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Autore: sorridopernullawow    24/08/2015    1 recensioni
Sequel di |Belthil|.
Dopo la battaglia, niente è più come prima. Belthil comincia a perdere perfino se stessa pur di ritrovare Calen, l'Elfo che ama. Ma qualcosa di inaspettato le farà aprire gli occhi dal buio di solitudine in cui si era rifugiata.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Custode'
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-Stanerò Davoch e la farò finita una volta per tutte.

I loro sguardi divennero più rilassati, sicuri che avrei portato a termine il mio incarico. Ma quella non era una semplice missione per me, quella era la prima vera occasione di ritrovare Calen dopo secoli di tentativi falliti e speranze distrutte.

Non mi sarei limitata a eliminare Davoch, ma avrei stanato anche ogni Elfo corrotto al suo comando, ogni Orco al suo servizio, chiunque avesse avuto a che fare con lui. Non mi sarei fermata finché non lo avrei trovato: la caccia era aperta.

I miei pensieri furono interrotti dall’arrivo di Lindir.

-Mio Signore Elrond …- disse affannosamente - i Nani … se ne sono andati.

-Ma come diamine è potuto accadere senza che nessuno se ne accorgesse?!- esclamò innervosito Elrond.

Sia io che Galadriel ci voltammo verso l’unica persona che non sembrava affatto sorpresa dalla notizia: Gandalf. Sapeva che se ne sarebbero andati al tramonto, quando la notte avrebbe favorito la loro fuga. Ormai gli ultimi raggi del Sole illuminavano la Valle Nascosta, un vento fresco proveniente da Ovest rinfrescava l’aria, ed i Nani dovevano già essere lontani.

-Forse è meglio finire qui la nostra riunione, Elrond sembra avere grossi problemi di sicurezza ed io devo ritornare a Isengard. Miei Signori … - ed in un battito di ciglia Saruman svanì dal padiglione sotto al quale ci trovavamo.

Dopo di lui se ne andarono anche Lindir ed Elrond, lasciandomi con Gandalf e Galadriel.

-Sii prudente Belthil, Davoch è un avversario micidiale. Una mia cara amica è caduta per mano sua, nel tentativo di fermarlo prima che arrivasse a minacciare le nostre città, e non vorrei perdere anche te …  - il volto della Dama di Lorien si rabbuiò mentre Gandalf abbassò lo sguardo, facendo un lungo sospiro.

Avrei voluto chiedere chi fosse quella cara amica, ma dai loro volti si capiva quanto stessero ancora soffrendo per quella perdita. Non avrei più permesso che soffrissero ancora, tutto quel dolore doveva finire.

-Non mi accadrà nulla, non preoccuparti per me. Presto Davoch sarà solo un brutto ricordo- affermai con decisione, poiché niente avrebbe potuto farmi del male finché la Fiamma Imperitura avrebbe continuato a scorrere nelle mie vene.

Galadriel mi prese delicatamente il viso tra le mani, lasciando un leggero bacio sulla fronte, per poi sentire la sua dolce voce nella mia testa.

-Sono così orgogliosa di te, Belthil figlia di Aran.

 La abbracciai forte, in fondo avevamo bisogno l’una dell’altra.

-Non lasciarmi sola. - le dissi con il pensiero.

-Mai.

Sciolsi l’abbraccio e ci scambiammo un cenno d’intesa. Lei non mi avrebbe mai abbandonata, sarebbe sempre rimasta presente nel mio cuore.

-Ci rivedremo presto amico mio - salutai infine Gandalf, il quale era rimasto momentaneamente in disparte.

-Ne sono più che sicuro.- affermò prendendomi una mano e stringendola tra le sue. Quando lasciò la presa sentii qualcosa  sul palmo della mano, la aprii e vidi che mi aveva donato un semplice bracciale di fili di cuoio intrecciati tra loro.

-Prendilo, ti porterà fortuna.

-Grazie davvero Mithrandir, lo indosserò sempre.- e subito legai il bracciale al polso.

Li salutai di nuovo entrambi con un inchino del capo, per poi lasciare il padiglione e dirigermi nella mia stanza, dove avrei preparato la sacca per il viaggio: era arrivato il momento di lasciare ancora una volta Gran Burrone. Durante il tragitto purtroppo non incontrai Arwen, avrei voluto cercarla e spiegarle tutto ma dovevo partire subito, sfruttando la poca luce del giorno che rimaneva.

Appena entrai nella mia stanza mi tolsi il vestito e tutti i gioielli che avevo addosso, lasciando di nuovo sciolta la mia corta chioma vermiglia. Andai nella piccola stanza laterale dove tenevo tutti i miei vestiti, lasciando in un armadio di ciliegio l’abito che avevo indossato quella sera. Indossai dei comodi pantaloni scuri con dei rinforzi all’altezza delle ginocchia, una camicia bianca e una giacca verde che mi arrivava a metà coscia. Mi allacciai alla vita un spessa cintura di cuoio, dove avrei agganciato il fodero della spada, e mi infilai gli stivali che arrivavano poco sotto le ginocchia, dentro ai quali misi come sempre due piccoli pugnali. Infine presi da sotto una cassettiera una sacca non troppo grande, mettendo all’interno delle frecce di riserva, i restanti pugnali, alcune fette di pane elfico e una borraccia con dell’acqua fresca.

Ritornata nella camera principale tolsi dai chiodi alle pareti la mia spada, l’arco e la faretra che riempii di frecce dalla punta d’argento, tutte tranne una. Era una freccia di metallo nero, cava all’interno e senza punta. L’avevo presa di nascosto dall’arena di Tulkas, l’ultimo giorno di allenamento con la Fiamma. Pregai ancora una volta di non arrivare mai ad utilizzarla come arma.

 Mi soffermai un momento ad ammirare di nuovo la Valle Nascosta, non sapendo quando l’avrei ancora potuta vedere, per poi uscire il più velocemente possibile dal palazzo. Avrei viaggiato a piedi, Akira avrebbe attirato troppo l’attenzione e per me sarebbe stato più semplice nascondermi o seguire le tracce sul percorso.

 Cominciai a correre nel bosco, allontanandomi sempre di più da Gran Burrone, senza avere una meta precisa e pensando da dove avrei cominciato a mettermi sulle tracce di Davoch. Poteva essere ovunque, a Gondor o a Rohan, oppure nelle Terre Selvagge. Dovevo mettermi nei suoi panni, provare a ragionare come lui, come un assassino al servizio del Male.

Non attaccava villaggi di uomini qualsiasi, ma quelli più vicini ai confini di Mordor, come se stesse proteggendo qualcosa. Ma da quello che avevo capito dalle parole preoccupate di Galadriel, negli ultimi tempi Davoch aveva cominciato a minacciare le città degli Elfi, spingendosi sempre più a Nord, seguendo il corso del fiume Anduin.

Perché andava a Nord? Quali erano i suoi veri obbiettivi? Quel territorio era sotto il dominio dei Nani dei Colli Ferrosi e degli Elfi di Bosco Verde, con una piccola città di Uomini sul Lago Lungo. Oltre le Montagne Grigie, gli Ered Mithrin, non vi era più nulla, solo un grande deserto.
Ma ad un tratto mi vennero in mente alcune parole di Manwë, e la risposta alle mie domande fu subito chiara. Mi fermai all’istante, cercando di ricordare meglio ciò che mi aveva detto a proposito di quella landa desolata, qualcosa che era accaduto durante la Prima Era, quando Morgoth era tornato a regnare nella Terra di Mezzo.

 “ E Melkor costruì anche una rocca e un arsenale non lungi dalle rive nordoccidentali del mare, per resistere a ogni assalto che venisse da Aman. A comandare quel luogo forte era Sauron, luogotenente di Melkor; ed esso era detto …
Angband
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Salveeeeee :)
Capitolo un po’ corto lo so, ma è di passaggio e mi serviva per far continuare la storia.
Chi ha visto l’ultimo film della saga del Lo Hobbit sa cosa significa l’ultima parola ,se non l’avete visto don’t worry, nei prossimi capitolo lo saprete ;)
Bacioni
Giulia :3
P.S. Vorrei sapere cosa ne pensate, ringraziando Thranduil_heart per tutte le recensioni <3
   
 
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