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Autore: deborahdonato4    25/08/2015    1 recensioni
Ade è annoiato per via dell'assenza di Persefone.
Apollo si trova negli Inferi come punizione.
Cosa mai potrebbe accadere tra i due?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ade, Apollo
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ade sentì il cuore implodere dalla gioia e dall'amore che provava per quel dio biondo. Non aveva mai sentito una sensazione del genere in tutta la sua vita. E per suscitare queste emozioni era servito solamente un bacio.

Il cuore di Apollo raddoppiò i battiti, e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Non riusciva a capire se lui e Ade avessero veramente fatto pace. Non riusciva a capirlo perché quel bacio dopo tanto, tantissimo tempo, gli aveva fatto spegnere il cervello. Si sentiva così pieno di amore, e fragile al tempo stesso.

Gli prese il volto tra le mani e lo bacò ancora. Ade ricambiò il bacio con passione, e Apollo si ritrovò seduto sopra di lui, arruffandogli i capelli e sollevandogli la maglia con una mano, accarezzando quella pelle bianco lattea.

«Ah, Apollo...»

Apollo riaprì gli occhi e osservò il volto di Ade. Era così bello da vicino. Ade gli stava sorridendo, e Apollo sentì un dito freddo del dio accarezzargli la guancia.

«Perché stai piangendo?» domandò Ade, con voce roca.

«Io...» Apollo si mordicchiò il labbro. «Perché sono idiota, no?»

Ade sorrise e lo baciò ancora. Apollo gli passò le braccia attorno al collo, baciandolo con più passione e perlustrandogli la bocca con la lingua. Dopo qualche secondo, la lingua di Ade toccò la sua, e iniziarono una danza di cui entrambi conoscevano i passi.

Ade sollevò la maglia di Apollo e gli toccò la pelle nuda. Era calda, proprio come la ricordava. Gli toccò le scapole, gli passò un lungo dito sulla spina dorsale e gli abbassò i pantaloni, delineando il contorno delle natiche.

Apollo ansimò nella sua bocca.

«Non possiamo farlo qui.» sussurrò Apollo, lasciandogli le labbra e mordicchiandogli la punta dell'orecchio.

«Perché no?» sussurrò di rimando Ade, abbassandogli ancora di più i pantaloni e iniziando a palpare.

Apollo si lasciò scappare un gemito e affondò le dita sugli addominali del dio dei morti. Delineò gli addominali, salendo fino ai capezzoli e vi strofinò le dita sopra, facendo gemere di rimando anche il dio moro.

«Questo trono è scomodo.» disse Apollo, passandogli la lingua sull'orecchio e poi sulla gola.

«E dove vorresti andare?» Ade abbassò del tutto i pantaloni dell'altro e gli strinse le natiche con entrambe le mani, mentre le dita si strofinavano sulla pelle.

Apollo ansimò contro la sua gola, lasciandogli un succhiotto preso dalla passione.

«Nelle mie stanze.» mormorò Apollo, e Ade non si fece pregare. Con un viaggio ombra si ritrovarono seduti sul pavimento della stanza di Apollo, con il dio biondo seduto sopra quello moro.

A fatica, Ade ritrovò le labbra di Apollo e le baciò ancora. Le loro labbra stavano bruciando di desiderio.

«Ade...» ansimò Apollo, scostandosi dalle sue labbra e guardandolo dritto negli occhi. Le mani del dio dei morti si stringevano ancora sul suo sedere, e Apollo non sentiva più i pantaloni addosso.

«Sì, Apollo?» domandò Ade, osservandolo curioso. Sentiva il proprio cuore battere all'impazzita, e stretto com'era al dio del sole, poteva udire anche l'altro. I due battiti erano velocizzati, battevano insieme, avevano preso lo stesso ritmo. Ade passò le dita tra le natiche di Apollo, soffermandosi a pochi centimetri di distanza dall'orifizio divino.

«Ah...» sussurrò Apollo, eccitato. «Andiamo sul letto?»

Ade sorrise e lo baciò sul collo, glielo mordicchiò e infine vi lasciò un succhiotto. Il dio della guarigione era già piuttosto eccitato. Ade lo sentiva premersi con tutto se stesso contro di lui.

«Il letto è lontano, e questo tappeto è comodo.» disse Ade, sollevandogli la camicia e cominciando a baciarlo sul petto. Quanto gli era mancato quel corpo! Ad ogni bacio su quella pelle calda, Ade si dava dell'idiota per l'essere finito nuovamente nel letto di Persefone.

Apollo sorrise, un dolcissimo sorriso e Ade pensò di essersi innamorato di nuovo di lui. Gli bloccò il volto tra le mani, e lasciò che le loro lingue ballassero di nuovo una lunga danza senza musica.

Ade fece sdraiare Apollo sul tappeto. Era rosso e dorato, e rappresentava alcuni tra gli strumenti musicali più belli del pianeta. Glielo aveva comprato nei primi giorni dopo la sua assenza. Aveva pensato subito a lui vedendolo.

Apollo gli circondò il collo con le braccia. Ade si prese un momento per guardarlo. I capelli biondi circondavano il volto di Apollo come raggi di sole. Sulle labbra del dio spiccava un sorriso, e gli occhi lucidi erano pieni di desiderio, proprio come quelli di Ade.

«Sei bellissimo.» mormorò Ade, guardandolo dritto in quei profondi occhi azzurro cielo.

«Sei bellissimo anche tu.» disse Apollo di rimando, accarezzandogli i capelli, mentre le guance gli si imporporavano.

Ade chinò la testa su di lui e cominciò a baciarlo sul collo, sfilandogli la maglietta. Gli lasciò una scia di succhiotti dalla gola all'ombelico, e sentiva le dita di Apollo tra i capelli. Ade gli sfilò via i pantaloni e gli slip, e scese più giù dell'ombelico.

«Perché non saltiamo i convenevoli e arriviamo subito al punto?» sbottò Apollo, con il volto arrossato e la voce arrochita dal desiderio.

Ade passò lentamente la lingua sul membro eretto del dio biondo, lanciandogli un'occhiata divertita.

«Scusami, ma voglio prendermela comoda.» Altri lenti baci sulla pelle bollente.

Apollo si lasciò scappare un gemito. «Non prendertela comoda, dico sul serio.»

«Mi dispiace, ma lo sto già facendo.»

Apollo chiuse gli occhi mentre Ade racchiudeva la sua bocca attorno a lui. Il suo corpo fu scosso da un tremito mentre ondate di piacere lo invadevano dalla testa ai piedi. Il cuore gli batteva forte, e le labbra di Ade erano un piacere unico sul suo corpo.

«Cazzo, Ade!»

Il signore dei morti si fermò, scostando la bocca dal suo corpo e restò seduto di fronte a lui, perplesso. «Ti ho fatto male?»

Apollo si mise seduto. Aveva il volto arrossato, i capelli in disordine, e gli occhi mandavano lampi.

«Apollo..?» balbettò Ade, impaurito.

Apollo gli sfilò la maglietta e gli tolse i pantaloni, quasi strappandogli di dosso le mutande. Ade sentì le dita di Apollo toccarlo ovunque, e gemette.

«Ma ho fatto io la prima mossa...» borbottò il dio dei morti, mentre Apollo lo faceva stendere sul tappeto, baciandogli il petto e stuzzicandolo ovunque con le dita.

«Ma hai provato a prendertela comoda.» sbottò Apollo, ma si sforzò di sorridere. Allargò le gambe del dio moro e, con un unico movimento, si spinse dentro di lui.

Ade lanciò un grido di sorpresa, e di piacere.

Apollo sorrise e gli mordicchiò la punta dell'orecchio iniziando a spingere.

«Ah, bastardo...» brontolò Ade, ansimando.

«Bastardo a me?» ridacchiò Apollo, continuando a baciarlo e a muoversi. «Se facevi subito quello che ti ho chiesto...»

«Non volevo sembrarti un animale!»

«Ah, quindi io ora sarei un animale?!»

Apollo non diede all'altro il tempo di rispondere. Le spinte si fecero più forti, e Ade, gemendo, si limitò ad accarezzargli e graffiargli la schiena.

Troppo occupati da quello che stavano facendo, smisero di parlare. La stanza si riempì dei gemiti di entrambi, e Apollo cercò di prendersi tutto il tempo necessario. Aspettava quel momento da anni, e voleva godersene ogni secondo.

Iniziò a baciare la pelle lattea, stuzzicandogli i capezzoli con la lingua mentre continuava a spingersi sempre più a fondo. Ade muoveva i fianchi con lui, continuando a graffiargli la schiena e ansimando sempre più forte.

Era questa la vera musica che Apollo amava. I gemiti di Ade erano un piacere per le sue orecchie.

Quando Apollo si stese al fianco di Ade, il dio dei morti restò qualche minuto a fissare il soffitto, cercando di riprendere fiato, poi voltò la testa verso il biondo. L'espressione soddisfatta e amorevole di Apollo gli diede una stretta allo stomaco.

«Mi sei mancato tanto in questi anni.» mormorò Apollo, accarezzandogli il petto.

«Sì, mi sembra di averlo notato.» borbottò Ade, posando la mano su quella di Apollo.

Il dio biondo sorrise con dolcezza. «Ti ho fatto male?»

Ade lo ignorò e lo scrutò in volto. «Mi dispiace essermi comportato da stupido.» gli disse, serio.

«In quale occasione?»

Ade sospirò. «In tutte.»

Apollo gli si fece più vicino, intrecciando le dita alle sue. Lo baciò sulla fronte e poi sulle guance. Quei baci così casti non facevano immaginare nemmeno lontanamente dell'amore che avevano appena consumato.

«Ti amo.» mormorò Apollo, con voce rotta.

Ade gli baciò la mano. «Non piangere.»

Apollo tirò su col naso. «Okay.»

Ade sorrise, e lo baciò con dolcezza.

Apollo ricambiò il bacio, mordicchiandogli la lingua, poi lo guardò dritto negli occhi. «Spiegami una cosa.»

«Cosa?»

«Tu ed io.»

Ade restò in attesa di sentirlo continuare.

Apollo inspirò profondamente, e Ade capì quello che intendeva chiedergli prima che aprisse bocca. Lo bloccò con un bacio, e Apollo gli passò le dita sul corpo.

«Ho deciso di lasciare Persefone.» mormorò Ade, e le dita di Apollo si fermarono.

«Cosa?!» esclamò, sorpreso.

«La lascio.»

«In che senso la lasci?»

«Mi sembra che ci sia un unico senso...»

Apollo si scostò da lui, e per un folle secondo Ade pensò che stesse per rivestirsi e lasciare la stanza. Nel secondo successivo ricordò che quella era la camera di Apollo, quindi il dio del sole non se ne sarebbe mai andato.

Al terzo secondo, Apollo si sedette a cavalcioni su di lui, sfregando il suo corpo nudo contro il suo. Restarono a fissarsi per un minuto intero, e Apollo si tirò i capelli all'indietro.

«Come la vuoi lasciare?» chiese, più calmo. Ora che si trovava in quella posizione, avrebbe accettato qualsiasi parola fosse uscita dalle labbra di Ade.

«Be'...»

Ade smise di parlare e lo guardò. Gli accarezzò la pelle color miele, gli disegnò dei piccoli cerchi sulla schiena, e gli accarezzò le guance. Apollo si lasciò toccare senza protestare. Ade si mise seduto, spingendolo contro di sé e baciandolo.

Apollo tenne gli occhi sigillati mentre ricambiava il bacio. Di sicuro, Ade non intendeva dirgli nulla di buono.

«Divorzierò da Persefone.»

Apollo smise di respirare, e Ade si scostò dalle sue labbra in attesa di una reazione. Il biondo aprì lentamente gli occhi, scrutando Ade con attenzione.

«Cosa hai detto?» domandò, calmo.

«Ho detto che ho intenzione di divorziare da Persefone.»

Apollo si mordicchiò il labbro. «Ma... Ma lei è condannata a restare qui, e poi tu saresti costretto ad incontrarla continuamente...»

Ade sorrise. «Sai, mentre pensavo a queste cose, immaginavo una tua reazione diversa.»

«Come credevi che avrei reagito?»

«Mettendoti a saltellare per la stanza, urlando e cantando, e affibbiando a Persefone un sacco di appellativi poco carini, ma meritati.»

Apollo guardò dritto negli occhi di Ade.

«Quindi stai dicendo sul serio?» gli chiese. «Non lo hai detto solo per tenermi buono?»

«No. L'ho detto soltanto perché è quello che ho intenzione di fare. Parlerò con lei, parlerò con Zeus. Non ho intenzione di stare con lei un minuto di più. Sei tu la persona che amo da impazzire, con tutto me stesso, con ogni cellula del mio corpo. È te che voglio affianco al risveglio per il resto della nostra eternità. Sono le tue mani quelle che voglio sentire addosso. Sono le tue frasi rovina momenti romantici che voglio sentire.»

Apollo lo guardò a bocca aperta, poi balbettò: «Mi stai eccitando a parole.»

Ade scoppiò a ridere e lo baciò. «Visto? Sono frasi del genere che voglio sentire.»

«Ma ne sei sicuro?»

«Apollo... Sono passati quasi diciotto anni da quando sei venuto qui negli Inferi per la tua punizione. Nei primi due anni ti consideravo solo una scocciatura, e non vedevo l'ora che questo tempo trascorresse in fretta per liberarmi di te. Poi c'è stato quel bacio... e le altre cose... e ho capito di essermi innamorato di te. Abbiamo trascorso degli anni bellissimi prima che noi, prima tu e poi io, rovinassimo tutto quanto. E ora che ho l'opportunità di stare di nuovo con te, non ho intenzione di perderne neanche un minuto. Voglio stare con te, Apollo. Con te, e nessun altro. E voglio divorziare da Persefone perché non mi sembra giusto nei tuoi confronti continuare ad essere il marito di quella, mmh, zoccola.»

Apollo restò in silenzio per un altro minuto. La gola gli era diventata secca all'improvviso. Cercò di deglutire, poi alla fine rinunciò.

«Quindi...» mormorò, mentre il cuore riprendeva a battere forte. «Quindi tu divorzi da Persefone.»

«Giusto.»

«Per stare con me per sempre.»

«Esatto.»

«E non intendi lasciarmi più.»

«Già.»

«E sarai per sempre innamorato di me.»

«Sì.»

Apollo gli prese il volto tra le mani e lo baciò con violenza. Affondò le dita nella sua schiena. Ade ricambiò il bacio e sollevò il dio del sole per i fianchi, sollevandolo per sistemarlo meglio su di sé. Poi lo penetrò, e sentì il gemito di Apollo nella bocca.

«Voglio essere presente quando la molli.» mormorò Apollo, infilandogli le dita tra i capelli.

«D'accordo.» sorrise Ade, mordicchiandogli il labbro, e Apollo cominciò a muoversi su di lui, aiutandolo ad entrare completamente. Per qualche minuto nessuno dei due parlò. Apollo riprese a baciarlo, gemendo, e Ade gli accarezzò la schiena.

«Mi dispiace per lo schiaffo di oggi.» sussurrò Apollo, mentre Ade lo faceva sdraiare sul tappeto e riprendeva a spingere con forza.

«Figurati, me lo meritavo. In realtà, ne merito molti di più.»

Apollo sorrise e iniziò a schiaffeggiarlo sul sedere. «Questi vanno bene?»

Ade ridacchiò e lo baciò ancora. «Perché... devi rovinare sempre tutto?»

«Non ho rovinato niente.» Apollo continuò a schiaffeggiargli il sedere. «Sto migliorando la situazione, invece.»

«Come fai ad esserne sicuro?»

«Perché tu ami me e io amo te.» Apollo sorrise felice. «Semplice, no?»

   
 
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