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Autore: FuckEdison    23/08/2015    2 recensioni
"L'uomo ha smesso di guardare alle stelle ed ha abbassato il capo per coprire i propri sogni di fango."
Nìkola Tesla, Marie Curie, Alan Turing e Albert Einstein in un mondo distopico, crudo e crudele, celato dietro il falso buonismo di un governo che ha fatto della manipolazione la sua arma silenziosa ed efficace.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The world is broken
halos fail to glisten
you try to make a difference
but no one wants to listen

Hail, The preachers, fake and proud
their doctrines will be cloud
they’ll dissipate
like snowflakes in an ocean

- Muse -

 

Era stato dimostrato che il cervello umano, dopo 72 ore di deprivazione dal sonno, produceva allucinazioni simili a quelle ottenute con una modesta dose di LSD; Alan non ci teneva a sperimentare simili situazioni e fu per questo che si lanciò a peso morto sulla sua brandina. Sentì le palpebre farsi immediatamente pesanti, i muscoli rilassarsi e la coscienza spegnersi dolcemente.
Era stanco ed era convinto di meritarsi almeno un'ora di sonno.

A Nìkola Tesla, invece, il volo Parigi-Ginevra era ampiamente bastato a ricaricare le batterie: infatti era già furioso.  
Aveva lasciato lo studio di Hawking senza poter neppure godere della gioia di sbattere la porta visto che il progettista della base segreta aveva optato per più funzionali porte a scorrimento laterale automatico.
Percorse il tunnel fiancheggiando quel grosso tubo blu che, meno di venti anni prima, aveva fatto parte del progetto umano più ambizioso della storia: l'acceleratore di particelle più grande del mondo. Ora sembrava solo un pezzo di ottima rubinetteria a cui i passanti assestavano qualche distratto colpo di nocche.
«...Hawking se ne pentirà, questo è certo...» Borbottava fra i denti, desideroso di raggiungere la propria stanza il più presto possibile. Anche in questo caso dovette lasciar fare tutto al sensore di prossimità che si incaricò di azionare il meccanismo che trascinava indietro la porta. Il fallimento della volontà umana risiedeva proprio nell'utilizzo della tecnologia anche per compiere i più banali gesti quotidiani. Avevano piantato in asso il suo progetto sull'energia libera per imbottire l'uomo di comodità di cui non aveva bisogno.
Superò la soglia ed entrò in camera.
La sagoma di Turing, piegata su di un lato, giaceva immobile sulla brandina a lui riservata; dormiva. Tesla scosse il capo e si diresse all'altro lato della stanza; quello era il suo spazio. Una branda ed una piccola scrivania fiancheggiavano il muro su cui, come un quadro, era stata fissata una gabbia. Anche la colomba bianca al suo interno dormiva.
Nìkola dovette arrendersi con piacere alla solitudine ed al silenzio in cui era stato relegato.

Albert, a qualche corridoio di distanza, non riusciva proprio a smettere di sorridere. Marie lo aveva condotto attraverso il CERN, in una veloce visita guidata di ciò che era rimasto dell'impianto. Padiglione dopo padiglione, Albert aveva compreso l'entità dei progressi scientifici umani nella fisica teorica e sperimentale e, senza nascondersi troppo, si era piacevolmente ritrovato con gli occhi lucidi. Avrebbe dato il Nobel pur di poter vedere quel miracolo tecnologico in funzione.
Ora, seguendo le istruzioni lasciategli dalla chimica polacca, si stava dirigendo a quello che a detta di Marie era un buon posto per riposare e schiarirsi un po' le idee. Dubitava si trattasse di una suite presidenziale, ma nelle condizioni in cui era, gli sarebbe andata bene anche una stalla ed un letto di fieno. Fiancheggiò il grosso condotto blu, deviò a sinistra e percorse lo stretto corridoio fino in fondo, imboccò il varco sulla destra e si ritrovò nuovamente a camminare accanto al simpatico tubo.
La sua stanza doveva trovarsi da quelle parti.
Era in procinto di voltare nuovamente l'angolo quando dei veloci e sequenziali colpi al tubo lo fecero voltare. Era come se qualcuno alle sue spalle avesse picchiettato sulla superficie metallica.
«Chi c'è?»
Non c'era nessuno.
Il cuore gli era saltato in gola e martellava con una forza di cui non credeva essere capace.
Deglutì, tirò un profondo sospiro e riprese a camminare.
La necessità di trovare la sua stanza diventò un'urgenza e spinse di più sui talloni così da affrettare il passo.
Si sentì spiato.
Il condotto blu scorreva velocemente al suo fianco e, altrettanto velocemente, i picchiettii metallici tornarono. Al diavolo le indicazioni di Marie, si ritrovò a correre alla cieca, conscio del fatto che la sua meta non sarebbe dovuta essere lontana; con un colpo di fortuna sarebbe riuscito a mettersi in salvo da qualunque cosa lo stesse seguendo.
"Meow"
Albert si congelò all'istante, sgranò gli occhi e si voltò. Un gatto? Trattenne a stento l'ilarità e cercò la creaturina con gli occhi. Il micio lo seguiva ad un paio di metri di distanza, camminando in equilibrio sul condotto blu, parzialmente mimetizzato nella semi oscurità dal suo mantello pece. L'animale colmò speditamente la distanza che li separava e salutò Einstein con una generosa dose di fusa.
«Vieni qui.» Il felino si lasciò prendere di buon grado e si appallottolò morbidamente fra le braccia di Albert.
Ritrovò più umanità nel saluto di quella bestiola che nel comportamento dei suoi colleghi.

«Hei! Tieni quel mostro lontano da qui!» Tesla scattò come una molla quando Einstein entrò in camera con il gatto fra le braccia. Il felino si liberò dalla stretta del suo nuovo amico, s'arrampicò sulla scrivania del serbo ed iniziò a puntare minacciosamente il piccione dormiente.
«Giù di lì!» Il gatto non sembrò particolarmente preoccupato di Nìkola e parve quasi eccitarsi quando il volatile, strappato al sonno, iniziò a frullare rumorosamente le ali.
«E' incredibile il determinismo con il quale riusciate a NON fare silenzio quando dormo io» Alan era stato destato da Nìkola che aveva certamente più a cuore le sorti del suo piccione che i sogni di Turing.
«Perdonatemi per l'intrusione signori, Marie Curie mi ha indirizzato da voi. Mi ha assicurato che mi avreste trovato una sistemazione per la notte. Mi va bene qualunque cosa.»Albert era deciso ad essere meno invadente e problematico possibile, sapeva quanto fosse difficile trovare un punto di incontro con Nìkola.
«E ci mancherebbe, seguimi...ehi, Schrodinger, giù!» Nìkola fece per accompagnare Albert alla sua branda, quest'ultimo però era stato appena folgorato da un'idea mostruosa e rivoltante.
«Quello...quello è Erwin?» Albert indicò il gatto mentre il suo volto assumeva un'espressione che fondeva alla perfezione disgusto e paura. Cosa diavolo avevano fatto a Schrodinger? Quale mente deviata aveva mai potuto pensare di tramutare un essere umano in un animale? Cosa diavolo passava per la testa degli scienziati del ventunesimo secolo?   
I tentativi di Alan di soffocare una risata furono vani, il matematico inglese, infatti, scoppiò in una tale ilarità che quasi cadde dalla sua branda.
Tesla, invece, voleva credere che Albert lo stesse prendendo in giro.
«Il cervello te lo hanno scongelato, vero?» Sbuffò il serbo mentre accostava una brandina vuota e faceva cenno ad Albert di avvicinarsi.  Einstein rimase immobile, ancora chiaramente dubbioso.
«Santo cielo Albert, quello è solo un gatto! Lo abbiamo chiamato Schrodinger perché...insomma, lo sai il perché.»
«E dov'è Erwin?»
«Il cluster con il corpo di Erwin è stato distrutto tempo fa.»

Turing, intanto, aveva quasi sputato un polmone dalle risate.

 
   
 
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