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Autore: cin75    26/08/2015    6 recensioni
Che cosa l'amore può spingere a fare? Che cosa l'amore può far accettare?
Jared e Jensen avranno modo di poter rispondere a queste domande!!!!
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Dov'è chi?" chiese il poveretto che passandosi la mano nei capelli guardava il suo povero taxi ammaccato lungo tutto un lato.
"Il ragazzo che ha portato in questa via circa mezzora fa e che le ha chiesto di aspettare?!" chiese quasi spazientito Jared.
"L'attore ?" domandò ancora confuso.
"Sì, sì, sì...l'attore!" fece quasi aggredendolo e quando si rese conto di come aveva reagito , si fermò e fece un profondo respiro. "Mi scusi, la prego ...mi scusi."
L'uomo lo fissò e poi rispose. "Lui...lui è voluto scendere pochi minuti dopo che ero ripartito. Ha detto che voleva fare due passi a piedi. Così mi sono fermato e  lui è sceso!!!" riferì e in quel momento....

"Jared ..."

La voce di Jensen gli scoppiò nel cervello come un fuoco di artificio. Jared si girò e vide il ragazzo poco distante da lui.
Era sudato e affannato. Sembrava avesse corso.

Jared gli andò incontro, gli accarezzò il viso madido, gli mise una mano sul petto che respirava velocemente a causa dell'affanno.
"Stai bene!...tu stai bene!" disse guardandolo.
"Sì, Jared ...io...io sto bene!" sembrò volerlo rassicurare il maggiore.
Jared non riusciva a smettere di toccarlo, sembrava che volesse essere sicuro che Jensen fosse reale, che fosse lì vicino a lui, che stesse bene.

Non servì altro. Niente altro.

Jared dimenticò tutto quello che era accaduto negli ultimi giorni e abbracciò quasi con disperazione quello che era e che sarebbe sempre stato il suo compagno. Il suo amore. Lo abbracciò forte e quasi come se fossero fatti di vita propria, mille dolcissimi e esasperati "ti amo" nacquero dalle sue labbra per vivere nel cuore di Jensen.

Jensen, sentiva Jared quasi tremare in quell'abbraccio, ma la sua mente era anche rapita da quella meravigliosa preghiera che sentiva di nuovo pronunciare dalle labbra di Jared.
"Jared...Jared....calmati. Va' tutto bene, sto bene!" disse cercando di rassicurare il compagno.
"Io...io...ho sbagliato...non ho capito niente, sono stato stupido, presuntuoso.... Meggie mi ha preso a schiaffi...e allora ti sono corso dietro.....credevo che tu fossi nel taxi...ho visto l'incidente..." continuava a spiegare mentre Jensen, stranito, cercava di dare un senso a quella spiegazione. "...ma poi ho guardato dentro e tu...tu...non c'eri!" fece indicando il taxi fermo poco distante da loro.
"Io sono voluto scendere. Volevo andare nel parco che c'è sulla First Road. Stavo per voltare l'angolo quando ho sentito un pazzo che gridava il mio nome..." disse sorridendogli dolcemente. "...e poi ti ho visto correre dietro al taxi. Ti ho chiamato ma non mi hai sentito e poi c'è stato l'incidente e tu sei schizzato via e allora ti sono corso dietro per raggiungerti e rassicurarti!" spiegò Jensen.
"E ora sei qui!" fece Jared.
"Sì, sono qui, amore mio!" confermò con amore.

Un attimo dopo, i due vennero raggiunti anche dalla famiglia di Jared , accorsa , perchè attirata dalla confusione  che ormai si era creata all'incrocio.
"Ragazzi, state bene?!" chiese Jerry preoccupato, mentre anche Sherri si assicurava che i due stessero davvero bene.
"Sì, sì, papà!! Stiamo bene!" rispose Jared senza mai distogliere gli occhi da Jensen.
Poi, tra quelli che erano andati in soccorso del tassista e dell'autista del minivan, intravide suo fratello Jeff. Lo richiamò.
"Dove hai messo la macchina?!" chiese stranamente Jared al fratello maggiore.
"Cosa?!" fece questi, stupito.
"Dove hai parcheggiato?!"
"Davanti….davanti  al vialetto di casa!" rispose confuso.
Jared allungò una mano verso di lui. "Dammi le chiavi!"
"Come scusa?!"
"Andiamo, Jeff! Dammi le chiavi!" ripetè con più decisione. Jeff tirò fuori dalla tasca anteriori dei suoi pantaloni le chiavi della sua macchina e le passò al fratello.
"Grazie. Te la riporto con il pieno, giuro!" disse mentre si tirava dietro Jensen.

Il maggiore lo seguì senza fare domande, anche perchè se ne era fatte talmente tante in quei giorni che oramai non ne poteva più. Ora voleva solo vedere dove , quel momento, li avrebbe portati.

"Ma dove vanno!?" chiese stupita Sherri per quella strana fuga.
"Penso che sia il momento che si chiariscano sul serio!" fece Jeff e poi guardando di sottecchi la sorellina: "Spero solo che non lo facciano nella mia macchina!", disse strizzandole l'occhio.
I due si sorrisero complici e tornarono ad assicurarsi che nessuno si fosse fatto realmente male.
 

In macchina, Jared guidava concentrato. Sapeva perfettamente quello che voleva adesso e vedere di nuovo Jensen al suo fianco che lo fissava innamorato, era una delle cose che più , per lui, aveva importanza.
"Così....la piccola Meg , ti ha preso a schiaffi?!" disse leggermente divertito Jensen.
Jared lo guardò di sfuggita, ma solo per non distogliere troppo lo sguardo dalla guida, visto che c'era traffico. Annuì solo leggermente imbarazzato e sorrise appena quando vide che anche Jensen sorrideva. Stava per rispondergli quando il suo cellulare trillò per l'arrivo di un messaggio.
Lo lesse, approfittando di un semaforo rosso.
"Grazie , fratellone!" sussurrò e quando ripartì, svoltò per il centro.
"Posso chiedere dove stiamo andando?!" fece curioso Jensen.
"Tra la Washington e Roosevelt!" rispose.
"Ma è in centro!?"  fece l’altro sorpreso.
"Esatto!" confermò il giovane alla guida.
"E che ci andiamo a fare in centro a quest'ora?!" chiese ancora, perplesso.
"C'è l'appartamento che Jeff usa quando finisce tardi al lavoro e poi il giorno dopo deve attaccare presto per un nuovo turno!" spiegò semplicemente.
"OK! e cosa dobbiamo fare....", ma rimase in silenzio quando sul volto di Jared vide illuminarsi un meraviglioso sguardo malizioso. "Ohw!!" fece intuendo e fremendo allo stesso tempo..
Jared lo guardò e pensò di star sbagliando modo e momento. "Ma posso fermarmi qui, immediatamente, se tu non vuoi!" disse senza mostrare rancore.
Jensen sentì lo stomaco contrarsi e percepì quel calore che da tanto ormai non lo riscaldava più, riscaldarlo di nuovo e con più passione.
"Accelera!" disse, mettendo una mano sulla gamba di Jared.
 
Quando arrivarono all’appartamento di Jeff, Jared recuperò la chiave lungo lo stipite superiore della porta e aprì. Entrò e poi si girò verso il compagno che aveva appena varcato la soglia di ingresso.
La porta si chiuse automaticamente dietro le spalle di Jensen. I due restarono per pochi secondi come bloccati in quel momento, congelati dalle miriadi di sensazioni ed emozioni che si stavano affannando nelle loro menti e nei loro cuori.

Jensen, allora, alzò un braccio verso il giovane. La mano aperta, le dita separate una dall’altra che cercavano di nascondere il loro leggero tremore. Il palmo rivolto verso Jared che ne sembrava ipnotizzato. Se per chiunque quel gesto poteva sembrare come un gesto che voleva mettere spazio tra loro, per i due ragazzi invece fu esattamente quello che doveva essere. La richiesta di un contatto.
Richiesta che Jared accolse immediatamente.
Le loro mani si toccarono. Le dita si unirono in un intreccio perfetto e forte.  Jared continuava a fissare con dolcezza e forse timore il ragazzo di fronte a lui, mentre Jensen non riuscì a non chiudere gli occhi quando quel contatto fu ristabilito.
Respirò come se si fosse improvvisamente sentito rilassato, come se il peso che fino a quel momento gli pressava sul petto, fosse svanito del tutto.
Aprì di nuovo gli occhi e si ritrovò immerso nella dolcezza di quelli di Jared.
 
“Io..” sussurrò.
“..ti amo!” finì per lui Jared.
“Sì!” completò, sorridendo, Jensen.
 
Poi tutto ebbe inizio. Un nuovo inizio.
 
Jared, quasi  con disperazione, si avventò su Jensen.
Non sopportava più stargli lontano , in qualsiasi modo possibile.
Le loro bocche si unirono in quella perfezione che era solo loro. La morbidezza delle loro labbra che languide si ritrovavano, li fece gemere di soddisfazione e piacere. Le lingue si cercarono affamate di quel cibo di cui per tanto, troppo, tempo erano state private. I loro sapore stesso.
 Le mani si rincorrevano frenetiche lungo i muscoli tesi della schiena, dei fianchi e della spalle. Cercavano impazienti di riappropriarsi di ogni piccola parte di quei corpi desiderati, amati, bramati.
In quella passione , Jared spinse Jensen alla parete, bloccandolo contro di lui. Gli si premette contro, imprigionandolo con il suo corpo. Si spingeva contro il corpo di  Jensen, e contro quel corpo che gli rispondeva senza freni, cercava una se pur minima soddisfazione al calore che lo stava bruciando. Una sua gamba si insinuò decisa ma attenta, tra le gambe del maggiore e con movimenti, fautori di chiari propositi, iniziò a stuzzicare l’intimità di Jensen.
Jensen gemette silenziosamente tra le labbra di Jared , quando il giovane cominciò a muoversi così su di lui. Istintivamente il suo corpo si inarcò contro quello del compagno, in cerca di più frizione. Alla disperata ricerca di un contatto più sostanzioso dei loro bacini ormai sempre più vicini. 

Volevano dirsi tante cose ancora, avevano bisogno di dirsi tante cose ancora.
Ma la voglia di baciarsi, di riconquistare quell’appartenenza anche fisica che li aveva tenuti legati per così tanto tempo e il desiderio quasi primitivo di riappropriarsi di qualcosa a cui sapevano appartenere o che sapevano di possedere, sembrò essere più forte di ogni ragione.
I respiri si fecero veloci, affannati. Gli ansimi sospirati dalle loro bocche divennero rumorosi, quando quel calore , dal loro basso ventre, iniziò a propagarsi come un incendio incontrollato, in tutto il loro corpo.

Fu allora che Jensen, si costrinse a scostarsi solo un po’ dalle labbra di Jared.
“Calma!! Calma!!” sospirò con affanno. “O finirà tutto prima di cominciare!” fece sorridendo malizioso.
Jared capì e ancora più malizioso rispose. “Se dovesse accadere, allora ricominceremo tutto dall’inizio!” e lo baciò ancora.

Jensen sorrise e tremò in quel bacio, pensando all’erotica promessa del giovane compagno, ma onestamente,  non voleva che quella loro “prima volta”, dopo tutto quel casino, finisse contro un’ anonima parete.
Senza smettere di baciarlo o accarezzarlo o solo fargli sentire il suo tocco sulla pelle che bruciava di desiderio, Jensen cercò la mano di Jared e quando , le due, furono una cosa sola, il maggiore si spostò verso la camera da letto. Sapeva che Jared non si sarebbe opposto, che lo avrebbe seguito.
Raggiunsero la camera, raggiunsero il letto.

I vestiti furono velocemente gettati via, dimenticati sul pavimento. Il leggero copriletto li raggiunse poco dopo, insieme ai cuscini che lo adornavano.
I loro corpi nudi erano di nuovo vicini, a completarsi, a godere uno del calore dell’altro. La dolce frizione della loro pelle, calda e sudata, era come un potente afrodisiaco che non smetteva mai di fare effetto.
“Dio!! quanto mi sei mancato!” sussurrò Jensen dopo che un bacio di Jared, lo aveva letteralmente lasciato senza fiato.
Jared sorrise e dopo averlo baciato ancora e ancora, imprigionò il compagno sotto di lui, in un abbraccio ….completo. Braccia, gambe, il loro stessi corpi erano un tutt’uno. Perfettamente incastrati come un puzzle che finalmente era stato completato.
“Mi sei mancato anche tu. Mi sei mancato tanto da sentire dolore!!” confessò il giovane, accarezzando il volto del suo amato.
Poi quasi come se una sorta di calma dopo quella tempesta , lo baciò. Ma questa volta, piano, con calma. Con una dolcezza languida.

La sua mano , lentamente scese lungo il fianco di Jensen, lambendolo dolcemente. Piano, quasi timidamente, si insinuò tra le gambe del compagno, che accoglienti le fecero spazio, e premurosamente andò ad accarezzare quel posto intimo e cocente che fece fremere entrambi.
L’uno per il piacere provato, l’altro per il piacere che stava dando.
“Jared…” gemette Jensen, perso nei baci, nei tocchi e in tutte quelle sensazioni che il suo compagno gli stava dando. Jensen non poteva crederci. Non sapeva se fosse tutto vero o se quello che stava accadendo era solo un sogno.
Era di nuovo con Jared. Tra le sua braccia. Sulla sua bocca. Tra le sue parole. Accanto al suo cuore.
“Voglio che tu sia di nuovo mio!” sussurrò Jared, rendendo quella piacevole confusione di Jensen, una realtà.
Con un movimento deciso legò i loro corpi.
Un gemito lungo, languido, gutturale , accompagnò, sensuale, quel primo lento affondo.
“Non ho mai smesso di essere tuo!” fu la risposta data tra un sospiro e un ansito affannato da parte di Jensen, che accogliendo dentro di lui, la prepotente virilità del compagno, favorì quell’eccitante presenza, lambendo con le gambe , i fianchi di Jared. “E non voglio essere di nessun altro!” confessò ancora più dolcemente, chiedendo le labbra del suo amato.
“E non lo sarai mai. Sarai solo mio come io sarò solo tuo!” giurò l’amante, un attimo prima di baciarlo e iniziando a muoversi con più decisione nel corpo del compagno. I loro corpi, ormai uniti indissolubilmente, fremevano quasi dolorosamente, di avere soddisfazione.

I bacini, sudati e contratti, si scontravano languidamente alla ricerca di un contatto sempre più profondo. Alla spasmodica ricerca di un piacere che sarebbe stato esaltante e sconvolgente come ogni volta e anche di più, dato il tempo che i due non erano stati insieme.
Jared si spingeva dolce e appassionato, cercando di prendere tutto ciò che Jensen, ormai conquistato e vinto, gli offriva e gli donava. Tutto se stesso. Ancora, di nuovo. Come sempre.
E quando, finalmente quel piacere tanto atteso, tanto ricercato e tanto voluto, non potè più essere trattenuto, i due, chiamando estasiati l’uno il nome dell’altro, trovò giusto compimento. Esplose potente. Inebriante. Con la forza di un terremoto che li lasciò a tremare di piacevoli spasmi , ancora legati intimamente.

Jared non ebbe la forza di sciogliere quel legame. Non voleva sciogliere quel legame. Così , lentamente, si lasciò cadere sul corpo di Jensen che lo avvolse in un caloroso abbraccio, accogliendolo,  esausto e felice.
Quando finalmente, il naturale scorrere della natura, mise fine, per loro, a quel legame intimo, Jared scivolò al fianco del compagno, rimanendo però con la testa appoggiata sul suo petto, che lentamente riprendeva un respiro costante e regolare.
Rimasero per alcuni minuti in silenzio,  godendosi la pace di quel momento.
L’equilibrio ristabilito. L’amore ritrovato.

Poi, con respiro profondo, quasi a voler prendere coraggio, fu Jared a parlare per primo.
   
 
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