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Autore: Letizia25    24/08/2015    1 recensioni
«Com’è la vita?»
«La vita è bellissima già per il semplice fatto di esistere, per il fatto di poter dire: “Sono parte di qualcosa di meraviglioso”. Perché la vita è bellissima, nonostante tutti i problemi che possano presentarsi durante il cammino. La vita è un continuo cadere e rialzarsi, a volte da soli, a volte grazie agli altri. La vita è colore, è quell’unico arcobaleno che, qualche volta, comprende anche il nero. La vita è scoprire, emozionarsi, piangere, ridere, soffrire. La vita è originalità, è unica. La vita è pazzia pura.»
*
«Ti prego Ashton, insegnami a vivere!»
«Ma non so come si fa.»
«Allora lo capiremo insieme.»
*
Il destino si divertirà a far incontrare due mondi apparentemente diversi, ma accomunati da tante, troppe cose. Due ragazzi si si ritroveranno a lottare insieme contro qualcosa che all’apparenza sembra impossibile da affrontare. Ma poi l'amore si mette in mette in mezzo.
E sarà proprio l’amore ad aiutarli a superare qualsiasi cosa, insieme.
*
Una storia che parla di quanto sia importante vivere al massimo ogni singolo giorno che ci è dato da vivere, perché la vita è una sola e non va sprecata, mai.
*
Trailer: http://youtu.be/1rNyxp_yUAI
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Questo è il penultimo capitolo, buona lettura! <3

25.
Sole e luna
 
 

Quel pomeriggio, Kay uscì da casa Hood di buon ora, subito dopo aver pranzato ed aver salutato gli altri con un semplice «Io esco.» a cui le voci di sua zia e di suo cugino avevano risposto con un «A dopo!» più che allegro. Si mise subito le cuffiette e fece partire la musica – quella che Ashton le aveva messo nel cellulare dopo poco che erano diventati una coppia, dicendole «Se stai con me, devi ascoltare questo tipo di musica.»
Ed era stato così che la mora, col tempo, aveva iniziato ad apprezzare gruppi quali Sleeping with Sirens, All Time Low, Sum 41, Nickelback e tanti altri. Ancora non sapeva dire di preciso se fossero lo stile che le piacesse di più, però doveva ammettere che le melodie ed i testi di quelle canzoni erano qualcosa che spessissimo la lasciava senza parole per la sorpresa, ovviamente positiva.
Cominciò a camminare per le vie del quartiere poco trafficate a quell’ora del giorno, apparentemente senza meta, mentre le note di Lost in stereo si diffondevano dentro di lei, facendole battere a ritmo le mani dentro le tasche del pesante cappotto che aveva indosso. Quella era una delle poche canzoni che le piaceva davvero: le dava una carica, una scossa non indifferenti e la faceva sentire frizzante, pronta per fare qualsiasi cosa a testa alta, senza preoccuparsi di niente e di nessuno.
E si ritrovò a sorridere, tutt’ad un tratto. Perché prima di conoscere Ashton, lei non avrebbe mai pensato una cosa simile, anzi, avrebbe guardato con occhio assente e poco propenso a capire il resto che c’era attorno a lei. Soprattutto, prima che quel ragazzo le stravolgesse la vita, non avrebbe mai creduto quanto potente fosse la musica e quanto incisiva potesse essere nella vita di qualcuno.
Sorrise allegra e continuò a camminare, cercando il telefono nella tasca del cappotto per vedere che ore fossero, per capire se fosse in anticipo oppure – come suo solito – in un ritardo madornale. Ed il cuore le si riempì di una felicità senza confini non appena notò che giorno fosse.
Era il 18 luglio. Un anno esatto che lei ed Ashton e lei si conoscevano. L’anno migliore di tutta la sua vita. L’anno delle sorprese, dei cambiamenti. L’anno in cui ogni cosa era finalmente riuscita a ritrovare il suo giusto nella vita di chiunque, soprattutto in quella di Kay e di Ashton, che invece all’inizio di quel viaggio intrapreso insieme erano quasi del tutto distrutte da tutte quelle ferite che entrambi portavano dentro come macigni, senza sapere come fare per potersene liberare completamente.
Kay si ritrovò a sospirare, mentre con la punta delle dita andava ad accarezzare un poco quel ciondolo a forma di luna che Ashton le aveva regalato per San Valentino e che lei, da quel giorno, non aveva mai tolto; perché per lei, quel piccolo oggetto significava molto di più, un qualcosa che le parole non sarebbero mai state in grado di esprimere del tutto, qualcosa che andava al di là di ogni cosa e che solo Ashton e lei avrebbero potuto capire negli occhi dell’altro.
E si ritrovò a pensare a quell’anno esatto appena trascorso, sorridendo nel notare che quella data importante non avrebbe mai potuto dimenticarla neppure volendo. Perché da lì era nato tutto.
Pensò a quella mattina di pioggia e al modo strano in cui lei ed il riccio si erano conosciuti. Pensò a quella felpa e all’odore di Ashton che adesso riconosceva senza alcun problema. Pensò alla sera della festa e a quello che era successo dopo, alle parole e alle mezze promesse che si erano fatti. Pensò a come, in poco tempo, il cubo di vetro attorno al suo cuore aveva iniziato ad indebolirsi proprio grazie a quel ragazzo che aveva iniziato a malapena a conoscere un poco. Pensò a quanto in fretta erano cambiate le cose tra di loro, a come il loro rapporto si era man mano fatto – e continuava ad essere – più profondo, giorno dopo giorno, legandoli in un modo che lei mai si sarebbe aspettata. Pensò a quando pure gli altri avevano conosciuto il riccio e a come l’amicizia tra di loro era nata nella frazione di un secondo, arricchendo la vita di tutti loro con quel tassello del puzzle che mancava da sempre. Pensò al concerto, a quando si era resa conto di amare Ashton completamente, più di qualsiasi altra persona al mondo, più di tutto il resto, e a come i loro sentimenti erano venuti fuori e come tutto tra di loro era finalmente iniziato.
Pensò a quanto bene Ashton avesse fatto a lei in tutti quei mesi, riuscendo a strapparla dal buio del suo dolore, adempiendo a quella promessa a cui ormai ogni tanto solo lei si ritrovava a pensare con il sorriso sulle labbra che non riusciva ad andarsene per nessuno motivo.
Pensò a quel ragazzo che, lentamente, con affetto – e poi amore senza limiti – e con pazienza, era entrato nella sua vita, insinuandosi in un piccolo angolo del suo cuore per poi conquistarlo tutto e tenerlo stretto al suo come se fosse stato il più prezioso dei tesori. E Kay sapeva che per il riccio era davvero così.
Ashton. Il suo ragazzo.
La persona che amava con tutta se stessa e a cui donava tutto quello che era, senza tener niente per sé.
Il suo sole. Il sole che aveva illuminato il buio in cui lei si trovava e da cui poi l’aveva tratta in salvo; che aveva riacceso quella piccola scintilla di vita che passo dopo passo si era poi trasformata in un fuoco impossibile da domare completamente; che aveva stravolto ogni singola cosa, rendendola più bella, rendendola migliore giorno dopo giorno, senza pretendere niente in cambio, aiutandola persino – senza saperlo – a recuperare e migliorare il rapporto tra lei e sua madre.
Kay sorrise, mentre nella sua testa gli occhi dorati del riccio prendevano il sopravvento su qualsiasi altro pensiero e le facevano battere forte il cuore, così velocemente che quasi sarebbe potuto uscirle fuori dal petto se solo avesse voluto davvero, per liberarsi e mostrare completamente quanto immenso fosse il sentimento che provava per Ashton. Un sentimento che diventava sempre più grande, più forte, più profondo man mano che il tempo passava. E a lei andava benissimo così, perché non doveva nascondere niente, non doveva più domandarsi altro. Perché, semplicemente, con Ashton riusciva a trovate tutte le risposte di cui aveva bisogno. E non avrebbe mai potuto chiedere niente di meglio.
Svoltò l’angolo, e la villetta di Grace si parò davanti agli occhi scuri della ragazza, che si sistemò velocemente gli occhiali sul naso e sorrise soddisfatta nel notare che sua madre era fuori casa, grazie al fatto che le tende delle finestre del piano terra fossero state tirate.
Si affrettò ad entrare. Ed il cuore le si riempì di una gioia infinita, non appena notò come quella casa era diventata grazie al lavoro che lei e gli altri ragazzi avevano fatto. Era tutto più luminoso, più bello, più vivo, più accogliente. Dava l’idea che finalmente in quella casa ci vivesse una persona vera e non il fantasma di una divorata dal dolore e dalla mancanza.
Il sorriso sul suo viso si allargò ancora di più, passo dopo passo, mentre con la punta fredda delle dita accarezzava quei muri colorati e pieni di foto nuove, di sorrisi, di momenti da ricordare per sempre. Era casa sua quella in cui stava camminando, e ad ogni passo riusciva a rendersene conto sempre meglio, e sempre più prepotentemente quella sensazione di benvenuto entrava dentro di lei, facendola sentire accolta davvero, come mai prima di allora.
Senza indugio si diresse al piano superiore, a quella che sarebbe sempre stata camera sua, quella stanza che dava sul retro della casa, su quel giardino che aveva visto tante feste, tanti sorrisi e tanta felicità quando suo padre era ancora vivo. Suo padre, Dawson White.
Dire che le mancasse era altamente riduttivo. Non ci sarebbero mai state parole sufficienti per descrivere quel senso di vuoto, quel dolore sordo e costante che l’aveva accompagnata da quando quell’uomo aveva lasciato del tutto la sua vita. Si era sentita persa, senza una meta, per anni e anni, senza capire che cosa le servisse per sopperire quella mancanza. Poi però era arrivato Ashton, e tutto aveva iniziato a prendere un senso.
A Kay, suo padre mancava da morire. Eppure, adesso con quell’assenza e con quel vuoto riusciva a conviverci un poco di più, come se le ferite che aveva sul cuore e quel cubo di vetro che erano scomparsi del tutto fossero la causa stessa di quel senso di vuoto.
Sospirò stanca, mentre la malinconia un poco tornava a farle compagnia e mentre si affrettava a prendere il telefono, per vedere la foto che aveva messo come sfondo. La stessa che aveva disegnato. La stessa che Ashton aveva visto quel giorno in cui si erano fatti quella promessa, la più importante di tutte, quella che il riccio aveva portato a termine nel modo migliore. Quella dei suoi genitori, il giorno del loro matrimonio. L’unica foto che era riuscita a portar con sé quando sua madre l’aveva affidata a sua zia Joy tanti anni prima.
Sorrise, nel vedere quegli sguardi felici e belli, vicini, come volersi completare a vicenda, con quell’amore ben visibile tra loro due. Quell’amore che finalmente pure Kay, con Ashton, era riuscita a trovare, era riuscita a capire e a sentire dentro, con la sua forza dirompente ed indomabile.
Dal cellulare fece partire un po’ di sana musica, per poi posarlo sul cappotto che aveva lasciato cadere sul pavimento, vicino al letto ad una piazza e mezzo nuovo che sua madre aveva comprato qualche giorno prima, dicendole «Se mai un giorno volessi restare a dormire.». Una proposta che Kay aveva preso tante volte in considerazione, ma che ancora – nonostante tutto – non si sentiva ancora pronta a compiere.
Scosse la testa per scacciare tutti i pensieri che avrebbero potuto confonderla quel pomeriggio. Perché aveva in mente un’idea da settimane, e quel giorno le era sembrato il migliore per cominciare a metterla in atto. Solo che… Aveva paura. Perché non aveva la benché minima idea se quello che ne sarebbe venuto fuori sarebbe potuto piacere a sua madre.
Ci sperò, ci sperò con tutto il cuore, mentre con il pennello intinto nel colore cominciava a tracciare linee, perdendosi nei sentimenti che solo dipingendo riusciva a far uscire del tutto, senza paura, senza timore, senza alcun dubbio. Poteva sembrare strano, ma con un pennello in mano, Kay si sentiva invincibile, pronta a combattere qualsiasi cosa, proprio come suo padre le aveva insegnato.
E fu proprio con il ricordo di suo padre che le insegnava a dipingere, guidando le sue mani nel formare le figure, che Kay si sentì davvero a casa, con il cuore libero da ogni prigione e da ogni paura, pieno di un amore incontenibile.
 
Ashton stava camminando tranquillamente per le vie del quartiere, deserto a quell’ora del giorno, mentre cercava di trattenere l’allegria che sentiva dentro, dovuta al pensiero costante nella sua testa di una sola persona dagli occhi scuri e dal cuore più grande che il ragazzo avesse mai conosciuto.
Stava pensando a Kay e, soprattutto, al fatto che si conoscessero da un anno esatto.
L’anno più bello di tutta la sua vita, pieno di così tante sorprese, di così tanti cambiamenti che lui non riusciva ancora a credere come facesse ad aver ricevuto un regalo simile, quella seconda possibilità che lui aveva utilizzato completamente, per stravolgere la sua vita e per curare tutto quello che c’era da salvare.
Pensava a Kay, a quella ragazza fatta a modo suo che l’aveva incuriosito, l’aveva rapito e poi l’aveva fatto cadere nella rete intricata dell’amore, da cui non si sarebbe mai voluto liberare per niente al mondo. Pensava alla sua di ragazza, che riusciva a renderlo felice con niente, in un modo che lui ancora non era riuscito a comprendere; la stessa per cui avrebbe sempre combattuto, senza mollare mai, senza darsi mai per vinto, senza lasciare nuovamente campo libero al dolore e alla tristezza. Perché era stato proprio grazie a Kay, se la parte più brutta della sua vita era lentamente scomparsa, rendendolo libero, aiutandolo a riprendere tra le sue mani la sua vita per salvare quel poco che era rimasto, a partire dal suo rapporto con i suoi genitori che adesso tutti loro potevano definire normale, con gli stessi alti e bassi di qualsiasi famiglia.
E sorrise, mentre si rendeva lentamente conto che Kay era come la luna, almeno per lui. Quella luna che, con la sua luce tiepida, lentamente era riuscito a scaldarlo e ad accendere nuovamente quella scintilla di vita che apparentemente sembrava essere stata spazzata via da forze maggiori, forze che Ashton da solo non era riuscito a mandar via e che solo con l’aiuto di Kay erano scomparse del tutto.
Scosse la testa, divertito, mentre attraversava la strada per arrivare a casa di Grace, dove – grazie a Calum – sapeva che Kay si fosse rifugiata.
E intanto si domandava come avesse fatto quest’ultima a diventare così importante per lui, come avesse fatto ad entrargli così tanto dentro senza chiedere il suo permesso, come fosse riuscita a prendergli il cuore e a tenerlo in vita solo per farlo battere per lei. Non sapeva Ashton, e non non voleva saperlo. Perché non avrebbe mai cambiato niente di quello che lo legava a quella ragazza straordinaria di cui aveva avuto l’onore e la fortuna di innamorarsi follemente.
Entrò nella villetta grazie al paio di chiavi che Kay gli aveva regalato. E sorrise, non appena sentì provenire le note di Lullaby dei Nickelback provenire dal piano di sopra, a cui si recò cercando di non far rumore.
Salì le scale in punta di piedi, con le scarpe in una mano ed il cappotto nell’altra. Voleva fare una sorpresa a Kay e sapeva che la ragazza non si accorgeva mai di niente, soprattutto quando era concentrata a fare qualcosa. Si avvicinò all’unica porta aperta e spiò all’interno, curioso come suo solito.
E sorrise nuovamente, non appena notò la figura della mora intenta a dipingere sul muro bianco qualcosa che Ashton ancora non riusciva a capire bene per la lontananza, mentre la musica continuava ad andare e lei si muoveva un poco a ritmo, catturando gli occhi dorati del ragazzo, che non riusciva ad allontanarsi da quel corpo che tante avrebbe voluto sentire sul suo.
Perché Ashton voleva far l’amore con Kay; voleva dimostrarle quanto l’amasse e quanto lei fosse importane nella sua vita; voleva ringraziarla per ogni cosa che aveva fatto per lui senza rendersene conto e per quanto l’aveva aiutato con pazienza e con amore, dandogli molto di più di quanto lui avesse chiesto e molto più di quanto lui avesse bisogno. Voleva amarla, voleva sentirla sua completamente, in ogni modo possibile, voleva diventare una cosa sola con lei.
Ma non glielo aveva mai chiesto. Perché aveva paura, troppa, che con quella proposta dettata dal cuore, lei si sarebbe spaventata e lo avrebbe allontanato in qualche modo. Aveva paura di rovinare quello che, con fatica, si era creato tra loro, quel qualcosa di troppo forte e di troppo importante a cui Ashton non avrebbe mai saputo rinunciare e senza cui si sarebbe sentito vuoto, completamente. Ed era una sensazione che mai più avrebbe voluto provare.
Sospirò ed entrò in camera, posando le sue cose vicino a quelle della mora, per poi avvicinarsi a lei in punta di piedi per abbracciarla da dietro.
 
E non appena Kay percepì quel contatto dolce su di sé, non riuscì a non sorridere, capendo chi ci fosse alle sue spalle che ridacchiava in silenzio.
«Ciao Ash.» lo salutò, per niente sorpresa dall’arrivo improvviso del ragazzo.
Lui rise di cuore e le stampò un bacio dolcissimo sulla guancia, che ebbe il potere di farla arrossire un poco, come suo solito, mentre le braccia del riccio aumentavano di poco la stretta, facendo aderire la schiena della ragazza con il petto di lui, così da far percepire ad entrambi il battito impazzito dei loro cuori, che correvano dentro di loro allo stesso folle ritmo.
«Ciao amore.» la salutò poi lui, mentre con gli occhi vagava su quelle figure a cui Kay aveva dato vita e rimanendo a bocca aperta per lo stupore. Perché la mora era bravissima in quella sua passione che la rendeva la persona che era, sia secondo Ashton che secondo tutte le altre persone che avevano visto anche soltanto un disegno fatto da Kay. Ce lo aveva nel sangue, riusciva a rendere viva qualsiasi cosa con ogni tipo di colore, dandogli quella scintilla di vita che solo l’occhio dotato di un artista riesce a vedere e donare a ciò che crea.
«Hai mai pensato di diventare una pittrice.» chiese allora, curioso di sapere se lei avesse mai pensato a quel futuro che non era poi così tanto lontano, per nessuno dei due.
«Sì.» ammise Kay, senza pensarci due volte, diretta come suo solito, mentre il sorriso non riusciva a lasciare le sue labbra. «Però è impossibile…»
Perché Kay avrebbe tanto voluto che altre persone avessero la possibilità di vedere quel che lei metteva su una tela, dato che non lo considerava più solo una cosa soltanto sua, ma che invece aveva imparato a condividere con chiunque glielo chiedesse. Il problema era il fatto che diventare un artista famoso era pressoché impossibile. E lei non si riteneva all’altezza di un così grande onore, benché per tutti gli altri fosse esattamente il contrario.
«Kaylin White, non ammetto che tu usi quella parola con me.» ribatté Ashton con quel tono fintamente serio che riuscì a far ridere la mora ancora di più, mentre il riccio faceva in modo di avere quegli occhi scuri davanti ai suoi. «Sei bravissima e fantastica e non butti mai la spugna. Sono certo che ci riuscirai.»
Kay gli sorrise dolcemente, perdendosi in quello sguardo dorato, mentre sentiva il cuore scaldarsi piano, mentre percepiva la felicità irradiarsi in ogni parte di lei per non lasciarla più andare. Sorrise, semplicemente per il fatto che si sentiva la persona più fortunata della terra ad avere Ashton nella propria vita; lui, che riusciva a darle sempre la forza necessaria per affrontare la vita in ogni occasione.
«Grazie, Ash.»
Lui la guardò confuso. «Per cosa?»
Lei lo osservò ancora più profondamente, facendolo rabbrividire fin dentro l’anima. «Grazie di amarmi.»
E non passò neppure un secondo, che subito le labbra del riccio trovarono la loro via per quelle morbide della mora, per assaggiarle, per accarezzarle con calma, gustando in pieno ogni istante, ogni singolo sapere, ogni singolo brivido che entrambi sentivano, ogni singolo battito che li faceva sentire sempre più vivi, sempre più pieni di quel sentimento, di quella forza dirompente che la vita e l’amore esercitavano in loro.
E fu proprio grazie a quel bacio, se Kay riuscì ad allontanare ogni pensiero dalla sua testa, per concentrarsi solo su una cosa che teneva dentro al cuore da molto tempo ma che, fino a quel momento, non era stata pronta abbastanza per affrontare, per far uscire, per renderla concreta. Eppure, adesso che era lì, con le braccia di Ashton attorno al suo corpo, che la stringevano come se fosse la cosa più bella al mondo, che la facevano sentire protetta, amata, Kay riuscì a trovare il coraggio che le serviva per dar corpo a quelle parole, che valevano tutto quello che la ragazza sentiva per il riccio e che voleva dimostrargli nel modo più bello, profondo e vero che ci fosse al mondo. Voleva ringraziarlo, con tutta se stessa, per aver mantenuto quella promessa che si erano fatti e che nessuno dei due avrebbe dimenticato. Voleva ringraziarlo per averle insegnato a vivere-
«Voglio fare l’amore con te.»
Fu un sospiro, quasi inudibile, detto mentre i loro occhi si scrutavano come a voler leggere ogni singola parte dell’anima della persona che amavano. Un sospiro che Ashton riuscì a sentire benissimo lo stesso e che gli si impiantò nel cuore, deciso, come a non voler più uscirne, come a volerlo aiutare a digerire quella frase che mai si sarebbe aspettato di sentire, quella frase che combaciava perfettamente con i suoi pensieri, come a volergli dimostrare che tra lui e Kay non ci sarebbe mai stato niente di sbagliato, niente di affrettato o fatto male, niente di doloroso. Perché ogni cosa che li riguardava era guidata da quei sentimenti troppo veri e troppo forti che li univano, sentimenti di cui entrambi si fidavano ciecamente.
Per questo, lui non rispose. Semplicemente, fece combaciare ancora una volta le loro labbra. E subito un sentimento nuovo, più bello, più profondo, si fece largo tra loro due, guidando ogni gesto.
 
A quel bacio, Kay rispose senza paura, con il cuore che le batteva così forte nel petto che quasi sembrava volesse uscire da un momento all’altro, mentre la felicità si propagava senza limiti dentro di lei.
Ashton la prese in braccio, senza dividere le loro labbra, e si diresse verso il letto, dove posò delicatamente il corpo della mora, come se tra le mani avesse il tesoro più bello e più delicato di tutti, che si sarebbe potuto rompere da un momento all’altro se lui non avesse prestato sufficiente attenzione. E Posò tutto il peso sulle braccia piegate per evitare di farle male in qualche modo. 
Lei gli sorrise – completamente innamorata – e tornò a baciarlo, a giocare con le sue labbra morbide e con la sua lingua. E intanto le loro mani andarono ad esplorare il corpo dell'altro da sotto le maglie, percependone la pelle tiepida ricoperta da milioni di brividi che li facevano fremere, li facevano sentire due stelle incandescenti che nessuno avrebbe mai potuto spegnere. 
Lentamente, Ashton risalì la schiena di Kay con la punta delle dita fredde, facendo sì che lei la inarcasse, facendo sfiorare i loro bacini e faccio fremere entrambi per quel contatto inatteso, a cui tuttavia nessuno dei sue si tirò indietro. Perché era bello, davvero bello, poter sentire l'altro così vicino al proprio cuore; era meravigliosa quella sensazione di completezza che si donavano l'un l'altra con ogni carezza, ogni bacio, ogni sospiro. Kay sospirò piano, mente le mani di Ashton la aiutavano a sfilarsi quella felpa verde scuro che aveva indosso. E intanto pensava a come fare, a come doversi comportare, per evitare che quel momento troppo importante per entrambi si tramutasse nell'esperienza peggiore della loro vita. In fondo, sarebbe stata la sua prima volta, e non era mai stata brava a nascondere l'agitazione ed il panico, che in quella situazione si erano amplificati notevolmente. 
Agitazione e panico che pure Ashton sentiva dentro di sé, per il semplice motivo che lui non aveva mai fatto una cosa simile prima di allora. Non aveva mai toccato una ragazza come stava facendo con Kay; semplicemente perché non si era mai innamorato di nessun'altra prima di quella ragazza mora che stava stringendo come se avesse paura di perderla. 
Si guardarono negli occhi, a lungo, scorgendo quell'anima di cui si erano innamorati quella parte della loro vita che avevano sempre cercato e che avevano trovato quella mattina di un anno prima, senza rendersene conto davvero fino a che non era stato troppo tardi per scampare alla trappola dell'amore, che li aveva legati l'uno all'altra, formando qualcosa di meraviglioso. Si sorrisero, felici, mentre le mani della mora andavano a togliere la maglia ad Ashton, che guidò la ragazza in ogni movimento, ponendo le sue mani grandi su quelle di lei, fino a che l'indumento non andò a far compagnia alla felpa di lei. 
E Kay, a vedere il corpo tonico e scolpito di Ashton, così vicino al suo, si sentì morire, con il cuore che le batteva fortissimo nel petto, mente il suo occhio d'artista le confermava che, sì, il suo ragazzo era l'opera d'arte più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita. 
E gli sorrise, quando lui si abbassò nuovamente su di lei, per unire le loro labbra in un bacio veloce, prima di iniziare a passarle su di lei, sul suo collo, la mandibola, le spalle, il petto privo del reggiseno e così tiepido da far rabbrividire Ashton ogni volta che lo sfiorava. 
Kay si sentiva morire ad ogni gesto, si lasciava amare senza alcuna difesa. Ed Ashton si sentiva il ragazza più felice del mondo, mentre il profumo della mora gli invadeva le narici, mentre il cuore gli batteva forte nel petto, mente percepiva sotto le dita la pelle di Kay diventare sempre più calda. Era felice, semplicemente perché non riusciva a credere a quel che stesse succedendo tra loro, non riusciva a capacitarsi del fatto che Kay sarebbe stata completamente sua, e che lui sarebbe stato totalmente suo, senza alcun ripensamento. 
Le sorrise e si perse in quegli occhi profondi, mentre i brividi continuavano a correre sui loro corpi. Ed aumentarono pure, quando percepì le mani tremanti di lei intente ad aprire il bottone e poi la zip dei jeans che subito finirono sul pavimento. 
Lei intanto era preda della felicità più pura e più profonda che mai aveva provato prima di allora. Era bellissimo poter accarezzare Ashton in quel modo, sfiorando la sua pelle calda e profumata, baciandone ogni millimetro e gustando quel sapore di cui mai avrebbe più potuto fare a meno. 
Presto pure i pantaloni di lei scomparvero, raggiungendo i piedi del letto. E quando anche l'intimo raggiunse il suolo, i due ragazzi si ritrovarono improvvisamente nell'imbarazzo più completo, da cui non sapevano come poter uscire. 
Perché Kay non si era mai sentita così esposta, senza alcuna difesa, alcuna barriera di fronte a quegli occhi così simili al sole. E non sapeva più che cosa fare, mentre il corpo intanto veniva invaso dai brividi causati dalla bassa temperatura che c'era in casa. 
Ashton lo notò. Per questo alzò la coperta e fece stendere la ragazza sotto di sé e sotto il tessuto caldo, che li fece avvicinare ancora di più. E intanto pensava che non avrebbe mai potuto incontrare nessuno bello quando Kay, nessuno prezioso ed unico come lei, la ragazza che quel giorno si apprestava ad amare in modo più intenso, più profondo, un modo che li avrebbe uniti ancora più di prima, senza alcuna via d'uscita. 
Tornarono a baciarsi, ad accarezzarsi piano, senza fretta, mentre i loro cuori battevano sempre più velocemente, sempre più preda di quel sentimento che cresceva costantemente, sopraffacendo ogni cosa. 
E poi, quando i loro occhi si incontrano di nuovo, capirono che era arrivato il momento di affrontare quel passo da cui non sarebbero mai potuti tornare indietro. 
Ashton prese il preservativo dal portafoglio e lo indossò, con qualche difficoltà che fece ridere la mora.
«Ash?» lo chiamò una volta che il ragazzo fu nuovamente sopra di lei.
«Sì, Kay?» rispose, accarezzandole il viso e spostando una ciocca di quei capelli scuri da sopra quegli occhi in cui mai si sarebbe stancato di perdersi. Quegli occhi che mai si sarebbe stancato di cercare tra la folla e che sempre lo avrebbero fatto sentire a casa, scaldandogli il cuore e.
«Ti chiedo solo di fare attenzione.» ammise lei, la voce così bassa da sembrare un sussurro e gli occhi lucidi carichi di così tante emozioni che solo il ragazzo avrebbe potuto capire. 
Lui, semplicemente, annuì, per poi baciarla di nuovo.
E fu così delicato quando la fece sua che lei non sentì alcun dolore. Percepì soltanto qualcosa di indefinito, bellissimi, unico, propagarsi dentro di lei, rendendola un tutt’uno con il ragazzo che avrebbe amato, sempre.
E da quel momento in poi, ogni attimo fu più bello e meraviglioso di quello precedente, mentre i due diventarono una cosa sola che nessuno avrebbe mai potuto dividere.
 
«Ti amo, Kay.» ammise Ashton, mentre con la punta delle dita accarezzava la schiena nuda della mora. 
Si erano amati tutto il pomeriggio, con calma, assaporando intensamente ogni istante come se fosse il primo e l'ultimo allo stesso tempo. Era stata l'esperienza migliore della loro vita, nonostante quel poco dolore che tuttavia era presto sparito, a forza di baci, di carezze.
A quelle parole, Kay sorrise e si fece più vicina a lui, sentendosi completa in ogni sua più piccola parte. Perché quel pomeriggio le aveva dimostrato che Ashton era ciò che le mancava per completare il quadro della sua vita. E non avrebbe mai creduto che potesse essere così bello. «Ti amo anch'io, Ashton.»






Letizia
Hola a todos el mundo! <3 Come state? Spero bene ;).
E spero che questo capitolo vi sia piaciuto :3. Ci ho messo il cuore per scriverlo e spero che qualcosa vi abbia dato, in qualche modo.
Ormai siamo alla fine. E... Oddio, non ci credo :'(.
Spero davvero che tutto quello che ho scritto su questi due personaggi vi sia piaciuto :3 *^*
Vi avverto di una cosa: siccome ho già detto tutto quello che dovevo dire su Ash e Kay, l'epilogo sarà molto breve rispetto a tutti gli altri capitoli.
Ci sentiamo giovedì. Un bacione e grazie ancora per tutto! <3
   
 
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