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Autore: SinisterKid    25/08/2015    0 recensioni
(Sequel di In Silent Screams and Wildest Dreams)
Steve e Peggy hanno finalmente ottenuto il loro lieto fine: matrimonio, figli, la promozione a direttrice di Peggy ... ma con l'insorgere di una nuova minaccia dell'HYDRA e un inaspettato ritorno, la tranquillità dell'ex agente Carter e del Cap potrà durare ancora a lungo?
(Scritta a quattro mani con PieraPi: OCCHIO AGLI EASTER EGG!)
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Peggy Carter, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bird With a Broken Wing I

Capitolo II
(PieraPi)


Peggy si domandava quand'è che aveva ceduto al caos. La direttrice dello S.H.I.E.L.D. era sempre stata l'esatta definizione di precisione e di organizzazione ma, da qualche tempo, le parole "precisione" e "organizzazione" non erano proprio le prime che sarebbero venute in mente a chiunque avesse avuto modo di osservare il suo ufficio. Da mesi, ormai, sulla scrivania non facevano che ammassarsi pile e pile di fascicoli e di rapporti, ad un ritmo che lei non riusciva più a gestire. Che nessuno, in effetti, sarebbe riuscito a gestire. Peggy si massaggiò gli occhi con una mano mentre si abbandonava sulla sedia, esausta. Le indagini le sembravano arrivate ad un punto morto: decine e decine di fatti e di eventi a cui non riusciva a trovare un collegamento, un nesso logico, un senso qualsiasi. Sapeva di avere tra le mani qualcosa di grosso, ma non riusciva a venirne a capo. Indagava, ma non sapeva nemmeno bene su cosa. Di certo c'era soltanto il chi: l'HYDRA. 
Dieci anni dopo la fine della guerra, la divisione scientifica nazista era strisciata fuori dall'ombra in cui si era nascosta, decisa a tormentarla e a mettere in discussione tutto ciò che aveva costruito fino a quel momento. E proprio "Fuori dall'ombra, alla luce del sole" fu il messaggio che le venne recapitato personalmente, per far sì che sapesse, e con lei tutto lo S.H.I.E.L.D., che i loro guai erano appena cominciati. Inconsciamente infilò una mano nella tasca ed estrasse il suo distintivo, quasi a volersi assicurare che fosse intatto: tutto quello che aveva costruito, infatti, era rappresentato da quel piccolo oggetto di pelle nera, da quell'aquila stilizzata incisa sul davanti. Restò ad osservarla, tracciandone i contorni con un dito. Nel farlo, Peggy non riusciva a smettere di pensare a quanto calcolato sembrasse il tempismo di quel ritorno: in piena guerra fredda, con ogni agenzia governativa, compresa la sua, impegnata a contrastare l'Unione Sovietica e il KGB con un dispiego di risorse senza precedenti, l'HYDRA non avrebbe potuto scegliere un momento peggiore per uscire allo scoperto. E un attacco diretto… la direttrice non era certa che sarebbero stati in grado di respingerlo. 
Sicuramente era la stanchezza a parlare, ma Peggy si chiedeva spesso se avesse fatto tutto il possibile. La ricomparsa dell'HYDRA era qualcosa che avrebbe potuto prevedere? O che avrebbe dovuto prevedere? Con la mente tornò a quando, nel maggio del 1945, subito dopo aver ritrovato Steve, era stata richiamata in Europa. Lei e il 107esimo reggimento, l'Howling Commando, erano riusciti a prendere finalmente possesso dell'ultima base HYDRA conosciuta, tanto da convincerli di averla finalmente sconfitta. Si erano sbagliati, adesso era più che mai evidente, ma c'era, fin da allora, qualche indizio che lo facesse presagire, oltre alle parole di Werner Reinhardt? Qualche indizio che lei non aveva colto? "Tagliata una testa, ne cresceranno due al suo posto" aveva minacciato l'Obergruppenführer delle SS mentre veniva arrestato e preso in consegna dall'SSR. "Allora suppongo che continueremo a tagliarle" era stata la risposta spavalda di Peggy, convinta che si trattasse soltanto della minaccia a vuoto di un fanatico che in quel momento aveva perso tutto. 
Negligente? No, non era stata negligente. All'epoca non avrebbe potuto fare niente di più di quanto avesse già fatto. Il problema, non faceva che rimuginare Peggy, era ora. Ora che esisteva lo S.H.I.E.L.D., e che era stato affidato al suo comando. Per quanto assurdo potesse sembrare, a volte pensava che durante la guerra fosse tutto più semplice. Durante la guerra gli ordini doveva soltanto eseguirli, ora invece era quella che li impartiva. E nel farlo, il dubbio se stesse o meno agendo nel migliore dei modi era sempre lì ad angosciarla. Da lei dipendeva non solo l'esistenza dell'organizzazione, ma la vita stessa degli agenti che vi lavoravano. Ora che più che mai avvertiva il peso del mondo sulle spalle, e temeva di non riuscire a reggerlo. Sì, invece. Sì che ci sarebbe riuscita, le avrebbe ribattuto Steve, perentorio. Era sempre stata brava nel suo lavoro, probabilmente la migliore, e lui odiava quando la vedeva sminuirsi in questo modo. "C'è un motivo se hanno chiesto proprio a te di esserne la direttrice, no?". Con il pensiero che era corso a casa, il suo sguardo venne attratto dell'unico oggetto sulla sua scrivania capace di infonderle un senso di pace: una foto incorniciata che ritraeva lei e Steve abbracciati, e i loro due cuccioli. Bucky avrebbe di sicuro obiettato, dall'alto della saggezza dei suoi otto anni, l'uso di quell'appellativo. "Ma mamma, non sono un cucciolo, sono grande!". Poi Bianca avrebbe replicato in qualche modo, e due avrebbero iniziato a battibeccare. Peggy sorrise: rispetto a quello che stava vivendo al lavoro, quello era tutto un altro genere di caos, un caos che qualche anno prima non avrebbe mai pensato avrebbe amato così tanto. Per un attimo, il suo mal di testa parve affievolirsi. Il sollievo, però, durò fin troppo poco, e un lieve bussare alla porta la riportò alla realtà. La direttrice si lasciò sfuggire un sospiro. 
- Avanti. 
- Signora, il rapporto su David Hoffman.
- Grazie, Underwood.
L'agente girò sui tacchi e richiuse la porta dietro di sé, lasciando Peggy a fissare il fascicolo con aria stanca. Non lo aprì nemmeno, sapeva già cosa vi era scritto: la scomparsa, e la probabile morte, di uno dei suoi uomini migliori. Non solo. David era, prima di tutto, un amico. Incredibile pensare a quanto pesanti, in termini di responsabilità, potessero apparire dei semplici fogli di carta. Perché anche in questo caso, Peggy non poté fare a meno di pensare che, forse, quel rapporto appena arrivato sulla sua scrivania fosse solo colpa sua. Aveva sottovalutato il nemico affidando il caso ad una squadra ridotta, seppur estremamente capace ed esperta. Le sue intenzioni erano quelle di non metterlo in allarme, ma alla fine la sua decisione si era rivelata un imperdonabile errore di giudizio di cui - era certa - avrebbe dovuto rendere conto alla famiglia Hoffman. Era corsa ai ripari, è vero, istituendo una task force addetta soltanto ad indagare sulla Vedova Nera, ma troppo tardi. Sicuramente, tardi per David. Non poteva permettersi di fare lo stesso errore anche con l'HYDRA, no. Per quella, avrebbe impiegato tutte le risorse a sua disposizione, ma aveva paura che non sarebbe stato sufficiente. A differenza, infatti, della contrapposizione con l'Unione Sovietica, iniziata apertamente appena dopo la fine della guerra, con l'HYDRA partivano con uno svantaggio di ben dieci anni, un'enormità.
Certo, Steve le era d'aiuto, collaborando con lo S.H.I.E.L.D. come risorsa esterna, ma nemmeno Capitan America poteva fare più di tanto nei confronti di un nemico uscito sì alla luce del sole, ma comunque invisibile. Ed era stato proprio Steve, in effetti, a consigliarle più volte di cercare assistenza anche da qualche altra parte. Un cambio di prospettiva, diceva, forse l'avrebbe aiutata a dare una svolta alle indagini.  
Peggy afferrò la cornetta del telefono e compose un numero a memoria. La persona che stava cercando rispose al secondo squillo.

- Ciao, Daniel - esordì, sorridendo leggermente. Sperava che la stanchezza e la frustrazione non avessero la meglio sul suo tono di voce, perché, al di là delle spiacevoli circostanze che l'avevano spinta a telefonargli, era davvero felice di sentirlo. - Avrei bisogno di una mano.


   
 
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