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Autore: Cecile Balandier    26/08/2015    33 recensioni
Una storia che si inserisce nell'episodio "Cuore di donna".
"Il cuore corre, ho paura che spinga troppo, tanto da uscirmi dal petto. Tu non mi guardi e continui a sorridere fredda e indifferente, mentre io sollevo la mia mano, ancora un po' umida, in cerca del mio regalo."
(Contest "Buon compleanno André!")
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~JUPITER~

-Buono César... ecco...così!-
Inspiro profondamente, chiudendo gli occhi e alzando il mento.
È un'aria profumata di gelsomino, questa di fine Agosto. 
E questa serata è bella e generosamente illuminata dalle stelle e dai pianeti, così splendenti nelle loro precise collocazioni.
Le poche luci rimaste vive a Palazzo invece, si stanno quasi per spegnere. 
Quasi tutte.
Le fiamme in camera tua sono ancora ardenti, mentre io mi sento spegnere Oscar..
Soprattutto stasera, che la tua musica mi strilla nelle orecchie, fracassandole, l'amore per quell'uomo e per lui soltanto.
L'amore che ti fa soffrire.
L'amore che vorrei per me, solo per me.
Perché lo voglio io, Oscar. 
Lo voglio io quel sentimento che ti frantuma il cuore, in mille e più pezzetti, che ti svuota e ti graffia l'anima.
Che ti ha fatto sentire come palpita il cuore di una donna, per poi strappartelo dal seno.
Ma sono qui io a reggerlo, amore mio, quel tuo cuore squarciato, a custodirlo per te, bagnandolo di lacrime cristalline ogni giorno, per tenerlo in vita.
Non vedi come sanguina tra le mie mani? 
Non vedi che vorrei poter rimediare al tuo dolore?
Che farei qualsiasi maledetta cosa per te? 
In frantumi entrambi. Avanti. Insieme, malgrado tutto...
Malgrado tu non sarai mai mia.
Strizzo con rabbia lo straccio che ho tra le mani.
Non posso averti...
Io che dalla vita voglio solo poterti amare e rendere felice.
Invece posso solo guardarti, come mi guarda da così lontano quel pianeta luminoso, stagliato nel nero della notte.
Non saprai mai come ti amo e di che amore sono capace.
Un amore e un desiderio che non conoscerà mai Fersen! Mai!
Sono pazzo di gelosia Oscar...
Sono pazzo di te!
Sono con i piedi nell'acqua della fontana, per strigliare come si deve il tuo cavallo e mi accorgo, mentre guardo il cielo, che la musica si è interrotta.
Sarai andata a letto, a fingere di dormire, come me, che in realtà non faccio altro che pensarti e morire un po', notte dopo notte, per la tua mancanza nel mio letto, per il desiderio di sentir scivolare il tuo corpo flessuoso e caldo sul mio e di assaporare le tue labbra e la tua sublime essenza, al loro interno.
Per il non poterti sussurrare all'orecchio e sul collo nudo, si nudo, tutte le parole più dolci e ardenti, rubate ai poeti o sorte semplicemente dal mio cuore 
E se te lo dicessi?
Scuoto la testa e sorrido del mio inutile fervore.
Che io sia maledetto Oscar... 
-È mansueto stasera César!-
Mi volto di scatto e ti ritrovo dietro le mie spalle.
-Scusa... ti ho spaventato?-
-Oh... no! Ero solo... assorto. Guardavo le costellazioni!-
Rido un po' ma sono in difficoltà.
Non ti ho sentita arrivare ed ora che ti avvicini e la luna e qualche lume ancora acceso a palazzo ti illuminano, muoio di nuovo un po', perché sei talmente bella che non potertelo dire equivale ad una condanna per un uomo innamorato.
-Quello è Giove vero? È così luminoso... non può essere solo una stella.-
Dici fissando rapita il cielo, per qualche istante soltanto.
-Si...credo sia un pianeta..-
Ti rispondo mentre dirigo disinvolto le mie mani nel lavoro col cavallo.
-Sei a bagno stasera eh?-
Dici voltandoti nella mia direzione.
Mi sorridi a labbra strette e ti avvicini. César si muove nella tua direzione, a bordo vasca, e tu allunghi una mano per accarezzargli il muso. L'altra la lasci lungo il fianco.
-Bravo César...-
-Cosa ci fai qui? Credevo fossi andata a dormire... Ti ho sentita... suonare... poco fa..-
Ti chiedo con calma apparente e mi rendo conto di essere pericoloso questa sera. 
Ho voglia di provocare una reazione in te... Una qualsiasi, maledetta reazione.
Non rispondi e continui ad accarezzare César.
Per qualche minuto rimaniamo in silenzio.
È una serata calda e piacevole e anche tu hai rimboccato le maniche della tua camicia bianca.
Getto lo straccio nel secchio.
-Bene... per stasera ho finito!-
Tu non hai più voglia di parlare e non siamo più dei bambini, per cui è normale stare vicini anche senza avere un'occupazione precisa. 
-André!-
-Si, Oscar?-
Fai scivolare la mano dal muso di César lungo il suo manto bianco, puntandomi già con lo sguardo e arrivando davanti a me. 
Nel frattempo sono uscito dalla fontana e ho preso il secchio con gli attrezzi da riportare nelle scuderie.
Hai un'espressione quasi tenera adesso e sorridi un poco mentre parli, guardandomi dal basso.
-Mi devi perdonare... mi sono scordata... che è stato il tuo compleanno due giorni fa..-
Ti sorrido anch'io, non mi arrabbierei mai per una cosa così.
-Ti perdono!-
Dico serenamente, sciogliendomi la coda, per far asciugare all'aria i capelli, che sento inumiditi, infilando in tasca il nastro blu.
-E non ti ho fatto nemmeno un regalo.... In questo periodo...io...-
Lo dici mordendoti le labbra, guardando con aria assente l'acqua insaponata nella fontana farsi sempre più trasparente.
-Non ti preoccupare... sei sempre molto impegnata a Versailles...Colonnello Oscar!-
Ti dico con un sorriso perché leggo tanta tristezza nei tuoi occhi.
E mi fa piacere il tuo pensiero, seppur tardivo.
Sono ancora a piedi scalzi e con le braghe arrotolate fino al ginocchio, quando mi avvio con César verso le scuderie.
Tu mi segui.
Lo sistemo nella sua stalla e metto dell'avena fresca nella sua mangiatoia.
Sistemo i finimenti per domani mattina e prendo un telo per asciugarmi, sedendomi sulla panca di legno per rimettermi gli stivali.
-No... davvero! Dimmi cosa vorresti ricevere..-
Lo dici rompendo il silenzio, appoggiata a braccia conserte alla parete di legno, mentre alcune ciocche sottili dei tuoi capelli bellissimi si muovono, accompagnando la danza della brezza notturna che entra, insieme alla luce argentata della luna, dalla porta delle scuderie, lasciata spalancata.
-Magari una licenza? Per un breve viaggio..-
-Mmh... non sarebbe male come idea!-
Dico avanzando fino a te, strizzando un po' gli occhi, mentre finisco di asciugarmi le mani.
-Ma come faresti poi... senza il tuo fidato attendente?-
Rispondo ridendo di cuore.
Mi guardi e sorridi un po'.
Poi fai una cosa che ferma letteralmente i battiti del mio cuore.
-Ti sono cresciuti tanto i capelli...-
Dici lieve, accarezzando una ciocca che mi ricade sul petto.
Infili le dita nel mio ricciolo nero, mentre io trattengo il respiro, e poi torni ad appoggiarti alla parete, a braccia conserte.
Un gesto rapido, secco quasi, ma è troppo tardi...
Sono un pazzo Oscar e sto per seguire un impulso veramente folle.
-Sai cosa vorrei da te per il mio compleanno?-
-No! Sentiamo dunque... te l'ho chiesto!-
-Rifare a te quello che tu hai appena fatto a me!-
Te lo chiedo con sicurezza, in fondo non è nulla di così sconveniente. Almeno lo voglio credere.
Sgrani un po' gli occhi, solo per un istante, e poi sorridi cercando di celare l'imbarazzo che però ritrovo nella piega inconsueta che hanno assunto le tue labbra.
-Tutto qui? Solo... accarezzare una ciocca dei miei capelli? Vuoi forse vedere chi li ha più lunghi?-
Mi chiedi ridendo un po', nervosamente, aggrottando la fronte e sbuffando dalle narici.
-Si! Solo questo!-
Ti rispondo fermo, so benissimo quello che voglio e stasera sei stata tu a chiedermelo.
-E va bene!-
Sorridi come se niente fosse, alzando le sopracciglia sottili, mostrandomi la tua indifferenza, a testa alta, da vero soldato.
Ma ora la sentirai, la mano di un uomo che ti ama alla follia.
La sentirai Oscar, la mia brama.
Mi avvicino ancora un po'.
Lo sguardo fisso su di te.
Il cuore corre, ho paura che spinga troppo, tanto da uscirmi dal petto.
Tu non mi guardi e continui a sorridere fredda e indifferente, mentre io sollevo la mia mano, ancora un po' umida, in cerca del mio regalo. 
La avvicino ai tuoi capelli, ma non sono le ciocche che si muovono al vento quelle che desidero.
Desidero avere i tuoi fili d'oro tra le mani, da dove pulsa il tuo sangue.
E allora cerco la tua nuca. 
Deglutisci, lo vedo, ma non ti muovi e non cambi espressione.
Sei calda, un po' sudata.
Il respiro mi si fa più rapido e l'emozione mi preme sullo stomaco.
Con le dita cerco di raccogliere quante più ciocche possibili, e così facendo mi muovo sulla tua pelle con movimenti lenti e circolari.
Sono fuori di me... fuori di senno... quello che sto facendo è proibito e io ne sono consapevole.
Non sorridi più, guardi solo dritto davanti a te.
Il contatto con te mi distrugge Oscar.
Vorrei tirarti a me, baciarti e sfregare e avvinghiare la mia lingua alla tua fino a mescolare i nostri sapori, fino a gemerti dentro.
Il tuo petto si solleva di più ad ogni spicchio di aria inalata, lo vedo.
Le mie labbra emettono un sospiro profondo, non puoi non sentirlo... 
Inizio a far scivolare le mie dita sulle ciocche bionde a cui mi sono aggrappato con avidità e desiderio, ma anche con dolcezza.
Perché voglio essere miele e fuoco insieme.
Si... ti desidero... e voglio che adesso tu lo capisca, che non c'è notte senza che il mio corpo ti reclami supplicando, pungolato dalle immagini di te che durante il giorno i miei occhi raccolgono disperati.
Hai chiuso gli occhi ora.
Lo so... lo sto facendo lentamente ma l'eccitazione mi sta divorando.
Le mie dita sfrigolano sui tuoi capelli e questa leggera tensione arriva a solleticare la tua pelle, lo sento.
Arrivo alle punte dei tuoi riccioli lunghissimi e incrocio finalmente il tuo sguardo.
Perché ora mi fissi, con occhi taglienti che però tremano. 
Ma io non ho finito.
Ti guardo e non sono più consapevole della mia espressione. Credo sia fin troppo chiaro cosa ti vorrei fare.
Sono alle punte ma non lascio andare le ciocche.
Le tiro un po' prima di farle scivolare via dalle mani e farle ricadere ondeggiando davanti al tuo seno. 
Ecco Oscar.
Ecco come ti amerei io.
Io che dovevo insegnarti ad essere uomo e che invece ti vorrei soltanto sentire urlare di piacere, aggrappata alle mie spalle, in un letto sfatto, in cui poterti dimostrare che sei donna, tremendamente donna per me. 
E tremendamente amata.
Non dici nulla e non ti muovi.
Forse vorresti sentire ancora le mie mani su di te?
-Grazie del regalo...-
Dico a bassa voce, per provocarti, ancora.
-Sei sicuro... di volere... solo questo da me André?-
Dici con la voce ruvida, sconvolta, stupita, forse da te stessa.
E mi sorprendi.
Spalanchi gli occhi e ti fai più vicina, sospinta da una volontà che non sembra provenire dalla ragione.
Sto tremando Oscar, sento bene il tuo profumo adesso.
Annaspi, in cerca di un contatto che però temi.
Afferro le tue braccia e cerco il tuo viso, senza lasciarti andare, senza lasciarti il tempo di cambiare idea, perché lo so quanto sai essere veloce e mutevole.
E ti bacio.
Dio... mandami direttamente all'inferno.
Sono pure, morbide, innocenti le tue labbra.
Ti amo Oscar... ti prego.. senti quanto ti amo!
M'intrufolo, ti cerco, ti sento gemere un po' quando ti conquisto.
Inclino la testa da un lato, tu al mio opposto perché spingo per sentirti di più, perché in questo momento sei mia!
E ti stringo tra le braccia, tanto da sentire i tuoi muscoli sottili tesi e pronti a scattare, tanto da intuire le forme pronunciate dei tuoi seni, che ora lambiscono il mio petto, sfregando contro la stoffa della mia camicia.
Ho paura che tu possa fuggire, ancora più lontana.. invece ricambi il mio bacio, aggrappandoti al mio collo, assaporandomi con voracità, continuando a chiamarmi in piccoli sospiri, tremando sotto le mie carezze.
Ancora.... ne voglio ancora Oscar..
Sono un pazzo, ma ora che abbiamo iniziato, vorrei continuare...
Le mie mani tornano a cercare i tuoi capelli, sulla nuca, per annegarvi dentro, e le mie labbra cercano altra pelle.
Il tuo collo bollente per primo... per primo... poi di nuovo la tua bocca, che mi ha appena chiamato, con un bisbiglio basso, scivolato via nella notte.
E mi baci, con più foga, fino a farmi gemere davvero, cercando la pelle del mio petto con le mani e le unghie.
Le bocche schiuse, le lingue si tormentano.
-Sto impazzendo Oscar...-
Ti sussurro sulle labbra mentre riprendi fiato. 
Tu non rispondi ma continui a volere i miei baci.
Ti spingo piano verso la parete rivestita di legno e dei nostri nomi incisi con innocenza. 
Le mie mani scendono lungo i tuoi fianchi, afferrano le tue natiche e premono il tuo corpo contro il mio.
Iniziamo a ondeggiare insieme, a sfregare i nostri corpi frementi e repressi, donando loro vita.
-Sei bellissima...-
Lo dico sprofondando nel tuo collo.
Afferri le mie spalle.
La mia mano sale sul tuo petto, scossa però, incerta nel suo incedere.
Ma ho bisogno di toccarti amore mio.
Premo il palmo della mano sul tuo piccolo seno, rotondo, morbido ma ispido e pungente al suo centro, che sfioro con il pollice in piccoli, quasi impercettibili movimenti.
Trattieni in gola un urlo di piacere.
Sono un uomo, Oscar, con un cuore che batte e un corpo che pulsa di un desiderio folle per te.
E adesso ti voglio... e tu sei delirante, ansimante, in un tornado di emozioni, come me.
I nostri baci diventano schioccanti e lenti, alternandosi a piccoli morsi.
Poi le tue mani, lentamente si staccano dal mio petto, la tua bocca si ritira e i tuoi occhi sono grandi e fiammeggianti, persino nell'ombra li vedo brillare.
Il tuo respiro è schiavo di un queste emozioni, mai conosciute prima d'ora.
-Non te ne andare... ti prego... rimani con me Oscar...-
Soffio sulla tua fronte questa preghiera, mentre strizzo gli occhi e premo le labbra sulla tua pelle, inseguendo il tuo profumo.
-André...-
Sussurri il mio nome... dolcemente. Con una voce che non conosco quasi.
Vorrei dirti che ti amo da una vita, ma ho paura adesso.. davvero paura..
Accarezzi i miei capelli, il mio viso, solo con la punta delle dita, quasi tu sfiorassi una rosa.
E inizi a tremare.
-Oh... io...io...-
Poi scuoti la testa, stordita, fissando incredula le mie labbra, il mio corpo, come se non mi conoscessi, serri i pugni, mi guardi sconvolta ancora una volta e poi scappi, veloce come sapevo avresti fatto, verso il Palazzo, dove tutti dormono e nessuno sa.
Ti seguo con lo sguardo finché posso e poi mi prendo la testa tra le mani.
Sto morendo davvero Oscar, ora che le mie labbra si sono bagnate del tuo sapore, inebriandomi l'anima e il sangue.
Ora che le mie mani conosco le tue forme di donna.
-Dio.. cosa ho fatto?-
Mormoro a me stesso guardando verso l'alto. 
Un groppo alla gola.
Poi chiudo gli occhi e abbasso la testa, abbandonandomi sulla panca di legno.
Le mani sugli occhi.
Dovrei vergognarmi o preoccuparmi delle conseguenze, invece penso soltanto che lo rifarei altre mille volte e che in fondo, anche tu lo hai desiderato.. 
si.. 
anche tu..
Esco dalle scuderie.
La luce della luna rischiara il vialetto. Deve essere molto tardi ormai.
Guardo verso la tua finestra, gli occhi fissi su quella vetrata alta ad arco.
Dopo un po' di tempo, il barlume debole di una candela accesa si palesa alla mia vista.
Vorrei correre da te, senza aspettare domani per ritrovare nei tuoi occhi quell'emozione nuova che ti ha incendiato poco fa.
Poi ti vedo.
Affacciata alla finestra della tua camera tieni in mano quel piccolo lume.
Mi guardi, immobile, per lunghissimi istanti, prima di soffiare sulla candela.
E io torno a guardare il nero della notte, remoto e lontano.
Non mi è sfuggito però 
il tuo sorriso
luminoso come e più degli astri che splendono ammantando di bianco le mie spalle
un attimo prima di tornare ad abitare il buio 
un attimo prima di ritrovare il tuo dolore.

   
 
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