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Autore: Giandra    23/08/2015    1 recensioni
Raccolta di storie incentrate ognuna su una shipping del mondo Pokémon, scritte tutte su vostra richiesta.
Scrivo su:
- anime principale (tutte le stagioni);
- Pokémon Horizons;
- videogiochi (trovate le specifiche nel prologo).
☆ #7. Mizuhiki: Seconda classificata e vincitrice dei premi Sara, miglior stile, miglior grammatica e miglior personaggio al contest "Ho letto un libro, una volta (si chiamava...)" indetto da zbor liber sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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Buonsalve! Questa storia ha preso vita nella mia mente questa notte all'una e qualcosa, ma ero decisamente troppo assonnata per farle prendere vita in un Word, così ho rimandato a questa mattina e, stranamente, mi ricordavo ancora tutta la trama e il testo che mi ero immaginata. Il punto è che non sono mai stata chissà quale fan della OldRival, di certo sono dell'opinione che Blue è di Green e Green è di Blue, ma non al punto da sognarmeli la notte! Quindi questa inspiegabile immaginazione che mi ha pervaso ho deciso di dedicarla alla mia Musa (Shirokuro), convinta che mi sia entrata nel sonno e che mi abbia costretto a scrivere su di loro♥. 
Si tratta appunto di una AU (come lei tanto ama), in cui Blue lavora in un centro astronomico con l'obiettivo di scoprire la stella più splendente (che poi sarebbe Sirio, lo so, ma diciamo che lì non si sa~), mentre Green non ci è dato sapere che lavoro faccia >w< 
La cosa importante è questa: non avendo letto per bene il manga, mi sono accorta (o meglio mi hanno fatto notare) che c'è una sorta di reverse!IC: Green ha il carattere di Blue e viceversa, all'incirca.

Il punto è che, dato che l'idea mi è venuta all'improvviso, non sono riuscita a trovare un'immagine adeguata (semmai qualcuno di voi riuscirà mai a trovare un'immy OldRival con le stelle, fatemi un fischio~). Detto questo, vi auguro buona lettura! 




 
La stella più splendente

Blue aveva imparato una lezione importante quella serata: mai fare a gare di bevute con Green. Innanzitutto perché Green — nonostante la scaltrezza — non sapeva resistere a una sfida lanciata dal suo amico d'infanzia, e da sempre rivale, Red; fato voleva, però, che il giovane fosse capace di ubriacarsi con dell'acqua minerale, quindi figurarsi con scotch e tequila. In secondo luogo, poi, poiché l'unica intelligente e cauta del gruppo rimasta sobria era sempre Blue, stava a lei ospitarlo in casa sua — visto che Green si ostinava a non rivelare né a lei, né a Red e né alla loro amica Yellow dove abitasse.
Blue aveva iniziato a sospettare di aver sbagliato quando, presa da un istinto di compassione, aveva deciso che il divano fosse tremendo per smaltire una sbornia e gli aveva fatto spazio nell'altro lato del suo letto, sussultando quando un braccio incontrollato l'aveva cinta in vita così forte da riscaldarla.
Ma lo realizzò per certo solo la mattina dopo, quando iniziò ad accaderle una serie di eventi che si sarebbe volentieri risparmiata.
Si alzò di buon grado dal letto, contemplandosi di fronte alla specchiera ampia e lucente che sovrastava il suo comodino. Si spostò alcune ciocche di capelli qua e là, fece un paio di boccacce e alla fine rise di gusto nel constatare quanto fosse bella.
«Egocentrica» le arrivò tagliente all'orecchio e lei spedì un'occhiata gelante alla seconda figura riflessa nello specchio che scostava un po' le coperte e si guardava intorno. «Ti sei appena svegliata, vero?» assodò Green, notando il pigiama.
«La prima cosa che faccio al mattino è specchiarmi, qualche problema?» sbottò infastidita, dirigendosi verso l'armadio. Afferrò una maglietta nera a tinta unita che le fasciava bene il corpo e dei pantaloni lunghi e comodi, poi prese il camice da lavoro e ripose tutto sull'anta, incamminandosi verso il bagno. Le due stanze erano così vicine che lo scrosciare dell'acqua non era in grado di coprire le voci dei due interlocutori.
«Che lavoro fai, Blue?» chiese Green.
«Te l'avrò detto un centinaio di volte» rispose lei seccata.
«Arriviamo a centouno»
Ci volle un po' di tempo per far sì che la ragazza rispondesse, Green dovette aspettare che uscisse dalla doccia e si avvolgesse con una candida accappatoio in cotone che le copriva l'intero corpo eccetto i piedini scalzi. «Astronoma, Green. Astronoma. Studio le stelle, contento?» rispose poi, poggiando le mani sui fianchi e alzando un sopracciglio. 
«Antipatica» rispose solo il ragazzo, liberandosi interamente del lenzuolo e accorgendosi solo in quel momento di essere a petto nudo e di indossare ancora i pantaloni e i calzini. «Non ti sei sprecata a spogliarmi» le fece notare, con un tono che Blue non seppe decifrare se deluso o di scherno.
«Perché mai avrei dovuto?» chiese impertinente, andando ad asciugarsi e vestirsi dietro l'anta dell'armadio.
«Perché non hai il piacere di spogliare un uomo da quattro mesi ormai, — iniziò Green insolente, alzandosi dal letto. — L'ultimo mi sembra sia stato Silver» concluse, apparentemente contrariato anche solo dal nominarlo.
«Tutto ciò non ti riguarda affatto!» eruppe la ragazza, sbattendo l'anta con forza e uscendone in tutta la sua bellezza — nonostante il camice le coprisse le forme sode.
Si diede un ultimo sguardo allo specchio con l'intenzione di voltarsi e uscire dalla stanza. Green dovette percepire le sue intenzioni, così si preparò in fretta e furia e riuscì a evitare di farsi sbattere la porta in faccia, uscendo in contemporanea a lei. Entrarono insieme in ascensore e lì il ragazzo ebbe modo di aggiustarsi l'outfit di fronte allo specchio.
Il tragitto verso il centro astronomico fu breve e silenzioso, quasi teso, ma Green si comportò come se nulla fosse e continuò a seguire imperterrito la ragazza.
Una volta entrati nell'edificio, il giovane si guardò attorno sbigottito; Blue non poteva dargli torto: le pareti completamente bianche, le mattonelle bianche, i banconi bianchi e le sedie bianche, più che nello spazio davano l'idea di essere finiti in un'enorme scodella per la colazione. L'edificio era anche ricurvo, tondeggiante, con una cinquantina di piani che culminavano in un unico stanzino posto all'apice della struttura.
Entrarono nuovamente in un'ascensore e Blue era certa che Green stesse pensando qualcosa di stupido, tipo che fosse talmente grande da poterci allestire un teatro. Sulla parete vi erano cinquantatré pulsantini tondi con su scritte le cifre da uno a, appunto, cinquantatré, e lei pigiò quest'ultima.
«Hai anche il tuo angolino appartato» commentò Green una volta arrivati al piano, accorgendosi che fosse deserto e con una sola stanza, quella della compagna.
«Sta' un po' zitto» sbottò, stufa delle sue frecciatine.
Green ghignò con una tranquillità disarmante, come se lo stesse facendo più per farla arrabbiare che per altro.
Si appostò sullo stipite della porta, dopo aver galantemente ospitato Blue al suo interno con un movimento fluido della mano. Da lì, esaminò la stanza: in effetti non era molto agghindata, c'era solo una scrivania azzurra — Blue sapeva che fosse contento di poter vedere un colore diverso dal bianco — che sovrastava un pavimento con piastrelle lavorate a mano; al centro troneggiava un telescopio a dir poco mastodontico; le pareti erano in vetro e lasciavano osservare quietamente il cielo.
«Immagino sia addirittura più suggestivo di notte» disse, visibilmente colpito. Varcò la soglia della stanza con un sorrisetto divertito, sedendosi composto su una poltrona in pelle posizionata davanti alla scrivania, e scrutò Blue che armeggiava con il telescopio. «Perché hai deciso di diventare un'astronoma, Blue?» chiese tutto un tratto, con sguardo e tono più seri che mai.
«Ho un obiettivo, ce l'ho fin da quando ero piccola, — Blue fermò un attimo il suo discorso, posizionando meglio le lenti dell'oggetto con cui stava lavorando. — Non so se ti ricordi, ma ho sempre avuto in debole per le cose luccicanti. Poi una serata vidi la volta celeste pieeena di stelle» belò con aria sognante. «Decisi allora di scoprire quale fosse la più luminosa e di ritrarla in una fotografia, cosa che potrò effettivamente fare grazie a questo modernissimo telescopio, — Carezzò con il pollice l'aggeggio, trattandolo come se fosse una vera entità. — E poi ne farò una gigantografia e la appenderò in stanza» nell'ultima parte del discorso tornò se stessa, usando un tono sbrigativo e atono. 
«Ma tu l'hai già trovata, Blue, la vedi ogni mattina» affermò Green dopo qualche minuto dalla spiegazione dell'amica, lasciandola interdetta.
Ella osservò meglio all'interno del telescopio ma, quando non vide assolutamente niente, capì d'essersi persa qualcosa.
«Pensaci, me l'hai detto oggi» aggiunse Green.
Blue si fermò un attimo a riflettere. Quel giorno avevano parlato di tante cose, ma di certo non delle stelle; poi, entrando nella mente difficile e contorta di Green, capì. La prima cosa che faccio al mattino è specchiarmi, qualche problema? Certo, era ovvio. Sorrise, socchiudendo gli occhi. «Idiota» disse solo, proseguendo nel suo lavoro seppur con movimenti molto più goffi e deconcentrati.
Green ghignò, di nuovo.
Era ancora più che determinata a scovare quella stella, ma nel frattempo sapere che, per lui, sarebbe sempre rimasta lei la più splendente di tutte era una bella soddisfazione.





 
   
 
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