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Autore: _Among_the_lines_    25/08/2015    2 recensioni
"Certe persone sono come il caffè, se non ci metti lo zucchero fanno schifo"
***
Un tempo in cui i filosofi sono scienziati e i pittori sono dei pazzi.
Chi predica forse dovrebbe tacere, per lasciare la comunicazione al silenzio d'un quadro.
Proprio come fa Vincent.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caffè senza zucchero

-Certe persone sono come il caffè, se non ci metti lo zucchero fanno schifo.                                                                       

Un sassolino di qua, un sassolino di là. Vincent s’assicurava che ad ogni passo il suo piede non incespicasse. E certo la strada non era così pulita come s’aspettava. In ogni senso e discorso.                                                                 

-E poi ci sono quelli che ci puoi mettere tre bustine di dolcificante e quattro cucchiai di miele, ma niente da fare. Fanno solo più schifo di prima.                                                                                                                               

Qualcuno lì si sbagliava e di certo Vincent non era, lui camminava e basta. Non disse che il gusto amaro mica gli dispiaceva.                                                                                                                                                                    

-Certe persone sono così. Ci puoi abbondare di gentilezza ma rimangono iceberg ghiacciati. Oppure fuochi scoppiettanti. Basta una parola, anche detta con calma e…boom, t’esplodono con gli insulti.                                

C’erano i pittori e c’erano i filosofi. Era tempo di rivalsa per entrambi. Quest’ultimi come l’oratore del bar, ricchi di pubblico, sempre ascoltati e mai compresi fino in fondo. A Vincent avevano dato del matto, dopo che s’era messo a sputare con foga il suo animo sui quadri. Non gli avevano dato del pittore. L’avevano paragonato ad un certo squilibrato, portava il suo nome ed era olandese. Van Gogh, faceva di cognome, una di quelle parole gutturali che a pronunciarla ti rimaneva incastrata in gola. Anche lui dipingeva e anche lui era un pazzo. Così diceva la gente.

-Adesso mi domando, che si ottiene a sfoggiare buone maniere con tale gente? Signori miei, mi chiedo, quale scopo d’esistenza ha l’educazione per loro? Non dovremmo ricambiarli con un’altrettanto piccante e tagliente parlantina? Dimostrare supremazia persino nel loro campo del volgare sproloquio?

Che sofismi tirava in ballo quell’uomo dall’aria malconcia, affaticata persino standosene sulla seggiola del locale a sorseggiare il suo tè. Dava l’impressione d’uno vissuto, che ne sa più di tutti. Socrate non sarebbe stato d’accordo, l’avrebbe visto più come uno tutto fumo e niente arrosto. Ma non servivano paragoni così eclatanti. L’aveva capito pure Vincent avvicinandosi che i respiri cominciavano a puzzare di vanità.                            
L’avrebbe dipinto. E sarebbe stato il primo quadro completo. “Il mistero dell’oratore” l’avrebbe chiamato.     

-Signori miei, diffidate dai grezzi che non hanno parole di gentilezza. Affilate le lame tanto per essere pronti ad un’eventuale battaglia. Che il buon galateo vinca la sorda e maleducata ignoranza!

La folla si dissipò a gruppi e Vincent era certo che chi avrebbe guardato la sua tela l’avrebbe notato. Avrebbe visto gli spostamenti più cauti, sormontati da chi, rapido, era schizzato via all’istante al termine dell’incontro. Il suo quadro avrebbe sussurrato i commenti d’ogni ascoltatore, commentandone la profondità dell’ascolto. Sarebbe brillato di porpora, con la barba del predicatore accesa di rosso. Avrebbe aggiunto un po’ d’ambiguità, di mistero, e il suo spruzzo di colore ne avrebbe portato in parte il nome.                                                                                                                                              
Il  dipinto avrebbe narrato d’un filosofo parlante, di quelli che non s’esprimono mai con il silenzio. Parole contraddittorie, discorsi di pace per aprire una guerra, vendetta. Tutto sarebbe trasudato dalle macchie cromatiche d’olio.                                                                                                            
Il viale era tornato ad esser pulito e al momento, Vincent, di sassi non ne vedeva per ancora un miglio di distanza. Spostò la sedia d’un tavolino come uno dei suoi cavalletti e ci si sedette sopra quasi interpretasse la tela da completare. Si lasciò plasmare dal vento, portatore di sensazioni e pensieri che avrebbe voluto spennellare su carta. Vincent sapeva d’amaro, di tabacco masticato e di freddezza. Non parlava se non interpellato e quando accedeva sembrava non avesse mai voglia di rispondere.                                                                
Il suo caffè senza zucchero lo raggiunse, vide solo una mano posarlo sulla superficie che gli stava innanzi. Non capì chi fosse stato a portarlo e chi per lui l’avesse ordinato ma decise di specchiarsi all’interno della tazzina. Il liquido rimandò un riflesso ombroso, di colui che non comunica con l’espressione del viso. Sorseggiò con lentezza per apprezzare l’aroma nella sua più profonda intensità. Non tutti i gusti forti parlano allo stesso modo. Alcuni non stanno tra la gente, altri replicano con parole sgarbate. Vincent s’apriva coi quadri e il suo prossimo dipinto ne sarebbe stato testimone.  
Tutti l’avrebbero visto sorseggiare l’aria con gusto, mentre impugnava una tazzina fatta d’immaginazione. Pochi avrebbero realmente capito.      
Vincent non era un pazzo, era solo un caffè più amaro del solito. Lui era un artista.  

Angolo autrice (sì, autrice nei tuoi sogni)
Benvenuto chiunque tu sia. Prima che tu possa cominciare a far domande sulla mia sanità mentale...perdooonami, (si ritira in un angolo per nascondersi) questa "cosa" che hai appena letto mi è uscita questa mattina...si beh, all'una di notte diciamo. Ero lì a letto a girarmi e rigirarmi e tutto d'un tratto, la penna mi ha chiamato. Non sono riuscita a resistere al richiamo, ho acceso la luce, preso il mio quadernetto e cominciato a sccribacchiare il racconto. Se hai qualche perplessità (o se vuoi decapitarmi per la stranezza indefinita che hai letto :D ) lasciami una recensione.
Via all'interpretazione!
_Among_the_lines_
 
   
 
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