stessa tonaalità dei capelli del suo sposo. 

Aspettando che la marcia avesse inizio, Victorie si concesse qualche secondo per osservare il giardino della Tana completamente trasformato. 

Come promesso da Fleur, l’argento e il turchese erano i protagonisti. Fiori bianchi e color pervinca erano sparsi per la navata improvvisata. Il tappeto di seta bianca accompagnava i passi della sposa, un’arco di nastri argenti intrecciati a nastri turchesi l’attendeva alla meta. Era tutto così… bello.

A renderlo ancora più magnifico e commovente, erano le persone a cui teneva sedute sulle sedie ai lati della navata. Mancava solo Celeste, la sua migliore aamica, che per motivi familiri non poteva essere presente. E poi c’era il suo Teddy, ovviamente. Era adorabile nel suo abito scuro, perfettamente stirato e ornato da una cravatta dalle delicate sfumature bluastre. Dietro tutte quelle persone, lui non poteva vederla, naturalmente. Victorie aveva una gran voglia di Smaterializzarsi da lui, farsi mettere l’anello al dito e baciarlo. 

Mon amour, pensò, tra poco staremo insieme per sempre.

 «Figlia mia, sei davvero, davvero, sicura?» domandò per l’ennesima volta Bill. Si era cambiato al ultimo minuto, come se sperasse che la sua Vict cambiasse idea e volesse tenersi pronto ad una fuga strategica. E lo smoking, diciamocelo, non è adatto alle fughe.

«Papà.» lo sguardo azzurro della sposa era fermo e risoluto. «Ti prego, papa, non chiedermelo più. Io lo amo.»

Bill annuì, fece un cenno alla moglie, che a sua volta scoccò un’occhiata all’orchestra che avevano ingaggiato. I violini cominciarono a suonare note dolci, le voci del piccolo coro campeggiato da Alice Paciock cantavano a mezza voce motivetti tratti da canzoni d’amore. Victorie aveva già le lacrime agli occhi.

I primi ache cominciarono a camminare furono damigelle e testimoni. Fra questi ultimi, c’erano Harry e Ginny. Il Ragazzo che è Sopravvissuto indossava uno smoking simile a quello di Teddy, solo che era grigio e che al posto della cravatta portava un farfallino color rame. Ginny, invece, era fantastica nel suo abito rosso scuro, che esaltava i suoi capelli rosso/aranciato. Sfoggiava delle scarpe dal tacco basso, ed indossava solo una collana come ornamento. Victorie sapeva che quei due si erano vestiti in un modo così poco appariscente per non occultare la figura degli sposi. E lo apprezzò.

Quando finalmente tutte le damigelle ebbero preso posto, fu il turno del pagetto un po’ troppo cresciuto, Hugo, che nonostante i rimproveri fuori campo di Hermione, aveva una faccia da funerale per via del ruolo affibiatogli.

Ed ecco che Victorie, nel suo abito bianco e principesco, faceva il suo ingresso, seguita dalla damigella d’onore Dominique, che lanciava fiori dietro la sorella.

 

Quando la vide, Teddy rimase a corto di fiato.

Quanto poteva essere bella sua moglie? Oh, lui non la meritava, decisamente no. Quasi gli venne da piangere, ma non lo fece. Le lacrime sarebbero arrivate dopo, lo sapeva fin troppo bene.

Victorie indossava un abito ampio, ricco di perline, merletti e pizzo. Le ampie gonne a stento si muovevano. Sembrava pesare molto, ma la sua Victorie era forte. Bella, alta e forte. I capelli argentei erano legati in un’acconciatura semplice: una crocchia morbida e spessa. Alcuni ciuffi arricciati per l’occasione sfuggivano alla presa del elastico. 

È così bella, si disse, ed è mia.

In poco tempo, Victorie e suo padre gli furono di fronte. Solo allora Teddy si accorse che la sua Victorie portava un velo trasparente davanti al viso.

Bill porse gentilmente la mano della figlia a Teddy, e nel farlo, graffiò con un unghia il palmo della mano del ragazzo. Un chiaro avvertimento: falla soffrire e vedrai come ti combino. Ma poi sorrise: anche se, dopotutto, ti approvo.

Teddy e Victorie si diedero la mano, mentre l’officiante parlava, faceva ripetere cose, gli augurava una vita piena, figli e gene magico.

Dopodiché, si scambiarono gli anelli, simbolo della loro unione.

«Victorie, io non ti merito.» cominciò Teddy al momento delle promesse «Non ti merito, lo so. Tu sei così bella, così perfetta… in confronto a te io sono nulla. Un puffo.» qualcuno rise, ma Victorie lo guardò dritto negli occhi. Teddy continuò nervosamente il suo soliloquio «Io, cavolo, sono un impacciato Tassorosso, e non so se merito davvero una leonessa come te. Non ti merito, lo so. Non ti merito, ma io sono una persona incredibilmente egoista.» le strinse la mano, facendo sfiorare il loro anelli «Una persona egoista che ti ha chiesto di sposarlo nonostante la tua giovane età. E tu non sai, cavolo, non hai idea, di quanto io sia maledettamente felice.» si sporse un po’ verso di lei, come se stesse per svelarle un segreto. «Prometto di amarti, come mio padre amò mia madre, come Harry ama Ginny, come nonno Arthur ama Molly, come Bill con Fleur. Non posso prometterti di rimanere sempre al tuo fianco, perché la vita è imprevedibile.» scoccò una veloce occhiata a Harry, gli occhi lucidi. «Prometto di essere come Harry, il mio padrino. Così leale, così fedele. E prometto di amare i figli che verranno, così come i nostri genitori amano noi.»

Victorie, così come tutti i presenti, non riuscì più a trattenersi. Pianse. Pianse dalla commozione. Pianse per il suo amato Teddy. Pianse. E pianse, vedendo tra i capelli del suo sposo, un ciuffo rosa e un ciuffo castano.

 

Quella commozione non durò a lungo. Il resto della giornata fu all’insegna di chicchi di riso nel naso, danze, canzoni cantate a squarciagola, cibo, un James Potter ubriaco e una Ginny Weasley imbufalita.

Si fece il gioco delle scarpe*, e saltò fuori che Victorie era la più scansafatiche fra i due.

A fine serata erano tutti un po’ ebbri, perfino Draco Malfoy, che era stato invitato insieme a moglie e figlio, si era lasciato un po’ andare.

Verso le 22:00, Victorie e Teddy abbandonarono i frsteggiamenti, smaterializzandosi nella loro nuova casa al Paiolo Magico.

 

Teddy prese Victorie tra le braccia gettandola sul letto nuovo. Quella casa l’avevano scelta tempo prima, ma non c’era stato tempo per trasferirvici, tra preparativi e festività. In quel momento la casa era sistemata e piulita, con mobili nuovi e tutti gli averi dei novelli signori Lupin. Ma questi ultimi, proprio in quel momento, non parvero farci molto caso.

Si spogliarono, si accarezzarono e si baciarono. Era tutto perfetto.

In quel preciso istante, a Victorie non importò più del dolore ai piedi per via delle scarpe col tacco.

Non le importò del vestito che veniva bruscamente slacciato e sgualcito.

Non le importò delle conseguenze. Le importava solo del suo Teddy.

Quando lui scese a baciare la parte più nascosta e profonda di lei, Victorie affondò le dita nei suoi capelli turchesi.

Sono la moglie di Teddy. Sono la signora Lupin.

E venne.

Teddy si sollevò e si posizionò fra le gambe aperte di lei. Non era la prima volta che lo facevano, ma quella sera era diverso. 

Fecero l’amore come il Signor e la Signora Lupin. 

E niente, assolutamente niente, poteva essere più meraviglioso.

 

«Oh, santo cielo, Victorie! Da quanto lo sai?!» Celeste, la migliore amica di Victorie dai tempi di Hogwarts, stava urlando istericamente.

«Ssssssh!» cercò di zittirla Victorie. Diamine, erano in un bar babbano, cosa avrebbe pensato la gente di una ragazza matta che urlava ai quattro venti che la sua migliore amica aspettava un bambino?

«No! Sssssh, un corno, cazzo! È la notizia più fottutamente bella che io abbia mai sentito! Cacchio, ora mi fai sentire in colpa per non essere potuta venire al tuo matrimonio. Stronza!» Celeste scosse freneticamente la testa, facendo ondeggiare i capelli lisci e neri sulle spalle. La frangia le ricadde sugli occhi.

Victorie mantenne il suo contegno e la sua aria posata «Credo di averlo concepito la sera delle nozze. È di un mese.».

Celeste modellò un ghigno, e i suoi occhi azzurri scintillarono. «Se mi dici in che posizione, ti diro che carattere avrà il bambino. E spero per te che non l’abbiate fatto come le anaconde o urlando come scimmie, altrimenti potrebbe uscire brutto e Serpeverde. »

Victorie soffocò la lecita domanda: come fa a sapere come lo fanno le anaconde?

«Te lo stai inventando, Cely. E… e io non urlo come una scimmia a letto.» rispose Victorie, pacata, un lieve rossore che le tingeva le guance.

Celeste incrociò le braccia sotto il seno, poggiandosi allo schienale della sedia e accavallando le gambe. «Io ti dico solo quello che so. Per esempio, rimanendo in tema scimmie, non andare mai allo zoo. Se ne vedi una, potrebbe avere lo stesso effetto dell’urlo scimmiesco.»

La bionda alzò gli occhi al cielo, ma si ricompose non appena arrivò la cameriera a portare i caffè e le ciambelle.

«Grazie.» disse educatamente alla cameriera. «E comunque, ritornando al discorso di prima, non importa che non sei venuta al mio matrimonio. Non sono risentita, sul serio. Capisco che dovevi vegliare su tua nonna.» ed era la verità. Almeno in parte. Perché un po’ risentita lo era.

Celeste annuì ed attaccò la sua ciambella, impiastricciandosi le dita e il pantalone. «Quando anch’io avrò un figlio, dobbiamo programmare la possibile unione con uno dei tuoi. Così avrò una scusa per venire da voi a Natale e potrò mangiare quello che cucina tua nonna. Giuro, porco Merlino, quella donna deve esssre fatta santa.»

«Così potrai bestemmiarci sopra quando qualcosa ti cade da mano?» chiese Victorie, leggermente infastidita dalle imprecazioni dell’amica. Celeste è sempre stata così, e anche a vent’anni aveva un comportamento a dir poco deplorevole.

Celeste si ripulì il viso dalle briciole passandosi il polso sulla bocca. «Io tua nonna l’ho conosciuta. Merlino no.» rispose semplicemente.

La bionda afferrò il concetto e cominciò a sorseggiare il suo cappuccino, che intanto era diventato tiepido.

«Volevo parlarti di una cosa seria, Cely. Potresti, che so, rimanere per qualche minuto in silenzio?»

Per tutta risposta, l’altra annuì distrattamente e raddrizzò la schiena. 

Victorie prese fiato e incominciò a parlare: «Cely, noi ci conosciamo da tanto, abbiamo condiviso lo stesso dormitorio insieme e io…»

«Alt, ferma, ferma, ferma. Mica ti sei riscoperta lesbica ora che si incinta?» la interruppe Cely.

Per tutta risposta, Victorie la fulminò con lo sguardo. Cely si strinse nelle spalle e si difese con un: «Era così, tanto per essere sicura. Continua.»

«Stavo dicendo» riprese Victorie, prendendosi un secondo per bere un altro po’ di cappuccino «Sono troppo giovane per rimanere incinta, è risaputo. Tutto sommato ho solo vent’anni. E tu sai che le ragazze giovani a volte si imbattono in complicazioni. Contavo di rimanere incinta verso i ventiquattro anni, almeno sarei stata pronta. Vai a vedere non sono nemmeno del tutto sviluppata.».

Celeste scrollò le spalle: «Si è bucato il preservativo? Magari non sei davvero incinta.»

«Non si è bucato, non l’abbiamo proprio usato.» ammise arrossendo.

La mora posò la tazza nel piattino, gesto sorprendentemente educato da parte sua. «Allora te la sei proprio cercata, mi dispiace dirlo.»

L’altra si invervorò. «Come ti permetti…» ma subito dopo bloccòe sentì la rabbia dissiparsi, riconoscendo che in realtà la sua migliore amica aveva ragione.

Celeste annuì sovrappensiero, per poi dire: «Tu sei troppo cazzuta per morire di parto. E poi, Teddy ti starà vicino, e per quello che vale, anch’io.» aveva l’aria corrucciata, come se in fondo la notizia avesse scioccato anche lei.

Victorie le prese la mano.

«Grazie, amica mia. Lo apprezzo davvero molto.»

La ragazza con la frangetta sorrise a bocca chiusa, assottigliando le labbra nel modo buffo in cui sorrideva lei.

 

*gioco in cui gli sposi si sfilano le scarpe, nella destra quella della sposa e nella sinistra quella dello sposo. Gli invitati fanno domande sulla loro relazione, per esempio “chi ha preso l’iniziativa?” oppure “chi scorreggia di più?” (?). 

 

 

 

Spazio Wintah (?)

L’ho modificata, yeaaaah. Okay, no. Sono semplicemente gasata per essere riuscita a trovare l’ispirazione per il prossimo capitolo , Un amore acerbo. Chi saranno i protagonisti? Finirà bene? MUAHAHAH, si saprà :3

Non voglio dilungarmi troppo, vi chiedo solo di lasciare una piccola recensioncina, così potrò capire se andare avanti o meno.

A presto! (si spera)

Baci,

 

˷Winter

 

   
 
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