Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Soleil Jones    23/08/2015    7 recensioni
❝ In realtà non lo ricordo nitidamente, perché all'epoca ero un piccolo – ma bellissimo – poppante spruzzapipì-e-non-solo. Però se posso affermare che Perce non è poi coooooosì... così... ehm, così Percy, be', è perché non ho dimenticato – ci sono anche delle foto a riprova di tutto – l'unica occasione in cui si è reso utile al resto del mondo!
[…] Avrebbe dovuto svignarsela fuori a dare la caccia gli gnomi come Bill e Charlie molto prima – si disse Percy – così almeno zio Fabian non lo avrebbe intercettato e costretto a intraprendere una missione suicida: badare a Fred e George per qualche minuto. […] ❞
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fabian, Prewett, George, e, Fred, Weasley, Gideon, Prewett, Percy, Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pochi minuti e una manciata di sillabe — il regalo più grande che Percy Weasley fece a George e Fred

 


 

 

 

Scriverò le note qui, prima della One-Shot, così non vi scoccerò alla fine.
Dunque, questo è il risultato di un roleplaymeme riguardante il mio George e incentrato sui ricordi; il ricordo in questione doveva essere incentrato su Percy.
E, siccome sono troppo giù di corda per cimentarmi sul rapporto tra il personaggio che ruolo e il suddetto fratello dopo gli eventi che coinvolgono il quinto, sesto e settimo libro, me ne sono uscita con questo!
E così ho anche riesumato i fantastici Gideon e Fabian, su cui ho scritto un anno fa! *^*
Mi mancavano tanto, sapete.

Non ho mai amato particolarmente il personaggio di Percy Weasley; un po' per gli avvenimenti nella Saga, un po' perché non mi diceva molto. Ma, ehi, questo non significa che non possa essere riconsiderato! È proprio per questo che ho deciso di – diciamo – dargli un momento di gloria gloriosa(?).
Non spoilero nulla, però, piuttosto vi lascio alla One-Shot. Fatemi sapere che ne pensate!

Soleil


⌁ r o l e p l a y m e m e s ⌁ Ricordo riguardante Percy come fratello


 

In realtà non lo ricordo nitidamente, perché all'epoca ero un piccolo – ma bellissimo – poppante spruzzapipì-e-non-solo. Però se posso affermare che Perce non è poi coooooosì... così... ehm, così / Perce / , be', è perché non ho dimenticato – ci sono anche delle foto a riprova di tutto – l'unica occasione in cui si è reso utile al resto del mondo!

— George

 

 

[ 1 9 7 9 ]

 

L'arrivo della bella stagione a Ottery St. Catchpole era una vera e propria benedizione, specie per i coniugi Arthur e Molly Weasley.
Avere la possibilità di sguinzagliare i loro figli per i vasti prati delle campagne circostanti significava non averli in casa tutto il santo giorno e quindi vivere relativamente più tranquilli.
Erano oramai cinque, le piccole teste rosse ad abitare alla Tana: Bill e Charlie da soli non creavano problemi – non più di quanto fosse normale per due bambini delle loro età – e Percy era così tranquillo e pacato nonostante avesse tre anni che a volte capitava che non ci si accorgesse della sua assenza. Il vero problema era rappresentato dagli ultimi due arrivati: i gemelli.
Avevano poco più di un anno, ma ciò non impediva loro di urlare, ridere, lanciare pappette e oggetti a casaccio... il tutto in maniera incredibilmente rumorosa.
Erano tremendamente simili ai loro zii, Gideon e Fabian, e forse era proprio per questo che Molly tendeva a scaricargli Fred e George nelle occasioni in cui andavano alla Tana — che non erano neanche molte, dati i tempi che correvano. Ma ai due gemelli dai capelli scuri andava benissimo così.
Ogni volta che se ne andavano parevano più motivati e ottimisti circa le tensioni che stavano sconvolgendo il Mondo Magico, tanto quanto George e Fred sembravano più determinati a essere semplicemente se stessi.
Ci riuscivano particolarmente bene con il terzo dei loro fratelli, Percy, tant'è che presto il bambino prese a guardarli storto e fare dietro front ogni volta che notava di trovarsi a meno di dieci metri da quei due piccoli scalmanati.
Non è che li temesse – si diceva – semplicemente non erano, loro, di natura affine.
« Oh, andiamo, Perce! » Lo incalzò Fabian un giorno primaverile, conducendolo in salotto mentre Gideon prendeva al volo Fred prima che cadesse all'indietro sulla moquette.
I gemelli Prewett erano degli zii fuori dall'ordinario, certo, ma godevano – stranamente – della fiducia della loro unica sorella, la quale quell'oggi, mentre lei era a Diagon Alley e Arthur al Ministero, aveva affidato i suoi cinque figli ai suddetti gemelli.
Avrebbe dovuto svignarsela fuori a dare la caccia gli gnomi come Bill e Charlie molto prima – si disse Percy – così almeno zio Fabian non lo avrebbe intercettato e costretto a intraprendere una missione suicida: badare a Fred e George per qualche minuto.
« Non ti mangeranno, ne sono sicuro. E poi si tratta di pochissimo tempo. »
Vedendolo arrivare insieme allo zio, George batté le mani ridendo ed indicò il fratello maggiore, gesto interpretato da Percy come l'inizio della rivolta del demonio. Guardò Fabian a occhi sgranati, pronto a protestare, ma Gideon lo precedette: « O lo fai o alla prossima occasione ti insegno a cambiar loro il pannolino. »
« Gideon! » Lo riprese – divertito – Fabian. Poi fece sedere Percy sul tappeto, di fronte a dove stavano i gemelli e l'altro zio. « Eccoci qua, bene! »
Prese George da sotto le ascelle e lo posizionò tra le gambe di Percy, « Reggigli la schiena e la testa. Sta' attento, adora cercare di rompersi l'osso del collo. » il quale eseguì prontamente le istruzioni; la sola idea lo terrorizzava.
« Tu sì che sai come trattare con i bambini, Fabian! » Gideon avvicinò ai due nipoti Fred, mettendogli dietro tre grossi cuscini. Dopodiché si alzò soddisfatto.
« Ecco, Percy, hai visto? Ti adorano! » esclamò convinto, indicando col capo il modo in cui Fred fissava il fratello maggiore.
Pareva quasi assorto, ma dopo un attimo sorrise in una maniera che a Percy parve solo inquietante. Lo indicò ed esclamò con voce squillante: « Feff! Feff! »
George voltò il capo verso Percy così velocemente che quest'ultimo scattò come una molla per tenergli una mano dietro la testa come indicatogli da suo zio Fabian.
« Feff! » ripeté allo stesso modo il bambino.
« Si dice “Percy”. » Scandì Fabian, inginocchiato all'altezza dei nipoti. Gideon, le mani sui fianchi, inarcò un sopracciglio e rivolse al gemello uno sguardo eloquente: « A me pareva che volessero dire “fesso”, sai? »
Se uno sguardo avesse potuto uccidere, gli occhi chiari di Fabian Prewett quel giorno avrebbero commesso un omicidio dei più brutali che la storia umana avesse mai conosciuto.
« Ehm... perché non provi a giocare con loro, Percy? Io vado un attimo in cucina a preparare qualcosa da mangiare a voi e a Bill e Charlie. » esordì Fabian, e dalla sua espressione era ovvio che lo faceva solo perché a differenza del fratello il massimo che rischiava di fondere era il piano cottura.
« Ed io vado in bagno. » annunciò a gran voce Gideon. « E a spedire un Gufo. Non dimenticare di preparare la merenda anche a me o non ti parlo più, Fabie. »
« Se ti serve qualcosa urla, Percy! »
Così dicendo, i due gemelli lasciarono il soggiorno diretti in direzioni opposte.
Ne seguì un lunghissimo, infinito attimo in cui Percy non seppe come interpretare i mugugni prodotti da Fred. Pareva scrutarlo come un gatto guarda un topolino, chissà cosa macchinava con quel suo cervelletto da poppante combinaguai—!
Poi si ricordò di avere George tra le braccia nel momento in cui quest'ultimo cercò di sfuggirgli.
« No, George, sta' fermo! » S'impose Percy, venendo bellamente ignorato; rafforzò la presa sul fratellino, esordendo: « Zio Fabian ha detto di tenerti, perché sei piccolo e spericolato! »
George emise un verso di protesta, protendendo una manina verso il gemello. Era come se volesse dirgli: “Fred è più piccolo e spericolato di me!” — o almeno secondo il piccolo mago.
« E non mi hai ancora vomitato addosso. » aggiunse dunque Percy.
Fred rispose con un versetto e gattonando verso di loro, al che il maggiore dei tre si allungò per avvicinare al fratellino almeno un cuscino, giusto nel caso in cui rischiasse di cadere. Poi tornò a concentrarsi sulla zazzera rossa di George, che continuava a emettere strani suoni con la bocca. Ma non doveva star cercando di sgusciare via, perché sulla faccia lentigginosa era dipinto un gran sorriso. Uno che a Percy non diede l'impressione di un pericolo imminente.
Osservando Fred e la determinazione che impiegò per raggiungere il fratello, concluse che quello doveva essere il loro personalissimo modo di comunicare: avevano un anno ed erano svegli. Gattonavano a velocità esorbitanti, facevano galleggiare oggetti qualche volta, riuscivano più o meno a mettersi in piedi e talvolta cercavano di parlare.
Ecco, parlare.
Sicuramente, in qualche modo, loro potevano farsi delle lunghe chiacchierate: altrimenti come avrebbero fatto a essere così organizzati e sincronizzati nel combinare le loro monellerie?
Allora un'idea passò per il cervello di Percy: se avessero saputo esprimersi nel vero senso del termine, quei due, sarebbe stato molto più semplice per tutti capire e anticipare le loro bravate. Pensando di essere nel giusto – e iniziando a trovare insensati e noiosi quei versi gutturali – si schiarì la voce. Avrebbe iniziato dalle cose semplici.
« Fred, George. » Richiamati, i due si interruppero e lo guardarono contemporaneamente, rivolgendogli totale attenzione. « Ho deciso di insegnarvi a parlare! Perché non provate a dire “mamma”? »
I due piccoli parvero perplessi.
« Non è difficile. Mamma, mam–ma! Maaaaaaaammaaaaaaaa. »
Ora era evidente che lo consideravano un idiota.
George gonfiò le guance e iniziò a divincolarsi, indicando il gemello – neanche fosse così lontano, poi! – e urlando: « Ev, Ev! »
« No, George, mamma! »
« Ev! »
« Mamma, ti dico! »
« Eeeeeev! »
« Ovve. »
« Fred, no... »
« Ovve, Ovve, Ovve! » Prese a esclamare convinto il bimbetto, quasi saltellando sul posto, senza guardare altro se non il suo gemello. Percy emise un gemito sconsolato. « Uffa! Non è così difficile! »
Ma Fred e George, sordi e indifferenti alla sua frustrazione, continuarono così, senza smettere.
« Feff? » Percy si sentì tirare il colletto della maglia e guardò George, che gli indicò Fred. « Ev! »
« Fred, dici? »
« Ev! »
Allora nel brillante, giovane e promettente cervello del bambino si accese una lampadina. Si umettò le labbra e pronunciò il più chiaramente possibile: « Fred — F R E D — Capito? »
« Ev? » Fece il gemello menzionato, perplesso. Percy scosse vigorosamente il capo. « Lui è George, Fred. Lo so che sembra più difficile, ma pensa che il tuo nome intero è Frederick! »
« Hic? » Sgranò gli occhi schifato Fred.
« Hic! » Soggiunse divertito George.
« No, no, fermi! Okay, allora... » Percy indicò Fred e pronunciò il suo nome una, due, tre, quattro, cinque volte. Sperava che così George capisse di non essere, be', suo fratello!
« Fred. Coraggio, George! »
« Fovve, Ffffovv. »
« Non ci siamo proprio, George. Fred, prova tu. »

« Gheb. »
« No, tu sei Fred, lui è George! »
Doveva assolutamente insistere! Quei due avrebbero avuto tempo per le crisi d'identità più avanti e senza lui nei dintorni, possibilmente.
« Ffffffff— F— Fé— Ev! »
« Riprova, dai, ci sei quasi. » Lo incoraggiò Percy. Fred, davanti al gemello, guardò come infastidito il modo in cui quest'ultimo se ne stava a ripetere quel che il loro fratello maggiore diceva.
« Ovve! » esclamò risoluto e indignato, avvinghiandosi al gemello e cercando di tirarlo via.
« No, è George! Geeeeeeeeeoooooooorge! »
« Ovve! »
« George. »
« Ovve! »
« George! »
« Feff! »
Spazientito, il sopracitato si ribellò alla presa fraterna, cascando addosso al gemello. Fortunatamente avevano il cuscino, dietro di loro. Percy sospirò sollevato e aiutò i due a mettersi seduti. Uno di fronte all'altro.
« Ti sei fatto male, Fred? » domandò al più piccolo dei gemelli, controllando che non avesse bernoccoli et simila. Quest'ultimo gli fece la linguaccia, suscitando l'ilarità di George.
« Molto divertente. » convenne sarcastico Percy. « Riprovate, adesso. »
A giudicare dalle loro espressioni, ai gemelli non avrebbe potuto importar di meno del loro fratello e delle sue lezioni. Ma la cosa li riguardava, questo l'avevano capito, perciò si fissarono con minuziosa attenzione mentre Percy, posizionato dietro Fred, indicandolo, scandiva il suo nome per poi fare lo stesso con George.
Quando Fabian – con i capelli castano scuro sporchi di farina e i vestici impiastricciati di crema – irruppe in soggiorno, trovò i gemelli che ridevano alla faccia di Percy, immusonito e dall'aria sfinita.
« Accidenti, sembra che tu abbia faticato più di me, sai? » esordì l'uomo, scrollandosi dal capo la farina. « Che fortuna non aver avuto a che fare con gli incantesimi domestici ai M.A.G.O. … — Ehi, Percy, che stavi facendo? »
« Insegno a Fred e George a parlare, zio. Ho provato con “mamma”, ma loro continuavano con “Ev” e “Ovve” e allora ho pensato di insegnargli i loro nomi. Ma pensa che spesso George si scambia per Fred e Fred si scambia per George! »
« Davvero? Forse sono ancora un po' piccoli per queste cose. » Fece spallucce Gideon, subentrato nel salotto pochi istanti prima. « Oh, guarda queste piccole pesti dove sono andate a piazzarsi! »
Il cuscino su cui i due bambini erano seduti era incantato, l'avevano usato lui e Fabian per fare uno scherzo ad Arthur giusto la sera prima. E a meno che non c'avesse pensato il fratello, era ancora pregno dell'incantesimo rimbalzante.
Se fosse scattato uno dei gemelli – o peggio: entrambi – avrebbe potuto farsi male, e Molly non sarebbe stata affatto comprensiva nei loro riguardi.
Ecco perché si chinò per prendere in braccio Fred. Ma appena lo notò George, che stava farfugliando tra sé e sé, si appese alle spalle del fratello con i grandi occhi nocciola sgranati e umidi. « Fed! »
Gideon, interdetto, alzò lo sguardo verso Fabian, il quale si avvicinò e fece per allontanare George da Fred.
« Giooooooogg! » sbottò Fred, scalciando a vuoto ed iniziando a urlare. « Giogg, Giogg! Mio! »
Percy sgranò gli occhio sbalordito, mentre i suoi zii scoppiavano a ridere: era evidente che i due non volevano in alcun modo stare lontani l'uno dall'altro.
Lasciarono andare i gemelli sul tappeto, Evocando degli enormi cuscini pieni di piume e rimettendo al loro posto quelli incantati. Poi Gideon alzò da terra Percy, battendogli una mano sulla spalla.

« Ben fatto, Perce! Hai insegnato a Fred e George le loro prime parole! » esclamò.
Percy, confuso, guardò i due piccoli lestofanti e si accorse che avevano un qualcosa di affatto perfido mentre si fissavano e si chiamavano per nome.
« Geogg — Giolgg, G— Giorg. »
« Fffflé — Fev, Fed — Fedd — Fr—Frev, Freeeeed! »

« Gliel'ho insegnato io. » sentenziò il bambino, più rivolto a se stesso che ad altri. Inorgoglito, gonfiò il petto e annuì. « Già, gliel'ho insegnato io! »
« Sbaglio o anche le nostre prime parole sono stati i nostri nomi, Fabian? »
« Probabile, anche se mamma diceva sempre che erano fossero se “fabbro” e “ghiro”. Sempre detto che non sentiva molto bene. » Rispose scoppiando a ridere Fabian, per poi scompigliare i capelli al nipote. « Sei stato bravo, Percy, davvero. »
Fred e George si voltarono a guardarli; fissarono il fratello maggiore per qualche istante e poi, all'unisono, esclamarono: « Feff! »
« A quanto pare prima intendevano proprio “Percy”. » ridacchiò Gideon, mentre il suddetto quasi iniziava a trovare carini i due gemelli.
« Feffo! »

Quasi, per l'appunto.

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Soleil Jones