22.
Il
vampiro si lanciò su di lei, nei suoi occhi venati di rosso una rabbia che la
cacciatrice aveva visto tante volte negli occhi di quasi tutti i suoi nemici.
L’altro succhiasangue, come Dean amava definirli,
giaceva per terra, un paletto conficcato nel suo petto; morto dopo aver tentato
invano di ucciderla.
Allison
lo colpì con un destro dritto sul naso. Non ne era certa, furiosa com’era, ma
credeva di aver sentito qualcosa scricchiolare. Dal suo naso colavano lenti
rivoli di sangue ad un ritmo regolare, sentiva il suo labbro superiore in
fiamme ma tutto quello di cui le importava in quel momento era il corpo di
Diego steso sul pavimento, pallido, sanguinante.
La
donna afferrò il vampiro per i capelli e gli sbattè
il viso sul bancone, poi barcollò quando lui indietreggiò sbattendola contro il
muro. Tossì, per la forza del colpo ma colse l’occasione per piazzargli le mani
al lati del viso. E con un unico gesto deciso gli spezzò il collo.
Il
vampiro cadde privo di sensi e lei scivolò piano lungo la parete. Aveva il
fiatone e gattonò fino a raggiungere il corpo di Diego. Si accertò che fosse
ancora vivo e tossendo di nuovo si guardò intorno pensando a cosa fare. Fuori
era l’alba e per la prima volta da tanto tanto tempo non sapeva esattamente cosa
fare. Sapeva che dare al ferito l’aiuto necessario aveva la priorità su tutto
il resto, ma se avesse lasciato lì il vampiro svenuto non lo avrebbe più
trovato al suo ritorno e anche la vendetta aveva un posto importante tra le
cose da fare, almeno per lei.
Prese
il cellulare dalla tasca interna dalla giacca e fu sorpresa di vedere che
nonostante i colpi funzionava ancora. Compose l’unico numero che le venne in
mente in quel momento e strinse la mano di Diego nella sua.
Lente
lacrime le scendevano sulle guance, sfiorandole il labbro ferito bruciavano
come l’Inferno e si sentiva stanca come non le era mai successo. Forse, pensò
mentre la voce del suo interlocutore le riempiva le orecchie, doveva prendersi
una pausa. Ma aveva troppe cose a cui pensare.
“Mi
serve aiuto,” mormorò. “Sono sulla Bourbon Street, in una tavola calda chiamata
The Shelter. C’è... c’è la mia auto parcheggiata
fuori. Fai presto, ti prego.”
Allison
lasciò cadere il cellulare per terra, poi diede una carezza a Diego e con la
poca energia che le rimaneva tirò fuori il suo pugnale. Raggiunse il vampiro
privo di sensi e dopo aver premuto sul suo labbro superiore per far scivolare
fuori i canini colpì con forza fino a romperli.
Abbozzò
un sorriso soddisfatto mettendoseli in tasca e fu allora che Elijah e Klaus
entrarono, l’Ibrido per primo.
“Che
diavolo è successo?” chiese guardandosi intorno. “Questi sono due dei vampiri
di Marcellus.”
Elijah
lo sorpassò scansandolo, raggiunse Allison e si piegò
per prenderle il viso tra le mani. Piangeva e tremava ed era in uno stato in
cui non l’aveva mai vista.
“Stai
bene?” le chiese scansandole i capelli dal volto. “Tutto questo sangue…”
“Non
è mio,” disse lei reprimendo un singhiozzo. “Io ho solo qualche graffio ma
Diego” lo indicò con un dito. “Respira a malapena. Ti prego, devi aiutarlo.”
Klaus
si morse il polso, poi lo avvicinò alle labbra dell’uomo lasciando cadere
qualche goccia e dopo qualche secondo le ferite iniziarono a rimarginarsi e il
respiro a tornare regolare.
“Starà
bene” la rassicurò. “Ma ora anche tu devi prendere un po’ del mio sangue.”
Lei
scosse il capo scansando il braccio dell’Ibrido e si ripulì il labbro con la
manica della giacca. Si aggrappò ad Elijah per rimettersi in piedi e sbandando
raggiunse il vampiro ancora incosciente.
“Devo
fare una cosa” disse afferrandolo per le braccia e trascinandolo piano verso
l’uscita.
“Allison” Elijah le si avvicinò. “Ti reggi a malapena in
piedi. Non puoi andare da nessuna parte in questo stato.”
“Me
la caverò. Aiutami solo a rinchiuderlo nel bagagliaio della mia auto.”
“Allison…”
“Aiutami
ho detto!” urlò lei. “Farò quello che devo e non c’è niente che tu possa fare
per farmi cambiare idea. Puoi solo scegliere se aiutarmi o meno, quindi… vuoi
darmi una mano oppure no?”
Elijah
scambiò una rapida occhiata con Klaus, poi la aiutò.
****
Marcel
indietreggiò abbozzando un sorriso. Pensò che da quando Allison
si era preso la briga di allenarli, i suoi ragazzi, come lui li definiva, non
erano mai stati così in forma. Alcuni di loro, i più abili, avevano anche
imparato ad usare i loro sensi amplificati per combattere ad occhi chiusi.
Allison…
bella e letale!
Marcel
aveva conosciuto molta gente durante la sua lunga esistenza, persino un numero
notevole di cacciatori, ma mai nessuno come lei; non uccideva per principio,
non superava mai i limiti e non guardava alle creature soprannaturali dall’alto
in basso, al contrario di molti dei suoi colleghi.
Ma
sapeva tutto quello che c’era da sapere sul soprannaturale, non sbagliava mai
un colpo e aveva tanti contatti. Probabilmente metà di quelle conoscenze le
doveva un favore. Pensò che voleva chiederle di dargli una mano con una vecchia
strega con cui non era mai riuscito a raggiungere un accordo per una
collaborazione. Magari lei con quel suo modo carismatico e persuasivo sarebbe
riuscita nell’impresa.
Stava
per mostrare ai suoi vampiri una mossa che lei gli aveva insegnato quando la
cacciatrice fece il suo ingresso, dietro di lei Elijah trascinava un vampiro
insanguinato con le mani legate… uno dei
suoi ragazzi.
“Che
diavolo succede?” chiese avanzando verso di lei. “Louis, stai bene?” domandò al
suo vampiro.
Lui
annuì senza dire nulla, dagli angoli della sua bocca scendeva del sangue.
“Si
chiama Louis?” Allison gli diede una rapida occhiata,
prima di voltarsi di nuovo verso Marcel. “Non lo sapevo. Oh e io sto bene,
grazie per avermelo chiesto.”
“Allison” le chiese lui. “Che diavolo sta succedendo?”
I
suoi vampiri si avvicinarono creando un semicerchio che fermo fissava la scena
ed Allison pensò che se avessero reagito, se avessero
iniziato a combattere lei non ce l’avrebbe fatta; le gambe sembravano cederle e
sentiva freddo. Ma rimase in piedi e li fissò con aria sicura, senza mostrare
come si sentiva.
La
cacciatrice mise la mano in tasca, la tirò fuori dopo qualche secondo di attesa
e lanciò qualcosa contro Marcel. Lui indietreggiò appena per riflesso, poi
guardò a terra e sgranò gli occhi quando si rese conto che quello che stava
osservando erano dei canini.
“Sono
quello che penso?” chiese pensando che magari era giunto ad una conclusione
troppo affrettata. “E dov’è Jason? Credevo che loro due fossero insieme a fare
la ronda.”
“Quindi
non hai dato tu l’ordine?” replicò Allison.
“Quale
ordine?” chiese di rimando Marcel. “Non capisco che cosa diavolo stia
succedendo.”
“I
tuoi vampiri non stavano facendo la ronda” spiegò lei. “Quando li ho trovati
stavano aggredendo e dissanguando a morte un uomo dentro il suo stesso locale.”
“Non
è possibile,” le disse lui mettendosi le mani sui fianchi. “Non ho mai dato un
ordine del genere.”
“Forse
i tuoi vampiri non sono poi così obbedienti. Forse sono semplicemente degli
animali, è nella loro natura in fondo.”
“Perché
non ascoltiamo la sua versione prima di giungere a conclusioni. Sono certo che
ci sia una spiegazione,” Marcel posò lo sguardo su Louis. “Avanti, dimmi che
sta succedendo.”
“Oh
credo che avrà difficoltà a parlare per un po’. Come avrai capito da un rapido
sguardo al pavimento, gli ho strappato i canini. So per certo che perdere le
vostre zanne vi fa più male di un paletto di legno conficcato nel corpo. E se
ne vedi solo due non è perché ho deciso di risparmiare Jason, ma perché l’ho
ucciso e visto che era morto non aveva senso privarlo dei suoi denti.”
Si
alzò un vociare confuso, poi alcuni dei vampiri avanzarono minacciosi ed Allison non si lamentò quando Elijah si mise davanti a lei
per farle da scudo.
Marcel
fermò i suoi soldati con un gesto
della mano e sospirò rimanendo in silenzio per qualche minuto.
“Ascoltatemi
bene” disse Allison spingendo Louis verso Marcel. “Da
oggi in poi Diego Raider è off-limits. Persino la strada in cui lavora lo è. È mio amico ed è sotto la mia protezione. Se
qualcuno ha un problema parli ora e cercheremo di trovare una soluzione, la prossima
volta non sarò così disponibile a trattare.”
“Sei
una puttana!” urlò uno dei vampiri raggiungendo Louis.
“Fossi
in te modererei il linguaggio” lo avvertì Elijah con la sua solita calma.
Allison
ignorò l’insulto e si avvicinò a Marcel. “Mi dispiace di aver dovuto uccidere
uno dei tuoi, ma non mi ha lasciato altra scelta. Ti conosco da poco ma so per
certo che non vuoi essere il leader di un piccolo esercito soprannaturale che
uccide gli esseri umani solo per il gusto di farlo. Mi sbaglio per caso?”
“No,
non ti sbagli” Marcel scosse il capo. “Indagherò su tutta questa vicenda ma ti
sarei grato se in futuro mi mettessi al corrente di quello che sta succedendo prima
di mutilare i miei uomini.”
La
donna piegò le labbra in un’espressione di assenso. “Mi sembra giusto.”
“Ora
vai a riposarti. Hai un aspetto di merda.”
La
cacciatrice indietreggiò e senza aggiungere altro lasciò la casa seguita da
Elijah. Non aveva uno specchio ma era certa che Marcel avesse ragione. Si
sentiva una merda.
****
Una doccia calda fa sempre sentire
meglio era un luogo comune a cui Allison
non aveva mai creduto. Infatti, dopo una doccia calda, lei non si sentiva
affatto meglio.
Mentre
il getto dell’acqua lavava via il sangue e lo sporco, aveva avuto modo di
pensare alla piega che la sua vita aveva preso da qualche tempo a questa parte
e non le piaceva per niente. Le tragedie sembravano seguirla ovunque e per un
attimo si convinse che Victor non aveva poi tanto torto quando aveva sostenuto
che morte e distruzione la seguivano ovunque andasse.
Si
asciugò gli occhi, ma fu inutile perché le lacrime continuavano a scendere,
calde e lente, segno che il suo autocontrollo aveva raggiunto il limite. Come
un vaso colmo. Sobbalzò quando bussarono alla porta della sua camera e si
strinse l’accappatoio in un gesto istintivo.
“Avanti”
disse più forte che poteva. Ma la voce le tremava terribilmente.
Elijah
fece capolino con la testa ma rimase fuori in attesa di un cenno che lo
invitasse ad entrare. Quando lei gli sorrise, lui avanzò richiudendosi la porta
alle spalle.
“Klaus
ha detto che il tuo… amico si riprenderà. Ha dato una ripulita, si è liberato
del corpo di Jason e ha soggiogato Diego per fargli dimenticare tutto quello
che è successo dopo la festa.”
Allison
annuì facendo un grosso respiro. “Grazie. Mi dispiace di avervi chiamati, so
che avete già un sacco di cose a cui pensare. Ma non sapevo come sistemare la
cosa.”
L’Originale
si sbottonò la giacca e si piegò sulle ginocchia, poi prese le mani di Allison tra le sue. “Smettila di dire stupidaggini. Non c’è
niente di cui tu debba dispiacerti e non c’è motivo di ringraziare. Tu sei
parte della famiglia e sei importante per noi. Sei importante per me.”
Lei
annuì di nuovo, quasi come se non sapesse cosa dire, quasi come se fosse a corto
di parole.
“Ora
devi prendere un po’ del mio sangue, guarirà le tue ferite” Elijah si avvicinò
il polso alle labbra ma Allison lo fermò prendendogli
la mano.
“Sono
solo dei graffi,” gli disse. “Non voglio che tu li guarisca. Mi ricordano per
cosa combatto.”
“Io
ti conosco Allison; non hai bisogno di un labbro
spaccato e di questi lividi per ricordarti per cosa combatti.”
“Sono
stanca Elijah,” la donna singhiozzò scoppiando in lacrime. “Sono tanto stanca.”
L’Originale
sentì gli occhi riempirsi di lacrime, ma sentì anche il desiderio di
stringerla, di essere forte per lei che in quel momento sembrava tanto fragile.
Le prese il viso tra le mani e le diede un bacio leggero sulla fronte.
“Lo
so,” le sussurrò. “Aggrappati a me, sono qui.”
Ed
Allison lo fece; lasciò che le lacrime scendessero e
che il dolore la abbracciasse mentre Elijah la avvolgeva stringendola forte.
Forse era proprio quello di cui aveva bisogno.