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Autore: Selis    24/08/2015    3 recensioni
Note: Prima di una serie di One Shot tratte dall'originale: The snake's lust. La serie di cui fa parte si chiama: The Garden of Eden.
Era una mattina soleggiata e monotona quella che gli si presentava davanti, ma il destino aveva deciso per lui un cambiamento.
Si, sto litigando con l'editor. Poi lo metto a posto.
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Furry
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Titolo serie: The Garden of Eden
Genere: Soprannaturale
Avvertimento: Furry
Note: Prima di una serie di one shot tratte dall'originale: The snake's lust.
Per chi volesse leggere prima quella: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1583567
Si tratta di una storia che avevo scritto per un concorso, prevalentemente è una PWP, ma ho ricevuto moltissime richieste per scrivere di più sui personaggi e oggi,
dopo una lunga attesa, sono riuscita a scrivere qualcosa.

Spero vi piaccia.


Meetings of destiny
Incontri del destino

Era una rara mattina soleggiata quella che si presentò davanti a lui non appena decise di aprire gli occhi; il sole splendeva tiepido nel cielo primaverile,
riscaldando l'aria di Hyde Park ad una temperatura quasi perfetta. Sbadigliò sonnecchiosamente, mostrando le zanne a nessuno in particolare;
non aveva molta voglia di uscire dal suo nascondiglio, il richiamo del sonno era una tentazione immensa, ma sapeva che era quasi l'ora.
Lui sarebbe arrivato a breve, e non aveva intenzione di far tardi al loro appuntamento.

Non che l'altro sapesse della sua esistenza comunque, era una sorta di incontro giornaliero a senso unico, ma a lui stava bene così.
Gli bastava osservarlo per quei brevi istanti in cui l'altro correva per il grande parco.

Era rimasto subito affascinato da quello strano essere umano, i suoi capelli erano scuri come l'ebano e quando si era chinato su di lui, quel giorno
di alcuni mesi fa, non aveva avuto paura, nonostante avesse dovuto provarne.

Sarebbe stata una cosa del tutto legittima, la sua coda era schiacciata sotto un pesante sasso e lui non riusciva a muoversi. La sua prima reazione
avrebbe dovuto essere l'autodifesa, e la paura: non la curiosità.

Invece lui aveva alzato la piccola testa solo per poterlo guardare meglio. I suoi capelli erano lunghi, ma non abbastanza da coprire quelle due gemme
 che aveva al posto degli occhi. Era rimasto incantato come un allocco a fissarlo, non notando nemmeno la mano che si chinava su di lui.

L'incanto finì e per poco la sua mascella non toccò il terreno sotto di lui. Quell'umano.. lui.. lo aveva liberato? Si chiese con stupore osservando prima
 la sua coda ora avvolta contro il suo corpo poi di nuovo quello strano essere davanti a lui. Non voleva fargli del male? Come? Perché? Tutti gli umani
che aveva incontrato avevano paura di lui. Il suo veleno era letale e chi non scappava terrorizzato alla sua vista, cercava di ucciderlo o catturarlo. Allora,
 per quale motivo quell'umano non lo aveva fatto?

" Devi stare più attento" iniziò a dire il moro con una fantastica voce baritonale che per poco non lo fece sciogliere " un'altra persona non ci avrebbe
pensato due volte ad ucciderti. Sarebbe stato davvero un peccato, visto che sei stupendo. " finì l'umano e in quel momento pensò davvero che morire
per mano sua sarebbe stata la più bella delle morti.

Sei tu ad essere stupendo. Pensò, osservando la sua schiena allontanarsi.

Si riscosse da quel sogno ad occhi aperti e pigramente strisciò fuori dalla sua tana, appostandosi non troppo distante sopra un albero al limitare della strada.
Non c'erano molte persone a quell'ora del mattino, e quelle poche camminavano svogliate dirigendosi alle loro destinazioni.

Rimase in attesa per parecchi minuti, scandagliando ogni essere umano dalla testa ai piedi, da quelli più grandi a quelli più piccoli. Ma nessuno di loro era colui
che stava aspettando.

Sibilò nervosamente: generalmente il suo uomo era sempre in perfetto orario, non c'era stato un solo giorno dal loro primo incontro in cui era in ritardo. Girava
 l'angolo sud-ovest pochi istanti dopo il sorgere del sole, percorreva la strada che costeggiava il parco fino all'ingresso secondario sul retro che di solito era il meno
 frequentato e correva per le viette acciottolate per venti minuti prima di fermarsi alla solita fontanella al limitare del Serpentine lake.

Conosceva queste sue abitudini come se fossero le proprie, lo aveva osservato per diverse lune ormai e non erano mai cambiate, fino a quel giorno.
Appoggiò la testolina sul ramo in cui era avvolto, sconsolato.
Mille domande gli balzarono alla mente: e se gli fosse successo qualcosa? E se non lo avesse più rivisto? Se aveva cambiato percorso o ingresso per andare
a correre?

Magari si era stufato di vedere ogni giorno lo stesso tratto di parco. Non avrebbe potuto dargli del tutto torto; osservare gli stessi alberi, le stesse foglie e facce
 tutti i giorni avrebbe portato all'esasperazione chiunque. Animale o persona.

Sospirò tristemente: quando si era svegliato poco prima, pensava che quella sarebbe stata un'altra giornata in cui avrebbe potuto osservare indisturbato, anche
se per poco, quello strano ed affascinante uomo a cui aveva donato il suo piccolo e freddo cuore.

La sua coda penzolava inerte dall'albero, come se avesse perso tutta la sua forza. Era talmente immerso nei suoi pensieri deprimenti da non notare una mano
avvicinarsi pericolosamente a lui, fino a quando un paio di dita fredde gli sfiorarono le squame sensibili.

Tutti i suoi sensi gli urlarono pericolo immediatamente: il suo corpo si attorcigliò strettamente attorno a se ad una velocità impressionante e la sua mandibola
scattò aperta, pronta ad attaccare la fonte del pericolo che aveva infiammato tutte le sue terminazioni nervose.

Le lunghe zanne, dal quale stava già iniziando ad uscire il veleno, si fermarono però a pochi centimetri dalla mano incriminata ancora sollevata nella sua direzione.
Ehi, scusa. Non volevo spaventarti.” Gli sorrise un po' nervosamente il moro.
Era lui! Era arrivato!
La sua bocca scattò chiusa in un attimo. Stava per morderlo! Dannazione. Che gli era saltato in testa? Stupido! Stupido!
Scosse piano la testa, per riprendere il controllo delle sue emozioni. Si sentiva sovra-eccitato: paura, sorpresa, ansia, affetto, felicità. Tutte quelle sensazioni gli
fecero girare la testa per un attimo.

Ehi, è stata anche colpa mia. Non avrei dovuto toccarti, ma eri così immobile che per un attimo ho pensato che fossi una di quelle nuove statue che stanno
mettendo per tutto il parco.”

Statue? Quali statue? Ah, forse intendeva quegli strani animali immobili che alcuni esseri umani avevano messo in quegli ultimi giorni. Aveva provato a mangiare
 uno di quegli strani conigli, ma non era stata per nulla un'esperienza che avrebbe ripetuto. Si era quasi scheggiato un dente nel morderlo!

Cosa ci fai qui comunque? Non sei un po' troppo in vista? Dovresti stare attento, alcune persone potrebbero aver paura di te e decidere di catturarti. Sarebbe
 un peccato.” Continuò il moro, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni color cachi.

Gli stavano bene quei pantaloni, meglio di quelli che aveva su il giorno prima. Gli fasciavano le gambe in modo perfetto, slanciandolo. Non che l'altro fosse basso,
per lui era sicuramente un gigante. Ma dalla cima del suo albero aveva visto moltissime persone di diverse forme e colori. Quindi poteva ben dire che il suo umano
poteva essere incluso nella categoria di media altezza.

Lo guardò incuriosito, avrebbe voluto parlare con lui, ma sapeva che si sarebbe spaventato nel sentirlo parlare. L'unico altro umano con cui aveva provato a parlare
nella sua forma umana era scappato, urlando terrorizzato su un certo mostro.

A quel tempo non aveva capito. Si era guardato attorno, preoccupato che ci fosse realmente un mostro dietro di lui pronto ad attaccarlo, ma quando, dopo
parecchi minuti, non aveva visto nessuno, si era reso conto che il “mostro” di cui l'umano stava parlando era lui.

Era tornato nella sua tana sconsolato quella notte, chiedendosi cosa avesse fatto di male a quell'umano per farlo scappare così spaventato. Ma non aveva
 trovato nessuna risposta plausibile se non il suo aspetto.

Doveva essere orribile.
Appoggiò la testa sul suo corpo, sospirando appena. Voleva così tanto parlargli, ma non voleva vederlo correre via.
Come mai così triste oggi?” A-aspetta. Oggi?
Di solito quando passo per il parco sei sempre così allegro. Ti vedo ogni tanto con la coda dell'occhio nascosto dietro alle foglie degli alberi, ma ogni volta che
mi giro per salutarti ti nascondi sempre. È come se non volessi essere visto. Sei davvero divertente.” Ridacchiò l'umano stringendo appena le spalle per
contenere la sua risata.

Di solito? Vuol dire che sapeva che lo aspettava e seguiva ogni giorno?
La giornata non poteva andare di male in peggio! Non solo aveva quasi morso il detentore dei sui affetti, ma in tutti quei giorni non era nemmeno stato così
attento a non farsi vedere come pensava. Fantastico! Ora penserà che sia uno di quei serpenti strani e inquietanti che si vedono su quegli schermi trasparenti.
 Perfetto!

Mi stavi aspettando? È per quello che eri così immobile quando sono arrivato? Pensavi che non sarei venuto?” Gli chiese ancora, ben sapendo che non
avrebbe ricevuto alcuna risposta.

Mi dispiace, non volevo farti preoccupare. Questa mattina non è suonata la sveglia, e mi sono alzato più tardi del previsto. Ehi, ti va di vedere chi arriva
prima alla fontana?”

Durante tutto il suo monologo il rettile lo guardò senza realmente capire. Non, non aveva paura di lui? Si era anche scusato del ritardo, nonostante il loro
non fosse un appuntamento concordato. Non pensava nemmeno che l'altro fosse a conoscenza della sua stessa esistenza fino a poco tempo fa! E ora,
ora lo aveva invitato ad una sfida?

Ah! Comunque sono Adam, piacere di conoscerti.” Continuò sorridendo il moro.
Pronto? Si parte al tre. ”
Parte?? Ehi! Non aveva accettato nulla. Non era pronto! Era ancora su quel dannato albero!
Uno”
No. Ehi! Così non vale! Stai barando!
Due”
Non far finta di non capire dannatissimo umano! Sto parlando con te!
Tre!” Urlò l'altro, ignorando i suoi sibili furiosi e correndo via ridendo.
Ti prenderò!”



   
 
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