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Autore: fra_eater    25/08/2015    5 recensioni
“Storia partecipante alla challenge Facciamo festa! indetta da rhys89 sul forum.”
Rufy e gli altri si imbattono in una nuova isola durante il pocky day, tre coppie decidono di sottoporsi al gioco dei bastoncini al cioccolato, ma rimarrà tutto solo un gioco?
Mini long di tre capitoli ispirata al pocky day.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Tashiji | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1-GIOCO

“Venghino, signori, venghino!”
Quale richiamo è più eloquente di questo? Quale bambino non ride nel sentire un vecchietto urlare queste parole ai passanti?
“Ma tu guarda”
Un uomo biondo scrolla il capo passando accanto all’ambulante, quest’ultimo regala un sorriso sdentato a lui e ai suoi compagni.
“Qualcosa non va, giovanotto?”
“Uhm, dice a me?”
L’uomo biondo, insieme ai suoi tre amici più un’insolita renna,si avvicinano al banco del vecchietto: una serie di scatole colorate troneggiavano con enormi fiocchi variegati.
“Di che si tratta?” chiese, facendosi largo tra gli occhi curiosi dei suoi compagni.
“Sono Pocky!” esclamò il vecchietto, orgoglioso “Oggi è il pocky day”
“Il Pocky Day?!?” esclamarono insieme i cinque, pronti ad ascoltare le parole del vecchio.
 
“Mie adorate Robin-chan e Nami-swan!”
Il biondo cuoco sale con agilità sulla nave, lasciando miriadi di cuoricini lungo il suo passaggio e inginocchiandosi ai piedi delle sdraio dove le due sopranominate stavano prendendo il sole.
“Ho un gioco da proporvi!”
“Un gioco?” ripeté la rossa sollevando gli occhiali da sole per vedere meglio Sanji e gli altri che erano risaliti sulla nave con un’elevata quantità di scatole colorate in mano.
Nonostante fosse novembre, su quell’isola l’aria del giorno era molto calda e questo non impediva alle due donne di prendere il sole come due lucertole.
“Oggi è il pocky day” annunciò Rufy, saltando con due scatole in mano.
“E in che consiste il gioco?” chiese l’archeologa stiracchiandosi leggermente.
Il sorriso di Sanji si trasformò in un ghigno di un bufalo in calore, le guancie arrossirono di colpo e l’occhio scoperto era una fonte inesauribile di cuoricini rosa “Praticamente i due contendenti tengono il pocky ai due lati nella bocca e cominciano a mangiarlo finchè non si arriva al punto di incontro e lì…” non riuscì a terminare la frase, dato che sia le sue gambe che le sue braccia erano diventate come gomma e si muoveva roteando immerso nelle sue fantasie più turpi.
Nami sollevò gli occhi al cielo. Possibile che Sanji facesse di tutto per tentare di baciarle?
“Sembra divertente”
L’affermazione di Robin lasciò Nami di stucco mentre la felicità e l’epistassi del cuoco erano alle stelle.
“Che grande idiozia”
Lo spadaccino Zoro, si era alzato dalla sua posizione di stallo e si era avvicinato a grandi falcate al resto della ciurma.
“Che hai da ridire, marimo?” si indispettì Sanji, pronto a un nuovo battibecco con il compagno.
“Questa è un’idiozia” ripetè il verde, sbuffando e prendendo una scatola in mano per scrutarla con l’unico occhio buono.
“Nessuno ti ha invitato a rimanere!”reclamò il cuoco “Se non vuoi giocare, perché non vai a farti un giro?”
“Non chiedo di meglio” replicò lo spadaccino con un ghigno e con un balzo scese dalla nave.
“Non perderti”gli urlò dietro Usopp, preoccupato perché conosceva il pessimo senso dell’orientamento dell’amico, ma quello ormai era sparito all’orizzonte.
“Tsk” esclamò il cuoco, buttando già dalla nave un mozzicone di sigaretta, poi si rivolse alle ragazze con un enorme sorriso “Chi vuole giocare con me?” ma entrambe avevano lasciato il ponte.
 
Come volevasi dimostrare, Zoro si era perso. Vagava per le strade di quella cittadina senza sapere dove andare.
Le vie erano buie, dovevano essere passate le dieci da un pezzo, e quel quartiere deserto, dove non vi era un rumore, eccetto il fruscio delle fronde e qualche gatto che litiga in lontananza, gli fecero pensare che quello non fosse il posto più raccomandabile dell’isola.
Il ragazzo calciò un ciottolo distrattamente mentre la luna illuminava il suo cammino, improvvisamente sentì delle urla di donna poco lontano e corse a dare un’occhiata.
Era proprio come si immaginava: la figura minuta di una donna era circondata da tre uomini che la stavano visibilmente importunando, uno dei quali si teneva i gioielli di famiglia piegato a terra mentre un altro teneva la ragazza scalciante per le braccia.
“Ma che gattina cattiva” la canzonò l’altro uomo. Era enorme, un ammasso di muscoli tatuato e pelato che sorrideva leccandosi lascivamente le labbra “Lo sai che hai fatto molto male al mio amico, vero?” le prese il volto dalle mani, sollevandolo, improvvisamente lo vide ritrarre la mano, come fulminato. La ragazza l’aveva morso.
“Brutta…” sollevò la mano, pronto a picchiarla e fu in quel momento che Zoro intervenne, mettendo a tappeto i tre e stringendo la ragazza tra le braccia.
 
“Che cosa vuoi?”
Nami guardava con occhi stanchi Rufy che si era appena scaraventato sul letto delle ragazze e guardava la sua compagna in testa in giù.
“Perché non hai voluto fare il gioco?”
“Quale gioco?”
“Il pocky game!”
Rufy era seriamente curioso, e lo si vedeva da come sbatteva i piedi l’uno contro l’altro, con le gambe poggiate sul letto .
“Non mi andava di giocarci con Sanji” rivelò.
“E con me vuoi giocare?”
Non capì come Rufy si fosse mosso così velocemente e silenziosamente, ma si trovava a due millimetri dal suo viso.
 
La ragazza si guardava intorno, nervosa. Se qualcuno l’avesse riconosciuta, o peggio, se avessero riconosciuto lei e il suo accompagnatore che tracannava allegramente boccali di birra che ne sarebbe stato della sua reputazione? Avrebbe dovuto vederlo meglio  invece di ringraziarlo con la testa bassa e al buio dicendo “Mi permetta di offrirle qualcosa per ringraziarla”.
Ma chi l’avrebbe immaginato che nell’unico giorno che aveva deciso di andare in giro in borghese, senza divisa e senza katana al fianco, si sarebbe imbattuta in cinque malintenzionati e che poi venisse salvata proprio da lui? Non poteva neppure arrestarlo, sarebbe stata un’ingrata.
“Ehi, capitan occhiali”
Tashigi sollevò lo sguardo “Che vuoi?”
“Che stanno facendo quelli?” chiese, indicando con il boccale una coppia poco lontana nel pub affollato.
La ragazza teneva in bocca un bastoncino al cioccolato e si avvicinava ammiccante al ragazzo di fronte a lei che afferrò tra i denti l’altra estremità.
“Dovrebbe essere il pocky game” rispose Tashigi,tornando a prestare l’attenzione al suo thé freddo in cui si stava sciogliendo il ghiaccio.
Zoro si rabbuiò “Quei beoti dei miei compagni si sono dimenticati del mio compleanno per quello stupido gioco” sembrava più un pensiero espresso ad alta voce che una frase rivolta alla ragazza al suo fianco, quando se ne accorse, il pirata guardò la marine con evidente imbarazzo.
Tashigi ridacchiò “Allora tanti auguri Roronoa. Come regalo, oggi non ti arresterò”
Zoro bevve un lungo sorso “Non mi arresti perché ti ho salvato, non perché è il mio compleanno”.
La ragazza corrucciò le labbra, infastidita dal tono di superiorità dell’altro “E allora cosa vuoi?” era una sfida aperta.
Il pirata prese qualcosa dalla manica larga della veste “Gioca con me” era un pacchetto di pocky.
 
“Ti disturbo?”
Franky spense la fiamma ossidrica e sollevò gli occhialetti di protezione. Stava riparando uno dei cannoni che era stato danneggiato durante l’ultimo scontro con la marina.
“No, entra pure” disse, liberando una sedia per permettere alla bella archeologa di sedersi.
“Ti serve nulla?”
Robin scosse il capo in segno di negazione “Zoro non è ancora tornato”
“Deve essersi perso” rispose il carpentiere, pulendosi le mani e guardando la luna fuori dall’oblò “Forse se l’è presa perché ha pensato che avessimo dimenticato il suo compleanno.
“Lo penso pure io” concordò la ragazza “Usopp e Chopper stanno pensando di andare a cercarlo. Avevamo preparato tutto per la festa a sorpresa.”
“Quando arriverà gli ficco un coso al cioccolato in bocca e lo costringo a giocare con il cuoco. Voglio proprio vedere che fanno” ridacchiò sadico l’uomo.
Robin si alzò dalla sedia “A proposito del pocky game” si avvicinò a lui e gli toccò il braccio meccanico “Ti va di giocare con me?”.

 
  
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