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Autore: Hem    24/08/2015    0 recensioni
Di pomeriggi pigri di ottobre, troppi vestiti, un passato senza malinconia e un presente più caldo del the.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[If we take a walk out, in the morning dew,
We can lie down, so I'm next to you,
Come inside for a little home made tea,
And if you fall asleep, at least you're next to me,
And if I wake up, say it's late love, go back to sleep,
I'm covered by nature, and I'm safe now,
Underneath this oak tree, with you beside me.]





Ti guardo dalla finestra del salotto col mio the caldo in mano mentre troppo vestito per questo ottobre caldo stai sdraiato sulla sedia di plastica a guardare chissà dove, a pensare chissà cosa.


Un déjà-vu mi passa veloce sugli occhi e ti ricordo troppi anni fa seduto allo stesso modo con un giubbino molto meno costoso ma troppo vestito come adesso perché hai sempre freddo.


Ricordo di quanto eri piccolo, con le mani piccole e le spalle che arrivavano dove arrivavo le mie e lo sguardo da bambino che ti guardavo e pensavo “dio quanto è piccolo” e oggi che stai seduto li fuori so che lo sguardo è lo stesso anche se non lo vedo, lo stesso sguardo da bambino piccolo anche se le tua mani sono grandi il doppio delle mie e le tue spalle arrivano al mio mento.


Ti guardo scarabocchiare su quel tuo diario vintage che ti porti a dietro da sempre e poi ti vedo parlare con qualcuno sulla strada e ridere con la testa all’indietro.


Devi vedermi con la coda dell’occhio perché ti giri e mi guardi e sorridi e ridi insieme a me, di qualcosa che non posso sapere.


Mi ricordo piccolo con quel taglio di capelli assurdo, guardarti come la cosa più bella e preziosa e buona che avessi mai visto. Mi ricordo come ridevi come un pazzo per ogni cosa stupida che dicevo e mi ricordo passarti le mani nei capelli ogni volta che potevo. Dio quanto eravamo imbarazzanti.


Squilla il telefono e appoggio il the sul tavolino e mi sistemo i capelli sulla fronte e rispondo.


Una voce squillante urla “Papà” dall’altro lato, un po’ troppo lontano nello spazio.
Immagini di salopette a fiori e ricci biondi mi occupano i pensieri per un paio di secondi.


“Ehi bellissima”


Mi sdraio sul divano e la ascolto raccontarmi di tutto quello che ha fatto oggi, senza tralasciare nulla nemmeno quanti pomodori ha mangiato a pranzo e mi ripete di non dimenticarmi, papà non dimenticarti di dirlo a papà, va bene.


 E sto sorridendo come un perfetto idiota, lo so, quando entri dalla porta e con gli occhi mi chiedi chi sia e sorridi di nuovo quando mi senti rispondere che no non mi dimenticherò di dire a papà che sei stata una bambina bravissima e hai mangiato tutte le verdure senza che nonna Anne dovesse insistere.


Chiudo la telefonata mentre entrambi la salutiamo urlando e poi c’è il tuo peso che mi schiaccia, tu e il tuo culo e il tuoi capelli in faccia e ti prendo il mento mentre  ti stringo  fianchi con le gambe e mi lecco le labbra e tu ridacchi e mi appoggi la testa sul petto ancora col cappello di lana in testa e stai li per un po’ mentre ti abbraccio e ti stringo e penso che nonostante i miei cappelli si siano un po’ ingrigiti ultimamente e tu non riesca più a fare bene quella posa di joga perché ti si incricca la schiena, io adesso sono ancora piccolo e tu, tu osannato dal mondo e sicuro di te ieri davanti alle telecamere sei di nuovo piccolo, perché sei sempre piccolo per me.
  
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