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Autore: Assasymphonie    22/08/2015    3 recensioni
La neve non riusciva a trasmettere a Jack Vessalius nessuna sensazione positiva, nemmeno se il giovane provava a sforzarsi, a concentrarsi sulla forma dei cristalli, sui paesaggi innevati da fuori la finestra.
[ OswaldJack ]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jack Vessalius, Oswald Baskerville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo del capitolo: Snowflake.
Personaggi:  Jack Vessalius / Oswald Baskerville
Rating: Giallo
Note dell'autore: Fluff / Introspettiva / Angst / Sentimentale
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà dell'autore; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.


.Snowflake.

La neve non riusciva a trasmettere a Jack Vessalius nessuna sensazione positiva, nemmeno se il giovane provava a sforzarsi, a concentrarsi sulla forma dei cristalli, sui paesaggi innevati da fuori la finestra. La neve era, forse, uno dei suoi primi ricordi: una neve fredda e crudele, che bagnava vestiti e capelli, che soffocava il grido nato già flebile dalle sue labbra secche e piene. La neve sarebbe potuta essere il suo sudario, questo Jack pensava ad ogni fiocco candido che si posava sulla grande veranda dei Baskerville, ad ogni centimetro di erba e terreno coperti da quel biancore accecante, silenzioso come una tomba.

Seppellì il viso nell'enorme sciarpa color crema che gli avvolgeva il collo almeno quattro volte, respirando il calore del proprio fiato, stringendo con le mani le falde dell'ampio cappotto nero che si era costretto ad indossare. Non solo odiava la neve ma mal sopportava il freddo di cui era la diretta conseguenza, immergendosi in vestiti sempre più stratificati ed atteggiando le sopracciglia in un cipiglio davvero, davvero stufo. Avrebbe voluto tornare dentro la magione, sdraiarsi sulle ginocchia di Lacie davanti all'immenso camino che i Baskerville sembravano tanto gradire, e invece... e invece no.

La presenza silenziosa accanto a sé aveva deciso altrimenti, trascinandolo al freddo lì fuori ed aspettandolo qualche passo più in là: Jack vedeva chiaramente come i morbidi fiocchi di neve si posassero sui capelli corvini di Oswald, sulle ampie spalle, sulla giacca di velluto lunga quasi fino a i piedi. Lo stava osservando, questo Jack lo sentiva nonostante si tenesse fermamente lontano da quegli occhi violacei, cercando di capire probabilmente perché l'amico non osasse muovere un passo al di fuori della veranda. La consapevolezza gli strinse lo stomaco, costringendolo a fare un passo indietro. Istinto di sopravvivenza, l'avrebbero chiamato poi.

« Non credi che... sarebbe meglio rientrare? Insomma, sta nevicando e- » la voce di Jack si sporcò di nervosismo, di incertezza e il giovane si morse le labbra, arretrando ancora di un passo fino a toccare il portone con la schiena. Non voleva rimanere ancora lì fuori dove la neve avrebbe potuto ricoprirlo ancora, non voleva darle la possibilità di  soffocarlo definitivamente continuando l'opera intrapresa anni prima. Era una scena patetica, lo leggeva negli occhi dell'altro -o, almeno, in ciò che si permetteva di vedere di quegli occhi-, ma avrebbe preferito scalare qualsiasi torre, infilarsi in qualsiasi cespuglio piuttosto che farsi sfiorare ancora da quella sostanza bianca.

Tuttavia, come sempre, qualcun'altro aveva già deciso per lui. Oswald non gli diede nemmeno la remota possibilità di completare la frase poiché colmò la distanza necessaria a stringergli il polso con le dita in una presa sì ferrea ma non dolorosa, questo mai. Iniziò a trascinarlo verso il limitare della veranda senza emettere suono mentre Jack sentiva i piedi e il cuore pesanti come piombo. Non poteva fargliene una colpa, Oswald non sapeva e avrebbe dovuto continuare a non sapere, eppure la paura sembrò serrarsi attorno allo stomaco, ai muscoli, al cuore; oh, se avesse potuto avrebbe urlato volentieri, scosso quella presa dal proprio corpo e si sarebbe rifugiato dove la neve mai avrebbe potuto raggiungerlo. « O-Oswald, non- non voglio. »

Avrebbe voluto che il tono di voce fosse alto, autoritario, quando assomigliava in tutto e per tutto al pigolio di un uccellino spaventato; serrò gli occhi nel momento in cui Oswald lasciò la presa sulla sua manica mentre quei maledetti fiocchi di neve iniziavano a posarsi, lenti come l'agonia da freddo. Li sentiva, uno per uno sulle sue spalle e i suoi capelli, poteva addirittura percepire il freddo penetrante fin nelle ossa. Era da solo, nel buio dei suoi occhi chiusi, ed Oswald lo aveva lasc- « Oi. »

Un ruggito quasi, proveniente dal suo lato destro che avrebbe dovuto suonare come un avvertimento ma non lo fu: Jack venne investito da un ammasso di neve, freddo e bagnato fin dentro la trama della sciarpa. Il buio fu cancellato immediatamente, sostituito dal bagliore della neve e dalla figura di Oswald chinata a terra. In realtà non riusciva a vederlo, preso com'era dal tastare la propria pelle e la sciarpa ( la sciarpa di Lacie, oh no! ), togliere la neve ghiacciata dal colletto; appena lo mise a fuoco capì che quella non era una smorfia infastidita, bensì un sorrisino di scherno e di sfida che raramente, forse mai, aveva visto dipinto sul viso dell'uomo. Per un momento dimenticò la neve, dimenticò quella paura attanagliata alle ossa, riempiendosi lo sguardo di quella smorfia preziosa più di qualsiasi altra cosa; erano le sue mani a scendere verso l'odiata nemica ed a raccoglierne una discreta quantità, compattarla e--- « Ah ah! »

Gli dispiaceva coprire il sorriso di Oswald con la palla di neve diritta sul naso, eppure il sentire le proprie guance tirarsi verso l'alto in un sorriso altrettanto vittorioso, altrettanto divertito, fu quasi alla stregua di un miracolo.

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« B-Basta, mi arrendo, mi arrendo Oswald-! » Tenendo le mani verso l'alto Jack tentava di ripararsi da mani guantate di nero che si erano insinuate sotto le falde della giacca; la battaglia con la neve si era esaurita presto con la schiena del ragazzo Vessalius sul terreno, non vi erano stati né vincitori né vinti. Il cielo continuava a lasciar cadere quei morbidi fiocchi ma neppure uno andava a toccare Jack, coperto e protetto da un Oswald sorridente in modo leggero, le ginocchia piantate ai lati dei fianchi altrui.

« Ti è passata? » La voce roca del moro non era una nota stonata, anzi un piacevole basso che rintoccò in quello spazio caldo, ma arrivò inaspettata tanto che all'espressione interrogativa di Jack egli rispose con un sospiro e la pressione delle loro fronti. « La paura, Jack. »

Non rispose immediatamente, lasciò che il proprio respiro si infrangesse sulla pelle chiara, risalisse la curva del mento per morire sulle labbra sottili. Sorrideva senza neppure rendersene conto, facendo seguire il medesimo percorso con la punta delle dita. Da quanto tempo se ne era accorto? Per quello aveva insistito per uscire? Ed ora lo stava proteggendo dalla neve... perché?

Per un attimo sentì tutti i pezzi al loro posto. Fu un secondo, un battito di ciglia, ma gli sarebbe bastato per una vita e anche oltre. Inarcò la schiena, sfiorò quelle labbra fresche, fece cadere un po' di neve da quel mare corvino.

« Mi passerebbe del tutto se ti decidessi a baciarmi, sir Oswald. »


.Fine.

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Questi due meritano un po' di felicità, a questo mondo.

   
 
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