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Autore: laNill    25/08/2015    1 recensioni
Shindou detestava quel sorriso sardonico, quella sua superiorità sfrontata, mentre Tsurugi si sentiva fremere l’animo d’eccitazione quando gli vedeva quello sguardo sul viso perfetto e distaccato.
Lo portava in estasi, vedere quanto fuoco poteva ardergli dentro. E più li guardava, più ne desiderava vederne ancora, di quella passione che aveva dentro.
[Shindou Takuto x Tsurugi Kyousuke]
Genere: Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shindou Takuto, Tsurugi Kyousuke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Oh mio capitano.
 

“Per oggi abbiamo finito, ci riaggiorniamo.”
“Sì signore.”
Il coach li osservò un ultima volta, con occhio critico e profondo, prima di voltarsi e lasciarli ritornare agli spogliatoi. Erano esausti, sudati ed alcuni si erano accasciati a terra per riprendere fiato, non riuscendo a reggersi più in piedi; si erano allenati fino al calar del sole, che tingeva d’arancio le nuvole rade di un cielo autunnale.
Shindou si passò una mano sulla fronte sudata, scostando la frangia castana socchiudendo parzialmente gli occhi, per poi osservare i compagni di squadra.
Erano gli unici rimasti, stoici, nonostante la situazione in cui vertevano, nonostante dovessero sentirsi denigrati dal quinto settore e sottostare alle sue decisioni.
Gli unici che ancora nutrivano un briciolo di speranza che qualcosa potesse cambiare.
Strinse le mani lungo i fianchi, stringendo le labbra e corrugando la fronte.
Non cambierà mai nulla.
Abbassò lo sguardo, velandolo di frustrazione, mentre si avviava verso la scalinata di cemento che lo avrebbe condotto alla sede del club. Alzò gli occhi, tra uno scalino e l’altro, mentre saliva ed incontrava la figura del nuovo e costretto acquisto della Raimon; non aveva presenziato agli allenamenti, mai lo aveva fatto, limitandosi a star seduto, con la giacca sulle spalle, gli occhi affilati e il sorriso strafottente e presuntuoso.
Indurì il viso, il capitano, nei confronti di Tsurugi che lo guardava con tanta ilarità da torcergli lo stomaco.
Si propose di ignorarlo, salendo l’ultimo scalino e facendo per proseguire quando la sua voce lo costrinse a fermarsi.
“State sudando parecchio. Non è un po’ inutile, visto che i risultati sono già decisi?” Domandò sornione, con voce più sottile di un coltello, il nuovo arrivato. Gli occhi dorati guizzarono verso la figura in piedi del giovane capitano, scrutandone il profilo, beandosi della ferocia trattenuta che gli leggeva negli occhi e nel suo digrignare i denti.
Era da poco passata poco più di una settimana, da quando si trovava come membro effettivo dell’Inazuma, e ammetteva che, se in principio era sinceramente curioso di vederli sbracciarsi e fare l’impossibile inutilmente, ora iniziava ad ammettere di starsi annoiando.
Principalmente a causa del capitano, Shindou Tokuto.
Quella volta sperò di portarlo a reagire, invece Shindou si limitò a voltarsi, dargli le spalle e proseguire per la sua strada.
Le labbra si piegarono in un sorriso più accentuato, serafico, continuando a guardarlo con la coda dell’occhio. “Ma che capitano testardo.” Mormorò, con un velo di divertimento che gli illuminò gli occhi.
 
Si infilò la camicia della divisa, Shindou, a capo basso, perso tra le mille preoccupazioni che gli gravavano addosso.
Sentiva gli altri mormorare e scambiarsi parole, domande su quale sarebbe stata la squadra che avrebbero dovuto affrontare e quale risultato avrebbero dovuto accettare.
“Mi chiedo se ci toccherà vincere o perdere, sta volta.” Mugugnò Tsurumasa, con gli occhiali tondi, depresso e titubante chino a mettersi le scarpe; anche Amagi piegò gli occhi tristemente, torturandosi le mani.
“Ehi ehi, ragazzi, non deprimetevi già da ora!” brontolò Hamano finendosi di infilarsi la giacca. “Può darsi anche che vinceremo; no?”
Tsurumasa alzò gli occhi verso il compagno dalla pelle bronzea, per nulla consolato.
“Se la prossima vinciamo, quella dopo di sicuro perderemo. Bella consolazione.”
Shindou udì dal principio il loro scambio di battute, e non potè fare a meno, come capitano, di provare più rimorso e scontento di quanto riuscisse a contenere.
Non era giusto; non potevano truccare in quel modo ogni loro partita.
Ma non potevano fare nulla; nemmeno il loro coach poteva qualcosa, figurarsi loro che non erano altro delle pedine nelle mani del quinto settore.
Seduto, strinse le mani tra loro fin quasi a farsi sbiancare le nocche, i gomiti posati sulle ginocchia e gli occhi tesi e contriti di una rabbia che gli rendeva difficile persino pensare o respirare.
Per un istante, tra la coltre di nebbia e oscurità della propria mente si infiltrò la voce acuta e solare di Tenma, il nuovo acquisto della Raimon, scorgendolo uscire dallo spogliatoio dopo averli salutati con un accorato appello a sé stesso di mettercela tutta nell’allenamento del giorno dopo.
“Quando glielo diremo che i risultati sono già decisi?” domandò con un vago senso di colpa Hamano, afferrando la cartella e facendo per andarsene, assieme agli altri membri del club.
Shindou rimase seduto sulla panca azzurra; il viso era una maschera di cera.
Kirino lo osservò da lontano, apprensivo, cercando di penetrare coi suoi occhi verdi, in quelli più scuri dell’amico d’infanzia. Inutilmente.
“Shindou, non vieni?” domandò con un fil di voce, dolente.
“No, vai pure. Sto ancora un po’.”
Kirino fece per aprir bocca, volendogli parlare per aiutarlo, consolarlo, dargli una spalla su cui condividere quel peso, ma finì per richiudere la bocca e lasciarlo da solo; era meglio così, non poteva far nulla dopotutto.
Rimase da solo, Shindou.
Con il viso adombrato, i muscoli tesi ed il capo chinato in basso; alcune ciocche castane gli sfioravano le guance, coprendogli gli occhi, nascondendo l’espressione di sconforto e di impotenza che gli velava i lineamenti nobili, a tratti duri ma ancora fanciulleschi di un ragazzo già uomo.
Percepì indistintamente le porte automatiche che si riaprivano, per poi richiudersi.
Forse era Kirino, forse qualcun altro che aveva scordato qualcosa negli armadietti, forse..
“Ma guarda, il nostro capitano tutto solo.”
La voce sprezzante e sardonica di Tsurugi lo colpì come uno schiaffo, facendolo sussultare e voltare in fretta verso la figura dell’imperiale; stava poggiato su un asse d’acciaio che sporgeva dal muro, braccia conserte, espressione di tronfia soddisfazione di averlo colto impreparato. “Che c’è, piangi sul latte versato?”
Lo fissava impertinente, sfrontato, un espressione che gli faceva contorcere lo stomaco dal nervoso, ricambiandola con una più dura e ferma, che sostituì lo stupore iniziale.
“Se tenti di provocarmi, hai sbagliato persona, Tsurugi.” Affermò gelido il capitano, alzando in fretta ed, aprendo l’armadietto, facendo per aprire il borsone e cambiarsi le scarpe.
“Non è ciò che stai facendo? Non ti stai autocommiserando per la vostra pietosa situazione?”
“Non ho nulla da dire a chi non si prendere la briga di presentarsi agli allenamenti.” Ribattè Shindou, freddo, continuando a negargli uno sguardo di più.
Tsurugi sentì un principio di risata vibrargli in gola, bassa e roca, trattenendola solo in parte, ad occhi chiusi; era così testardo, Shindou, tanto che desiderava provocarlo di più, sempre di più.
Sorrise. “Sai, ti compatisco.”
Il ragazzo dai corti capelli castani si immobilizzò, sentendo il respiro graffiargli la gola, e l’autocontrollo iniziare a cedere.
“Cosa?”
“La vostra squadra è così debole, così patetica. In parte, provo pena per te, di essere capitano di un gruppo di persone simili, sena alcun briciolo di forza persino per tirare un calcio in porta.” Spiegò quasi con noia Tsurugi, incamminandosi in avanti, le mani in tasca, sfiorando superficialmente con lo sguardo annoiato i vari nomi scritti sopra gli armadietti, un paio di scarpe consumate lasciate di fuori, una divisa di ricambio in un armadietto lasciato socchiuso.
Ed ogni passo che compiva, Shindou lo soppesava, gli occhi aperti, le iridi ridotte a due gemme screziate di rame per un ira che tentava di contenere, tendendo i muscoli e serrando le mani a pugno lungo i fianchi.
“Non osare parlare di qualcosa che non sai!” Gli ringhiò contro, con un autocontrollo che aveva imparato ad avere e mantenere, e che cedeva ad ogni sguardo sfrontato che le iridi dorate dell’altro gli lanciavano, ad ogni sorriso trionfante che gli veniva mostrato. “Tu non sai niente degli altri, di quanto si allenino e di quanto potenziale hanno. Solo perché hai vinto una volta, non vuol dire che sei il migliore tra noi.” Gli sibilò quelle parole, affilando gli occhi, accusatori, mentre il sangue gli ribolliva nelle vene.
Shindou detestava quel sorriso sardonico, quella sua superiorità sfrontata, mentre Tsurugi si sentiva fremere l’animo d’eccitazione quando gli vedeva quello sguardo sul viso perfetto e distaccato.
Lo portava in estasi, vedere quanto fuoco poteva ardergli dentro. E più li guardava, più ne desiderava vederne ancora, di quella passione che aveva dentro.
“Non crederti superiore, perché non lo sei.” Concluse Shindou, deviando lo sguardo e chiudendo l’armadietto l’istante in cui percepì la voce dell’altro sfiorargli i capelli mossi.
“Ah davvero?”
Si voltò di scatto, sussultando quando la mancina di Tsurugi sbattè contro il metallo freddo alle sue spalle, bloccandolo parzialmente con le spalle contro gli armadi.
Dilatò le iridi, stupito dello sguardo più serio, più duro negli occhi color dell’oro fuso di lui, senza più alcuna traccia di irrisorio divertimento. “Dimostramelo, allora.” Gli disse, con voce ferma, a tratti roca, bassa tanto da fargli vibrare l’animo.
Percepì il respiro ridursi ad un lieve soffio a sfiorargli le labbra dischiuse, col cuore che iniziò a battere rapido nonostante non ne capisse la ragione.
Aveva paura di Tsurugi? Assurdo.
Tentò di contenersi, Shindou, eliminando qualsiasi traccia di stupore attonito dal viso.
“Non devo dimostrarti un bel niente. Togliti-” Allungò un braccio, per fare per scansarlo, prima che questo agisse prima che potesse fare nient’altro che subire: gli afferrò il mento, senza eccessiva forza o costrizione. Glielo prese, nell’atto in cui il giovane dai capelli corti stava per abbassare il viso, riportandolo a guardarlo negli occhi.
Voleva vederli, Tsurugi, voleva vederne il rossore che gli si infiltrava furtivo tra le screziature mogano dei suoi occhi grandi e distanti e profondi come il mare, che in quel momento lo fissavano in una maniera che non avrebbe saputo descrivere; stupore, meraviglia, sdegno, disagio.
“Dimostrami ciò che la Raimon è in grado di fare; dimostrami la tua vera forza. Voglio vederla, voglio assaggiarla fino all’ultima goccia e bearmi di ciò che sto vedendo.” Gli sibilò fissandolo con occhi affilati, sottili più di una lama e caldi, brucianti, più del sole cocente del deserto.
Lo guardava, quasi sperando di vederne di più, di quel fuoco.
C’era, e lo voleva solo per sé.
E Shindou si rifletteva su quello sguardo, attonito, con gli occhi grandi, dilatati e pieni di interrogativi che non avrebbero avuto risposta, non quel giorno, non in quel momento.
Le labbra dischiuse, col cuore che le rendeva frementi e imporporava impercettibilmente le guance pallide senza che se ne rendesse conto.
Si stupì a vedere Tsurugi sotto un’altra luce, diversa, ma che ancora non riusciva a distinguere se positiva o negativa.
E l’animo gli fremette fino in fondo al suo essere, trattenendo il respiro, l’istante in cui il pollice della stessa mano che gli teneva fermo il viso gli sfiorò il labbro, sfregandolo appena, premendolo, tastandone la consistenza morbida e piena, mentre le sue parole gli accarezzavano la pelle in una carezza sottile, calda ma pungente.

“Mostramela, oh mio capitano.”


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Note dell'Autrice.
Io non so cosa ho scritto; ok? ok.
No, sul serio, non so davvero come mi è uscita una cosa del genere. Stavo rivedendo gli episodi iniziale di Inazuma Eleven Go e.. 
SBAM.
Mi è partito l'ormore per quanto stronzo sia Tsurugi all'inizio. Cioè. Really. <3
Eee mi è uscito ciò, anche perchè Shindou è uno tsunderino adorabile ed è un figo. Quindi la ship va da se B)
E' una scena che deve essere messa all'inizio dell'anime, nei primissimi episodi!
Spero che questa cosina scritta in fretta in una getto di sclero (?) piaccia :3 Ogni commentino è ben accetto!
Alla prossima,

Rin *

 
  
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