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Autore: Lena_Railgun    24/08/2015    0 recensioni
"Ivan mi stava aspettando: il suo sguardo da prima perso nel vuoto si posò su di me e mi sorrise.
-Bravissima Mary- mi disse evidentemente fiero di me. Si avvicinò e mi scompigliò i capelli mentre io abbassavo il capo.
-Grazie- feci teneramente. Non l'avevo notato, ma nella mano destra teneva un'orchidea.
-è..è per me?- chiesi sorpresa.
-No guarda, per mia cugina che abita Torino che evidentemente frequenta l'accademia. Certo che è per te- fece ironicamente alzando il sopracciglio.
Gli feci la linguaccia:
-Ma dai! Non serviva!- feci quando me la porse.
-Viene sempre dato un fiore a chi si esibisce no?- mi disse lui mettendo le mani in tasca.
-Dove l'hai tirata fuori questa?- chiese divertita.
-Da qualche film- disse lui alzando le spalle. Osservai l'orchidea e sorrisi:
-é...perfetta. È tutto perfetto- "
Marina Rinaldi è una ragazza di sedici anni, che lascerà la sua normale vita da liceale, per accettare una borsa di studio per un'accademia di musica a Firenze. Per fare ciò, verrà ospitata da amici del padre, la famiglia Innocenti, con i loro due figli, Ivan e Celeste. Nonostante Ivan sembri molto diffidente, piano si avvicineranno molto. Cosa succederà tra i due?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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2- NERVI A FIOR DI PELLE: LA MIA NUOVA VITA INCOMINCIA
 
La mattina del mio primo giorno di scuola arrivò in fretta, quasi troppo. La sveglia suonò alle sette meno un quarto e dopo qualche mugugno, mi alzai dal letto ed aprii il balcone. L'aria della mattina mi colpì in viso ed osservai il quartiere ancora mezzo addormentato. Mi vestii con una camicia celeste e un paio di jeans attillati e scesi giù.
-Buon giorno Marina- mi disse Serena servendomi la colazione.
-Giorno- risposi con la voce tremante di chi sta pensando troppo, troppo agitata.
-Giorno- Ivan scese dalle scale e avanzò verso la cucina.
-Giorno- lo salutammo io e Serena. Lo guardai: indossava una maglietta verde smeraldo, colore che gli donava molto, metteva in risalto i suoi occhi grigi. Soliti jeans, un po' sbiaditi, solito sorriso freddo rivolto a me. Mi chiesi quale fosse il suo problema.
Pettinai i miei lunghi capelli neri lisci come la seta di cui vado fiera e mi truccai leggermente. Tornai in camera e presi il mio zaino per poi scendere di nuovo le scale e io, Ivan e Celeste ci avviammo verso le fermata dell'autobus. Serena, il giorno prima, andò a firmare tutti i documenti necessari per la scuola in veste di mia tutrice: ero diventata ufficialmente, una studentessa della Florence music accademy.
-Sei agitata Marina?- mi chiese Celeste
-Un pochino- dissi, rivolgendole un sorriso, stendendo i nervi.
-Un pochino? Io sarei nervosissima! Una nuova scuola così lontana da casa tua ed è una scuola impegnativa e...-
Ivan le mise una mano sulla testa:
-Celeste, smettila, la rendi nervosa-
-No, non c'è problema- dissi, ma in realtà gli fui davvero grata.
L'autobus arrivò e Celeste salì per prima, molto eccitata. Ivan mi toccò la spalla e mi disse:
-Perdonala, oggi è il suo primo giorno al liceo, ed è emozionatissima-
-Non c'è problema- ripetei sorridendo -Ma grazie, onestamente mi ha fatto diventare più nervosa di quanto non fossi già- dissi salendo in autobus.
-Ah mi dispiace sul serio!- disse e, sorprendentemente, si sedette vicino a me.
-No, davvero va tutto bene- dissi di nuovo, però il mio stomaco era sottosopra e l'ansia era forte, e dovevo respirare profondamente un po' troppe volte, quasi da sentirmi mancare l'aria. Ivan mi guardò dritto negli occhi:
-Sicura di stare bene?-
-Onestamente? No, per niente- dissi appoggiandomi al sedile, facendo un grosso respiro. Presi una bottiglietta d'acqua del mio zaino e bevvi a piccoli sorsi. Mentre la rimisi al suo posto, sentii Ivan prendermi la mano sinistra. Lo fissai sorpresa da quella spontaneità.
-Scrivi “NO” con il dito sul palmo della mano- disse facendolo sul mio palmo della mano; lo lasciò e mi disse:
-Ingoia-
Era un semplice fattore psicologico, come un effetto placebo, ma mi sentii incredibilmente meglio.
-Grazie!- esclamai contenta.
-Vado da mia sorella...sai penso sia un po' nervosa anche lei- disse alzandosi.
-ehm...si certo! Vai! E...grazie ancora- disse, cercando di evitare il suo sguardo.
-Ma figurati-
La mia idea di lui era cambiata leggermente ma continuavo ad essere consapevole che lui mi odiava, dal primo istante in cui misi piede in quella casa. E volevo sapere il perché.
 
Alle sette e quaranta eravamo nella zona scuola. L'accademia si ergeva imponente davanti a me.
-Noi siamo lì- disse Ivan indicando un edificio davanti all'accademia con una targhetta con su scritto “Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci”. Annuii e salutai con la mano.
-Buona fortuna Marina- mi urlò Celeste. Mi voltai a guardarla e ammiccai con l'occhio.
-Anche a te-
Entrai subito, senza pensarci, senza ricordarmi di respirare profondamente e senza badare all'ansia.
-Marina Rinaldi?- mi chiese ad un tratto un uomo alto, con i ricci capelli neri mentre io osservavo l'atrio spaesata.
-Si, sono io!- risposi, sollevata che ci fosse qualcuno che potesse aiutarmi ad orientarmi.
-Eccola qui la mia nuova pecorella- esclamò aprendo le braccia e stringendomi mentre io lo guardai divertita e, devo dire, anche leggermente spaventata.
-Io sono il professore Berto ed insegno canto. So che sei una ballerina ma ci tengo ad insegnarti a cantare-
-Ho qualche esperienza anche in quel settore- dissi un po' impacciata. -Ho fatto parte del coro della scuola nella scuola che frequentavo prima-
-Bene!- esclamò entusiasta -è un buonissimo inizio-.
Sorrisi felice di sentire quelle parole di incoraggiamento, nonostante ero consapevole di essere incredibilmente indietro a differenza degli altri.
-Questo è il tuo orario- disse consegnandomi un foglio -E questa una piantina della scuola- proseguì, consegnandomene un altro.
-Mancano ancora una ventina di minuti all'inizio delle lezioni, vorrei mostrarti l'accademia- disse, facendomi un cenno con la testa.
Dall'atrio con la segreteria salimmo le scale larghe di marmo per ritrovarci nell'ala della classi.
-Quì al primo e al secondo piano ci sono le classi. Ci sono tre sezioni, tu sei in 3B-
Sorrisi, ricordando che anche al liceo linguistico ero nella stessa sezione.
-Ad ogni piano c'è un aula di musica con specifiche attrezzature- mi guidò verso l'ala est del primo piano ed aprì una porta rossa, mostrandomi l'aula di musica nella sua perfezione e nel suo ordine. Mi portò al terzo piano dove c'erano i vari laboratori, come quello informatico, quello linguistico e una vera e propria sala di registrazione.
Tornammo verso il primo piano e mi disse:
-Al piano terra abbiamo la palestra. Sul retro c'è il nostro teatro. Ma ti sto facendo  fare tardi- disse, sentendo il suono della campanella.
-Per fortuna che alla prima ora hai me- disse sorridendo.
Lo seguii in fondo dal corridoio del primo piano fino ad una porta con un cartellino blu con scritto 3B.
-Vieni andiamo-
Annuii ed aprì la porta: la classe era abbastanza grande, illuminata da tre finestre. Due ragazzi stavano attaccando sulle pareti alcuni cartelloni con foto e riconoscimenti della classe.
-Buon giorno classe!- esclamò il professor Berto.
-Salve prof!- lo accolse un coro di voci. Appena la classe si accomodò il professore mi fece un cenno con la mano ed io entrai timidamente.
-è con grande piacere che vi presento la vostra nuova compagna di classe- fece mentre io avanzavo verso di lui, cercando di mostrare un sorriso normale, nonostante le mie gambe tremassero. Oh dannata timidezza!
-Lei è Marina Rinaldi! Viene dal Veneto giusto?-
-Si- feci io -È un piacere conoscervi- esclamai, chinando leggermente la testa. La classe mi salutò in coro e sorrisi, contenta di vedere quei volti allegri salutarmi, e la paura di sentirmi un'esclusa piano piano svanì.
-Prof può sedersi vicino a me?- esclamò una ragazza dalla voce allegra e decisa in secondo banco.
-Certo-
Il professor Berto si rivolse a me:
-Aria è una brava ragazza, sono sicuro che andrete d'accordo- esclamò con un forte accento toscano.
Annuii e mi avvicinai a questa Aria, una ragazza che appariva molto particolare: i capelli di un rosso acceso con qualche ciocca rosa  le arrivavano fino alle spalle; Portava una maglietta nera con la sagoma di un gatto disegnata in rosa e sopra un giacca mezze maniche dello stesso colore. La gonna rosso bordò piena di balze le arrivava fino a poco sopra le ginocchia, e le autoreggenti nere poco più sotto. Portava delle scarpe basse nere con i lacci sottili.
-Ciao Marina, mi chiamo Aria- esclamò stringendomi la mano in un tintinnio di braccialetti.
-Piacere di conoscerti- dissi, sorridendo.
-Allora ragazzi, quest'anno abbiamo moltissime cose in programma. A novembre la scuola è iscritta ad un concorso a Viareggio dove parteciperanno tutte le terze e le quarte. A natale ovviamente avremo lo spettacolo come ogni anno e a Febbraio si parte per Milano per un altro concorso, “sing my self”, più rivolto al canto.- si rivolse a me -So che forse sarebbe molto presto ma conto di farti fare qualcosa per il concorso di novembre, in due mesi si può lavorare molto-
Io annuii anche se non ero molto convinta, perché due mesi erano davvero pochi per partire quasi da zero con il canto e per preparare un eventuale coreografia. Il resto dell'ora passò tranquillamente: il professor Berto mi spiegò con l'aiuto dei miei compagni le meccaniche della scuola e il fatto che a dicembre avrei dovuto fare gli esami per entrare a tutti gli effetti nell'accademia, avendo saltato il biennio. L'esame consisteva nell'esecuzione di una canzone ed esercizi di solfeggio e teoria musicale. Per la parte del ballo, tutto dipendeva dal concorso a Viareggio, se ce l'avessi fatta a preparare qualcosa, non ce ne sarebbe stato bisogno. Quando suonò la campanella era parecchio spiazzata: gli esami mi rendevano nervosa, vicini o lontani che fossero. A sollevarmi fu Aria, che mi guardò e sorrise, dandomi un buffetto sulle guance.
-Ehi- fece -Se già la prima ora del tuo primo giorno qui ti ha devastata a tal punto, non oso immaginare le altre-
Scoppiai a ridere:
-Ho paura ad immaginarlo- feci ridendo, rilassandomi.
-Dai non temere- fece lei -Parlano tanto di questi esami di ammissione ma non sono così temibili come pensi. Puoi comunque contare sul mio aiuto- mi disse con gentilezza.
-Sei davvero molto gentile- feci io, contenta che la mia vicina di banco fosse un tipetto così allegro.
-Cambiando discorso...sembri una persona molto particolare sai?- feci, osservandola con un sorriso.
-Ah me lo dicono tutti. Mi piace distinguermi dalla massa. Lo stile lo scelgo molto basandomi sui miei idoli. Questo stile è ispirato a Risa Oribe-
Non appena sentii nominare il nome della mia cantante giapponese preferita, il mio sguardo si illuminò:
-Io amo Lisa! È una delle mie cantanti preferite!- esclamai contenta.
-Anche la mia! Aspetta ma...vuoi dirmi che sei un otaku?- mi chiese. Io annuii con un sorriso.
-Vorrei mostrarlo di più, essendo il Giappone e tutto ciò che lo riguarda una mia grande passione, ma mi hanno sempre presa in giro e discriminata, perciò ho iniziato ad essere più ordinaria- feci con una smorfia.
Aria mi guardò e mi fece cenno con la testa, che stava a significare che mi capiva.
-Io ho sempre cercato di distinguermi fin da piccolina perciò sono più abituata alle prese in giro anche se, devo dire, qui c'è molta più libertà di espressione. Da quando sono in accademia, non ho mai sentito qualcuno prendermi in giro per i miei capelli o il mio look.- fece strizzando l'occhio. -Quindi non temere! Ma piuttosto, sono così felice di aver trovato un'altra amica otaku!- fece con un grande sorriso prendendomi le mani. Io rimasi stupida da tutta quella spontaneità e allegria che dimostrò nei miei confronti, soprattutto sentirmi chiamare “amica”, avendomi conosciuta appena un'ora prima, ma ero felice, davvero felice.
Mentre aspettavamo l'arrivo del professore dell'ora successiva, i miei nuovi compagni, quelli più curiosi a dire il vero, si avvicinarono a me per pormi alcune domande.
-Che liceo frequentavi prima?-
-Liceo Linguistico-
-Come hai vinto la borsa di studio?-
-Grazie ad una gara a Mestre, una gara di ballo in coppia.-
Domande più personali, come quale fosse il mio colore preferito, il mio genere musicale preferito, il mio libro preferito eccetera, scatenando in me anche qualche risata, perché nonostante non amassi stare al centro dell'attenzione, sembravano tutti molto cordiali e disponibili. In quel momento ero sempre più felice di aver fatto quella scelta.
La professoressa dell'ora dopo arrivò, con un sorriso incoraggiante, capelli scuri corti e grandi occhi neri.
-Buon giorno ragazzi e ben ritrovati- fece mentre un coro di voci la salutava all'unisono.
Scrutò la classe e si soffermò su di me:
-Tu sei Rinaldi vero?- fece, inclinando leggermente la testa. Io annuii timidamente.
-Sono la professoressa Rizzo ed insegno lettere. È un piacere averti tra noi- fece
-La ringrazio-
Io amavo profondamente la letteratura italiana, essendo una scrittrice ed ero curiosa di conoscere chi avrebbe portato avanti questa passione quasi quanto volevo conoscere l'insegnate di ballo. Le due ore in compagnia della professoressa Rizzo volarono, mentre mi interrogò sugli argomenti svolti l'anno precedente nel mio liceo, dando cenno di consenso serrando le labbra.
-Molto bene Marina, sei a pari passo con quello che abbiamo fatto noi. Sono molto contenta! Quest'anno inizieremo con il Dolce stil novo, fino ad arrivare a Dante, Petrarca e Boccaccio, le punte della letteratura del trecento. Dalla prossima volta portate il libro mi raccomando! Alterneremo le quattro ore con letteratura e scrittura per la prima prova d'esame, il saggio breve- spiegò avanzando tra i banchi -Il triennio vi impegnerà ma non spaventatevi e procedete un passo per volta. Ricordatevi di scrivere sempre quando potete, scrivere è una passione e un punto di sfogo- disse e mi conquistò con quelle parole, che sentivo totalmente mie, pensandola nello stesso modo. Aria mi guardò di sottecchi ridacchiando per quanto sembravo assorta dalle parole della prof e ,forse, anche dal fatto che i miei occhi brillavano. Mi tirò una leggera gomitata:
-A qualcuno qui piace molto la letteratura o sbaglio?-
Risi.
-Si moltissimo.- sussurrai, mentre la professoressa illustrava le quattro tipologie della prima prova d'esame di Stato.
-Ti capisco! Poi lei è una maga nelle spiegazioni, ti fa amare quello che fa-
-L'ho notato- feci con un sorriso. Le due ore volarono e la campanella della mia prima ricreazione in accademia suonò. Presi un pacchetto di cracker dalla mia borsa e quando alzai lo sguardo, Aria e altre due ragazze (sedute dietro di noi durante le lezioni) erano in piedi davanti a me con un grande sorriso.
-Marina, loro sono Elisa e Amanda- fece Aria con un grande sorriso, presentandomi le due ragazze. Elisa e Amanda mi salutarono cortesemente e io sorrisi, studiando le due ragazze. Elisa aveva un colore di capelli che mi piaceva da morire: un biondo ramato chiaro, simile a quello di Alexis di Castle, un poliziesco per cui mia madre va matta e che non dispiace nemmeno a me. Erano lunghi fino alla vita, lisci e sottili. Il volto chiaro poco truccato e una corporatura ne magra ne grassa. Amanda mi strinse la mano cordialmente e mi disse:
-Benvenuta in accademia-
I suoi capelli castani ricci le ricadevano sulle spalle, contornando il suo viso abbronzato e i suoi occhi blu, intensi come il mare.
-Grazie mille- feci con un sorriso.
-Come ti sembra per ora?- fece Elisa sedendosi sul banco.
-wow- fu l'unica parola che riuscii a dire. Le ragazze scoppiarono a ridere e io con loro.
-Seriamente, è qualcosa di...boh assurdo, diverso e non so quanto sia pronta per affrontare tutto ciò-
-All'inizio fa tutto estremamente paura. E fidati, lo so perché come te mi sono trasferita qui l'anno scorso. Io sono di Lucca, non molto lontana da qui quindi è stato sicuramente molto meno pesante che per te, ma ti capisco davvero.- mi disse Elisa con un pizzico di malinconia mentre andava a ripescare i ricordi dell'anno precedente.
-Appena mise piede qui tremava come una foglia.- la stuzzicò Aria, guardando Amanda con un sorriso complice. Le due ragazze scoppiarono a ridere mentre Elisa si offese e disse:
-Basta, mi porto via Marina.- e mi prese sotto braccio, mentre le altre due la trattenerono, ancora con le lacrime agli occhi. Trovavo davvero molto carino il coinvolgermi per non farmi sentire spaesata. Sorrisi e mi lasciai andare di più, meno rigida, pronta per i cambiamenti che quella scuola avrebbe portato in me.
-Quindi sei un otaku anche tu?- fece Amanda dopo averle raccontato qualcosina sul mio conto. -è davvero fantastico! Noi tre avevamo bisogno di qualcun altro con cui confrontarci- disse, mentre Elisa e Aria annuirono dandole ragione.
-Io pure.- dissi sospirando, ricordando le mie amiche in Veneto, e augurando loro mentalmente, un buon primo giorno di scuola.
Le ultime due ore passarono rapide: conobbi il professor Fabbri, uomo tutto d'un pezzo che emanava sicurezza, insegnante di matematica e fisica e la professoressa Galli, donna abbastanza giovane dai corti capelli rossicci, alta e magra, insegnante di inglese, la quale mi fece fare una piccola presentazione ed, essendo un'ex studentessa di un liceo linguistico, me la cavai alla grande, tanto che rimase entusiasta e molto contenta. Quando suonò la campanella e la professoressa uscì, Aria si rivolse verso di me e mi porse un foglietto:
-c'è il numero di tutte e tre- fece con un sorriso.
-Mandaci un messaggio così che salviamo il tuo- mi disse Amanda, caricandosi lo zaino sulle spalle.
-Lo farò appena torno a casa. Ora vado a cercare il ragazzo e la ragazza che mi ospitano- feci.
-é stato un vero piacere conoscervi- feci prima di uscire. Mi sembrava educato e lo dissi, anche se sembrava una di quelle frasi che dici a persone che rivedrai molto raramente.
Le tre ragazze sorrisero molto contente e dissero:
-Anche per me- all'unisono. Sorrisi e scesi le scale diretta all'esterno, salutando i volti che riconobbi come miei compagni di classe. Sarebbe stata un'impresa imparare nomi e volti ma contavo di farcela per ottobre.
“Tre già in meno” feci, girandomi tra le dita il foglietto che mi aveva dato Aria.
-Marina!-
Celeste si stava sbracciando dall'altro lato della strada con un Ivan stanco affianco a lei. La salutai con un cenno della mano e attraversai la strada.
-Ciao- salutai.
-Ciao- fecero loro. Celeste mi chiese:
-Com'è andato il primo giorno?- con un'aria molto eccitata.
-Bene- dissi io -A te?- chiese, perché non sembrava veder l'ora di raccontarmelo.
-Benissimo!- disse, saltellando su un piede. Celeste iniziò a raccontarmi per filo e per segno la sua giornata in prima liceo molto dettagliatamente, cosa che mi fece sorridere, sentendomi per la prima volta in vita mia una sorella maggiore.
Il bus arrivò alle e venti, e salimmo insieme ad una scia di alunni stanchi e per nulla contenti di aver ricominciato la scuola. Ma io lo ero. Si perchè ero sempre più convinta che quello fosse il mio posto. Mi sedetti accanto al finestrino ad ascoltare tranquillamente la musica mentre osservavo distrattamente fuori dal finestrino con Ivan e Celeste seduti dietro di me. Arrivammo nella fermata poco distante da casa alle e 40 e lì considerai ufficialmente concluso il mio primo giorno di scuola. Serena ci accolse allegramente, dando a ciascuno di noi una scompigliata di capelli.
-com'è andata?- ci chiese.
-Bene- rispondemmo io e Celeste. Ivan appoggiò lo zaino sul divano e fece solo un cenno con il capo ed un sorriso che non compresi: ogni minuto che passava, mi chiedevo quale fosse il motivo di così tanta freddezza.
"Cosa ti tormenta Ivan Innocenti?"
 
Salii in camera ed accesi il portatile, distesa comodamente sul letto. Mentre digitai la password di otto lettere sulla tastiera per accedere al dextop, sentii il mio telefono squillare. Lo presi e risposi:
-Pronto?-
-Ciao Tesoro com'è andato il primo giorno di scuola?- la voce dall'altra parte era mia madre. Erano passati tre giorni e mi mancava già terribilmente, perciò cercai di aggrapparmi alla sua voce, come per poterla tenere con me.
-Bene mamma! Sono stata molto contenta. Le mie compagne di classe sembrano delle persone a posto, e anche i professori che ho conosciuto fin ora- feci, passandomi le dita tra i capelli, come facevo sempre quando ero al telefono.
-Mi fa tanto piacere. Ti saluta anche Nicola-
Sentii la voce del mio adorato fratellone dal piano di sopra, probabilmente intento a leggere o a giocare a qualche videogioco. Risi.
-Mi mancate molto- feci dolcemente.
-Anche tu a noi-
Seguirono qualche domanda su come mi trovavo a casa Innocenti, se mi stavo comportando in maniera educata, domande retoriche, perché sapeva che ero molto rispettosa soprattutto verso adulti o persone che conosco poco.
-Va bene tesoro, ci sentiamo, un bacio-
-Ciao- e riagganciai.
Aprii la pagina di navigazione di internet ed entrai su Facebook, dove trovai una ventina di richieste di amicizia, quelle dei miei nuovi compagni di classe. Sorrisi e le accettai, approfittandone per sbirciare il profilo di Aria. Era davvero una persona straordinaria, per quanto la conoscessi da molto poco. Era riuscita a farmi sentire a mio agio nonostante la mia timidezza mi avrebbe fatta rimanere cinque ore con lo sguardo piantato a terra, rispondendo a monosillabi. Per curiosità, cercai sulla barra di ricerca Ivan Innocenti, come fossi una perfetta stalker, cercando di trovare qualche indizio che potesse aiutarmi a capire quale fosse il suo problema. Ma (e mi verrebbe da dire per fortuna) non sbandierava i fatti suoi su internet, cosa invece, che vedo fare fin troppo spesso da ragazzine quattordicenni desiderose di avere un ragazzo, nonostante abbiano tutta la vita davanti. Per qualche strano motivo, mi venne in mente Gabriele, ma subito scacciai il suo pensiero dalla mia testa. Ricordai il messaggio che mi aveva mandato quando ero partita, messaggio al quale non avevo mai risposto e al quale non ero intenzionata a rispondere. Sono sempre stata una persona troppo buona...ma quando una persona tradisce la mia fiducia, io non perdono. In quel momento, in quel pomeriggio del mio primo giorno di scuola la pensai così...ma ahimè, con il tempo, tradii diverse volte i miei principi.
 
   
 
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