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Autore: rocchi68    23/08/2015    0 recensioni
Può un essere malvagio tenere sotto scacco un'intera città per l'eternità o prima o poi dovrà fare i conti con la giustizia che porrà sul suo terreno un avversario di buon livello? In omicidi all'ordine del giorno, con l'Fbi incapace di cavare un ragno dal buco, può un semplice Comandante fermare l'inferno?
Oppure fallirà nel tentativo più disperato?
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Il direttore era impegnato come ogni giorno a firmare carte e a controllare la contabilità e quindi non si accorse nemmeno che era arrivata l’ora di pranzare. La segretaria e la sicurezza invece non aspettavano altro che allontanarsi da quel vecchio diavolo. Era perfido come pochi e non concedeva mai né giorni di permesso, né giorni di ferie. Nemmeno quando i suoi dipendenti erano malati oppure avevano un impegno della massima importanza era propenso a concedere periodi di libertà.
 
Inoltre era sordo e sentiva le persone solo quando esse erano a non meno di 3 metri e molti si chiedevano perché non avesse lasciato il posto a qualche parente o al suo vice.
 
“Buongiorno signor Kradford.” Disse con voce roca e sibilante
L’anziano signore si girò di colpo e rimase stupefatto e incredulo quando si ritrovò davanti un uomo con la maschera da Joker.
“Chi sei tu? Ma cosa più importante come sei entrato qui?” Chiese con ansia e preoccupazione.
“Si è dimenticato della mia famiglia?”
“Quale famiglia?”
“Mi dispiace che non si ricordi di mio nonno. E pensare che era un suo amico.”
“Tuo nonno?”
“Sì mio nonno.”
“Non sarai mica il nipote di Ronald?” Stupito per quella rivelazione inaspettata.
“Esatto sono il nipote di colui che ha tentato di fermarla e che lei ha annientato. È inutile che cerchi di scappare. Dovrebbe saperlo che la sua segretaria e la sicurezza sono in pausa, ma detto fra noi a nessuno interessa di lei.” Bloccandolo prima che riuscisse ad uscire dalla porta.
“Da dove sei entrato?”
“Crede davvero che glielo dirò? So che sta facendo tutto questo per accumulare tempo prezioso.”
“Non è vero.” Rispondendo con fermezza e guardando il nemico con orgoglio.
“Inutile negarlo, ma glielo dirò. La porta sul retro è rotta da mesi e lo so perché lei è un vecchio tirchio che non spenderebbe mai denaro prezioso.”
“Maledetto…”
“Sa perché sono qui?”
“No.”
“Lei ha ucciso mio nonno e la mia famiglia e quindi ti farò da boia, giuria e giudice. Lei ha ucciso una persona ed io ne ho uccise almeno una decina. Lei sarà il prossimo della lista.”
“Si può sapere cosa vuoi?”
“Non è quello che voglio che ti deve preoccupare, ma quello che non voglio che ti deve spaventare.”
 
Il Joker con un balzo felino si era avvicinato al direttore e gli aveva puntato la lama del coltello alla gola.
“Qualche desiderio prima di tirare le cuoia?”
“Ti prego abbi pietà…” Mostrandosi indifeso e con le lacrime agli occhi.
“Se non rispondi la considererò una risposta negativa.”
“…”
“Te lo ripeto, esprimi il tuo ultimo desiderio.”
“Ti vorrei vedere dietro le sbarre.”
“Mi dispiace non posso esaudire il suo desiderio.”
 
Il Joker non si era accorto che alle sue spalle un’ombra veloce e furtiva si era avvicinata e che gli aveva puntato una pistola alla tempia.
 
“Lascialo andare Paul se non vuoi che ti riempia la testa di piombo.”
“Complimenti ispettore. Come ha fatto a capire che ero io il killer?”
“Credi che perderò tempo a spiegartelo?”
“No.”
 
Paul lasciò la presa dal direttore e con un rapido movimento, mi colse di sorpresa, e si avventò contro di me con il suo coltello, ferendomi ad una spalla. La sua furia era cieca e colpiva a casaccio. Urlare sarebbe stato totalmente inutile e nessuno avrebbe mai avvertito le nostre richieste d’aiuto.
Schivai il secondo fendente sperando nel frattempo di avvicinarmi alla mia arma che era caduta a terra nel momento del primo attacco. Il terzo fendente era destinato allo stomaco, ma spostandomi riuscii a farmi colpire alla coscia.
Ero ancora troppo lontano dalla mia pistola e il direttore era troppo spaventato per compiere qualsiasi azione significativa. Non potevo rischiare che anche lui morisse, sarebbe stato un testimone perfetto per condannare il colpevole e con il suo aiuto non sarebbe mai più uscito dalle celle di massima sicurezza.
Con il quinto fendente riuscì a lacerarmi la milza e a farmi crollare a terra. Mi ero avvicinato ancora un po’ alla mia arma, era questione di centimetri e sarei riuscito a riprenderla.
Nel frattempo lui era pronto a colpirmi con un ultimo fendente, ma proprio quando sembrava quando si era avvicinato al mio corpo, riuscii a recuperare la pistola, facendo esplodere un colpo che colpì la gamba destra, lasciandolo a terra in preda al dolore. Mi avvicinai a fatica al suo corpo, presi il coltello e lo ammanettai alla gamba di un tavolo, in attesa che arrivassero i soccorsi.
 
“Signor Kradford, ha chiamato… la polizia?” Chiesi dopo quella lotta furibonda
“Appena mi sono liberato ho fatto scattare l’allarme e ciò significa che in pochi minuti gli agenti saranno qui. Grazie mille, signor?”
“Nara.” Faticai parecchio a rispondere, ero veramente stanco.
“Nara? Ma guarda te le coincidenze della vita. Ho conosciuto suo padre ed è stato lui a salvarmi la vita 30 anni fa e ora il futuro si ripete di nuovo.”
“Ne… sono… felice.” Sospirando e sbuffando per le ferite che Paul mi aveva causato.
“Ma lei è ferito.”
“Non è… nulla.”
“Dovrebbe farsi vedere da un dottore quanto prima.”
“Lo farò… non appena… la polizia sarà… arrivata.”
“Ma potrebbe volerci molto tempo e non so se resisterà fino ad allora.”
“Non è nulla… ho resistito… a ferite più… serie.” Cercai di rassicurare quell’uomo che si era comportato alla perfezione in quel frangente.
“Mi dispiacerebbe se morisse a causa mia.”
“Non succederà. Non sono così… malmesso da rischiare la vita.”
 
Dopo 10 minuti la polizia e l’Fbi erano arrivati e furono alquanto sorpresi nel vedermi nell’ufficio del signor Kradford.
 
“Shikamaru.” Urlò Temari, vedendomi seduto alla poltrona dove di solito stava il direttore e vedendomi stanco.
“Ciao… Temari.” La salutai con fatica.
“Cosa è successo qui?” Mi chiese Gaara.
“Benvenuti… signori. Capitano Gaara… quello è il suo uomo, se avrà… pazienza le spiegherò… come sono risalito al killer. Vi consiglio… di portarlo in ospedale. Non so se la ferita… sia grave o meno.”
“Anche lei dovrebbe farsi visitare.” Riprese il federale, notando che non avevo una bella cera.
“Non credo… che sia… grave la faccenda.”
“Non sta a te deciderlo.” ruggì Temari.”
 
Il direttore non aveva chiamato i soccorsi e quindi quando arrivò l’ambulanza le nostre condizioni erano critiche.
Paul Epson era stato ferito alla gamba destra, ma le sue condizioni non suscitavano preoccupazione. Il breve intervento a qui era stato sottoposto era perfettamente riuscito ed ora era sotto flebo e drogato dai calmanti.
Nonostante fossi riluttante all’idea di andare in ospedale, venni costretto dalla mia fidanzata a farmi controllare dai dottori.
Il medico che controllò la mia situazione era infuriato per il fatto che non mi fossi presentato prima.
Venni operato e dopo che fu passato l’effetto delle medicine feci quattro chiacchiere con Kevin.
“Signor Nara, si direbbe che si diverta molto a ferirsi.” Ghignò.
“Divertente Kevin. Si può sapere cosa mi avete trovato?”
“Per prima cosa, sarebbe stato meglio che lei si fosse fatto controllare un po’ prima. Comunque le ferite alla spalla e alla coscia erano serie, ma non mortali…”
“Lo sapevo che sono venuto per nulla.” Sbuffai, ripensando a tutto il lavoro che avevo a casa.
“Non direi che non avrebbe rischiato nulla. Se non fosse venuto, sarebbe potuto morire dissanguato. La ferita alla milza era veramente seria e se non avessimo provveduto con un’operazione chirurgica, lei sarebbe morto in pochi giorni a seguito del dolore.”
“Cavolo.”
“Se non voleva celebrare il suo matrimonio, questa era la soluzione migliore.” Versandomi un po’ d’acqua in uno bicchiere.
“Ti prego, non dirlo alla mia ragazza. Sarebbe capace di farmi male e sono sicuro che non vorresti mai avermi sulla coscienza.” Chiesi con sguardo supplichevole.
“Scusami amico, ma lo sa già. Una delle infermiere che è venuta a somministrarti le medicine l’ha avvertita delle tue condizioni e credo che sia fuori dalla porta in attesa che tu la chiami dentro.”
“Accidenti. Quanto è durata l’operazione?”
“L’operazione chirurgica è durata 2 ore e si è risvegliato dopo altre 2 ore di riposo. Direi che sei qui dentro da circa 5 ore.”
“Così tanto?” Chiesi, guardando l’orologio posto all’altro lato della stanza.
“Già.”
“Ascolta Kevin, appena esci, chiama Temari e dille di entrare. Tanto vale affrontarla adesso che tra qualche ora. Scappare dai problemi non è mai la soluzione e se scappassi sarebbe capace di cercarmi per tutto il mondo per poi farmi fuori.”
 
Appena il dottore fu uscito, la mia ragazza entrò come una furia e questa volta una scusa qualunque non sarebbe bastata per salvarmi la pelle.
 
“Bene Shikamaru, anche questa volta hai fatto tutto di testa tua.”
 
Quando lei mi chiamava con il mio nome era un brutto segno, spesso usava qualche vezzeggiativo o altri nomignoli assurdi, ma questa volta la faccenda era terribilmente seria.
 
“Ecco…io…” Spaventato come ero per la situazione che si era creata, balbettavo come un’idiota.
“Non hai avuto fiducia in noi.” Riprese, lanciandomi un’occhiataccia.
“No ti sbagli. Io mi fido molto di voi è che questo faceva parte di un mio piano.”
“Tu e i tuoi piani del cavolo. Quando ho deciso di sposarti, mi sono innamorata di te non dei tuoi piani e ti ho promesso che ti sarei sempre stata vicino.”
“Tecnicamente quanto detto vale solo al momento del matrimonio…” Ripresi, cercando di farmi sentire meglio.
“Zitto. Dimmi una cosa. E se per caso il tuo piano fosse fallito?” Mi ordinò con rabbia.
“Impossibile, avevo una percentuale di riuscita pari al 90% e quindi…”
“Tu non capisci un accidenti. Non mi importa della percentuale di successo. Mi importa della percentuale di insuccesso. Non voglio più vederti qui dentro. Non voglio diventare vedova dopo pochi mesi.” Guardandomi triste.
“Non hai fiducia nelle mie capacità? Eppure mi sembra…”
“Ti ho dimostrato più volte che tu hai la mia completa fiducia, ma per una volta prova a metterti nei miei panni. Nell’arco di un anno sei finito in ospedale 3 volte. La prima a causa di Orochimaru, la seconda a causa di un taglio alla schiena ed ecco la terza. Come credi che mi senta nel sapere che tu rischi così tanto? Io non vivo tranquilla. Ho sempre paura che ti succeda qualcosa e spero che ogni volta che suona il telefono non sia a causa tua.”
“Scusami Tem, ma io sono fatto così…”
“Se pensi che la faccenda sia conclusa, ti sbagli. Io tengo troppo a te e non voglio perderti per un azzardo. Se tu morissi mi lasceresti da sola, di nuovo, e non vedresti mai crescere Hiruzen. Dimmi è questo quello che vuoi?” Mi chiese lanciandomi contro tutta la sua frustrazione.
“Lo sai anche tu che tengo molto a voi…”
“Dimmi perché rischi così tanto. Se io fossi al tuo posto, tu come ti comporteresti?”
“Il rischio è la mia natura e finché sarò a questo mondo, non ti succederà mai nulla.”
“Perché nel caso Orochimaru non ci hai avvertito? Non avresti rimediato una pallottola in pieno petto. Per non parlare di Erin, se non fosse stato per il mio intervento a quest’ora piangerei sulla tua tomba. E se per caso il nostro Joker, sapendo che Shikaku aveva sconfitto suo padre, si fosse vendicato su di me? Tu la fai troppo facile. Ti odio quando fai così.”
 
Non aveva mai detto di odiarmi e anzi spesso assecondava le mie intuizioni. Non immaginavo di averla fatta soffrire così tanto a causa della mia ottusità. Non avevo pensato che ero io la causa della sua preoccupazione. Sono veramente uno stupido. Lei tiene a me e io ogni volta do tutto per scontato.
 
“Hai ragione Temari, mi dispiace di essere così incosciente.” Ripresi, osservandola con amore.
“L’hai capito finalmente.”
“Non posso rinunciare a voi e specialmente a te. Tu sei il tesoro più bello e sei il mio bene più prezioso. Non potrei mai permettermi che ti accada qualcosa. Se voglio essere un buon marito e in futuro un buon padre, non posso e non devo più fare l’idiota. Non voglio che tu e i miei figli cresciate senza di me, io vedrò di essere sempre presente e ti prometto che cercherò di renderti partecipe delle mie scelte.”
“Speriamo che queste promesse abbiano un seguito.” Mostrandosi parecchio scettica.
“Mi sei mancata seccatura.” Porgendogli un abbraccio che lei accettò volentieri
“Come scusa?”
“Mi sei mancata Temari.”
“Avevo sentito seccatura. ” Puntualizzando su quello che aveva sentito e facendomi capire che il suo udito era uno dei migliori.
“Te lo sarai immaginato.”
 
Dopo molti giorni fitti di impegni finalmente rincontrai le sue dolci labbra e sarei rimasto così per sempre.
Purtroppo quando si è partecipi di un momento bellissimo questo svanisce in un attimo e sapevo che avrei dovuto spiegare i particolari del caso agli agenti e al sindaco che aspettavano fuori dalla porta.
 
   
 
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