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Autore: SusanTheGentle    24/08/2015    8 recensioni
Lui fece una mezza risata, ma senza allegria.
«Buffo pensare a me come a una persona normale»
«Ma tu sei una persona normale, Ben»

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Nell'inverno 2013, Claire Riccardi si trasferisce negli Stati Uniti d'America, più precisamente nello Utah, nella città di Ogden, decisa a dare una svolta alla sua vita. E proprio quello stesso inverno, in quella stessa città, Ben Barnes si sta preparando a girare il suo prossimo film. Il destino, o semplicemente il caso, fa sì che i due si conoscano. Ed è in questo scenario che i loro mondi si scontrano. Entrambi con una dolorosa storia sentimentale alle spalle, si trovano, si comprendono. Le loro vite così diverse si intrecciano e, inevitabilmente, l'amicizia lascia spazio a un sentimento più profondo.
Ma possono due persone tanto dissimili vivere una relazione in totale libertà? Possono, se le cicatrici bruciano ancora e hanno tanta paura di amare di nuovo?
La storia può sembrare sempre la stessa: la cameriera e l'attore. Forse, all'inizio può sembrare così, ma questa è una storia di sentimenti, di vita e d'amore. Soprattutto d'amore.
E' la storia di Ben e Claire.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''A Place For Us''
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22. Una mattina tranquilla…o forse no.
 
 
Questa voglia di starti sempre accanto,
che mi mette ansia,
che non avevo mai provato.
Mi stai confondendo…
 
 
 
 
Avrebbero ricominciato tutto da capo se non fosse che aspettavano la colazione. Ovviamente, potevano tranquillamente infischiarsene e lasciare che l’inserviente rimanesse sulla porta a bussare senza ottenere risposta, facendo freddare tutto. Ma erano entrambe affamai, così, Ben si infilò sotto la doccia e Claire terminó di asciugarsi i capelli.
Mente lo faceva, si ritrovò senza volerlo a sbirciare qua e là per il bagno.
Era curiosa per natura e, in un ambiente nuovo, le piaceva guardarsi attorno senza però essere troppo invadente.
Apprese senza sforzo che Ben doveva essere un tipo piuttosto ordinato. Di sicuro ci pensava lo staff dell’hotel a sistemare la stanza, ma sul ripiano del lavandino, spazzolino, bagnoschiuma, shampoo, dopobarba, erano tutti al loro posto.
Ora era lei ad invadere i suoi spazi, senza volerlo, proprio come aveva fatto lui dal primo giorno in avanti. Di sicuro, però, lei non avrebbe passato tutte le notti in quella camera, al contrario di Ben che aveva praticamente messo le radici nel suo locale.
I loro mondi, entrati in contatto, stavano lentamente fondendosi l’uno nell’altro, sempre di più. Quello di lui non le sembrava più tanto irraggiungibile. Almeno non quel giorno.
La colazione arrivò su un portavivande spinto da un cameriere in divisa rossa e bianca. A Claire sembrava di essere in un film, o in una favola. Rimase ferma e in silenzio, le mani strette in grembo, imbarazzata dalla situazione, mentre il cameriere chiedeva dove preferivano mangiare, e Ben rispondeva che poteva lasciare tutto lì, grazie, ci avrebbero pensato loro.
Claire si chiese quale deduzione avrebbe tratto l'inserviente dal portare la colazione in camera ad un attore, il quale era in compagnia di una ragazza, entrambi in accappatoio e piedi scalzi.
In quel momento, lei come appariva agli occhi di un estraneo? Come la donna di turno? Perché Ben non glielo aveva mai detto e, probabilmente,  non ne avrebbero nemmeno mai parlato (lei no di sicuro), ma era possibile – possibilissimo, anzi quasi certo – che lui avesse già vissuto una situazione come quella: passare la notte con una ragazza. Una notte e basta. E forse, in altri alberghi del mondo, c’erano inservienti che vi avevano spettegolato sopra.
Basta con le paranoie! Gridò nella sua testa dopo aver sollevato il coperchio del vassoio, inspirando a fondo l’ottimo profumo di brioches ancora calde.
Che creda quel che vuole, è meraviglioso essere qui!
Tirò un respiro e scacciò il pensiero dalla mente. Chi se ne importava del giudizio degli estranei? A lei importava solo ciò che pensava Ben.
«Andiamo» le disse poi lui, prendendo il vassoio per portarlo in camera.
Mangiarono uno di fronte all’altra, a gambe incrociate sul letto.
«Sai, prima pensavo…» disse Ben a un certo punto, «perché non organizziamo una cena in un bel ristorante per festeggiare il Natale insieme?»
Le labbra di lei si aprirono piano in un sorriso di quelli più belli. «Mi sembra un’ottima idea!»
«Bene!»
«E dove mi porterai?»
«A dire il vero non ho ancora deciso» confessò lui. «L’idea mi è venuta qualche giorno fa e volevo prima chiedertelo, in modo da scegliere il posto più adatto»
«Andiamo ancora al LongHorn Steakhouse?»
Il LongHorn Steakhouse era il ristorante in cui avevano cenato al loro primo appuntamento.
Ben scosse il capo. «No. Per Natale ci vuole qualcosa di più»
«Giusto. Ah, però…»
«Cosa?»
Claire giunse le mani come in segno di preghiera. «Ti prego, non portarmi a mangiare lumache o molluschi strani»
Lui inghiottì un sorso di succo d’arancia, mostrando un’espressione attonita.
Claire rabbrividì. «Una volta ci sono andata e…bleah!»
Ben sorrise divertito. «Va bene, se vuoi eliminiamo i molluschi. Le ostriche sono comprese?»
«Assolutamente»
«Ok, niente amebe viscide»
«Né caviale»
«Il caviale è buono»
«No, è orrendo!»
«Non è vero!»
«Si che è vero! Lo sapevi che quando mangi caviale stai mangiando ovari di pesce?»
Lui fece una faccia schifata. «Ehm…»
«Il caviale si ottiene dagli gli ovari che vengono estratti immediatamente dopo l’uccisione dello storione»
«Claire, ti prego! Stiamo mangiando!»
«Ma è la verità» fece lei in tono tranquillo, finendo di sorseggiare il suo thé.
Ben fece un verso esasperato. «Non farmi l’animalista convinta»
«Io sono un’animalista convinta!»
«La carne la mangi, però» ribatté lui.
«Bè…» Claire aprì e chiuse la bocca. «S-sì…ma la carne è compresa nella dieta mediterranea, che centra?»
«Oh, non accampare scuse. E poi tu non la fai la dieta!»
«Non quel tipo di dieta» fece lei, picchiettandogli un dito sulla fronte.
«Ahu!»
«Con ‘dieta mediterranea’ si intende il mangiare sano. La carne e il pesce sono compresi, i molluschi equivoci no»
Ben la fissò, massaggiandosi la fronte. «Mmm…»
Lei gli lanciò un’occhiata triste. «Per favore…»
«E va bene. Vedrò di portarti in un ristorante ‘normale’, signorina animalista convinta».
Claire si allungò per baciarlo sulla guancia. «Grazie. E scusa se forse ti ho sconvolto i piani»
«Non c’è nessun problema»
Ben spostò il vassoio e l’attirò vicina. Nel movimento, le tazze tintinnarono contro i piatti.
Claire lo abbracciò, affondando il viso nella stoffa spugnosa del suo accappatoio.
«Hai fatto bene a dirmi che detesti i molluschi. Ora che lo so, eviterò come la peste ristoranti dove li servono»
Lei rise piano. I suoi pensieri si erano spostati su altro.
«Quando parti per Londra?» gli chiese all’improvviso.
Lui le passò una mano sulla schiena. «Il 23 mattina»
Claire annuì, una fastidiosa morsa allo stomaco.
Mancavano solo quattro giorni.
«E…»
Ben la guardò. «Vuoi sapere quando ritorno?»
Claire abbassò gli occhi e annuì.
Lui l’abbracciò ancora, baciandola sul capo. «Torno da te il tre gennaio»
Da te.
Torno da te…
Oh, lei lo sapeva – lo sapeva! – che non sarebbe più stata capace di fare a meno di lui ora che avevano…
Ma anche Ben pensava la stessa cosa, vero?
«Tu sai già che mi mancherai»
Lui sorrise. «Sì, lo so, bimba. Anche tu mi mancherai»
Si guardarono negli occhi per lunghi istanti, in silenzio.
Poi, Claire gli portò le mani sul viso....e tirò la pelle, allargandogli le guance fino a che lui non ebbe un’espressione ridicolissima sul viso.
«Cos’è questa faccia seria, Benjamin?»
«Ahia…»
Lei rise forte, lasciandolo andare.
Ben si massaggiò le guance, mentre si riempiva le orecchie di quel suono. Claire era un libro aperto per lui, perciò sapeva perfettamente che la sua allegria non era del tutto genuina. Lei avrebbe voluto che lui restasse, e anche lui desiderava lo stesso. Non avrebbe voluto starle lontano nemmeno per un secondo. Ed era assurdo, perché lui era sempre stato un tipo molto indipendente, e adesso, tutto a un tratto…
Spesso, quando sentiva crescere l’inaspettata ed estranea ansia che il pensiero di non poterla vedere gli provocava, si chiedeva ancora e sempre cosa Claire avesse di diverso dalle altre.
In apparenza niente.
O forse tutto.
Si stava innamorando sempre più di lei. Si stava innamorando a una velocità maggiore di quella consentitagli dalla ragione.
Chiuse gli occhi e sospirò sulle sue labbra, sentendola affondare le dita nei suoi capelli ancora umidi. Ben inspirò il profumo della sua pelle, femminile, misto a quello del bagnoschiuma per uomo che aveva usato.
Sorrise.
«Approfitti già delle mie cose?» sussurrò.
Lei dischiuse appena le palpebre, senza capire.
«Usi il mio bagnoschiuma, la mia doccia, il mio accappatoio…»
«Guarda che non è roba tua, ma dell’albergo»
«In effetti è vero» ridacchiò lui, baciandole il collo e, nel contempo, scostando l’accappatoio per accarezzarle una gamba.
Entrambi, sotto, non indossavano niente.
Claire cercò di nuovo le labbra di lui, per un bacio lento e profondo.
Con delicatezza, Ben la distese tra le coperte ancora disfatte.
Si guardarono e si sorrisero.
Claire gli accarezzò piano i capelli. «Che c’è?»
Ben prese a passare su e giù il dorso della mano sulla sua gamba, piano. «Io non so come sei abituata a gestire certe situazioni. So che non sei…»
«Molto esperta» terminò lei per lui. «Dillo, non è un segreto, anche se è vergognoso alla mia età»
«No, è solo…inusuale. Non lo è, considerato quello che hai passato. Per questo mi chiedo se non dovrei darmi un freno»
Lei scosse il capo. «Per niente»
«Se faccio qualcosa che non ti va, devi dirmelo, d’accordo?»
Claire gli riavviò la frangia umida. «Non fai nulla che non va. Non potresti mai farlo. Piuttosto sei tu che devi darmi un freno se divento troppo appiccicosa»
«Non sei appiccicosa. Sei…cuddly»
Claire sbatté le palpebre, persa. «Non ho capito la parola»
Ben rifletté, ma non poté suggerirle nulla. «Non so come si dice in italiano, mi spiace»
Poi, lei capì. «Oh, vuoi dire coccolosa?» sorrise.
Ben allontanò lo sguardo, imbarazzato. Aveva usato davvero un vocabolo simile? Lui?
Si stupì di sé stesso, del suo divenire così tenero quando stava con lei. Non che non lo fosse stato con altre ragazze, ma...
«Sì, coccolosa. Insomma, tenera, dolce»
E tante altre cose…
Ben si soffermò un momento a guardarla: stesa sul letto, l’accappatoio allentato che lasciava intravedere le spalle, le curve del seno, le gambe lunghe e snelle. Pensò di non aver mai visto niente di più dolcemente sexy.
Da dove gli era uscita quest’altra definizione? In ogni caso, era così. Non era perfetta, forse, ma era lei. Semplicemente lei.
«Anche io so essere romantico, benché tu sia largamente superiore a me»
Claire piegò leggermente il capo di lato. «In realtà io tento di frenarmi. Sono talmente melensa che sprofonderei di vergogna se ti dicessi tutto quello che vorrei»
«Forse non dovremmo parlarne, allora» disse lui, strofinandole il viso contro il collo. «Fammelo capire»
Le posò le labbra sulla gola, risalendo sulla mascella, sulla bocca.
Claire non faticò a rimanere in silenzio. Non aveva parole quando i loro respiri si mischiavano. Poteva mostrargli quello che sentiva in modo molto più semplice, e lo fece: con una carezza sul viso, facendo scivolare la mano sulla spalla, e poi sotto l’accappatoio, sul petto, sul cuore che aumentava i battiti.
Sul serio batteva così forte per lei?
Ecco quanto diventava stupida. Bastava così poco per perdere completamente la ragione: un contatto di labbra, e sarebbe rimasta tra le sue braccia per il resto della vita se lui lo avesse desiderato quanto lei.
Con estrema lentezza, Ben iniziò ad armeggiare con il nodo della cintura dell’accappatoio, sua e di Claire, quando vi fu un bussare insistente alla porta.
Ci vollero tre o quattro tentativi per convincere i due ragazzi a separarsi.
Bastardo chiunque tu sia, pensò Ben, alzandosi con un brontolio.
Claire si riallacciò l’accappatoio, mettendosi a sedere. «E adesso?»
«Tranquilla, rimani qui»
«Sarà meglio che io mi vesta»
«Non ti azzardare» l’ammonì lui.
Lei fissò divertita il dito che le puntava contro. «Ma…»
«Non ti muovere. Torno subito»
Il ragazzo attraversò di corsa la suite.
Chi diamine era proprio in un momento come quello? Forse Tyler? Ne dubitava: gli aveva chiesto di non salire prima delle undici, accampando la scusa di voler dormire un po’ di più. Poteva essere il cameriere che veniva a ritirare il vassoio, o qualche altro inserviente che passava a riordinare la stanza. In quel caso, gentilmente, li avrebbe mandai via.
Bussarono ancora e lui aprì. «Sì?»
«Ciao»
Ben rimase a fissare la ragazzina che gli rimandava uno sguardo seccato, le mani sui fianchi.
«Emily, ciao»
Emily Alyn Lind, era la bambina (anzi, ragazza, guai a chiamarla bambina) che interpretava la figlia di Katherine Heigl nel film. Adorava Ben. La prima volta che lo aveva incontrato era stato in sala di registrazione per incidere la colonna sonora del film. Nel copione era previsto che i loro personaggi cantassero una breve canzone, e lei non vedeva l’ora di girare quella scena.
«Mi avevi promesso che stamattina avremmo provato insieme la nostra canzone, Ben!» esclamò spazientita. «Sono le dieci, è tardi! Io è un’ora che ti aspetto!»
Cavolo, è vero!
«Sì, hai ragione, te lo avevo promesso. Scusami, è che ho dormito più del solito, ero stanco»
«Potevi dirmelo»
«Scusa, davvero»
«Va bè» sospirò Emily sorpassandolo. «Visto che adesso sei sveglio, ti aspetto»
Ben rimase a fissarla interdetto. «Emy, devo vestirmi prima, ci metterò un po’»
«Quanto ti ci vuole?»
«Non lo so, però…»
La ragazzina estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e si accomodò sul divano. «Fai, fai, io ti aspetto qua»
«Facciamo oggi nel primo pomeriggio, che ne dici?» propose lui.
«No. Me lo avevi promesso per stamattina»
Ben si passò una mano tra i capelli.
Adolescenza: l’età più meravigliosa e allo stesso tempo più terribile. C’erano passati tutti, ma era stupefacente rendersi conto, quando si diventava adulti, di quanto un ragazzino in piena crisi ormonale potesse essere intrattabile. Era stato così anche lui?
Emily aveva quasi dodici anni e sua madre, che l’aveva accompagnata sul set, diceva che era diventata particolarmente scontrosa da qualche tempo.
«Senti, Ben, già che sono qui posso usare il bagno?»
Lui entrò leggermente nel panico, due luoghi e una persona nella testa in quest’ordine: bagno, camera, Claire.
Però non poteva rifiutarglielo. «Ehm…sì, certo»
«Grazie» Emily schizzò dal divano all’anticamera in un nanosecondo.
Ben le corse appresso. «Frena, frena!»
«Che c’è?»
«Non sai dov’è il bagno. Ti faccio vedere»
La ragazzina gli scoccò un’occhiata. «Ci sono solo due stanze oltre al salotto. Vuoi che non trovi il bagno da sola?»
«No. Cioè sì. E’ che…» Ben stava praticamente annaspando.
Non voleva che vedesse Claire. Voleva che nessuno la vedesse. Non sarebbe stato un bene per lei. Avrebbero iniziato a circolare voci, perché si sa, le voci corrono e in fretta, soprattutto nell’ambiente dello spettacolo. E cosa ci avrebbe ricavato Claire? Solo stress. Ben non voleva che finisse nel mirino di qualche paparazzo. Forse lui non era abbastanza famoso perché ciò accadesse ma non si poteva mai sapere. Era sempre stato molto geloso della sua privacy e lei ora ne faceva parte.
Mentre pensava queste cose, la porta della camera da letto si aprì e proprio Claire apparve sulla soglia, completamente vestita. Ben, la fissò con occhi leggermente spalancati, ma lei sorrise tranquillamente, come nulla fosse.
O almeno era quello che stava provando a fare.
Quando lui era andato ad aprire, Claire era alzata dal letto e, in punta di piedi, si era accostata all’uscio della stanza da letto per capire chi fosse entrato nella suite. Aveva udito una voce di bambina, o così le era parso… Non aveva capito bene la breve conversazione tra Ben e il nuovo venuto, ma nel momento in cui le voci si erano avvicinate (troppo), l’istinto le aveva suggerito di afferrare i suoi abiti e vestirsi in tutta fretta. Chiunque fosse arrivato, non voleva la trovasse solo con indosso l’accappatoio.
Aveva anche pensato di restare lì, in silenzio, attendendo che il terzo incomodo se ne andasse. Poi, aveva cambiato idea.
Si era preoccupata del giudizio degli altri, ma adesso non le importava più. Non voleva rimanere nascosta come una ladra, facendo finta di non esistere. Dopotutto, a nessuno doveva importare se Ben aveva o non aveva una relazione con qualcuno (lei).
Così, aveva deciso di mostrarsi, con un’idea già abbastanza precisa su come affrontare la situazione.
«Ciao» disse rivolta alla ragazzina. Poi si voltò verso Ben. «Ti ho lasciato il cellulare sul comodino. Non lo dimenticare più la prossima volta»
Ben si riscosse dal momentaneo mancamento. Lui e Claire si scambiarono uno sguardo d’intesa.
«S-sì. Grazie per avermelo riportato» disse prontamente.
«Figurati» Claire sospirò pianissimo, di sollievo. Fortuna che lui aveva capito al volo e le aveva retto il gioco.
Emily guardò più volte dall’uno all’altra. «Lei chi è?»
«Sono Claire. E tu sei…?»
«Emily»
«Piacere»
«Che facevi nascosta in camera?»
Claire ebbe un fremito di nervosismo. «Non ero nascosta» sorrise ancora.
«Claire è una mia amica» intervenne Ben. «Mi ha portato il telefono nuovo che ho dimenticato a casa sua ieri sera»
«Che smemorato: prima ti dimentichi il telefono e poi il nostro appuntamento!»
A quelle parole, Claire rivolse a Ben uno sguardo divertito. «Se avevi un appuntamento con questa bella biondina potevi dirmelo»
«No, è che…»
«No?!» sbottò Emily. «Sì che lo avevamo, ma tu te lo sei dimenticato»
Ben fermò la ragazzina per le braccia quando questa provò ad assalirlo con un calcetto scherzoso. «Ti prometto che canteremo insieme oggi»
La ragazzina sbuffò «Uffa…»
«Su, vai in bagno. Poi serve a me».
Quando Emily si fu chiusa la porta alle spalle, i due ragazzi tirarono un altro lungo sospiro.
«Chi è?» chiese Claire a voce bassissima.
«Vieni». Ben la ricondusse in camera da letto. «Interpreta la figlia di Katherine nel film»
«Oh, è un’attrice anche lei? Non lo avevo capito, credevo fosse la figlia di qualcuno dello staff»
Ben accostò la porta, lasciando solo una fessura per controllare quando Emily fosse uscita dal bagno.
«Che ti è venuto in mente di comparire così all’improvviso?» bisbigliò poi. «Mi hai fatto venire un colpo!»
«E’ andata bene, dai» rispose Claire. «Se proprio non dobbiamo far sapere nulla di noi, meglio inventarsi una scusa plausibile»
«Sei stata convincente, su questo non c’è dubbio»
«Veramente? Perché non sono brava a mentire, e non mi piace»
«Non hai mentito. La storia del cellulare non è una menzogna». Ben la guardò contrariato. «Ti sei vestita» osservò.
Claire passò lo sguardo su sé stessa. «Prima o poi dovevo farlo»
Ben le appoggiò le mani sui fianchi. «Ma non te ne vai, vero? Voglio dire, non torni subito a casa»
«No, resto. Resto quanto vuoi»
Poco dopo, Emily riapparve. Non ci fu nulla da fare con lei: costrinse Ben a mantenere la sua promessa quel mattino stesso, perché era stato deciso così e punto.
Mentre lui si vestiva, lei e Claire rimasero sedute sul divano ad aspettarlo. La prima smanettava per vari social network con il suo cellulare; la seconda ne approfittò per chiamare casa.
«Sei mezza italiana?» chiese Emily, non appena Claire ebbe riattaccato.
«No, sono italiana in tutto e per tutto»
«La tua famiglia dove vive?»
«Mia madre e le mie sorelle sono in Italia. Io abito qui a Ogden con mia cugina, suo marito e la loro bambina»
«Ah, ho capito. E tuo papà?»
Claire fece un sorriso amaro. «Non ho più il papà»
Emily, che era rimasta con gli occhi puntati sul telefono per tutto il tempo, alzò finalmente lo sguardo sulla ragazza. «Scusa»
«Non ti preoccupare».
Emily mosse nervosamente un piede e tornò a occuparsi dei suoi messaggi.
«Ben ti insegna a suonare?» chiese Claire.
«No, dobbiamo provare la nostra canzone. Io canto con lui nel film, sai? Ben te ne avrà parlato»
«Me ne ha parlato, sì»
Emily parve soddisfatta «Sì, canto con lui e con Katherine. La conosci Katherine, vero?»
«Certo che la conosco»
Emily annui, tornando a fissarla. «Senti, tu sei la fidanzata di Ben?»
Claire, appoggiata al bracciolo, si raddrizzò. «N-no»
«Katie continua a dire che Ben ha una ragazza e ho pensato fossi tu»
«Sono una sua amica»
«Sì, l’ha già detto lui». Emily le sorrise. «Sei carina»
Claire ricambiò il sorriso. «Oh…bè, grazie. Anche tu lo sei»
«Secondo me gli piaci»
La ragazza trattenne un altro sorriso. «Da cosa lo deduci?»
«Da come ti guarda, è ovvio. Lo si capisce dallo sguardo quando piaci a un ragazzo»
Sveglia la bambina...
Poco dopo, Ben si presentò loro in jeans e maglione blu, i capelli perfettamente asciutti. Un look casual che gli stava divinamente.
«Andiamo, fanciulle» le invitò, prendendo la sua chitarra.
«Lei viene giù con noi?» chiese Emily, saltellando verso la porta.
«Sì, Claire resta» rispose lui, posandole una mano sulla schiena.
«Bene. Mi è simpatica». Emily li precedette lungo il corridoio.
«Avete fatto amicizia?» fece Ben con un sorriso, chiudendo la porta.
«E’ carina. Abbiamo chiacchierato qualche minuto»
«Di che cosa?»
Claire ammiccò. «Di ragazzi»
Giunsero in fondo, svoltarono l’angolo ritrovandosi di fronte l’ascensore. Ben sciaccò il pulsante di chiamata. Quando le porte si aprono, Claire, al suo fianco lo sentì imprecare sottovoce.
«Oh caz…»
«Buongiorno!» salutò una donna con un sorriso a ottanta denti.
«S-salve» salutò Ben di rimando. «Non credevo di trovarla ancora qui»
«Già, neppure io credevo di restare. Ma sai com’è: con la bufera che c’è stata stanotte non ho potututo muovermi di qui. Loro chi sono?»
Sempre con un sorriso ad arte stampato in faccia, la donna osservò con attenzione prima la bambina bionda e poi la ragazza con i capelli scuri.
«Loro sono Emily e… Claire»
«Piacere. Io sono Ruth Thompson, faccio la giornalista»
Claire osservò Ben con la coda dell’occhio.
Bene. E adesso?

 
 
 
 
Dopo una lunghissima assenza, sono tornata da voi, miei carissimi! Mi scuso sinceramente con tutti, ma ci sono stati un mucchio di inghippi: le vacanze, le ferie in cui mi sono riposata (concedetemelo) e non ultimo il mio pc, al quale è partita la scheda di rete. Andata, caput. Perciò devo rubare (letteralmente) il portatile della mia sorellastra per postare. Non mi do più una scadenza, è diventato impossibile. Vi chiedo però di restare con me e sostenermi, io ci sono sempre e la mia testa è piena di idee. E’ il tempo che mi manca, e ora anche internet…sigh sigh…
Ma veniamo ai nostri Ben&Claire! Vi sono mancati? Vi annuncio che i prossimi capitoli saranno incentrati su situazioni abbastanza tragicomiche, ahaha!!! XD Un po’ di humor ci vuole, altrimenti rischio di diventare troppo smielata e non vorrei annoiarvi. Già questo capitolo non mi convince tanto (ma che novità….).
Passiamo ai doverossisssssssssimi Ringraziamenti:
 
Per le preferite:
battle wound,  Bella_babbana, Ben Barnes,  Blackpanda96, Christine Mcranney, english_dancer, Fra_STSF, HarryPotter11, Helen_TheDarkLady, JessAndrea, jihan, Joy Barnes, Len IlseWitch, marasblood, MartaKatniss98, martimarchisio8, Medea91h, MelvyLelvy,
 Milkendy,NestFreemark, NeverendingStoryGirl, Occhi di ghiaccio, Riveer, Stefania 1409, vivis_, wolf90elliot,  _likeacannonball

 
Per le ricordate: Ben Barnes, DadaOttantotto, Fra_STSF, Halfblood_Slytherin, Hug my fears, maty98, Milkendy, NestFreemark, Suomalainen.
 

Per le seguite:  All In My Head, AmeliaRose, apologize, Ben Barnes, Catnip_Peeta_, Cecimolli, ChibiRoby, DeniAria, EmmaTom4ever, EvaAinen, Fra_STSF, Greenfrog, Halfblood_Slytherin,HarryPotter11,Helen_TheDarkLady,InTheMiddleOfNowhere,JessAndrea, JLullaby, Joy Barnes, MartaKatniss98, maty98, Milkendy, Nadie, NestFreemark, NeverendingStoryGirl, NewHope, nuria elena, Queen_Leslie, Ramos4, Sandra1990, SerenaTheGentle, silent words, soffsnix, SweetSmile, Violet A Nash, vivis_, WikiJoe, _joy, _likeacannonball,
 _LoveNeverDies_

 
Per le recensioni dello scorso capitolo: Ben Barnes, Cecimolli, Helen_TheDarkLady, marasblood, NewHope
 
 
Aspetto i vostri commenti, nella speranza che siate ancora lì (c’è nessuno?........ *modalità particella di sodio*)
Lasciatemi perdere, il caldo mi ha fuso totalmente i neuroni quest’anno.
In conclusione, vi lascio le mie pagine facebook Susan LaGentile Clara e Chronicles of Queen. Tenetele d'occhio per gli aggiornamenti e, se volete, passate pure a trovarmi ;)
Un bacio grandissimo, un abbraccio fortissimo, e un grazie urlato dal più profondo del cuore a tutti voi che mi aspettate sempre con pazienza, e mi seguite con affetto!
Vostra Susan♥
   
 
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