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Autore: saitou catcher    24/08/2015    3 recensioni
"A rigor di logica, Bilbo Baggins avrebbe dovuto essere morto.
Quando l'uomo aveva sparato, aveva avvvertito distintamente il proiettile attraversargli lo stomaco; aveva avvertito il dolore esplodere all'altezza del ventre in una macchia infuocata, e l'odore umido di pioggia e cemento, gli aveva riempito le narici, assieme a quell'unico, assillante pensiero:
Mi ha sparato. Mi ha sparato, maledizione."
***
Bilbo muore. Eppure il suo spirito rimane ancorato alla terra, incapace di passare oltre qualsiasi cosa ci sia dopo la fine, ancorato al dolore dei suoi cari e sopratutto all'amore per Thorin. Ma la morte non sembra essere la fine, e attraverso il velo che separà il mondo dei morti da quello dei vivi, Bilbo dovrà proteggere l'uomo che ama dai nemici che lo vogliono morto... e sopratutto da se stesso.
(AU! Modern; Bagginshield; ovvero cosa succede quando due pazze con troppo tempo libero a disposizione vengono invitate a vedere Ghost mentre sono in pieno sclero post-BOTFA).
Storia scritta a quattro mani da Saitou Catcher, leggete e recensite!
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Azog il profanatore, Bard, Bilbo, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8

6 luglio, ore 09:15

-Pa'? Pa', svegliati!

Bard bofonchiò qualcosa d'inintellegibile, e si rigirò sul fianco destro, dando le spalle alla figlia.

-Pa'!-Sigrid afferrò un cuscino, e glielo calò con forza sulle spalle, facendolo sussultare.-Pa', ti vuoi muovere?

-Per una volta che riuscivo a dormire più di cinque ore a notte...-Bard riuscì in qualche modo a buttare i piedi fuori dal letto, e si mise in posizione seduta, passandosi le mani sul volto per nascondere uno sbadiglio.-Si può sapere che c'è?

-Una persona al telefono.Per te.

A quelle parole, Bard trasalì e fu subito in piedi. Ora come ora, non poteva essere niente di buono.-Chi è?

-Non me lo ha detto. Ha detto solo che doveva parlarti, e con urgenza. -Sigrid gli passò il telefono, e Bard se lo portò all'orecchio, mentre si allungava a prendere un paio di pantaloni poggiati sulla sedia.-Pronto?

-Disturbo?

Mancò poco che gli cascasse il telefono di mano, nel momento in cui la voce di Thranduil risuonò all'altro capo- -Ehm, sì...cioè, volevo dire, no, non preoccuparti.-Bard piegò la testa sulla spalla, sostenendo il telefono alla meno peggio, mentre saltellava su una gamba sola nel tentativo di infilarsi i calzoni. Un pensiero inquietante lo attraversò di colpo.-Aspetta, come hai avuto il mio numero?

-Potrei dirti che ho i miei mezzi, ma la verità è che sei molto banalmente sull'elenco telefonico.-Il sorriso ironico di Thranduil era percebile anche dall'altra parte della linea.

Male, pensò Bard, molto male. Con un certo sforzo, riuscì a infilare anche la gamba destra nei pantaloni, e si diresse verso il balcone. Dal salotto, stranamente, non gli arrivava nessun rumore. -Che volevi dirmi?

-Volevo semplicemente chiederti se sai se Thorin è andato a parlare con Theoden.

-A me non ha detto niente- Bard storse la bocca- E credo che non vorrà dirmi niente per molto tempo.

-Giusto- c'era una nota di beffardo divertimento nella voce di Thranduil- Stavo dimenticandomi il vostro piccolo... diverbio.

-Tu come fai a saperlo?

-Vi si sentiva dalla finestra.

La soddisfazione che quel ricordo sembrava suscitare in Thranduil inferse un duro colpo a qualsiasi simpatia Bard avesse per lui. -Perché mi hai chiamato?

-Semplicemente perché volevo chiederti di fare attenzione- fu la risposta-Le persone disperate tendono a fare pazzie... e Thorin Durin non è un individuo ragionevole nemmeno in condizioni normali. Forse non è stata una brutta idea cercare il tuo aiuto. Se c'è qualcuno che può impedire a Thorin di commettere idiozie quello sei tu... anche se sarebbe come chiedergli di non respirare.

Bard aggrottò le sopracciglia. Dalla strada gli arrivavano, deboli ma chiare, i rumori di saracinesche che si aprivano, di macchine che uscivano dai garage, di persone che si recavano al lavoro.-Non mi era parso che tenessi in modo particolare a Thorin. Perché mi stai chiedendo questo?

Ci fu un lungo silenzio dall'altra parte, tanto che Bard pensò che l'altro avesse riattaccato.

-Io detesto Thorin Durin-disse infine Thranduil, cogliendolo di sorpresa, e il tono con cui pronunciò quelle parole non lasciava spazio a fraintendimenti: Bard dubitava di aver mai sentito tanta avversione e tanto disprezzo nella voce di una persona sola.-E' l'essere più odioso, arrogante, presuntuoso e irascibile che abbia mai avuto la sventura di incontrare, ma questo non significa che lo voglia sulla coscienza. Inoltre, anche se odierà sentirselo dire, so esattamente cosa sta provando. Ci sono passato anch'io, tempo fa.

Eh no, pensò Bard, il club dei vedovi proprio no. Ma la notizia lo sorprese. Per quel poco che aveva potuto vedere di lui, Thranduil non gli era sembrato un tipo portato all'altruismo ne alla comprensione.Serrò la mano sulla ringhiera del balcone.-Capisco.

-Ne sono lieto. Ora, potresti accertarti che mantenga la sua parola, e contatti veramente la polizia? Lo farei io, ma penso che si farebbe prendere da una crisi idrofoba, se lo contattassi in questo momento.

-Non ti fidi di lui?-Era più un'affermazione che una domanda.

-No,affatto.-rispose Thranduil, freddo.-E non dovresti farlo nemmeno tu.


 

Ore 18:41

I campanelli appesi al soffitto tintinnarono quando la porta si aprì, e Fili alzò lo sguardo, rischiando di morire d'infarto nel momento in cui gli occhi di Bard incrociarono i suoi. Per alcuni istanti rimasero a fissarsi, l'uno a disagio e l'altro d'un tratto consapevole di avere davanti il fidanzato della figlia.

-C'è Thorin?- Bard alla fine ruppe il silenzio, senza tuttavia abbandonare il suo sguardo inquisitore.

Fili batté le palpebre, sorpreso. -Thorin? Ehm, sì, è in laboratorio con Dwalin, credo... vado a chiamarlo.

Sparì rapidamente oltre una porta dietro il bancone e ne uscì dopo pochi minuti, sul volto un'espressione costernata.

-Mi ha detto... mi ha detto che non intende parlarti- disse, spiando ansiosamente il viso di Bard per coglierne le reazioni. -Parole testuali.

-Perfetto.-Con noncuranza, Bard incrociò le braccia e si appoggiò allo stipite della porta.-Digli che aspetterò, tanto non ho fretta. Ma gli devo parlare.

-Riferirò-replicò Fili, decisamente sconcertato, prima di eclissarsi nuovamente.

Dopo qualche istante, la porta dietro il bancone si aprì, e Thorin ne emerse, fulminando Bard con lo sguardo più gelido del suo repertorio.

-Che vuoi?- la domanda gli uscì quasi in un ringhio. Bard aveva sempre pensato di essere una persona difficile con cui avere a che fare...questo finché non aveva conosciuto Thorin Durin.

Sospirò profondamente, quindi si portò davanti al bancone lì rimase, guardandosi intorno come se cercasse le parole giuste da dire. Quando infine riportò lo sguardo su Thorin, sembrava incredibilmente stanco.

-Sono venuto per chiederti scusa- disse infine.

Thorin non batté ciglio.

-Non fraintendermi, pensavo davvero tutto quello che ho detto- aggiunse subito Bard- e sono davvero convinto che non avessi motivo di nascondermi una cosa del genere, ma ho sbagliato a dirtelo in quel modo. Non avrei dovuto aggredirti.- Tacque e prese un respiro profondo. -Mia moglie è morta di cancro dieci anni fa. Per cui, so come ci si sente e so anche che il primo periodo è quello peggiore. E io ho avuto il mio tempo per accettare l'idea, per affrontare la cosa. Tu no. Quindi, è perfettamente normale che tu non abbia ancora accettato quello che è successo, e non è stato corretto da parte mia parlarti come se volessi insegnarti qualcosa. Quindi...- Bard scosse la testa e guardò Thorin negli occhi. -Quindi niente, volevo chiederti scusa.

Per tutta la durata del discorso, Thorin era rimasto immobile, le braccia incrociate sul petto, senza togliere gli occhi di dosso a Bard. Alla fine, quando questi ebbe finito, replicò-Come torni a casa?

Bard inarcò un sopracciglio, sorpreso dall'improvviso cambio di argomento.-A piedi, suppongo. Sono senza camion, e non ho i soldi per il biglietto dell'autobus. Ma perché...

-Io finisco il turno tra dieci minuti. Se puoi aspettare, ti accompagno io.-Thorin gli voltò le spalle e si diresse nuovamente verso il laboratorio. Bard fissò la sua schiena, esterefatto.

- E' il tuo modo di dire “scuse accettate” o hai intenzione di strangolarmi quando saremo in macchina?

-Non tentarmi- fu la risposta ringhiata. Da dentro il Laboratorio, qualcuno rise.

-Oh, lascia perdere, questo è il massimo che otterai mai da lui-gli rispose Bilbo Baggins, anche se Bard non poteva sentirlo. Poi Bilbo tornò a fissare Thorin.-Non male-mormorò con un tono tra l'affettuoso e il soddisfatto.-Possiamo ancora lavorarci, ma non male.


 

Dieci minuti dopo, i due uomini erano in macchina, seduti l'uno accanto all'altro, e intenti a evitare di guardarsi. Bilbo invece era seduto alle loro spalle sul sedile del passeggero, passando alternativamente lo sguardo dall'uno all'altro. Il silenzio nell'abitacolo era quasi assordante, ma Thorin non sembrava intenzionato a fare nulla per riempirlo. Dal canto suo, Bard sembrava a disagio, ma evidentemente non aveva la più pallida idea di cosa dire.

Nell'esplorare l'interno dell'auto, i suoi occhi si soffermarono su un piccolo cartoncino a forma di albero che penzolava dallo specchietto retrovisore. Bard inarcò un sopracciglio, allungando una mano a sfiorarlo. -Non mi sembravi il tipo da profuma ambienti nella macchina- commentò in tono casuale.

-Non lo sono infatti- Thorin lanciò una breve occhiata nella sua direzione, e poi riportò lo sguardo sulla strada, ignorando l'espressione interrogativa sul volto di Bard. Per i successivi dieci minuti, il silenzio che li aveva avvolti sembrò ancora più pesante, prima che Thorin, inaspettatamente, lo rompesse per primo.

-È stata un'idea di Bilbo- disse.

Bard e Bilbo trasalirono praticamente all'unisono, e Bilbo fissò il suo uomo, senza riuscire a credere a quanto aveva appena sentito. Thorin guardava dritto davanti a sè, e Bilbo tese istintivamente la mano per spianare le rughe che gli si erano formate sulla fronte, prima di ricordarsi di essere incorpereo, e lasciar ricadere la mano lungo il fianco, con un sospiro frustrato.

-Continuava a dire che la mia macchina puzzava come una discarica a cielo aperto.-Thorin pronunciò queste parole in tono assente, continuando a guidare.-Così ha insistito per comprare uno di questi cosi. Ci abbiamo messo un pomeriggio intero per trovarne uno che gli piacesse.

-Esagerato, non sarà stata nemmeno un'ora!-soffiò Bilbo, e incrociò le braccia sul petto, sbuffando con vigore.

-Alla fine, ha optato per questo.-Una smorfia apparve sul viso di Thorin.-Non ho mai avuto il coraggio di dirgli che mi faceva schifo.

-Cos...? Brutto ipocrita!- Bilbo scosse la testa, ma poteva percepire un sorriso formarsi sulle sue labbra. Perché anche se in quel momento lo sguardo di Thorin era perso e distante, come se lui fosse stato mille miglia lontano, aveva di nuovo pronunciato il suo nome, e questo era più di quanto Bilbo avesse mai osato sperare.

Per un po', calò nuovamente il silenzio nella macchina.

-Cazzo!- esclamò Thorin di colpo.

Bard lo guardò, perplesso.-E' successo qualcosa?

-Devo dare una cosa a mia sorella prima delle otto, ma l'ho lasciata a casa. Adesso mi tocca tornare indietro.-Sbuffando, Thorin fece marcia indietro.

Bard scrollò le spalle e si appoggiò allo schienale del sedile.-Fa pure, io non fretta. Al massimo, chiederò a Sigrid di preparare la cena più tardi.

Poi si rizzò di colpo, e guardò Thorin come se un'idea improvvisa gli avesse appena attraversato la testa.-A proposito, tu sai niente di un versamento fatto sul mio conto in banca da un anonimo?

- Io? E perchè dovrei saperne qualcosa io?-replicò Thorin, genuinamente sorpreso.-Non ho l'abitudine di spargere i miei averi a destra e a manca.

-Chi?- sbuffò Bilbo, sarcastico-Quel tirchiaccio lurido? Ma se conta i centesimi in tasca perfino ai suoi fratelli!

Evidentemente anche Bard lo aveva intuito, perché rimase in silenzio.


 

La prima cosa che Bard notò nel momento in cui Thorin parcheggiò la macchina fu il giardino estremamente curato. Persino attraverso lo strato di erbacce che aveva iniziato ad insinuarsi insiodiosamente tra i cespugli accuratamente potati era facile distinguere il tocco di una mano amorevole e attenta che aveva guidato ogni singola pianta di quel giardino con cura e attenzione. Bard si guardò intorno, ammirato, mentre Thorin lo conduceva lungo il vialetto e poi gli apriva la porta rotonda-Bard non avrebbe mai creduto che una cosa del genere potesse esistere- e si faceva da parte per lasciarlo entrare, avendo cura di richiudersi la porta alle spalle.

L'interno lo sorprese non meno dell'esterno. Bard avanzò fino al centro del soggiorno con estrema cautela, come se temesse di rompere qualcosa, mentre osservava i mobili di noce accuratamente disposti, il camino apparentemente in disuso, le poltrone ricoperte di cuscini.

Guardandosi intorno, Bard pensò che, se anche non lo avesse saputo prima, avrebbe intuito in quel momento che quella casa Thorin la divideva con qualcun'altro- o almeno così era stato fino a poco tempo prima. D'accordo che non poteva dire di conoscere davvero Thorin, e che le persone fanno cose insospettabili nell'intimità (Bard sperava ardentemente che nessuno si fosse mai accorto che era lui ad alzarsi di notte per finire i biscotti della colazione), ma non ce lo vedeva a disporre i centrini sotto i vasi con quella cura maniacale. Tutto intorno a lui, dai mobili alle pareti, parlava di una persona ben diversa da quella che aveva di fronte.

-Bella casa-non poté trattenersi dal dire.

-Grazie-gli rispose immediatamente Bilbo, lusingato...prima di ricordarsi che Bard non lo poteva sentire. In certi casi, era proprio una seccatura, essere un fantasma.

Thorin non diede segno di aver udito, e subito si diresse verso una cassettiera poggiata contro il muro, cominciando a frugare nei cassetti con aria corrucciata. Bilbo vide gli occhi di Bard fissarsi sulle pareti, dove spiccavano i riquadri più chiari lasciati dalle cornici rimosse, ma l'uomo non fece commenti.

-Ma dove diavolo l'avrò...-imprecò Thorin, e poi si bloccò. Tastando nel cassetto, la sua mano aveva incontrato qualcosa, qualcosa che Bilbo non riuscì a vedere, dato che si trovava dietro alle spalle di Bard. Thorin si rizzò lentamente, il palmo chiuso intorno all'oggetto, e lo allungò a Bard senza nemmeno guardarlo.-Buttalo via.

Bard batté le palpebre, stupito, e allungò cautamente la mano verso quella di Thorin. A scivolargli sul palmo fu una scatolina nera di forma quadrata, non diversa da quelle che Bilbo aveva visto spesso in esposizione nelle vetrine del negozio. Lentamente, cautamente, Bard alzò il coperchio, e la sua espressione cambiò.

-Non penso tu lo voglia davvero- disse, alzando lo sguardo e tendendo la scatolina verso Thorin.

E a quel punto, anche Bilbo ne vide il contenuto: un anello, una piccola, scintillante vera d'oro, decorata all'interno da una serie di caratteri sinuosi che da quella distanza non riusciva a decifrare. Un sospetto lo agguantò alla gola, un orrendo, terribile sospetto, ma Bilbo si rifiutò di lasciare che gli invadesse la mente, perché non poteva essere vero, perché sarebbe stato troppo ingiusto se fosse stato vero...

-Thorin-mormorò, la voce sottile e spezzata.-Ti prego, Thorin, dimmi che non è quello che penso io.

-Non lo voglio. Non mi serve- ringhiò Thorin, e voltate le spalle a Bard, riprese a frugare ostentatamente nel cassetto. Dopo qualche istante, si fermò, le mani contratte a pugno, la schiena rigida, e anche se non poteva vederla, Bilbo immaginava esattamente che espressione avesse la sua faccia in quell'istante.

-Sei anni...-mormorò Thorin, e sembrò quasi che parlasse a sè stesso.-Sei anni che non riuscivo a decidermi, e quando finalmente ce l'ho fatta, me lo hanno portato via.

-Dovresti tenerlo-disse Bard, con gentilezza. Mosse un passo verso Thorin.-E' un bel ricordo.

Thorin latrò una breve, amara risata.-Di cosa? Non ho fatto in tempo a finirlo, che già era diventato inutile.-Si raddrizzò, e chiuse il cassetto con forza. Bilbo vedeva le lacrime che non poteva versare riflesse negli occhi del suo uomo.

Quando infine Thorin si voltò, le lacrime erano scomparse dal suo volto, ma non c'era modo di cancellare il dolore. Ma nello sguardo che alzò su Bard sembrava esserci qualcosa di diverso, come una disperata richiesta di aiuto.

-Hai detto di avere perso tua moglie- mormorò. Le parole sembrarono rotolare con difficoltà dalla sua lingua.

Bard esitò un istante, prima di rispondere. -Sì- disse infine.

Per qualche minuto, Thorin sembrò lottare contro se stesso, come se non riuscisse a formulare il pensiero che lo opprimeva, e quella che alla fine gli sfuggì dalle labbra fu un'unica, brevissima parola, che però diceva tutto.

-Passa?

La mano di Bard si chiuse intorno all'anello, i suoi occhi divennero remoti, lontani...e quando li riportò su Thorin, sembrò di colpo più vecchio, e stanco.- Sì-disse.-Ma ci vorrà tempo. Adesso non lo vedi, e non ti sembra possibile... e forse non passerà mai del tutto. Ma dopo un po'...-Sorrise, un piccolo sorriso di rassegnazione.-Dopo un po', la ferita smette di sanguinare. Smetti di pensarci ogni giorno, di scoppiare a piangere quando senti solo il suo nome. E passato un po' di tempo, riesci ad alzarti dal letto, e ad affrontare l'idea di vivere un nuovo giorno. Scopri che riesci a sorridere, e un giorno, senza nemmeno accorgertene, riderai. E dopo un po', di tutti i ricordi resta solo il bello, e tornandoli a guardare pensi che dopotutto ne è valsa la pena. -Sospirò, abbassando lo sguardo per nascondere le sue lacrime. -Non è facile. Non è veloce. E ci saranno sempre le notti in cui ti sveglierai soffrendo come se fosse il primo giorno, o in cui desidererai di spaccare tutto quello che hai sotto mano, e magari lo farai anche.

Rialzò gli occhi, e poi mosse un passo verso Thorin, appoggiandogli delicatamente la scatolina sul palmo.

-E' per questo che dovresti tenerlo. Per ricordare anche tutto il bello che c'è stato prima, e non solo il momento in cui Azog e Bolg hanno distrutto tutto.

Le dita di Thorin si chiusero attorno alla scatola. Non sembrava in grado di parlare.

-Oh, Thorin...-gemette Bilbo dal suo angolo, e poi scoprì di non sapere cosa dire. Perché che senso aveva parlare quando nessuno poteva sentirti, quando non si era altro che l'impronta di un amore inestinguibile e di una vita troncata a metà?

-E poi- sussurrò Bard gentilmente- ho scoperto che parlarne aiuta.

Thorin levò su di lui uno sguardo ardente di lacrime. -Parlare di cosa?- la sua voce era roca.

Bard scrollò le spalle. -Di quello che vuoi. Di come vi siete conosciuti, per esempio, o uno qualsiasi dei momenti migliori. Sono quelle le cose che continuano a vivere.

Bilbo deglutì. Fissò Thorin in ansia, aspettandosi di vederlo chiudersi nuovamente a riccio dietro il muro di gelo e negazione che aveva eretto tra sè e il mondo nei tre mesi precedenti.

E invece, Thorin parlò.

-Vuoi sapere come ci siamo conosciuti? E' stata la dimostrazione che la prima impressione è sempre sbagliata.-Estrasse l'anello dalla scatole e ne percorse il contorno con il pollice, lo sguardo perso.-Avevo bisogno di un segretario per il negozio... e il legale di famiglia mi mandò un suo amico in cerca di un lavoro.-Sbuffò.- Non penso di aver mai odiato tanto una persona a pelle in vita mia... a parte forse Thranduil, ma su di lui non ho cambiato opinione. Appena l'ho visto, l'ho giudicato la persona più inutile, inetta e piagnucolosa con cui avessi mai avuto a che fare.

-Ti farà piacere sapere che invece tu mi hai colpito al primo istante!- sibilò Bilbo, incrociando le braccia e sentendo un sorriso formarglisi suo malgrado sulle labbra.

Ricordava bene quel giorno, lo ricordava in ogni singolo particolare. E così, questo è il signor Baggins, aveva detto Thorin piantandoglisi davanti, rivolgendogli il suo famoso sguardo gelido e un sorriso sprezzante.

-E poi?- chiese Bard.

-Beh, non ho cambiato opinione per parecchio tempo, a dire il vero- ribatté Thorin con un sorrisetto sarcastico. -Volevo che se ne andasse, e gli ho reso la vita impossibile. Ma lui è rimasto. Fino al giorno in cui ha perso la pazienza e mi ha risposto per le rime.

A quel ricordo, lo stesso sorriso piegò le labbra dell'uomo e del fantasma.

-Non credo di essere mai stato così sconvolto- riprese Thorin- Quella fu la prima volta in cui mi resi conto che forse avevo sbagliato a giudicarlo dalla prima impressione. Così, ripartimmo da zero. Avevamo faticato a diventare amici, quindi ci volle un po' perché mi rendessi conto di provare per lui qualcosa di più. Ma non avrei mosso un passo, se un giorno mio cugino non fosse venuto da me e non mi avesse rivelato che era da quando mi aveva conosciuto che Bilbo mi “moriva dietro”.

-Dwalin ha fatto che COSA?!?- strillò Bilbo, e poi s'infilò le mani nei capelli, senza riuscire a credere a quello che aveva appena sentito.

Bene. Molto bene. Appena questa storia sarò finita, andrò a fare visita a Dwalin alle due di notte e non credo che gli verrà più in mente di andare in giro a spifferare particolari delle vite sentimentali altrui.

Bard represse un sorriso.- Che successe, allora?

-Puoi immaginarlo.-Thorin scrollò le spalle. -Riuscii finalmente ad invitarlo ad uscire... e ok, lo ammetto, approffittai un po' del mio vantaggio. In effetti mi chiedo come non avessi fatto a non accorgermene prima, era abbastanza evidente, a ripensarci.

-Non lo era affatto- replicò Bilbo con ogni grammo di dignità che possedeva.

Poi calò il silenzio, e per qualche istante Thorin rimase perso nei suoi ricordi, rigirandosi l'anello tra le dita... e quando riprese a parlare, sembrava quasi che si fosse scordato della presenza di Bard nella stanza.

-Nessuno che ci conoscesse avrebbe mai scommesso un soldo su di noi. Non avevamo niente in comune.Lui è... era una persona migliore di me, in tutti i sensi.-Strinse gli occhi, e deglutì. Bilbo avrebbe dato il mondo intero per coprire la distanza che li separava, e prendersi sulle spalle il dolore del suo amato.-Era più coraggioso, più forte, più intelligente. Ed era paziente, cosa che io non sono mai stato. A volte, però, perdeva le staffe, e allora litigavamo e ci rovesciavamo addosso tanto di quel veleno... ma alla fine, tornavo sempre da lui. Sempre. Non potevo farne a meno. E non c'è stata una volta, una sola, in questi sei anni, in cui l'abbia guardato senza chiedermi cosa ci trovasse in me, perché, perché mi amasse al punto di mettersi davanti a quella dannata pistola!

Perché sei tu, gli avrebbe risposto Bilbo, se quella domanda gli fosse stata posta quando ancora poteva rispondere. Perché sei coraggioso, e leale, e testardo, e prottetivo. Perché non ti fermi davanti a niente per proteggere coloro che ami, perché hai sempre messo gli altri davanti a te stesso. Perché mi amavi, e avevi bisogno di me, anche se non lo ammettevi mai.Perché dovevi sempre essere forte per gli altri, ma avevi bisogno di qualcuno che fosse forte per te.

Ma lui non poteva essere forte per Thorin, non è vero? Aveva promesso che lo avrebbe protetto da qualsiasi cosa, e invece adesso era lì, incapace di aiutarlo nel momento in cui ne aveva più bisogno, strappato a lui nel momento in cui finalmente aveva deciso di dire per sempre, e di dargli tutto quello che Bilbo aveva sempre chiesto. E non era stato il destino, non era stato un fato crudele a spezzare la sua vita nel momento in cui avrebbe potuto diventare perfetta, no, era stato lo stupido capriccio di un uomo che aveva preso tra le mani la sua esistenza e l'aveva stritolata come se non valesse niente!

La rabbia lo invase, calda e impetuosa e viva, e il pugno di Bilbo si chiuse e si abbatté su un vaso, quasi senza che lui se ne rendesse conto, mentre un grido di frustrazione fuoriusciva dalle sue labbra...

CRASH!

Tre paia di occhi si rivolsero di scatto verso il punto del pavimento dove si ammucchiavano i cocci di quello che poco prima era stato un vaso.

Bilbo ebbe l'impressione di essere appena diventato un blocco di ghiaccio.

Cosa diavolo...?

Non poteva essere vero. Eppure era successo. Aveva sentito contro le nocche la durezza della ceramica, e il vaso era caduto, e ora giaceva sul pavimento ridotto in mille pezzi.

Macchie nere gli appannarono la vista, un pallido riflesso di ciò che il suo corpo vivo aveva provato in stato di shock, e lentamente, molto lentamente, Bilbo si chinò, e tentò di afferrare uno dei cocci. Non ci riuscì. La sua mano si chiuse sul niente, e le dita scivolarono attraverso la ceramica, senza riuscire a fare presa.

Come diamine ci sono riuscito?

Alzò lo sguardo su Thorin e Bard. I due uomini sembravano altrettanto perplessi, anche se per motivi diversi dai suoi.

-Sei stato tu a far cadere quel vaso?- domandò Thorin.

-Io?- replicò Bard.-E come avrei fatto? Ero dall'altra parte della stanza!

Thorin fissò i cocci, perplesso, e poi scrollò le spalle.-Sarà stato un colpo di vento.

-La finestra era chiusa-gli fece notare Bard.

-Fa niente, tanto nemmeno mi piaceva quel vaso-tagliò corto Thorin, dirigendosi verso la posta. La scatola contenente l'anello gli scivolò dentro la tasca.

-C'è qualcosa scelto da me che ti piacesse?- mormorò Bilbo con un filo di voce, gli occhi ancora fissi sui cocci del vaso. Con la testa ancora leggera, seguì i due uomini fuori dal'ingresso, percependo un sottile filo di speranza ispessirsi dentro di lui.

Se ci sono riuscito una volta... allora forse...

-Buonasera, Thorin.

Bilbo alzò la testa, e vide Thorin fermarsi sulla porta e il suo sguardo registrare la figura alta e allampanata di un vecchio dai brillanti occhi azzurri fermo in mezzo al vialetto, con le mani indolentemente affondate in tasca. Bard si fermò a sua volta e lo fissò, sorpreso, mentre alle sue spalle Bilbo spalancava la bocca per lo stupore.

-Gandalf-sibilò Thorin.

-E' un po' che non ci si vede, Thorin Durin-replicò questo con disinvoltura, avanzando verso i due uomini. Quando fu a pochi passi da loro, il suo viso gioviale divenne di colpo serio.-Ho saputo di Bilbo. Le mie condoglianze. Mi dispiace di non essere stato presente, al funerale.

Thorin bersagliò il vecchio con lo sguardo più omicida del suo repertorio, ma alle sue spalle, Bilbo aveva voglia di ridere, di cantare, di fiondarsi giù per il vialetto e stringere quel dannato seccatore fino a fargli scricchiolare le costole. L'ultima volta che lui e Gandalf si erano parlati, era stato prima che lui morisse, e gli era mancato, oh, quanto gli era mancato.

-Che ci fai qui?-domandò Thorin senza mezzi termini.

-C'erano alcuni documenti importanti che io e Bilbo stavamo esaminando prima della sua dipartita. Vorrei finire di dargli un'occhiata, se non ti dispiace.-Gandalf sembrò ignorare volutamente il modo in cui le mani di Thorin si chiusero a pugno, facendo sbiancare le nocche, a quelle parole. -Non hai sentito il messaggio che ti ho lasciato sulla segreteria telefonica?

-Non ascolto la segreteria telefonica- borbottò Thorin.

-Pessima abitudine. Si perdono un sacco di notizie interessanti- Gandalf inarcò un sopracciglio. -Ad ogni modo, torno in un altro momento?

-Posso sapere come pensi di entrare?

Il sopracciglio di Gandalf salì ancora più in alto, e poi il vecchio estrasse un mazzo di chiavi dalla tasca e lo tenne sollevato davanti al volto, con uno scintillio divertito negli occhi. -Con queste- sollevò anche l'altro sopracciglio- Ma naturalmente, non entrerei mai senza il tuo permesso.

Thorin fissava il mazzo di chiavi come se sperasse di incenerirlo con lo sguardo. -Fingiamo che io ti creda- mormorò, sarcastico, prima di voltarsi verso Bard. -Andiamo, qui abbiamo finito.

-Quindi, ho il tuo permesso per entrare?- chiese innocentemente Gandalf.

-Per quel che vale- bofonchiò Thorin, superandolo. Bard lo seguì a ruota, rivolgendo al vecchio un perplesso cenno di saluto.

-Chi era quello?- domandò, accingendosi ad entrare in macchina.

-Il legale di famiglia-replicò Thorin, acido, e poi sbuffò.- Ogni volta che ci parlo, ho la costante sensazione di essere manipolato. In qualche modo, finisce sempre che faccio come vuole lui, anche se ero partito con l'idea contraria, e non so nemmeno come ci sono arrivato.

Bilbo si mosse automaticamente per seguirlo...e poi si fermò. Aveva seguito Thorin senza interruzione per quasi tre mesi, ma adesso Gandalf era là a pochi passi, e Bilbo non poteva negare il desiderio che provava di vedere come quel vecchio seccatore avesse preso la notizia della sua “dipartita”.

Perciò rimase immobile, ad osservare l'auto che si allontava, e poi si volse per rientrare in casa. Gandalf l'aveva già preceduto, e Bilbo si fermò alle sue spalle, fissando con affetto i capelli bianchi e lucidi e la schiena ancora dritta nonostante l'età.

-E' davvero scortese da parte tua non salutarmi dopo tre mesi che non ci vediamo, non trovi, Bilbo?

Se gli avesse dato un pugno nello stomaco, Bilbo Baggins non avrebbe potuto essere più sorpreso. Indietreggiò, sentendo le gambe liquefarsi sotto il peso del suo stupore, e poco mancò che cadesse a terra, la bocca che si apriva e chiudeva, emettendo suoni inconsulti.

-Tu mi vedi...-fu tutto quello che riuscì a dire, quando le prime, rantolanti sillabe riuscirono a farsi strada nella sua gola bloccata.- Santo cielo, tu mi vedi!

-O quello, oppure sono appena sprofondato nell'oscuro baratro della demenza senile-rispose Gandalf, perfettamente calmo, e poi si voltò a guardarlo. I suoi penetranti occhi azzurri scrutarono Bilbo come avevano fatto tante volte, quand'era in vita. Bilbo aveva quasi dimenticato cosa significasse guardare qualcuno e sapere di essere visto.

-Come...

-Un passo alla volta, Bilbo, ti dispiace? Prima rimetto a posto questo disastro.-Con un sospiro, Gandalf si tolse la giacca dalle spalle, e la poggiò sul bracciolo del divano.-Dove si trovano paletta e secchiello?

-Nel vano sotto il lavandino, a meno che Thorin non le abbia spostate-rispose Bilbo, quasi in automatico. Il suo sguardo allucinato seguì Gandalf che si dirigeva in cucina e poi tornava in soggiorno e s'inginocchiava, il tutto fischiettando tranquillamente.

Dopo aver raccolto i cocci, Gandalf si mise in piedi e si stirò con un mugolio soddisfatto, prima di voltarsi verso Bilbo con sguardo divertito. -Ho come l'impressione che io e te abbiamo molte cose di cui parlare, mio caro amico. Nel frattempo, posso offrirmi una tazza di the?

-Come se fossi a casa tua- sussurrò Bilbo, completamente disorientato.


 

-Mi è dispiaciuto davvero non poterci essere, al tuo funerale- Gandalf mischiò il te, facendo tintinnare il metallo contro la ceramica della tazzina.-La tua morte...è stata un brutto colpo per me, Bilbo.

-Lo immagino-replicò Bilbo. Era seduto sulla sua poltrona preferita, mentre Gandalf aveva preso possesso del divano.

Dopo qualche istante, Bilbo alzò lo sguardo.-Perché riesci a vedermi?- domandò senza preamboli.

-Ah, questa è una storia buffa-Gandalf mandò giù un lungo sorso di the, prima di rispondere-Circa dieci anni fa, andai in settimana bianca con un mio vecchio amico e stimato collega, l'avvocato Saruman. Avemmo una discussione piuttosto accesa su un certo processo che Saruman stava seguendo... e quando osai insinuare che Saruman avesse falsificato le prove per ottenere l'assoluzione del suo cliente, dietro una lauta ricompensa, il mio...amico-a questa parola, la bocca del vecchio si storse in una smorfia- pensò bene di buttarmi giù dalla cima di un dirupo, mentre stavamo sciando insieme, e di farlo passare per un incidente.

-Non ne sapevo nulla...-mormorò Bilbo, scioccato.

Gandalf scrollò le spalle.-Non morii-riprese.-Ma finii in coma per diversi mesi, durante i quali ebbi quella che si può definire un'interessante esperienza di pre-morte. Quando alla fine mi risvegliai, contro ogni previsione dei medici, avevo sviluppato la capacità di vedere i fantasmi.

-Tu vedi i fantastmi?- ripeté Bilbo, assolutamente stupito.

Gandalf scosse la testa. -Sarebbe più corretto dire che li percepisco. La maggior parte delle volte non sono che voci nella mia testa e ombre percepibili con la coda dell'occhio, ma in generale riesco a capire se un individuo è vivo o no. Tu sei il primo che riesco a vedere con tanta chiarezza, Bilbo, e credo che questo dipenda dal profondo legame che abbiamo condiviso in vita.

Bevve un lungo sorso di the, mentre Bilbo assimilava queste informazioni in silenzio.

-Per cui, vedi- disse Gandal quando ebbe finito- col passare degli anni ho acquisito una certa esperienza in merito. È anche per questo che sono piuttosto sorpreso di vederti qui.

Bilbo inarcò un sopracciglio. -In che senso?

Gandalf si appoggiò allo schienale del divano, sul volto un'espressione pensierosa. -Conoscendoti, ero convinto saresti andato “avanti”.

Bilbo scosse la testa, confuso.-Avanti...dove?

-Quella di fantasma è una condizione innaturale-spiegò Gandalf-E' tipica di persone che hanno lasciato nella loro vita qualcosa di sospeso, o che non riescono ad accettare l'idea di essere morte. Una volte che l'anima ha lasciato il corpo, di solito, ci si dirige verso ciò che viene dopo la vita...che non ho idea di cosa sia, ad essere sinceri.

Bilbo rimase in silenzio. E così, c'era un avanti dove andare, un posto che la sua anima avrebbe raggiunto, se non fosse stata ancorata alla terra dall'amore per Thorin e dal desiderio di proteggerlo. Non sapeva se la cosa lo facesse sentire meglio o peggio.

-Se pensavi che sarei andato avanti, allora come mai ti trovi qui?-chiese infine.-Perché tu sapevi che mi avresti trovato, dico bene?

Gli occhi di Gandalf scintillarono. -Ah, Bilbo, quanto mi sei mancato- bevve l'ultimo sorso di the e accavvallò le gambe. -Comunque sì, sapevo che ti avrei trovato.

Bilbo aggrottò la fronte. -Allora come facevi a saperlo?

Gandalf distolse lo sguardo, e per un attimo sembrò troppo intento a scegliere un biscotto dal vassoio posato sul tavolo lì di fronte. Quando infine ne ebbe selezionato uno, se lo portò alla bocca e lo masticò a lungo prima di rispondere:- Circa una settiman fa, ho ricevuto un'interessante telefonata da parte di un mio vecchio amico, il quale mi ha raccontato quello sembrava a tutti gli effetti un incontro con l'aldilà. A sentir lui, un fantasma era venuto a fargli visita per chiedergli aiuto per salvare il suo fidanzato.

Ci volle qualche istante perché il cervello di Bilbo connettese tutte le informazioni. -Aspetta... tu conosci Radagast?

-Oh, altroché- ribatté Gandalf.-Sono anni che trascorriamo i sabato sera vagando per malfamati pub irlandesi...tocca sempre a me offrire, tra parentesi. Ad ogni modo, non ero molto incline a credergli, data la sua propensione per il consumo di erbe allucinogene, ma poi lui ha fatto il nome del fantasma, e dell'uomo che gli aveva chiesto di avvertire, e non ho più potuto dubitare.-Gli occhi di Gandalf scintillarono, nel posarsi sulla figura evanescente di Bilbo.-A quel punto, sono tornato a cercarti. Non è stato difficile.Sapevo che sarebbe bastato girare nelle vicinanze di Thorin per trovarti.

Bilbo si piegò in avanti, e si afferrò la testa tra le mani. Aveva l'impressione che gli potesse scoppiare, per tutto quello che gli era stato detto.

-Bilbo-la voce di Gandalf lo indusse ad alzare di nuovo lo sguardo.-Bilbo, perché sei ancora qui?

E a quel punto fu troppo. Bilbo si ritrovò a parlare, prima ancora di aver capito come, e raccontò tutto: Sméagol, Bolg, le loro minacce, Bard e Thranduil, e il dolore di Thorin e la sua sete di vendetta, e il pericolo che gli incombeva sul capo e che lui non sapeva come fermare.

Quando ebbe finito, il volto di Gandalf aveva assunto un'espressione grave.-Immaginavo che sarebbe successo qualcosa del genere.- Schioccò le labbra.-E adesso, dimmi, cos'hai intenzione di fare?

Bilbo lo fissò, estereffatto.- Cos'ho intenzione di fare?- Si alzò, e fronteggiò Gandalf, sentendo la rabbia tornare a pulsargli nelle tempie.-Cos'ho intenzione di fare?- La voce gli diventò di colpo più acuta, quasi stridula.-Non c'è niente che possa fare, Gandalf! Io sono morto, ricordi? Morto! Non posso respirare, non posso piangere, se parlo nessuno mi sente, e nessuno mi vede, non posso fare niente!- Cominciò ad agitare la mano dentro e fuori la spalle di Gandalf.-Non riesco nemmeno a toccare le cose, vedi? Ci passo attraverso!

-Potresti smetterla, per cortesia? E' una sensazione piuttosto sgradevole-replicò Gandalf, tirandosi bruscamente indietro.

Bilbo ritirò la mano, il respiro pesante, e alzò lo sguardo verso il soffitto, cercando di recuperare il controllo. -Scusa- mormorò. -È solo che... lui rischia la vita, Gandalf! E non c'è niente che io possa fare... niente!

-Niente?- replicò Gandalf tranquillamente. -Ma hai appena rotto un vaso, o mi sbaglio?

L'altro riportò bruscamente il suo sguardo su di lui. -Che vuoi dire?

Il sorriso apparso sul volto di Gandal era lo stesso che il vecchio esibiva dopo aver appena vinto una partita a poker. -Hai mai sentito parlare di poltergeist, Bilbo?

Bilbo corrugò la fronte. -Sì, ma che...

-I fantasmi possono toccare le cose, Bilbo. L'ho visto succedere. E credo sia proprio quello che ti serve in questo momento.

-Aspetta un attimo-lo interruppe Bilbo bruscamente.-Stai dicendo che dovrei trovarmi un fantasma che sappia muovere gli oggetti... e farmi insegnare da lui?

-Sì.

-Come?-replicò Bilbo, disperato.

-Lo so io, come. Ho già qualcuno in mente.-Gandalf si alzò dal divano e raccolse la giacca.- Fidati di me, Bilbo, lo troverò. Mi serve solo un po' di tempo.

-Il tempo- replicò Bilbo, cupo-è l'unica cosa che non ho.


 

Saitou: Io te lo dico, Catcher: avremo qualcuno sulla coscienza prima che questa storia sia finita.

Ehm, ok. I capitoli si stanno decisamente allungando... e perdipiù, questo è praticamente solo dialoghi, ma dati gli importanti risvolti della trama credo possiate perdonarcelo.

Allora, Thorin è finalmente riuscito a sbloccarsi e parlare di Bilbo! Meglio tardi che mai...ma non illudetevi, la situazione è tutt'altro che risolta.

Immagino che vi aspettaste tutte una ricomparsa di Radagast...ma credo capirete perché è apparso il nostro adorato Gandalf*^*.

E niente, dato l'infausto orario di pubblicazione, ci riserviamo di rispondere in un secondo momento alle recensioni dello scorso capitolo...sappiate solo che il vostro sostegno ci scalda il cuore, ragazze!

Saitou Catcher


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

  
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