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Autore: SuperGoat    24/08/2015    4 recensioni
Camelot, otto anni prima dell'arrivo di Merlino. Un sogno profetico mostra a re Uther Pendragon una spada conficcata in una roccia. Colui che la estrarrà dalla roccia, viene rivelato al re, sarà destinato ad unificare i regni d'Inghilterra e regnare su tutto il mondo conosciuto, accompagnato però da un maledizione.
Solo un Pendragon può estrarre la spada dalla roccia, non avendo altri parenti se non due figli piccoli, Uther si convince di essere lui il prescelto.
Una storia dedicata a quelli che, come me, sono rimasti leggermente interdetti nel vedere Excalibur, la mitica spada dalla leggenda. ridotta dalla serie "Merlin" ad un inutile trucchetto di magia. In occasione della messa in onda della puntata 4x12, indignata per la poca importanza data a questa parte della leggenda, creai questa storia ambientata nella Camelot del passato che conferirà ad Artù l'opportunità di estrarre, per conto suo, la spada dalla roccia, pur senza creare contraddizioni con la trama della serie TV (o almeno si spera).
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Era un pomeriggio tranquillo a Camelot, la lezione di matematica con Gaius si era conclusa prima, Artù era stato l'unico studente per quel giorno, gli incubi di Morgana erano peggiorati e la carenza di riposo l'aveva abbattuta, così ora riposava nella sua stanza. In un impeto di generosità Gaius aveva concesso ad Artù mezz'ora di riposo, così adesso entrambi sedevano al tavolo della sala del consiglio, Artù leggeva un libro mentre Gaius faceva una ricerca su un manoscritto preso da Geoffrey. Come se ciò non bastasse mancava poco alla Pasqua, pertanto i cavalieri avevano il giorno libero dall'addestramento e l'allenamento serale di Artù era annullato, anche la maggior parte dei servitori era in vacanza ma qualcuno doveva pur rimanere e quindi Ginevra in quel momento era intenta a passare lo straccio sul pavimento ma aveva quasi finito. 

Seduto con le gambe a penzoloni sul tavolo Artù leggeva della morte di re Laurin "E' una storia fantastica, Gaius" disse ad alta voce eccitato e commosso nel leggere di Laurin che in punto di morte malediceva il suo giardino di rose, Gaius rispose con un mugolio, non sembrava interessato, Ginevra, invece, si era avvicinata lentamente "Leggende germaniche" aveva affermato leggendo la copertina del libro "sembra interessante". Artù trasalì, non si era accorto della ragazza "Sai leggere?" chiese sorpreso, la serva parve offendersi e si irritò pure Gaius "certo che so leggere" rispose, Artù si rese subito conto di quanto era stato stupido e maleducato "mio padre mi aveva detto che la pleb..." si bloccò pensando di peggiorare la situazione "che i servi non sapessero leggere" concluse "nessuno di loro" specificò, "mia madre non sapeva leggere" spiegò Ginevra "ma io si" "non te la prendere con Artù, Ginevra" si intromise Gaius "suo padre gli insegna molte cose sbagliate" "perdonami" aggiunse Artù e tese a Ginevra il libro "vuoi guardare?" chiese, la ragazza si avvicinò e Artù sfogliò le pagine.

"Lui è il mio preferito" disse Ginevra indicando il quinto capitolo "Sigfrido" disse Artù "si forse è anche il mio preferito" disse "alla mia età uccise un drago e fece il bagno nel suo sangue, così divenne invincibile" "non è andata proprio così" si intromise Gaius senza alzare lo sguardo dal suo lavoro, i ragazzi si voltarono "e come è andata, Gaius?" Gaius chiuse il manoscritto e si avvicinò a loro per raccontare "Innanzi tutto Sigfrido non era invincibile" disse "nel fare il bagno nel sangue di drago una foglia d'albero gli si era poggiata sulla schiena e lì il sangue non lo toccò, così quello fu sempre il suo punto debole e per quello morì" "questo lo sapevo" disse Artù "ma..." "e per quanto riguarda il drago" aggiunse Gaius "Sigfrido non sarebbe mai riuscito ad ucciderlo senza l'aiuto di un sign..." un rumore di passi decisi lo fermò, Uther era entrato nella sala "Racconti un sacco di cose sbagliate, Gaius" disse "Artù non dargli mai retta quando ti racconta queste storie" fece poi rivolto al figlio "E' un ottimo medico ma la letteratura ha un fascino sbagliato su di lui, farcisce sempre tutte le storie con particolari mai esistiti" Artù e Ginevra si scambiarono un'occhiata confusa "Inoltre" disse il re "essendo io lontano parente di Sigfrido penso di sapere molte cose più di te, Gaius" "ne sono sicuro, sire" disse il medico con un leggero inchino, Artù sorrise orgoglioso e si rivolse a Ginevra "era quello che stavo per dirti" disse "il nostro stemma viene proprio da lì, dal drago ucciso da Sigfrido" Uther annuì e rise "E poi la storia della foglia sulla schiena è solo un gigantesco errore" "come?" chiese Artù sconcertato "beh" disse Uther "Sigfrido non aveva che una voglia sulla schiena" spiegò "voglia, non foglia" Artù annuì "una cosa ereditaria" spiegò Uther "l'aveva identica suo figlio Herbert, che io conoscevo bene" per un volta il re sembrò farsi triste "Artù" disse poi "perchè leggi quando dovresti studiare?" Artù si innervosì "Ho finito mezz'ora fa" disse "Davvero?" chiese il padre sospettoso "Fammi vedere" Artù si affrettò a prendere il rotolo di pergamena sul quale aveva scritto il tema assegnatogli da Geoffrey, Uther lo aprì e lesse "Descrivete la persona che ammirate o che è un punto di riferimento per voi" scosse la testa "mi sembra un tema fin troppo semplice" disse "dillo a Goeffrey, padre" sussurrò Artù, Uther sorrise "vediamo" disse "non avrai intenzione di leggerlo?" fece Artù preoccupato, non faceva mai leggere i suoi temi a nessuno, inoltre se suo padre si illudeva che il tema parlasse di lui sarebbe rimasto deluso "perchè no?" fece Uther e iniziò a leggere "Sono molte le persone che ammiro" disse "mio padre" fin lì andava tutto bene "Gaius" Uther era un po' confuso "Leon?" disse interdetto "...e i re caduti" Uther annuì e andò avanti "Non so dire, però, chi di questi sia maggiormente un esempio per me, o chi sia un punto di riferimento, non c'è nessuno che vorrei imitare o emulare in tutto e per tutto, mi è capitato di non condividere alcune scelte di mio padre" il re lo fulminò con lo sguardo e Artù si rese conto che era stato un idiota a scrivere una frase simile dopo quello che era successo l'ultima volta "Non vorrei fare mai il mestiere di Gaius" continuò Uther "trovo che Leon sia troppo clemente" qui suo padre sorrise "e i re caduti sono tutti morti e non ne ho mai conosciuto nemmeno uno. In sostanza, non c'è al mondo una sola persona che sia per me un esempio, ma a me sta bene così, credo, infatti, che per quanto le altre persone ci possano ispirare, l'esempio di cui necessitiamo lo possiamo trarre solo da noi stessi. Io. Artù Pendragon, sono l'idolo di me stesso, sono il mio esempio, a guidarmi sono i miei valori, il mio codice morale e non necessito di altro" il re smise di leggere, Artù pensava che dopotutto non era male come tema e Gaius gliene diede la conferma "E' un ottimo tema, sire" disse al re "non è male" convenne Uther "ma nemmeno ottimo" restituì ad Artù la pergamena e lui si avviò verso il cortile con Ginevra. 


Rimasto solo con Gaius, Uther sospirò, stese sul tavolo la mappa del regno e iniziò a studiarla, era stato localizzato un villaggio druido a poche ore a cavallo ma Uther aveva anche altri problemi per la testa "A proposito di Herbert e la sua voglia..." disse ad altra voce "la settimana scorsa nella foresta..." "Lo state trattando male" lo interruppe Gaius "chi?" chiese Uther sorpreso, non era da Gaius interromperlo in quel modo "Temo che vostro figlio sia triste, sire" fece il medico "Triste?" Uther rise "Triste" ripetette Gaius "non direi depresso ma..." "Gaius, andiamo" insistette Uther "Artù non è triste, lo si capisce da ciò che scrive, non ha bisogno di un esempio, è lui l'idolo di se stesso, hai ascoltato, no?" Gaius scosse la testa disperato come se lui fosse uno stupido "Gaius" ripetette Uther secco "In che cosa avrei sbagliato? Era solo un tema" "Non lo gratificate mai" spiegò Gaius "Gratificarlo? Lo farò se se ne presenterà l'occasione!" Uther iniziava ad innervosirsi "E non si è mai presentata in dodici anni" riprese il medico "Dovrei congratularmi con Artù perchè fa bene i compiti?" lo interrogò lui "Artù è mio figlio, è il principe di Camelot, sa benissimo che per rendermi orgoglioso serve molto più di un tema, molto più che mettere a tappeto uno scudiero, se fosse tuo figlio Gaius..." "Che cosa volete da lui?" "Che diventi un buon re!" questa volta Uther aveva davvero urlato "E' mio figlio" disse rimodulando i toni "so io come crescerlo". 

Uther uscì fuori a grandi passi lasciandosi il medico alle spalle, Artù era seduto sui gradini di ingresso "Artù!" disse battendogli una pacca sulle spalle "aiah!" si lamentò il ragazzino voltandosi a fissarlo "Allora..." fece lui indeciso "domani è l'anniversario della tua nascita" Artù fissò le scale triste "si..." disse, Uther ricordava perfettamente che quello era anche l'anniversario della morte di Ygraine ma fin dal primo compleanno di suo figlio aveva fatto in modo che ciò scomparisse dinnanzi alla festa di Artù, questo Gaius non lo aveva notato, pensò con risentimento. "Fai dodici anni" disse per fare conversazione "si" disse ancora Artù "Hai già pensato al regalo che vorresti?" Artù si mise a riflettere, era sempre difficile per lui chiedere regali, in quanto a cose materiali aveva praticamente tutto "una spada?" chiese a caso "hai la tua" disse Uther "si" ricordò Artù "vorrei riaverla" Uther scosse la testa "quella è sequestrata" era una delle tante conseguenze che la fuga della settimana prima aveva generato, Artù lo sapeva bene e non insistette ancora "userai il tuo bastone pieno di piombo fino a Natale prossimo" gli ricordò suo padre, Artù pensò ancora, cosa desiderava più di tutto in assoluto? lo sapeva da tempo, era l'occasione di farsi valere davanti a suo padre, non tanto per lui, anche solo per se stesso, voleva mettersi alla prova per questo chiedeva sempre armi "puoi chiedermi qualcos'altro, Artù" invitò Uther "vorrei" disse esitante "guidare una missione" disse infine "ora che ho dodici anni vorrei essere a capo di una missione" ripetette eccitato, se suo padre avesse accettato avrebbe realizzato il suo sogno immediatamente, compiere una missione, comandare degli uomini, un giorno sarebbe stato re e questo sarebbe stato il suo inizio "va bene" disse Uther, Artù stentava a credere alle sue orecchie, senza accorgersene saltò in piedi "corri dentro" disse suo padre "ti spiegherò la missione". 


Quel pomeriggio Morgana aveva cercato di dormire, non ci riusciva, era tormentata tutte le volte dallo stesso incubo, non appena chiudeva gli occhi lo vedeva, c'era un corvo che dilaniava i cadaveri su un campo di battaglia, c'era un uomo anziano che moriva con un espressione terribile sul volto e gli occhi spalancati, poi un uomo che urlava in modo straziante finchè anche lui non moriva con gli occhi aperti, vedeva anche l'ombra di un uomo armato di spada che raggiungeva il corpo di una donna e la passava da parte a parte, infine c'era un guerriero, moriva anche lui, tutti morivano, e un uomo vecchio, vecchissimo, andava verso di lei, alla vista del vecchio Morgana si svegliava sempre urlando ma quella volta il sonno ebbe la meglio, e così sognò ancora, sognò Artù che, seppure ancora bambino, era vestito da cavaliere, urlava "fermi, fermi" piangeva. 


Quella sera, immediatamente dopo cena, Leon raggiunse le stanze del re, era stato convocato per un affare urgente, era curiosissimo ma soprattutto era onorato, finalmente il re lo riconosceva tra i suoi più fidati, sarebbe diventato cavaliere a breve e sperava di poter far parte del consiglio insieme a Gaius e Geoffrey e gli altri cittadini più rilevanti di Camelot. 
Leon bussò "avanti" fece la voce del sovrano, Leon aprì ed entrò "Leon" lo salutò il re "domenica mattina avrà luogo la tua investitura" disse il re senza preamboli, Leon non potette fare a meno che aprirsi in un gigantesco sorriso, mancavano solo tre giorni "Domani invece ti devo assegnare una missione, alle prime luci dell'alba" Leon annuì "si tratta di attaccare un villaggio druido, fin troppo vicino alle nostre mura, non sarà difficile" "si, sire" fece Leon ma Uther aveva ancora qualcosa da aggiungere "formalmente Artù avrà il comando" disse "tieni gli occhi aperti, fa come se a comando vi fossi tu, chiaro?" Leon annuì, era chiarissimo "voglio che Artù faccia esperienza ma..." "si" disse Leon e con un cenno del capo fece per uscire, gli sembrava di stare imbarazzando il re "con tutto il rispetto, sire" disse sulla soglia "credo che il principe se la possa cavare" il re lo fulminò con lo sguardo e Leon preferì sparire ripetendo a se stesso che era stato un idiota. 


L'eccitazione era tanta che Artù non si era riuscito ad addormentare quella notte, non faceva che ridere senza un motivo, ma per quanto fosse felice ormai era tardi e doveva necessariamente riposare, cercò di spingere la testa contro il cuscino per avere più buio, non servì a nulla, Artù giacque supino sperando che presto il sonno lo cogliesse, le palpebre si stavano finalmente facendo pesanti quando sentì una voce tuonare "Artù" era una voce profonda, Artù si guardò intorno, aveva certamente sognato "Artù" ripetette la voce, Artù fece silenzio e cercò di ascoltare da dove provenisse "Artù" sembrava fosse più dentro la sua testa che da qualche parte nella stanza, forse una qualche allucinazione dovuta al sonno "Artù" tutto ciò era impossibile, Artù iniziava ad allarmarsi "Artù" il ragazzo scattò in piedi e controllò prima sotto il letto, alla luce della luna non vide nulla di strano, guardò anche dietro il baule, dietro la porta, sotto la scrivania "Artù" faceva la voce, esitante Artù afferrò un lembo della tenda e guardò, non c'era nulla, entrò più luce e così Artù potette vedere l'altra tenda davanti a se, sembrava più grossa del solito, Artù allungò la mano, se qualcuno fosse stato nascosto lì lo avrebbe trovato, si, però poi lo avrebbe ucciso, lui era disarmato, quella era una pazzia, la porta era vicina, Artù corse fuori. 

Corse per il corridoio seppure scalzo e in pigiama, suo padre glielo aveva vietato ma era un emergenza, entrò nella camera di Uther spingendo la porta, non era mai chiusa a chiave "padre" sussurrò "padre" Uther rispose con un mugolio, odiava essere svegliato ma cosa altro poteva fare? decise che se Uther non si fosse svegliato al terzo richiamo avrebbe preso la sua spada e avrebbe affrontato l'intruso, impugnò la spada "padre, ti prego" disse ancora "Artù" disse Uther girandosi nel letto, poi parve arrabbiarsi "Artù, cosa fai in piedi a quest'ora della notte? stavo dormendo" "C'è qualcuno nelle mie stanze?" sussurrò lui "Come sarebbe a dire?" fece il re arrabbiato "una voce mi chiamava" disse lui "e poi..." "Una voce?" urlò il re arrabbiato "Mi svegli per questo?" gli chiese "Come farai a guidare una missione se hai paura del buio, Artù?" Artù dovette insistere "ma sono sicuro..." "E te ne vai anche in giro in pigiama per il castello, fila a letto prima che cambi idea su domani" Artù si voltò, aveva fatto male a svegliare il re dopotutto "E lascia quella spada" aggiunse Uther prima di crollare sul letto. Artù lasciò la spada e uscì. 

Quando ebbe raggiunto la porta delle sue stanze Artù non sapeva più se provare rabbia o paura, certo l'intruso era ancora lì, se per caso lo avesse sgozzato suo padre si sarebbe sentito in colpa e ben gli sarebbe stato, si decise a spingere le porte, d'un tratto non ebbe più dubbi sullo stato d'animo da provare, la paura lo colse in un attimo, una creatura, simile ad uno spettro, resa ancor più inquietante alla luce della luna che proveniva dalla finestra, era seduta sul bordo del suo letto dandogli le spalle "Chi va là?" tuonò Artù "Il tuo peggiore incubo" disse Morgana voltandosi. 

"Sei un fifone" disse Morgana "Perchè sei qui? E' tardi" disse lui in risposta "Ho fatto un incubo terribile" raccontò lei, triste "eppure non ti è passata la voglia di fare scherzi" ribatté Artù "Sono seria" disse lei "Ho fatto lo stesso sogno tutte le volte" Artù iniziava a crederle "Domani..." chiese Morgana "Per il tuo compleanno indosserai il mantello e l'armatura, andrai a cavallo?" Artù ci pensò "Devo guidare la missione quindi suppongo di si" "missione?" fece Morgana, effettivamente aveva dormito tutto il giorno, nessuno poteva averlo detto a lei, Morgana fissò il pavimento con aria inquietante "Ho visto il futuro?" chiese "Morgana" disse esitante "Te lo ha detto mio padre, sicuramente, come potevi saperlo?" Morgana lo guardò arrabbiata, molto arrabbiata, sembrava che non crederle fosse da parte sua un atto terribile o forse quello di Morgana era solo uno scherzo "Non me lo ha detto nessuno!" insistette lei "Smettila" disse Artù arrabbiato "Non devi andare in missione" Artù non sognava neanche lontanamente di rinunciare "non so se mi hai preso per un codardo, se il tuo è uno scherzo perchè vuoi sentirmi urlare come fai tu tutte le notti oppure se vuoi solo che resti a Camelot ma io in missione ci vado" "io non urlo tutte le notti" sibilò Morgana "E una volta tanto potresti darmi retta" "Una volta tanto?" Artù era indignato "Questa missione è il sogno della mia vita" come faceva Morgana a non capirlo? "Ne avrai certamente altre" "io voglio questa" "perchè?" "Me l'ha affidata mio padre" "E chi altri doveva farlo?" Artù sbuffò "devo dormire, vattene" Morgana non cedeva "ascoltami Artù, tu non sei cattivo, questa missione sarà una strage, moriranno delle persone innocenti" "Lo dici per tutte le missioni" Morgana scosse la testa "non so bene come andrà ma tu ne pagherai le conseguenze per il resto della vita, io diventerò cattiva per questo e..." Morgana si bloccò come folgorata da un ricordo, poi gli rivolse uno sguardo strano "cercherò di ucciderti" disse infine, era la prova che Artù aspettava, Morgana lo aveva preso in giro troppo a lungo, Artù la spinse fuori dalla porta e chiuse a chiave, deciso a dormire. 


Partì con i soldati alle prime luci dell'alba, aveva studiato benissimo la strada, in testa alla colonna condusse i cavalieri al luogo che suo padre gli aveva indicato senza nessun problema e in poco tempo, era orgoglioso di se stesso e Leon sempre al suo fianco lo faceva sentire al sicuro. 
Giunse su un'altura dalla quale poteva osservare tutto il villaggio druido, aveva lasciato dei fanti più in basso pronti ad attaccare dai lati al suo segnale, poi sarebbero ridiscesi anche loro.
Il villaggio druido era ben diverso da ciò che si era aspettato, lo immaginava come un accampamento militare, popolato esclusivamente da uomini in età da combattere eppure lì erano principalmente donne, due di loro lavavano i panni senza usare la magia, due ragazzi della sua età combattevano con bastoni di legno, uno di loro lo aveva anche visto la settimana prima tra i bambini prigionieri, una donna più appartata stava giocando insieme a suo figlio divertendosi a fargli indossare cappelli da donna, Artù rise, come poteva attaccare? c'erano anche uomini, avevano delle armi, Artù prese una decisione "Leon" disse "Che nessuno tocchi le donne e i bambini, fate quanti più prigionieri possibile tra gli uomini, fai passare quest'ordine e quando tutti lo avranno ben chiaro potremo attaccare" Leon disse qualcosa agli uomini alle sue spalle ma Artù sentì qualche verso di protesta provenire da più in basso, poi Artù vide i primi soldati partire in carica "Non l'ho ancora ordinato!" urlò, nessuno lo sentì, Artù osservò ancora i suoi uomini, era certo, comunque, che avrebbero eseguito il suo ordine, i primi uomini che si opposero caddero subito, i due ragazzi si unirono ai combattimenti, il primo fu colpito dagli zoccoli di un cavallo e cadde subito, il secondo indietreggiò verso un pozzo, uno dei soldati si avvicinò a lui e con un calcio lo spinse dentro "No!" gridò Artù, era un gesto inutile quello del soldato di Camelot "Leon" gridò "Dobbiamo fare un po' d'ordine, scendiamo da quest'altura" Artù si mosse in fretta col cavallo mentre uno dei suoi uomini caricava verso la donna col bambino, la donna si frappose fra l'uomo ed il figlio, il soldato le tagliò la gola "Fermi!" gridò Artù, era abbastanza "Fermi!" nessuno lo ascoltava più anche Leon era andato, Artù provò a gridare ancora, le lacrime già gli rigavano il volto. 
   
 
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