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Autore: Fast    23/08/2015    4 recensioni
L'amor che muove il sole e le altre stelle. L'amore che rende folle il più saggio degli degli uomini, e coraggioso il più pusillanime.
Un uomo tormentato dal suo passato, una giovane donna armata soltanto del suo buon cuore e del senso dell'onore.
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Deglutì, e strinse forte i pugni per farsi coraggio. -Siete... Siete qui per mio padre?-.
Osservò non senza un un brivido le labbra del cavaliere davanti a lei piegarsi in un sorriso privo di qualsiasi tenerezza.
-No. Sono qui per te, Kagome...-
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La gratitudine è non solo la più grande delle virtù, ma la madre di tutte le altre.
Cicerone


-Acqua...-

Un rantolo svegliò di colpo la giovane donna che si era appena assopita dopo una notte d'insonnia. 

Si riscosse velocemente dal torpore che l'aveva avvolta, tirandosi su in ginocchio e sporgendosi verso il secchio di legno colmo di acqua fresca di pozzo che un domestico aveva portato pochi minuti prima.

Tirandosi su le maniche della camicia bianca che portava, un ricordo dei suoi momenti felici in Occidente da cui non voleva separarsi, riempì una tazza e la volse verso l'anziano disteso sul futon.

Con estrema delicatezza, sollevò la testa dell'uomo ed avvicinò la tazza alle labbra, facendo attenzione a non rovesciare nulla.

Preoccupata, osservò colui che le aveva fatto da padre consumato dal dolore della malattia, ed un nodo le si formò in gola.

Deglutendo, si costrinse a non piangere.

Il volto dell'anziano era giallo e smagrito, il corpo leggero come una piuma fortemente debilitato. Soltanto gli occhi, di un vivido e brillante castano, erano gli stessi. 

Sospirando, la ragazza fece appoggiare con tutta la delicatezza possibile la testa del povero vecchio sul cuscino, e con la diligenza degna di una figlia sistemò le coperte per proteggerlo dal freddo di gennaio, alzandosi infine per ravvivare il fuoco.

-Kagome....mia cara...-

La giovane sussultò, gli occhi di un insolito blu che correvano veloci verso l'anziano monaco morente. 

-Sì, reverendo Omoe?-.

Lo osservò alzare con fatica una mano ossuta e deformata per farle cenno di avvicinarsi.

Non appena la ragazza si sedette di fianco al futon, l'uomo le afferrò le dita.

Kagome si ritrovò a sorridere.

-Bambina mia... Dimmi.... Sei certa di non volere far ritorno in Occidente?- le domandò con voce flebile.

La giovane sospirò.
 
Pensò agli anni passati nel continente, nell'antica cittá di Roma. Un luogo così diverso dal suo paese natio.
Eppure per cinque anni era stato la sua casa.

Adorava Gostanza, la buona e chiacchierona perpetua del parroco che la viziava come una figlia. 
Adorava Augusto, l'anziano arciprete che le ricordava in modo impressionate l'amato e lontano Omoe, che non si stancava mai di insegnarle l'antica arte della medicina e dell'alchimia. 
Adorava sedersi con loro davanti al fuoco scoppiettante nelle fredde serate d'autunno per ridere e scherzare accompagnati da un bicchiere di buon vino.
Adorava passeggiare per le strade di quella città, fare la spesa al mercato, discutere con le massaie incantate dai suoi occhi a mandorla dello stesso colore delle acque e dai suoi lunghi e ricci capelli castani.
Adorava seguire Augusto nelle stanze segrete dei suoi amici frati per sfogliare antichi libri colmi di sapere, per poi disquisire tutti insieme di filosofia e antichi rimedi curativi davanti ad un piatto di zuppa, magari dopo aver preso bonariamente in giro Padre Riccardo, un arzillo quanto sordo frate ultra novantenne.

Kagome prese fiato.

-Certo che si. Adesso avete bisogno di me, come potrei abbandonarvi?-

Il vecchio tossì con forza, scattando su a sedere, immediatamente soccorso dalla ragazza.

La giovane strinse forte le labbra.

In quel mese, da quando era tornata, avvertita dall'amica d'infanzia Sango delle condizioni di salute del buon monaco alle quali il padre Naraku si disinteressava totalmente, la situazione non aveva fatto altro che peggiorare. 

A nulla erano valsi i consigli di Augusto ed i medicinali che aveva portato dal continente.

Il buon vecchio Omoe continuava a peggiorare e sembrava proprio che la sua ora stesse per sopraggiungere. 

-bambina mia.... Sai meglio di me che non ce la farò...- ammise con un filo di voce l'anziano.

Kagome scosse la testa e spostò da un lato la lunga treccia bruna.

-Non dite sciocchezze, non è da voi-
-Eppure è così, bambina. Nulla può salvarmi. Anni ed anni passati a contatto con spiriti immondi ed aure malefiche hanno indebolito corpo e spirito. A nulla servono i comuni rimedi che con tanto affetto e premura mi somministri ad ogni ora del giorno e della notte. Soltanto l'elisir della sfera dei quattro spiriti potrebbe aiutarmi. Solo quello-

Kagome storse la bocca. 
Ricordava vagamente le storie di Oni e Mononoke che la sua balia le raccontava da piccola. 
Ricordava con quale fervore la donna le raccontasse di oggetti magici che prendevano vita, di procioni in grado di trasformarsi, di bellissime donne della neve capaci di incantare e divorare gli uomini.
Ma la sua formazione scientifica le aveva insegnato a guardare a questi racconti come a delle semplici e sciocche superstizioni popolari. 
D'altronde, era in Giappone da più di un mese e di Mononoke ed Oni nemmeno l'ombra.
Pertanto, riteneva che la storia della sfera dei quattro spiriti fosse il frutto dei vaneggiamenti di un uomo consumato dai dolori della malattia.

Eppure....
Non le aveva forse insegnato Padre Riccardo, in molti dei loro pomeriggi di studio,  che l'alchimia ha ben individuato in secoli di ricerche il potere delle rocce e dei metalli?
Non erano forse ben conosciuti, e lei stessa non aveva forse assistito a guarigioni miracolose grazie ai minerali?

Sospirò. 
Forse, non sarebbe stato poi così sbagliato venire in possesso di quell'elisir.

Tossicchiò per richiamare l'attenzione del vecchio monaco.

-Ditemi... Dove posso trovare questa sfera?-

-No! O no bambina mia! È pericolosissimo partire alla ricerca della sfera! La buona Kaede, sua attuale custode e mia cara amica, ha messo su una rete di magie e barriere spirituali per proteggerla! In molti l'hanno ricercata negli anni, pronti ad usufruire dell'immenso potere che racchiude! No, no mia cara... Sarebbe troppo pericoloso. Non sono eterno, bambina. Soltanto i Kami conoscono l'ora in cui dovrò riunirmi a loro. Sarebbe da sciocchi combattere contro quanto è già scritto...-

Kagome fece per replicare, ma un nuovo attacco di tosse dell'anziano la costrinse a rimandare quanto aveva da dire. 

Con un sospiro, sistemò nuovamente le coperte del futon, constatando con piacere che dopo un giorno quasi insonne il monaco era caduto in un sonno profondo.

Decise di alzarsi per sgranchirsi le gambe.

Quando uscì dalla capanna, costruita nella parte più nascosta del giardino che circondava la lussuosa casa di suo padre, il vento freddo di gennaio la investi, portandola ad avvicinare al collo lo scialle di lana che aveva sulle spalle.

-Kagome-chan... Ecco, ti ho portato una ciotola di riso. Sono due giorni che bevi soltanto, non è salutare-.

La ragazza si volto con un sorriso stanco ma pieno di affetto verso la proprietaria di quella voce dolce come miele.

La sua carissima amica Sango, che per lei era come una sorella, la osservava con un sorriso, le braccia avvolte dal kimono verde e rosa protese in avanti ad offrirle una ciotola colma di chicchi di riso, i lunghi capelli color castagna lasciati sciolti sulle spalle.

Gli occhi grandi, dello stesso colore della terra, la guardavano vispi, registrando con palese disapprovazione le occhiaie sotto gli occhi e i capelli sporchi e disordinati.

Kagome sospirò, afferrando il riso.

-Lo so, Sango... É solo che non ce la faccio a lasciarlo. L'idea che possa succedergli qualcosa mentre io sono via mi uccide. Sono mancata più di cinque anni...-

L'amica si affrettò a posarle una mano sulla spalla  -Ma non è stata colpa tua! Hai seguito le tue naturali inclinazioni e, lasciatelo dire, hai approfittato di un'occasione d'oro...-

Kagome annui sospirando. 
Ricordava bene la totale mancanza di affetto del padre, e il vuoto di una madre che non aveva mai conosciuto. Per questo aveva toccato il cielo con un dito quando il genitore non aveva battuto ciglio alla sua richiesta di partire con gli olandesi alla volta dell'occidente.
Complice Omoe stesso, che intratteneva rapporti pacifici con gli Occidentali,  era stata affidata alle cure di padre Augusto, un anziano prelato di origini italiane che si era preso da subito cura di lei, insegnandole diverse lingue ed istruendola all'arte medica, non appena aveva scoperto la predisposizione della tredicenne per quella disciplina.
Gli anni in Italia erano volati, felici come non mai. Era stata circondata da anziani signori gentili che le avevano riservato un'educazione ed un'istruzione che le donne, ed anche molti uomini, si potevano solo sognare.
Per questo le si era strinto il cuore a lasciare tutto questo, consapevole che molto probabilmente, vista l'inclinazione di Ieyasu a chiudersi all'occidente, non avrebbe più potuto far ritorno nel continente, ma il buon Omoe, che l'aveva accudita sin dalla nascita aveva bisogno di lei, e lei non poteva certamente dimostrarsi un'ingrata.

Un'ansia indicibile l'aveva presa, constatando con i propri occhi quello che l'amica Sango le aveva descritto per lettera.

L'anziano era allo stremo delle forze, bisognoso di ogni cura possibile.
Quando, basita, lo aveva interrogato sul perché non le avesse mai accennato nulla di quella situazione durante la loro corrispondenza, il vecchio aveva sorriso,  dicendo che non era sua intenzione mentire, ma nemmeno costringere la ragazza che considerava al pari di una figlia a rinunciare alle sue aspirazioni.

Questa era una prova di amore incredibile e Kagome, che era stata cresciuta dal monaco discendente di un'antica famiglia di Samurai con valori fortissimi come il senso dell'onore, della giustizia e della misericordia, non poteva e non voleva abbandonarlo.

Stancamente, si spostò poco più in la per sedersi su una panchina, seguita da Sango.

-Forse hai ragione. Ma adesso il mio posto e qui. Non intendo restarmene con le mani in mano a vederlo morire-.

Sango annuì -Giusto. Se soltanto potessimo fare qualcosa...-.

Kagome alzò gli occhi verso il cielo, pensierosa -Senti, Sango... Sai dirmi nulla della sfera dei quattro spiriti?-

-Mio padre me ne parlava spesso. E una sfera con poteri miracolosi, che pare brillare di luce propria. Dicono che sia in grado di esaudire qualsiasi desiderio-

Kagome annuì -Omoe mi ha parlato di un elisir...-

Sango si portò l'indice al mento, pensierosa -Si. Credo di aver sentito qualcosa al riguardo. Cosa conti di fare? Partire alla ricerca della sfera? Ma non eri tu quella che non credeva in queste leggende?-

-Si, ma credo nella scienza, nell'alchimia. Credo nei poteri dei metalli e dei minerali. Quindi non reputo così impensabile la possibilità che questa sfera sia in grado di curare mali apparentemente incurabili- 

Strinse le mani attorno alla tazza.

-Devo provare, Sango. Glielo devo. Solo, non so da che parte cominciare. Non credo che mio padre opporrà qualche resistenza, visto e considerato l'interesse che nutre per me, però non so davvero da cosa partire. Il Giappone e enorme, manco da tanti anni e non credo neppure di cavarmela così bene con là lingua.oltretutto, Omoe non vuol darmi indicazioni, perché crede che sia troppo pericoloso. Ma io devo provare, in ogni modo-

Sango annuì, colpita da quella accorata confessione -Potremmo provare a chiedere ad uno degli eremiti che vivono sulle nostre montagne. Loro potrebbero saperne qualcosa-

Kagome alzò lo sguardo, fiduciosa -Certo! Potrebbe essere una buona idea!-

Sango sorrise in risposta, alzandosi in piedi seguita a ruota dall'amica -Certo che lo è! Ed io ti aiuterò!-

-Ma Sango... Probabilmente sarà un viaggio lunghissimo e tu..-

L'amica alzò una mano per zittirla -Non dire sciocchezze. Non c'è nulla che mi trattenga qui. Papà e morto, e Koaku è ad allenarsi nelle zone del nord, quin...-

Delle urla la interruppero prima che potesse finire la frase, facendola sobbalzare insieme a Kagome.

Le due ragazze guardarono con occhi sgranati delle fiamme altissime alzarsi dal centro del villaggio, mentre il nitrito di cavalli, tanti cavalli, si andava a mescolare  con le urla degli abitanti, il rumore delle spade e delle voci di uomini sconosciuti.

Sentì la mano di Sango stringersi sul suo polso -Kagome! Forza, muoviamoci di qui!- 

La ragazza non ebbe neanche il tempo di registrare quel che l'amica aveva appena detto, che un fortissimo rumore di zoccoli attirò irrimediabilmente la sua attenzione.

La giovane sgranò gli occhi, nel vedere chi fosse il cavaliere che con tanta irruenza aveva fatto il suo ingresso nel giardino.

Non seppe come, ma Kagome riuscì a non batter ciglio quando l'uomo si fermò, l'enorme cavallo scalpitante, a pochissimi centimetri da lei.

Era alto. Alto, con spalle possenti evidenziate dalla casacca nera in seta tipica delle buone famiglie del paese del Sole Nascente.

Il viso era volitivo, forte, caratterizzato da naso dritto, bocca sottile ed occhi di uno strano colore, quasi oro, estremamente brillanti ed evidenziati da lunghissime ciglia.

Kagome trattenne il fiato.

Da sopra i lunghi capelli, di un insolito argento, spuntavano due orecchie tipicamente canine.

La ragazza sbattè le ciglia più volte.

Che fosse... Realmente un Mononoke?

Un urlo fortissimo, lanciato da qualche servitore, la fece sussultare, ed istintivamente si portò davanti a Sango, anche se la ragazza non mostrava la minima traccia di terrore.

Deglutì, e strinse forte i pugni per farsi coraggio, mentre l'uomo era ancora intento a fissarla.

 -Siete... Siete qui per mio padre?-. 

Osservò non senza un un brivido le labbra del cavaliere davanti a lei piegarsi in un sorriso privo di qualsiasi tenerezza.

E a Kagome non poté non mancare il fiato quando con una voce profonda e roca disse: 
-No. Sono qui per te, Kagome...-




Ma buonasera! Eccomi qui con il primo incontro Kagome/Inuyasha! 
Che dire... Vi starete sicuramente chiedendo: questa e scema, ma che c'entra Roma, gli olandesi, i frati e via discorrendo?  Ho voluto fare qualcosa di diverso, dare un'ambientazione e un tema nuovi, basandomi su fatti storici realmente accaduti, modificandoli laddove sarà necessario, per questa storia.
E certo che nel 1600 il Giappone feudale si chiuse definitivamente al mondo con Ieyasu. Ci furono rivolte da parte dei cristiani convertiti, manco a dirlo soffocate nel sangue, ed i rapporti e gli scambi commerciali rimasero appannaggio di pochi europei, soprattutto olandesi, confinati su alcune piccole isole.
Che dire, spero apprezziate la mia scelta di inserire un tocco di italianità nella storia. Italianità che sarà profondamente collegata con la nostra protagonista!
Qua è la verranno disseminati "mostri" tipici del folklore giapponese. Il Mononoke e uno di questi, nonché uno dei milioni di modi di definire uno "spirito" nel paese del Sol Levante.
Ringrazio tutti voi che leggete recensite, supportate e sopportate! ;)
Alla prossima!!!
  
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