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Autore: AliceBaskerville    25/08/2015    1 recensioni
Solomon ascoltò ogni parola di ciò che Sheba dicesse, sentì tessere le lodi di questo fantomatico uomo che lei tanto amava, non ci volle tanto per capire che stesse parlando di lui.
Coinvolta nel suo così profondo idillio romantico brillava di una luce intensa, i suoi occhi erano illuminati dalla scintilla che solo il vero amore era capace di donare.
E, Dio, era così bella.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sheba, Solomon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sembravano essere passate ore da quando Sheba si era seduta sulla scalinata del portico della dimora che loro, coloro che si ribellavano agli schemi della chiesa di David, utilizzavano come quartier generale. Immersa nel più religioso silenzio, perdeva il suo sguardo nello scuro cielo notturno, quella sera illuminato da milioni e milioni di stelle, così belle da incantare chiunque vi lanciasse un singolo sguardo, esattamente come faceva lui.
Era strano, qualsiasi cosa pensasse, con una complicata e inspiegabile equazione mentale, riconduceva sempre e inequivocabilmente a lui, come un fiume senza affluenti, una strada senza deviazioni che portava inesorabilmente allo stesso e medesimo destino, alla stessa e medesima destinazione che altro non era che la meravigliosa quanto irraggiungibile idea di lui.
Persa nel fiume dei suoi pensieri, non si rendeva conto che proprio lui la stesse guardando dalla soglia della porta, con la sua solita espressione imperscrutabile che adempiva pienamente al suo lavoro di nascondere il suo in realtà così gentile animo.
 
"Cosa fai lì al buio, Sheba?"
 
Solomon ruppe finalmente il silenzio, avvicinandosi lentamente, fino a sedersi al suo fianco.
 
"Pensavo", rispose lei, con un sospiro quasi stanco, stanca forse di aspettare, desiderosa, quasi ai limiti del possibile, di venire amata da quell'unica persona che quegli occhi fossero capaci di ammirare.
 
"A cosa?"
 
"Ad un futuro bello quanto improbabile."
 
Sheba spostò finalmente lo sguardo su Solomon, l'oggetto di ogni suo desiderio e ogni suo sogno, colui che inconsciamente stringeva fra le mani la sua felicità o la sua disperazione.
 
 "Sei innamorata, Sheba?"
 
Il suo sguardo sembrava essere cambiato, essersi in qualche modo ammorbidito, mentre pronunciava quelle parole.
 
"Sì", disse in un sussurro, un piccolo sorriso malinconico prendeva forma sulle sue rosee labbra "di una persona fantastica, fuori dalla mia portata."
 
"Non credo ci possa essere qualcuno fuori dalla tua portata."
 
"Lui lo è. È saggio, intelligente, è un grande mago e sa fare qualsiasi cosa. È un vero leader, e, per quanto non voglia ammetterlo, sarebbe un fantastico re. E sapessi, Solomon, ha due occhi che tolgono il fiato. Se devo essere sincera, ogni cosa di lui toglie il fiato, dal suo aspetto, alla sua personalità, al suo atteggiamento. Certo, è umano, anche lui ha i suoi difetti, ma perfino quelli ai miei occhi lo rendono meraviglioso."
 
Solomon ascoltò ogni parola di ciò che Sheba dicesse, sentì tessere le lodi di questo fantomatico uomo che lei tanto amava, non ci volle tanto per capire che stesse parlando di lui.
Coinvolta nel suo così profondo idillio romantico brillava di una luce intensa, i suoi occhi erano illuminati dalla scintilla che solo il vero amore era capace di donare.
E, Dio, era così bella.
 
"Sai, anch'io amo una donna."
 
Il cuore di Sheba saltò un battito, si preparava all'imminente crepa che era convinto di star per ricevere.
Sheba rimaneva in silenzio, ascoltava, mentre la paura lentamente la consumava.
 
"In realtà l'ho capito da poco, ma sono fermamente convinto di voler passare l'intera durata della mia vita con lei. È una scema, è cocciuta, infantile, imbranata e spesso incosciente e avventata, ma mette sempre la sorte dei suoi compagni prima della sua, fa del suo meglio per rendere tutti felici e mi conosce meglio di chiunque altro, mi capisce quando nessun altro riesce a capire, crede in me più di qualsiasi altra persona al mondo. Non credevo di essere capace di un sentimento del genere, invece quella donna è stata capace di farmi capire quanto anch'io sia umano, esattamente come gli altri."
 
"Sembra davvero una donna strana."
La voce di Sheba tremava appena, sentiva la consapevolezza di aver perso ogni possibilità scivolare fra le sue dita così lentamente da farle venir voglia di piangere.
 
"Lo è."
Solomon sorrideva mentre parlava di lei, era un sorriso così sincero che quasi le faceva riacquistare la sua felicità.
 
"La conosco?"
 
"Dovresti conoscerla molto bene", rispose Solomon, voltandosi finalmente a guardarla negli occhi.
 
"Arba?"
Solomon rimase scioccato per un istante, prima di scoppiare in una fragorosa è incontenibile risata.
"Arba per me è come una sorella maggiore, non potrebbe mai essere di più."
"Non puoi star parlando di Falan, vero? Insomma, lei e Wahid..."
Sheba parlava velocemente, gesticolava freneticamente, incredula della erronea conclusione che aveva tratto per conto proprio.
 
"Devi essere davvero ingenua, tu."
 
Fu un istante, un secondo, un attimo, quasi non se ne rese conto.
Solomon aveva preso la sua mano e l'aveva spinta con tutto il suo peso sul suo petto, mentre i suoi occhi così tranquilli, che le trasmettevano così tanta calma e altrettanta dolcezza, si fissavano nei suoi, fino a quando la distanza già minima fra le loro labbra non venne finalmente annullata.
Fu il primo bacio per Sheba, e in quel momento, mentre nel suo petto si scatenava un turbine di infinite emozioni, giurò che, esattamente come Solomon era stato il primo, sarebbe stato anche l'ultimo, non avrebbe più concesso tale privilegio a nessun altro che non fosse lui, dopo di lui, non ci sarebbe stato nessuno.
 
Finalmente, l'uno lasciò andare l'altra, posando la fronte su quella dell'amata.
"Sei tu la donna che amo, sciocca."
Sorrise, e quello fu il sorriso più sincero che gli avesse mai visto fare.
"E tu sei l'uomo che io amo", rispose lei prontamente, guadagnandosi una leggera risata da parte dell'altro.
"L'avevo capito", commentò, quindi, per poi prenderle una mano fra le proprie e portarla alle sue labbra, baciandola delicatamente.
 
"Vuoi sposarmi, Sheba?", le chiese, senza pensarci due volte.
Non aveva bisogno di pensare: ogni donna che avesse mai conosciuto, gli aveva detto che quando avesse trovato la persona giusta, se ne sarebbe reso conto. Sarebbe stato come una scintilla, dicevano, sarebbe stato uno strano desiderio di tenere quella persona solo per sé, di non lasciarla mai andare, di passare con lei il resto della vita: con Sheba era esattamente così.
"Sì."
Questa volta fu lei a baciarlo.
Adesso che era suo, non l'avrebbe mai più lasciato andare.
  
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