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Autore: eppy    23/08/2015    5 recensioni
Quando presente e passato si fondono, le convinzioni vacillano, le barriere si spezzano, desideri mai conosciuti sconvolgono, vecchi sospiri ritornano, e inevitabilmente, cominciano i casini.
Emma è testimone dell'esistenza di un passato che per lui è stato troppo breve e bello, e lo ha lasciato con l'amaro in bocca.
Ethan è semplicemente il ragazzo che è stato capace di farle tremare le ginocchia senza aver mai incrociato i suoi occhi, e che lei, a distanza di anni, ha inserito in una parentesi della sua vita che considera conclusa.
Londra è la meravigliosa città che ospita la vecchia biblioteca che inneschera' i sopracitati casini.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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ETHAN

La vidi irrigidirsi non appena Ricky entrò in biblioteca. 

L'idiota si sbattè la porta alle spalle, visibilmente infuriato, e ci guardò entrambi, livido dalla rabbia.
Emma prese a tremare, così tanto che fece cadere a terra il cellulare che stava reggendo tra le mani quando lui era arrivato.
Dio solo sa quanto avrei voluto raggiungerla e stringerla forte, carezzarle la schiena, che avevo scoperto essere un suo meraviglioso punto debole, e rassicurarla, dicendole che sarebbe andato tutto bene.  Ma se l'avessi fatto, avrei solo peggiorato la situazione, avrei permesso a Ricky di vederla così vulnerabile, gli avrei fatto capire che aveva paura, anzi, che avevamo paura, e lo avrei sicuramente provocato. No, non ci conveniva affatto sfidarlo fino a quel punto, anche se per me in quel momento la vera sfida fu desistere dallo stringerla tra le braccia.
" Non credevo che sareste arrrivati a tanto, sapete?" esordì, avvicinandosi con passo minaccioso
" Devo ammetterlo: avete un bel coraggio" continuò in tono palesemente derisorio
" Ma state attenti, perchè state giocando con il fuoco..e vi brucerete" più si faceva vicino, e più il suo sguardo vacuo mi dava la conferma che fosse impazzito
Prima che riuscissi ad articolare una qualsiasi frase per tentare di farlo desistere dai suoi violenti intenti, Ricky raggiunse Emma e la bloccò, strattonandola per un braccio.
Non ci vidi più.
" Lasciami" si dimenò lei, la voce rotta dalla paura, e gli occhi puntati in quelli del pazzo
" Come è stata la scopata con tuo amichetto, eh?" domandò lui serafico
Mi frapposi tra loro due, staccando poco delicatamente la mano di Ricky dal braccio di Emma, e proteggendola con il mio corpo.
" Non hai sentito? Ti ha chiesto di lasciarla" dissi duramente
" E a te invece ha chiesto di scoparla, vero?" rispose, il tono di voce più alto di un'ottava
" Certo che hai proprio una bella considerazione di me, come persona! E menomale che continui a sbandierare ai quattro venti che mi ami, altrimenti, non oso immaginare che cosa saresti andato a dire" Inaspettamente, fu proprio Emma a prendere la parola, senza però riuscire a nascondere il terrore nella voce.
" Scappi di casa di notte, per andarti a infilare nel letto di un altro..tu come le chiami le persone che fanno queste cose? Santarelline?"
" Bene! Mi consideri una puttana, come mi hai scritto nel messaggio? Perfetto, allora vatti a cercare una donna vera e lasciami vivere la mia vita"
" Eh no..troppo comodo così..tu aspetti mio figlio!"
" Ed è altrettanto comodo per te ricordartene solo adesso?"
Stava tirando fuori le unghie, lo stava affrontando, mi aveva fatto segno di lasciarla parlare e io l'avevo assecondata, però se solo quel verme avesse provato a sfiorarla di nuovo, avrei perso ogni controllo, lo sapevo.
" Sei brava a rigirare la frittata" osservò, di nuovo quel tono derisorio
" Ma non ti preoccupare, io e te avremo moolto tempo per chiarirci come si deve" ghignò, gli occhi percorsi da una strana luce, che la fece soltanto tremare di più.
Che cosa non avrei dato per poterla stringere forte al petto e farla ridere, ridere a crepapelle. Ma ovviamente non potevo, per colpa di quel bell'imbusto che aspettava di fare i conti con me.
Mi ero reso conto che con le buone non sarei arrivato da nessuna parte, non mi avrebbe dato retta nemmeno per un secondo..tuttavia, feci un ultimo tentativo assicurandomi che Emma fosse a debita distanza da lui.
Fortunatamente lei parve intuire le mie intenzioni senza nessuna spiegazione, e dopo avermi guardato con certi occhi, implorandomi di stare attento e non fare cazzate, si allontanò dirigendosi verso il bagno.
Ricky non ne se accorse nemmeno..ormai pensava di averla congedata con quella frase minacciosa, e puntava soltanto me. 
" Puoi provare a ragionare almeno un secondo?" poggiai le mani sulle sue spalle, in cerca di un punto d'incontro
" Che cazzo c'è da ragionare?" rispose, spingendomi contro uno scaffale
" Stai rovinando la vita delle persone a cui dici di tenere tanto, comportandoti in questo modo assurdo" gli feci presente
" Cos'è..adesso oltre che cantante da quattro soldi, sei pure paladino della giustizia?" mi derise
" Sto solo cercando di dirti che se vuoi che Emma e tuo figlio siano felici, devi lasciargli la libertà di scegliere quello che credono sia il loro bene"
" Non essere ridicolo, stronzo! Mio figlio non ha voce in capitolo" sputò con rabbia
" Lui no, non ancora perlomeno. Ma Emma? Nemmeno lei ha il diritto di scegliere quello che vuole?"
" E fammi indovinare: saresti tu quello che lei vuole..tu sapresti benissimo come renderla felice...d'altronde sai benissimo pure come farle aprire le gambe!"
Feci tutto ciò che era in mio potere per mantenere la calma anche se ero sempre stato un tipo parecchio impulsivo, ma dovevo controllarmi, e ricordarmi che il mio obiettivo non era prenderlo a pugni, ma provare a farlo ragionare. Comunque al momento non ci stavo riuscendo.
" Senti, non è un mistero che io sia innamorato pazzo di lei, e non è nemmeno un mistero che desideri farci l'amore a ogni ora del giorno e della notte...ma qui non stiamo parlando di me!
Ti rendi conto che sei arrivato al punto di farla tremare quando sente la tua voce?
Ti rendi conto che non vuole nemmeno che la sfiori?
Ti rendi conto che ha paura di te?
Ti rendi conto che se pure ti seguisse in Germania, sarebbe infelice?
Lo capisci che non ti vuole più? " 
Riuscii perlomeno a zittirlo un attimo, anche se gli pulsalvano le vene del collo, segno che stesse per scoppiare. Ma io non avevo ancora finito.
" E non provare a dire che non appena sarete lì insieme tornerà tutto come prima, perchè sai anche tu che non potrà essere così.
Del bambino, obiettivamente non te ne è mai fregato nulla, e non ti sentirai magicamente pronto a fare il padre solo perchè sarete tu e lei da un'altra parte...
E poi, cosa pensi di fare per tenerti stretta una donna che non ti ama più? 
Le vietarai di uscire, di divertirsi, di andare a fare la spesa, per fare in modo che non incontri mai nessuno? E' questo il piano?" sbottai
" Se solo ragionassi un attimo, ti renderesti conto di-" non riuscii a terminare la frase a causa di un pugno nello stomaco
" Sei tu la nostra rovina! Non appena sei comparso come il genio dalla lampada di Aladino, Emma non mi ha più degnato di uno sguardo. I nostri problemi sono iniziati molto prima che lei restasse incinta"
Gli bloccai il braccio a mezz'aria prima che potesse colpirmi ancora.
" E' stato quando ho capito che mia ragazza si era innamorata di un altro, che sono impazzito!" ringhiò
" E che cosa vuoi fare? Condannarla all'inferno per essersi innamorata?"
" Lei era mia, e tu me l'hai portata via" mi colpì ancora, facendomi barcollare
" Ne parli come se fosse un trofeo!" gli sputai addosso " E sai qual'è la cosa più triste? Che ormai per te lei è diventata soltanto quello: una coppa da vincere e da esibire.  
E' diventata il premio di una sfida che hai lanciato contro di me, e sei talmente accecato dal desiderio di battermi o vendicarti o non lo so, che nemmeno ti rendi conto di quanto male le stai facendo"
Non mi interessava più se mi avrebbe colpito ancora, dovevo dirgli tutto ciò che pensavo di lui.
" Sono io il problema? Benissimo, prendemi a pugni come stai già facendo, sfogati se ti va" 
Mi prese in parola, ma non mollai.
" Ma lascia stare lei, lasciale la possibilità di decidere della sua vita" continuai, nonostante la testa che mi girava forte per la botta
" E' davvero il minimo che tu possa fare se sei tanto convinta di amar-" di nuovo non riuscii a terminare il discorso
Di nuovo mi fece sbattere la testa contro chissà cosa di duro, e per un momento mi si annebbiò la vista. Ricky continuò a menarmi inferocito, e io reagii difendondomi alla meglio e colpendolo a mia volta. Non ero partito con quelle intenzioni, ma se lui mi prendeva a pugni, non mi potevo mica starmene fermo lì a guardare!
" Hai ancora voglia di parlare, e ragionare, eh? " mi aggredì ancora
A quel punto Emma lanciò un grido, raggiungendoci e implorandoci di smetterla, ma Ricky era fuori di sè e continuò a colpirmi. Mi difesi, di nuovo, ma l'ultimo pugno mi aveva fatto sputare sangue dalla bocca.
" Ethan!" la sentii urlare, e spaventata dalla vista di quel sangue, si precipitò verso di noi, e provò ad allontare Ricky, strattonandolo e urlandogli addosso di smetterla.
Avrei voluto dirle di non mettersi in mezzo, e tornare di bagno, perchè temevo che si sarebbe fatta male anche lei in quella stupida rissa, ma la tosse e il forte giramento di testa mi impedirono di pronunciare una sola parola.
" Ma si può sapere che cazzo c'hai in testa? Si può sapere chi sei...tu..tu.. non sei il ragazzo che conoscevo" la sentii rivolgersi a lui
" Vattene. Vattene subito, o chiamo la polizia...saranno felici di leggere tutte le minacce che mi hai scritto"
No..no! Perchè aveva tirato in ballo la polizia? Doveva essere veramente terrorizzata se lo aveva fatto, e io..io, mi sentivo male.
" Non azzardarti! O oltre a non vedere più vivo lui, dovrai dimenticarti pure del bambino" Ricky mi indicò sprezzante, ma mi accorsi che non era messo tanto meglio di me
" Emma..perfavore.." sussurrai
" Torna dentro..ti..ti prego" riuscii a dire a fatica
" Oddio Ethan!" urlò lei voltandosi verso di me, e non riuscì a trattenere le lacrime vedendomi in quello stato
" Si..dai retta al tuo fidanzatino...tornatene dentro"
" Io non ho ancora finito con lui" e con le poche forze che gli erano rimaste, spinse Emma  a terra per avere di nuovo via libera e avventarsi su di me.
Successe tutto in attimo: lei a terra priva di sensi, le mani a coprirsi la pancia; e io improvvisamente in piedi, al suo fianco. Ricky che ci guardava entrambi spaventato e allibito, e visibilmente dolorante.
" Chiama un'ambulanza, cretino!" gli ringhiai contro, carezzandole il viso, tentando in tutti i modi di risvegliarla, e pregando Dio che non fosse successo nulla di grave.
Non potevo perderla..non potevo..non potevo..no..non potevo...
Mi accasciai accanto a lei, stremato, distrutto. Mi asciugai il sangue che mi usciva dalla bocca con il dorso di una mano, e l'altra la portai tra le sue, sul suo ventre. 
Mi faceva malissimo la schiena, e mi girava forte la testa, ma restai vigile per tutto il tempo, per lei, con lei, e non smisi nemmeno un secondo di pregare che stesse bene.
Ricky scappò dopo aver chiamato l'ambulanza, ma non me ne stupii più di tanto. In fondo era stato lui a spingerla a terra, e ne era perfettamente consapevole. Ma se fosse successo qualcosa a Emma e al bambino per colpa sua, sarei stato io ad andarlo a cercare..non poteva cavarsela così.
L'ambulanza arrivò un quarto d'ora più tardi, e lei non si era ancora risvegliata. Feci il possibile per apparire soltanto preoccupato per le sue condizioni, e non per le mie, altrimenti si sarebbero aggiunti altri problemi, e salii con lei sul mezzo, diretti in ospadale.
Continuai a stringerle la mano, a carezzarle il viso e i capelli, e a sussurrarle parole dolci per tutto il tragitto, sotto lo sguardo vigile, attento e oserei dire, pure intenerito, dell'infermiera di turno.
Spiegai che fosse in attesa di un bebè, e gli raccontai che dopo essere caduta, aveva perso i sensi. Era una balla che mi inventaii lì per lì, ma per fortuna i medici erano più interessati a fare qualcosa per risvegliarla, piuttosto che ascoltare me e le mie suppliche di salvare entrambi, lei e il bambino.
" Resisti amore mio, resisti" la implorai baciandole le nocche della mano destra, un attimo prima che i medici mi sbarrassero la strada, impedendomi di seguirli una volta arrivati in ospedale.



EMMA

Mi svegliai stordita, in una stanza che di certo non era la mia.
Ci misi un secondo a realizzare di trovarmi in ospedale: dopotutto quelle pareti spaventosamente bianche, quell'arredamento completamente inesistente e quell'odore permanente di disinfettante, non lasciavano spazio a dubbi o fraintendimenti.
Avevo inziato a riconoscere, temere, e odiare quel genere di posto, quando a diaciassette anni, mentre aspettavo nella sala d'attesa di cardiochirurgia, in attesa di far visita a mia nonna che era ricoverata lì da qualche giorno, mi sentii mancare improvvisamente l'area, e una zia si offrì di accompagnarmi fuori; un minuto dopo le squillò il cellulare e la vidi appartarsi un attimo. Quando mi raggiunse a chiamata terminata, mi disse che ormai ero grande e dovevo essere forte : mia nonna non c'era più. In quell'esatto istante capii che il senso di soffocamento che avevo provato in quella stanza, non era stato casuale, anzi, realizzai che mi ero sentita mancare l'aria proprio quando mia nonna aveva lasciato questo mondo; tutto questo a conferma di quanto fossimo in sintonia...io e la mia nonna paterna eravamo legatissime, e lei mi aveva lasciato da sola, a fare i conti con il mondo dei grandi decisamente troppo presto.
E da allora, ogni volta che mi trovavo in un ospedale, non riuscivo a fare a meno di rivivere quell'intervallo di tempo appartenente al mio trascorso, che forse non era mai passato per davvero.. così, per qualche istante, mi lasciai travolgere dai ricordi anche quella volta.
" Signorina..signorina?" tornai al presente soltanto quando avvertii qualcuno scuotermi delicatamente. Ero sudatissima, un bagno d'acqua, come ogni volta che quel maledetto giorno di tanti anni prima tornava a riprodursi nella mia mente, con effetti anche sul mio corpo, e sul mio animo. Mi facevano quell'effetto gli ospedali, non potevo farci niente.
" Signorina, si calmi, la prego. In fondo non è successo nulla di grave..." sentii l'infermiera rassicurarmi, e in quel momento, sbarrai gli occhi, terrorizzata.
Ethan! Impallidii ricordando come lo aveva conciato Ricky..e quella specie di rissa in biblioteca, a causa mia...Dio, ma che cosa era successo?
Sì, ricordavo di averli raggiunti in preda al panico, di aver provato a separarli e di aver minacciato Ricky di chiamare la polizia, ricordavo che entrambi mi avevano pregato di tornarmene nel bagno, e che poi Ricky mi aveva spinta a terra per potersi avventare ancora su di lui. Dopo, buio totale.
" Mi ha sentito? Sta bene...il suo bambino è sano come un pesce!"
Istintivamente mi portai le mani sull'addome, di colpo di nuovo cosciente. Sospirai, più volte, a lungo, sollevata almeno per quello.
" Si sì grazie..menomale"
"Grazie, grazie mille"
" Per fortuna" dicevo cose sconnesse, ancora piuttosta provata, sia da quello che era realmente successo, che dal ricordo dalla sala d'attesa di cardiochirurgia che continuava a torturarmi.
Esattamente in quel frangente, mi venne da pensare che se mia nonna fosse stata ancora viva, sarebbe stata l'unica persona al mondo alla quale avrei confidato di essere incinta senza nessun tipo di paranoia. 
E chissà che faccia avrebbe fatto quando le avrei detto di aver incontrato Ethan!
Avrebbe sicuramente esultato e magari anche sclerato insieme a me, perchè lei era fatta così, ma mi avrebbe anche raccomandato di raccontare tutto ai miei genitori, soprattutto a mia madre, che sospettavamo entrambe fosse sempre stata un pochino gelosa del nostro rapporto.
Ero una stupida...dovevo raccontarle tutto, e al più presto, considerato come i giorni si rincorrevano senza sosta. Dovevo farlo anche per la nonna, un po' come se lo raccontassi anche a  lei.
Si.. ma Ethan dove era finito? Perchè non era accanto a me? Io..io necessitavo della sua presenza al mio fianco, ogni secondo un po' di più, io avevo bisogno di lui, bisogmo di sapere che stesse bene..
E poi non sapevo nemmeno che fine avesse fatto quell'altro pazzo..speravo fosse partito per la Germania senza di me, e senza di Harry. Perchè il nostro posto era a Londra.
Harry..Harry era salvo. Non volevo nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto succedergli. 
Il mio piccolino, il mio piccolino stava bene! 
Ancora pensavo cose apparentemente sconesse tra loro, che assumevano il volto di un bebè, di Ethan, della nonna, di Ricky, dei miei genitori, e poi di nuovo il bebè e  Ethan, susseguendosi in un circolo vizioso, quando scorsi sul comodino un foglio bianco ripiegato su se stesso. Lo afferrai di slancio, improvvisamente più cosciente, quando riconobbi la calligrafia.





BUONSALVEEE!!
Perdonatemi per l'attesa..so benissimo di aver saltato un paio di aggiornamenti e mi dispiace non essere riuscita ad anticiparvi che sarebbe andata così. La verità è che queste due settimane appena trascorse sono le uniche dell'anno che mi sono concesse per godere della compagnia di alcune persone a cui sono legatissima da tutta la vita...e niente, ho passato tutto questo tempo con loro e basta, senza preoccuparmi di nient'altro.
Comunque, sono tornataaaaaaaa  :)) E loro sono partiti :(
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, e non vedo l'ora di scoprire le vostre opinioni a riguardo ;)
Recensiteeeeeeeeeee ♥♥♥♥
Vi anticipo già che il prossimo capitolo sarà quello conclusivo...
Grazie di cuore per tutto il supporto, un bacione, e a prestoooooooooo <3<3<3<3





















  
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